domenica 18 maggio 2014

Il pittore che non sapeva più dipingere come prima e un falso





L'agnosia visiva, è quel disturbo neuropsicologico acquisito che non permette più di riconoscere le cose, guardandole. Si parla di disturbo acquisito perché è causato da una lesione che colpisce le regioni occipitali del nostro cervello, dove vengono elaborate le informazioni visive. Le lesioni possono essere determinate da ictus, traumi cranici, tumori o intossicazione da monossido di carbonio e colpiscono gli adulti come i bambini.

L'agnosia è uno dei disturbi neuropsicologici più affascinanti perché nelle sue diverse classificazioni permette di scoprire quanto sia complesso il modo in cui percepiamo il mondo.

Così, ci sono agnosici 'appercettivi', che non sanno più copiare o confrontare figure semplici o gli agnosici 'associativi', che sanno copiare perfettamente le figure ma non hanno idea di che cosa siano.

Oppure ci sono i simultanagnosici, che hanno perso l'abilità della visione d'insieme: non sono più in grado di distinguere in una figura complessa gli elementi che la compongono, in una foto di riconoscere i vecchi compagni di classe o in una grande piazza di individuare la propria strada, in un supermercato di trovare i prodotti da comprare.

Non è detto che tale disturbo sia identificato. Difatti, a seconda dei casi può essere scambiato per un abbassamento della vista e si cambiano numerose paia di occhiali oppure per agorafobia o claustrofobia - le paure degli spazi aperti o chiusi - e si provano diversi tipi di psicofarmaci.


Cosa succede se la simultanagnosia colpisce un pittore?

Lo descrissero nel 1978 Wapner, Judd e Gardner, in un articolo scientifico pubblicato sulla rivista Cortex. L'articolo ha in sé un'altra meraviglia, perché in una nota nella prima pagina è scritto “Senior authorship was decided between the first two authors by lot”, cioè Wapner e Judd si sono giocati a pari o dispari il primo nome! 
Oggi, si assiste a veri e propri duelli con armi improprie e poco onore per segnarsi come primo autore: da questo dipendono il proprio 'impatto' scientifico, le citazioni, i fondi,... insomma la carriera accademica.


Nell'articolo, è descritto il caso di un pittore dilettante di 73 anni JR, che a causa di un ictus che danneggiò entrambe le regioni occipitali, presentò difficoltà di riconoscimento visivo di oggetti e volti e un cambiamento nello stile dei suoi disegni.

Gli autori descrissero accuratamente tutti i test a cui sottoposero JR, incluso il Quoziente Intellettivo che era superiore alla media nella scala verbale e più basso nella scala visuospaziale, come si osserva spesso negli agnosici. Inoltre, trascrissero l'esame neurologico e il referto neuroradiologico, compatibilmente con le risoluzioni dell'epoca. 


Sottoposero a JR anche una serie di illusioni percettive, dimostrando la sua sensibilità per l'illusione cosiddetta di Ponzo ma non al famoso triangolo di Kanizsa: non riusciva a vedere il contorno soggettivo del triangolo bianco ma solo i diversi elementi presenti, i tre angoli e i tre cerchi neri incompleti. 

Anche la lettura risultò molto rallentata, proprio perché una parola è un insieme di lettere ed era possibile leggere solo riconoscendo una lettera alla volta – si parla infatti di lettura lettera-per lettera.


Furono poi approfondite le abilità di JR nel disegno. 
Nella copia di un aereo si può riconoscere approssimativamente la sagoma ma i dettagli sono confusi e in posizioni diverse rispetto all'originale.

Nel confronto tra il disegno di una stanza prima e dopo l'ictus, si può osservare come gli elementi diventino ben  distanziati e scompaiano le sovrapposizioni in prospettiva.



Nelle diverse forme di agnosia, quindi, la percezione visiva può essere più o meno degradata ma è conservata fino a certi stadi.

Per un'accurata diagnosi è importante escludere altri fattori, ad es. lo stato confusionale che segue immediatamente un qualsiasi danno al nostro cervello, un deficit transitorio che scompare dopo pochi giorni, una difficoltà di altro tipo, ad es. verbale, nel non riuscire a rispondere alle domande o motoria, nel non riuscire a disegnare. Ed è necessario documentare e delimitare la lesione del cervello proprio nelle aree occipitali.


Tutto questo manca in un articolo più recente, del 2003, pubblicato sulla prestigiosa Neurology da Smith, Mindelzun e Miller. Della loro paziente di 87 anni si sa solo che era pittrice e soffriva di problemi cardiaci e che potrebbe aver avuto un ictus (nell'articolo si parla di 'presunto' ictus). Non sono riportati i dati della risonanza magnetica, l'esame del campo visivo è stato fatto solo clinicamente e non ha mostrato deficit. La signora era in grado di leggere. 

Insomma, non sappiamo se avesse avuto un eventuale danno al cervello e se questo fosse focale o diffuso. Questa frase poi mi dà tormento “Neuropsychiatric testing revealed difficulty in sustained attention and marked construction apraxia that did not resemble hemineglect”. Gli autori si riferiscono ai test neuropsicologici, dev'essere un refuso quel neuropsychiatric, ma poi mettono insieme difficoltà di attenzione sostenuta (incapacità a mantenere l'attenzione nel tempo), aprassia costruttiva (incapacità a pianificare l'esecuzione di un disegno) e simultanagnosia, come in un'insalata molto speziata, mentre sappiamo che hanno caratteristiche e correlati neuroanatomici del tutto diversi. In pratica gli autori ritengono si tratti di simultanagnosia soltanto dal confronto dei dipinti della signora, ma non fanno riferimento, ad esempio, ai materiali che aveva a disposizione durante le settimane di ricovero in ospedale, a cui risalgono almeno 2 disegni riportati.


Anche grazie a questo articolo il nostro primo autore forse avrà fatto carriera in accademia, date le strategie di marketing che attualmente la regolano.

Noi comuni lettori invece impariamo che anche gli articoli pubblicati su riviste scientifiche importanti vanno letti con cautela e senza cadere negli inganni della seduzione.

Noi clinici non possiamo certo includere quest'ultimo articolo nella casistica delle agnosie.


Benché suggestive, le diagnosi basate sul solo confronto tra dipinti e opere di un autore, non hanno alcun valore scientifico né clinico.

I dipinti e le opere di un artista possono invece essere una delle modalità per studiare le alterazioni cognitive o le degradazioni della percezione.

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