sabato 8 febbraio 2014

Buona cosa è la dimenticanza! Una reazione all'informazione scientifica che rimuove Brenda Milner.

 
 Altrimenti come farebbe
il figlio ad allontanarsi
dalla madre che lo ha allattato?
Che gli ha dato la forza delle membra
e lo trattiene per metterle alla prova?
Oppure come farebbe l’allievo
ad abbandonare il maestro
che gli ha dato il sapere?
Quando il sapere è dato
l’allievo deve mettersi in cammino...
Bertolt Brecht


Il test del disegno allo specchio “è valido non solo come dimostrazione dell'apprendimento ma anche come metodo di ricerca in una sorprendente varietà di problemi”. Così scriveva Leonard Carmichael nel 1927, che ne faceva risalire le origini alla fine del 1800 e alla prima decade del 1900 l'uso specifico nella dimostrazione dell'apprendimento per prove ed errori.

Il test consiste nel tracciare una linea all'interno del doppio contorno di una stella. Non è un compito semplice, perché va fatto osservando la propria mano che disegna, non direttamente, ma riflessa in uno specchio. I tempi di esecuzione del test si riducono con l'esercizio proprio perché man mano che apprendiamo manualmente il compito, diventiamo più veloci a completarlo. 
Puoi verificare direttamente o guardare il video Teaching Kids About the Brain: Mirror Drawing.

Il miglioramento al test del disegno allo specchio fu una delle prime dimostrazioni della preservazione di alcuni tipi di memoria nel famoso paziente amnesico HM, che ora conosciamo come Henry Gustav Molaison. HM riduceva prova dopo prova i tempi di esecuzione, anche se ogni volta non ricordava di aver già fatto lo stesso test, così come non ricordava di avere già incontrato l'esaminatrice.

È stato studiato per oltre 50 anni, a partire dal 1953, quando fu sottoposto a un intervento neurochirurgico per l'asportazione di parte di entrambi i lobi temporali per la cura di un'epilessia grave e farmacoresistente. 
Il paziente più famoso della neuropsicologia e famoso in tutto il mondo perché il suo studio ha rivoluzionato le conoscenze sulla memoria! 
Alla sua morte il New York Times gli ha dedicato l'articolo HM, un indimenticabile amnesico.

Si è letto e parlato ancora qualche giorno fa di HM, perché Jacopo Annese che lavora in California al Brain Observatory di San Diego ha completato e pubblicato i risultati dell'esame postmortem del suo cervello.

L'ironia, in questa storia di memorie, è che la maggior parte delle agenzie di stampa, dei post e degli articoli sullo studio di Annese ha dimenticato di citare Brenda Milner. 

Non è una tra gli scienziati che hanno studiato HM: è la prima.

Dr. Wiliam Feindel tries to fudge the
numbers on the birthday cake he shared
with Dr. Brenda Milner at The Neuro, McGill.
Pioniera della neuropsicologia, ha costruito il primo ponte tra psicologia e neurologia, tra osservazione clinica e neurochirurgia, tra test psicometrici e modelli cognitivi.
Studiando i pazienti con lesioni temporali e frontali ha gettato le fondamenta delle teorie sui processi cognitivi e sulla specializzazione interemisferica. Ha trasmesso, inoltre, la passione e il metodo della ricerca in psicologia.

Per il Premio Nobel Eric Kandel: lo studio di HM da parte di Brenda Milner rappresenta una delle grandi pietre miliari nella storia delle neuroscienze”.

Il primo articolo in cui è descritto il caso di HM  e di altri 9 pazienti fu pubblicato nel 1957 in collaborazione con il neurochirurgo (William B. Scoville, Brenda Milner, Loss of recent memory after bilateral hippocampal lesions, JNNP, 1957).
Nell'articolo è descritta per la prima volta la scoperta di disturbi di memoria conseguenti alla resezione chirurgica dei lobi temporali, con la correlazione tra la gravità dell'amnesia e l'estensione dell'asportazione dell'ippocampo.
Tutte le ricerche successive sulla memoria hanno fatto riferimento agli studi pioneristici su HM che, all'epoca vennero inizialmente accolti con scetticismo.

Nella bellissima intervista a Chenjie Xia, Brenda Milner racconta la sua entusiasmante avventura fin dagli inizi, dal trasferimento da Cambridge a Montreal, al lavoro prima con Hebb poi con Penfield, che le disse "Devi venire al Neuro [l'Istituto di Neurologia dell'Università McGill a Montreal], abbiamo bisogno di te!". 
Spiega che furono PB e FC - non HM - i primi pazienti amnesici che studiò. 

Parlando del test del disegno allo specchio dice: "vedere che HM aveva imparato il compito alla perfezione, ma senza alcuna consapevolezza di averlo già eseguito fu una dissociazione sorprendente...  uno dei momenti emozionanti della mia vita". 

Quale può essere stata la parte preferita delle sue numerose ricerche? " I pazienti con lesioni temporali dimenticano - sappiamo tutti cosa vuol dire dimenticare, è una terribile menomazione, ma [...] è molto più difficile comprendere i pazienti con lesioni dei lobi frontali, quindi mi hanno incuriosito molto di più. Hanno alleggerito la mia vita con le cose totalmente inaspettate che sono in grado di fare."

Quebec artist Steven Spazuk works on the
detail of a large portrait of Brenda Milner.
All'epoca dell'intervista aveva 87 anni, ora ne ha 95 e continua a seguire alcuni dottoranti e post-doc all'Istituto di Neurologia dell'Università McGill. 
La sua modalità è diversa rispetto a quella che siamo abituati a sentire e a verificare nelle università italiane: "non ho mai dato a uno studente un progetto specifico. Dico loro su che cosa stiamo lavorando [...] Poi chiedo loro di leggere e documentarsi. Possono tornare con un'idea non ben formulata e io li aiuto a formularla. Ma non dico loro quali esperimenti dovrebbero fare. So che molti supervisori trattano i propri studenti laureati come assistenti. Penso che questo non sia etico."

E allora qual è il suo messaggio per i giovani ricercatori? 
"Devono avere molta curiosità. La curiosità è ciò che mi fa andare avanti, all'età di 87 anni. E ci sono molte altre cose. Non devono farsi illusioni sulla scienza. Non devono avere una visione romantica e credere di fare ogni mese o ogni anno una grande scoperta. In qualsiasi lavoro c tanta routine. Devono essere disposti a misurare, misurare, misurare. Può essere molto noioso se non si ha il giusto atteggiamento. [...] Un'altra qualità che cerco in un dottorando è la capacità di scrivere. Non essere in grado di scrivere chiaramente è un grosso handicap, e penso che scrivere con chiarezza e pensare in modo chiaro siano strettamente collegati."

Non ha ricevuto il Nobel, pur meritandolo. C'è da augurarsi che almeno non sia dimenticata da alcuni suoi stessi allievi.





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