domenica 24 maggio 2015

Manuale di psicologia di una sconosciuta: Edvige Benigni.


Su di lei non si trovano notizie. Solo frammenti. Come le due righe nel prezioso archivio di Scienza a Due Voci.
Si sa che fu la prima donna laureata in Medicina all'Università di Roma nel 1890 - in Italia la prima donna medico dopo l'unità d'Italia fu nel 1877 Ernestine Paper a Firenze.

A Roma, a Edvige Benigni, seguirono Marcellina Corio Viola laureatasi in Medicina nel 1894 e Maria Montessori nel 1896.

Si conoscono due sue monografie a stampa: Materialismo spirituale del 1898 e Elementi di psicologia sperimentale positiva del 1900.

Le origini sono presumibilmente umbre. Un riferimento, senza altre conferme, accenna a “di Giuseppe, da Umbertide (proveniente dalla R. Università di Perugia)”.

Il motivo per cui il suo vero e proprio manuale di psicologia generale e fisiologica non sia mai citato nelle antologie di storia della psicologia italiana resta un mistero.

Forse contribuisce a dissipare una parte di mistero la dichiarazione d'intenti presentata da Benigni nell'Introduzione, se si tiene conto dell'antipositivismo che andava caratterizzando la cultura italiana nei primi anni del secolo scorso e del ruolo autoritario e condizionante per lo sviluppo della psicologia scientifica che avrebbe assunto padre Agostino Gemelli.

Scrive Benigni nell'Introduzione:
La costituzione della scienza si fa a mano a mano che nella lotta dell'uomo contro la natura se ne scoprono i segreti e le leggi. Umili dapprima e circoscritte, le diverse discipline scientifiche si sono vedute sempre più allargare la loro comprensione, il campo delle loro investigazioni, poi formare un complesso di cognizioni a parte, con un organismo tutto proprio, con un proprio metodo di osservazione e di studio. Così si emanciparono un poco alla volta tutte le scienze, prendendo posto nella gran lotta del sapere, ciascuna secondo la sua indole o secondo il particolare indirizzo datole dai suoi cultori.
Ma per la deficienza relativa delle età superiori riguardo alle cognizioni fisico-biologiche, taluno di questi rami importanti dell'umano sapere, e che non si sapeva precisamente tra quale collocarlo delle scienze differenziate, o fu negletto dagli uni o fu coltivato da chi non aveva la necessaria competenza per farlo; e sì mala vantura toccò per l'appunto a quella scienza che imprese a trattare delle manifestazioni della psiche.
Egli è certo che l'Umanità, appena uscita dalla barbarie delle età litiche ed appena si era accorta di aver differenziato certe attitudini psicologiche, cadde sotto la tutela del sacerdozio, che dei fenomeni psichici fece ogni suo pro, sia per costruire i diversi sistemi di religione, sia per imporre la sua autorità sui popoli. L'esempio eloquente di tutta l'antichità è la più ampia dimostrazione sperimentale che mai si possa offrire. Il sacerdozio adunque monopolizzò tutto quanto si riferiva allo studio dei fenomeni della psiche, interdicendo a qualunque altro di frugarvi dentro se non entro limiti da esso tracciati, e perseguitando in ogni tempo e con ogni mezzo tutti quelli che avessero osato disobbedirgli.
[...] Ma per quanto il sacerdozio comprimesse, non poté fare che l'evoluzione del pensiero umano non seguisse il suo corso. E questa evoluzione dallo studio della natura nelle sue origini e nel suo sviluppo giunse ad invadere col suo sistema rigoroso di studio, col suo metodo sperimentale e con la sua induzione logicamente spietata, la soglia medesima del tempio, turbando dai secolari suoi riposi la stessa psicologia, divenuta già involontaria crisalide. La scienza positiva prese a amaneggiarla, ed a furia di purgarla da tutto ciò che non era conforme alle leggi di natura, tanto la sfrondò che parve di averla uccisa al lume critico della ragione pura.
[…] Fu questo il colpo di grazia all'antica psicologia, e fu l'origine di un nuovo campo di ricerche sperimentali che andarono sotto il nome generico di psichismo o spiritismo, in modo che accogliendosi tutto quanto poteva essere il prodotto della evoluzione nei diversi regni della natura, non solo vi si adattarono le vicende dello spirito, ma si faceva esso medesimo sottomesso alla legge generale di evoluzione, e tendente verso una infinita perfezione a furia di prove e di esperienza personale.
[...] Ma la scienza per sé non era ancora sodisfatta; lo spiritismo era un termine di conciliazione; inoltre egli era costretto a difendere il dualismo, la divisione dei due concetti di forza e materia; mentre la scienza vera ne faceva uno solo, era monista. Allora questa, non potendo derogare dalla sua legge fondamentale, dal concetto primordiale che tutti i fenomeni dipendono da trasformazioni del primitivo moto atomico, materializzò anche la causa di quelle fenomenologie che sembravano estranee alla sua investigazione, e dove altri invocò lo spirito immateriale, essa proclamò l'energia sostanziale. Materializzò lo spirito.

Non si tratta di un'Introduzione di compromesso che poteva attrarre le simpatie degli psicologi dell'epoca. In più era scritta da un medico. Il medico era pure donna.
L'Introduzione si conclude con la presentazione degli Elementi:
Ciò posto, per una esposizione scientifica e secondo natura di una psicologia sperimentale positiva, dopo aver veduto in qual modo la natura differenziò la forma organica, occorre studiare questa forma nelle sue vicende con l'ambiente; vedere come abbia trovato modo di evolgersi fino alla organizzazione umana, e con quali mezzi di pari passo con la forma organica si sviluppassero altresì le attitudini della psiche; per entrare poi nell'esame più accurato di tutti quegli organi, di tutte quelle funzioni e di tutte quelle manifestazioni da cui hanno origine e per cui si conoscono i medesimi fatti psichici.
Da questo modo di vedere risulterà quindi una parte generale nella quale si tratterà della origine e della evoluzione degli organi e della psiche; ed una parte speciale che si occuperà particolarmente delle diverse funzioni psichiche.

La dedica degli Elementi di psicologia sperimentale positiva è a Guido Baccelli, medico, docente e politico, all'epoca ministro della pubblica istruzione. Tra i primi in Italia ad introdurre lo stetoscopio nella pratica clinica, ebbe tra i suoi pazienti il Re Vittorio Emanuele II.

Da Baccelli, Roberto Ardigò, filosofo positivista, ottenne i fondi per fare arrivare da Lipsia gli strumenti necessari a creare un laboratorio di psicologia sperimentale a Padova (Marhaba 1981).

Per fare riferimento ad alcuni padri della psicologia scientifica tra 1800 e 1900, diversamente da Roberto Ardigò (1828-1920) che mantiene il legame tra la psicologia e la filosofia, dal wundtiano Federico Kiesow (1858-1940) che pone la psicologia come scienza intermedia tra la filosofia e le scienze naturali, da Giuseppe Sergi (1841-1936) che la assimila alla biologia e all'antropologia, Benigni pone la psicologia “nel novero di tutte le altre scienze naturali” e “quindi le sue manifestazioni non escono dal primo dominio delle scienze naturali, al pari di ogni altro fenomento della natura”.

Dalla seconda parte degli Elementi, relativa ai diversi fenomeni psichici sono tratte le seguenti citazioni.

Nel capitolo dedicato agli organi di senso e alla percezione Benigni fa riferimento agli studi e alle pubblicazioni di Dal Pozzo:
[…] fatte le debite proporzioni, e per quello che vediamo particolarmente avvenire negli organi della vista e dell'udito, noi possiamo trarre una legge generale sulla funzionalità delle sensazioni, affermando che (Dal Pozzo) esse si assomigliano tutte nella loro parte più importante, che è la separazione di una eccitazione complessa in tutte le sue eccitazioni elementari.

Enrico Dal Pozzo, sacerdote positivista, materialista ed evoluzionista, dopo aver pubblicato alcuni studi scientifici, nel 1857 fu processato e condannato al carcere a vita dal Santo Uffizio. In risposta alla condanna, Dal Pozzo rinunciò ai voti e divenne anticlericale. Fu poi chiamato all'insegnamento universitario, proprio pochi anni prima che il nuovo ministro della pubblica istruzione Francesco De Sanctis assegnasse, nel 1861, la cattedra di fisiologia dell'università di Torino allo stimato Jacob Moleschott, olandese, clinico e politico, raccontato da Giorgio Cosmacini ne Il medico materialista (2005).

Un capitolo, è dedicato agli studi di psicofisica e alla loro esemplificazione:
La legge di Weber, per quanto dimostrata vera in tutte le sensazioni, non è già assoluta, ma relativa tra due estremi eccitatori per ciascuna sensazione. Oltre un dato limite superiore le sensazioni si accrescono assai più lentamente del logaritmo dell'eccitante, anzi si può arrivare ad un punto in cui ogni aumento di eccitazione non porta più alcuna modificazione sulla sensazione; e ciò che dicesi per il limite superiore, dicesi altresì per quello inferiore.

Analizza la teoria di Wundt sulla formazione delle idee e sulla differenza tra la percezione e le idee, alla luce del progredire degli studi fisiologici e all'iniziale scontro tra le opposte scuole sull'importanza attribuita all'esperienza:
Ora la distanza tra queste due scuole non è così grande come potrebbe parere a prima vista, ed Helmholtz seguendo le orme di Schopenhauer provò di colmarla, ammettendo che “l'origine delle idee dipende da una comprensione causale che ci determina a considerare gli oggetti come le cause esterne delle nostre impressioni”. E su questo stesso fondamento il Wundt posò le basi della sua teoria.

E riconduce tali teorie ai fondamenti anatomo-fisiologici, attraverso sette proposizioni:
1° - Le cellule cerebrali sono la sede delle idee.
2° - Sebbene il concetto delle localizzazioni sia modernamente alquanto diverso da quello dei primi loro tempi, pure è innegabile che certe zone del cervello si prestano preferentemente od esclusivamente al compimento di determinate funzioni.
3° - Qualunque sia la maniera di riproduzione o di accrescimento delle cellule cerebrali, sempre eguale in tutti i distretti, pure la loro funzionalità (sempre eguale nella sua essenza intima riguardo alla produzione delle idee) varia però nella maniera di rispondere alle eccitazioni sensoriali a seconda dei vari distretti cerebrali. [...]
4° - Dunque, sia che noi prendiamo gli organismi nella loro storia psicologica evolutiva, sia che noi prendiamo lo sviluppo proprio di un individuo o dell'uomo dall'embrione, abbiamo che, formate le prime cellule riguardo ad una data azione, esse hanno la potenzialità dinamica di indurre le cellule circonvicine a quella sfera medesima di azione. [...]
5° - Deve avvenire che vi siano delle cellule fondamentali (e l'embriologia ci offre in ciò un valido appoggio), le quali siano una specie di serbatoio generale, universale per un dato complesso eccitatorio e sensoriale; che da queste cellule fondamentali si partano poi dei raggi di vibrazione, delle linee d'energia per una data modalità di eccitazione costituite da gruppi speciali di cellule più specializzatenella loro funzione; e che da queste infine prendano origine e sviluppo tante altre cellule di terzo e quarto ordine che servano alle esigenze dei vari particolari evolutivi in ordine a un dato sistema di idee.
6° - Fatto un analogo ragionamento per tutti gli altri fenomeni fondamentali sensitivi, noi non abbiamo che da applicarvi i risultati dell'anatomia e della fisiologia per concludere che comesono tra loro armonicamente legate le diverse cellule in un distretto funzionale, in un solo fenomeno fondamentale, così vi sia un legame anche tra questi fenomeni fondamentali, e che la risultante di tutti questi fenomeni fondamentali, che in sé dinamicamente comprende tutte le idee e le loro relazioni già stabilite o possibili ulteriormente in un dato individuo, sia quella che si suol chiamare coscienza.
7° - […] Dunque se vi è una base funzionale che sia la sintesi di tutte le funzioni di un organismo, vi ha altresì una base sostanziale che è la sintesi di tutti i movimenti di quel dato organismo. […] La coscienza adunque è l'energia propria dello spirito.

Si può trovare anche una sintesi delle evidenze neuropsicologiche dell'epoca:
Il centro per la parola è nella parte posteriore della 3a circonv. frontale di sinistra.
La distruzione dell'intera zona motrice porta paralisi completa della metà del corpo contraria, ma col tempo spariscono le paralisi di certi gruppi mantenendosi quelle di altre.
[…] Accenneremo qui ad altri principali disturbi affini all'afasia e che possono presentarsi anche associati ad essa, singolarmente o in più di uno. Essi consistono: 1° nell'agrafia, essa pure motoria o anamnestica, in cui gli infermi o non riescono a scrivere quello che loro si dice, o hanno dimenticato i simboli delle lettere ; e – 2° nell'alessia, che accompagna quasi sempre l'agrafia, in cui gli ammalati sono incapaci di leggere. […] - 3° nell'amimia, essendo disturbati i movimenti mimici espressivi che si usano nel comune favellare, di guisa che gli ammalati se ne stanno apatici, o fanno il contrario di ciò che dovrebbero; p. es., negano piegando il capo innanzi; - 4° nell'aprassia, in cui si ha la perdita della conoscenza riguardo al valore degli oggetti. È uno stato analogo alla cecità psichica, in cui si vedono gli oggetti ma non se ne riconosce l'uso od il valore; di guisa che gli ammalati vedono, ad es., un coltello e lo adoperano ad uso di cucchiaio.

La definizione dell'attenzione risente dell'assenza della teoria di William James, descritta nei Principi di Psicologia, pubblicati dieci anni prima ma non citati in bibliografia.
[…] l'attenzione. Con essa la coscienza, rimanendo in una specie d'indifferenza per altre eccitazioni, si concentra quasi in un ordine d'idee rivolgendovi il maximum della sua energia.

Sul Genio:
Noi quindi diciamo che potrà darsi che siano stati chiamati genii degli individui, in un certo tempo in cui circostanze particolari o la media della cultura dell'epoca permetteva di poter attaccar loro quella etichetta, e che realmente poi al lume critico della scienza di oggi non appariscano che squilibrati; ma da ciò si è forse autorizzati a cavarne una regola generale?
[…] Da ciò risulta che se l'uomo geniale turba l'equilibrio, questo turbamento non è già nelle facoltà di uno stesso individuo, ma è bensì tra un individuo e gli altri della sua razza relativamente all'epoca particolare ed al grado di sviluppo generale. Quindi niente perde la teoria del Lombroso sempre applicabile alla genialità nelle sue forma parziali, né si scontenta il Bovio a cui sa male di pensare che un uomo di genio debba essere uno squilibrato.

Infine, sullo Spiritismo:
Sarebbe troppo lungo l'intrattenerci a discutere ad uno ad uno ciascun fenomeno, e il fare una scelta tra le varie spiegazioni possibili. Ripetiamo qui col Richet che la “preuve formelle, irrécusable, que ce n'est pas une fraude... ou une illusion, fait défaut”.
Noi non pregiudicheremo la questione. I dati esposti in questi due capitoli sono sufficienti perché ciascuno si formi quell'opinione che è più confacente al suo temperamento ed al suo patrimonio intellettivo.

Il volume è davvero interessante per i contenuti e per la forma schietta di scrittura: Edvige Benigni merita di essere annoverata tra i positivisti e riduzionisti della storia della psicologia e del pensiero scientifico.

Cosa fece dopo questa pubblicazione? Esercitò la professione medica a Roma? Ebbe contatti con gli psicologi?

Restano queste e altre domande e molta curiosità per le risposte.
Ogni consiglio o riferimento sarà per me prezioso.

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