domenica 14 febbraio 2016

A che punto è la ricerca clinica sull'esoscheletro?


Cos'è un esoscheletro?
Un esoscheletro è una struttura esterna che ricopre parti del corpo umano e che ha articolazioni corrispondenti a quelle del corpo, per gli arti inferiori all'anca, al ginocchio e alla caviglia.
Si tratta di un robot indossabile formato da gambe meccaniche e da un alloggiamento contenente i motori, le batterie e il sistema computerizzato. Il movimento dell’esoscheletro è assicurato da sensori che possono essere manuali, biolettrici o una combinazione dei due e che trasmettono i segnali al computer. Una volta elaborati, tali segnali vengono inviati agli attuatori, ossia dei motori elettrici o idraulici che, attraverso l'energia delle batterie, attivano i movimenti dell'esoscheletro. Il controllo dell'equilibrio deve essere assicurato dall'esterno, con l'uso di stampelle o di un deambulatore.

Questa descrizione si riferisce ai modelli attivi, mentre ci sono anche esoscheletri passivi che non hanno motori e servono a sostenere i movimenti almeno in parte preservati.

Sono ancora dei prototipi gli esoscheletri basati sull'interfaccia cervello-computer (Brain-Computer Interface o BCI), nei quali i sensori sono elettrodi che registrano i segnali direttamente dal cervello e li inviano al sistema computerizzato per l'attivazione dei movimenti.

Gli esoscheletri sono usati in ambito militare, edile e clinico.

In ambito clinico gli esoscheletri sono applicati ai gravi disturbi della deambulazione derivanti da lesioni del sistema nervoso centrale: lesioni del midollo spinale, ictus, paralisi cerebrale, malattie infettive.
Il loro sviluppo intende essere un'alternativa alla mobilità assistita in sedia a rotelle.

Nel 2015 sono stati pubblicati almeno tre studi di revisione della letteratura scientifica sull'applicazione degli esoscheletri alle disabilità motorie.
Sono quelli che ho trovato con una ricerca semplice in PubMed.

Federici e collaboratori (2015), seguendo i criteri PRISMA per le revisioni e le meta-analisi, hanno incluso nel loro lavoro tutte le pubblicazioni in lingua inglese – articoli su riviste, articoli e atti di convegni – relative a programmi neuroriabilitativi per soggetti paraplegici basati su esoscheletri attivi. Hanno invece escluso gli studi condotti: con esoscheletri passivi, per la riabilitazione degli arti superiori, su soggetti sani.
Per la ricerca, gli autori hanno utilizzato le principali banche dati biomediche (PubMed, EBSCO, Web of Science, Scopus, ProQuest, and Google Scholar) e aggiunto altri articoli trovati nelle bibliografie delle pubblicazioni di riferimento.
Dopo una lunga procedura di selezione, 27 ricerche pubblicate tra il 2001 e il 2014 corrispondevano ai criteri stabiliti.
Il gruppo complessivo era formato da 138 pazienti. I modelli di esoscheletro utilizzati erano 14.
Solo poco più della metà delle pubblicazioni erano articoli scientifici. Di tutti gli studi, solo 2 avevano una condizione di controllo.
Nei diversi studi venivano usati indicatori clinici, come la forza muscolare isometrica, misure di efficacia standardizzate, neurofisiologiche e neuroradiologiche, dati osservazionali, ad es. la distanza percorsa in un dato intervallo di tempo.
Tre dei 14 esoscheletri sono risultati sicuri da usare in ambienti controllati e con la supervisione di professionisti esperti.
In nessuno studio l'uso dell'esoscheletro avveniva fuori dal laboratorio. Sorprendentemente, nei 27 studi non veniva valutato lo sforzo, che è un fattore importante per garantire l'utilità dell'esoscheletro, né variabili cognitive o psicologiche.
Globalmente, secondo la revisione di Federici e collaboratori e con tutti i limiti degli studi analizzati, gli esoscheletri apportano un modesto miglioramento della deambulazione, ma non risulta ancora accertato il vantaggio rispetto alla riabilitazione tradizionale.


Louie e collaboratori (2015) hanno analizzato gli studi in termini di effetti sulla velocità di deambulazione. Nella loro revisione hanno seuito i criteri PRISMA e consultato le principali banche dati biomediche (MEDLINE, EMBASE, Cochrane Central Register of Controlled Trials e CINAHL), per periodi diversi, compresi tra il 1946 e il 6 maggio 2015.
I criteri della ricerca erano i seguenti: studi pubblicati su riviste, che valutavano gli effetti sulla deambulazione della riabilitazione con esoscheletro, in soggetti con lesione spinale, di età superiore a 18 anni. Inoltre, per gli autori l'esoscheletro usato doveva essere un dispositivo di ortesi, che utilizzava una fonte di alimentazione esterna per spostare almeno due articolazioni su ciascuna gamba, portatile e utilizzabile indipendentemente da un tapis roulant.
Una volta selezionati gli articoli e i dati sul cammino, gli autori hanno calcolato i coefficienti di correlazione di Pearson tra le variabili anagrafiche e cliniche dei pazienti e le misure di equilibrio e di velocità della deambulazione.
Hanno individuato 15 studi rispondenti ai criteri (6 di questi presenti anche nella revisione di Federici e coll. 2015), tutti senza gruppo di controllo e solo in 14 di essi l'esoscheletro era usato per soggetti non deambulanti con lesioni spinali complete.
I pazienti risultavano complessivamente 92 (74 uomini) Gli esoscheletri usati erano quelli in commercio oppure sperimentali.
I dati sulla durata e sull'intensità del training erano molto eterogenei.
In 10 studi venivano riportati alcuni effetti collaterali (abrasioni cutanee, edemi).
I fattori correlati alla velocità del cammino nei pazienti non deambulanti erano i seguenti: età (maggiore l'età, maggiore la velocità), gravità della lesione (minore gravità, maggiore velocità) e numero di sessioni di training (maggiore durata, maggiore velocità).
La relazione inversa tra la gravità della lesioni e la velocità di deambulazione suggerisce che l'applicabilità degli esoscheletri è legata alla condizione clinica del paziente. I soggetti con lesioni meno gravi hanno una maggiore probabilità di poter acquisire una sufficiente velocità attraverso l'esoscheletro.
Attualmente tutti gli esoscheletri richiedono l'uso di stampelle per poter camminare, è quindi necessario che i pazienti abbiano un'adeguata funzionalità degli arti superiori per poter mantenere la stabilità posturale durante lo spostamento.
Dai risultati di Louie e collaboratori emerge che l'uso di un esoscheletro ha consentito a pazienti paraplegici di deambulare ad una velocità media di 0,26 m/s, nonostante la velocità massima degli esoscheletri commerciali sia di 0,55 m/s. La velocità di 0,26 m/s non è considerata sufficiente per la deambulazione nella vita quotidiana, in quanto è inferiore al limite stimato di 0,44 m/s se si pensa ad esempio che per attraversare un incrocio con semaforo bisogna muoversi a 0,49 m/s. Tuttavia, 0,26 m/s corrisponde alla velocità di deambulazione in ambienti interni dei pazienti con lesioni spinali incomplete.
In conclusione, per gli autori, l'esoscheletro è in grado di restituire la capacità di camminare a velocità modeste alle persone che hanno subito una lesione spinale completa. Tale velocità è correlata alla condizione clinica e alla durata del training.


Lajeunesse e collaboratori (2015), dopo aver definito cosa si intende per esoscheletro, suddividono in due tipi quelli utilizzati per soggetti con disturbi motori: 1) ausili alla deambuilazione 2) ausili per il trattamento riabilitativo. Questi ultimi richiedono sempre l'assistenza di un professionista specializzato per poterli indossare, azionare e usare nel training.
Lo scopo della revisione è di individuare le evidenze scientifiche sugli esoscheletri che possono essere utilizzati come ausili alla deambulazione da persone con paralisi agli arti inferiori, causate da lesioni spinali. In particolare, gli obiettivi sono: 1) evidenziare le caratteristiche tecniche e l'utilità nella vita quotidiana di cinque modelli di esoscheletro; 2) documentare gli effetti sulla funzionalità motoria; 3) descrivere i benefici secondari, come la soddisfazione, la sicurezza e l'applicabilità; 4) definire il livello di evidenza scientifica degli studi selezionati.
Per perseguire tali obiettivi gli autori hanno ricercato tutti gli articoli pubblicati tra gennaio 2004 e aprile 2014 utilizzando le banche dati PubMed, CINAHL e Embase con quattro parole chiave: esoscheletro, arti inferiori e paraplegia o lesione del midollo spinale.
La rigorosa procedura di selezione ha escluso gli esoscheletri ad uso militare, quelli usati solo a scopo riabilitativo, quelli solo con un'articolazione e quelli usati per altri tipi di ricerca clinica ed elettrofisiologica.
Alla fine sono stati individuati solo 7 articoli (di questi, 6 erano inclusi anche nelle due revisioni precedenti) dai quali sono stati estratti i dati sociodemografici, clinici e tecnici.
Gli articoli, pubblicati tra il 2011 e il 2013, comprendono tre diversi modelli di esoscheletro.
Lajeunesse e collaboratori, dopo aver descritto le caratteristiche dei tre modelli più altri due (non oggetto di analisi), hanno sottolineato l'eterogeneità dei soggetti nei diversi studi (per età, genere, variabili cliniche), la scarsa numerosità dei gruppi di soggetti (da 1 a 12 soggetti) e la diversa durata dei training.
Tutti e 7 gli studi mostrano dei benefici nella mobilità con l'uso dell'esoscheletro, riferendo il raggiungimento di una velocità variabile – ove riportata - tra 0.22 e 0.51 m/s, risultati modesti e comunque preliminari per giungere a considerazioni conclusive.
Rispetto ai benefici secondari, sono stati rilevati effetti positivi dell'uso dell'esoscheletro su variabili fisiologiche e cardiovascolari ma in un numero limitato di soggetti. Non sono stai riportati dati sufficienti sulla sicurezza e sulla soddisfazione, mentre l'applicabilità non è stata valutata perché tutti gli esoscheletri venivano usati in un contesto clinico o riabilitiativo e non a casa del soggetto.
Solo 2 degli studi selezionati sono stati considerati eccellenti per le evidenze scientifiche riportate. Pertanto, secondo gli autori, il livello di evidenza è insufficiente ad aiutare i professionisti nella scelta del modello di esoscheletro.
Per gli autori, rispetto agli obiettivi 1, 2 e 3, gli esoscheletri per gli arti inferiori non sono ancora efficaci e applicabili nella vita quotidiana come ausili che possono migliorare le abilità motorie. Inolte, i clinici devono essere al corrente del fatto che nessuno dei 5 esoscheletri descritti è perfetto.
Con l'esoscheletro i soggetti paraplegici possono camminare ma tale deambulazione assistita non migliora continuando il training. Inoltre, la massima velocità acquisita con un esoscheletro non è superiore alla velocità media raggiunta usando una sedia a rotelle (0.53 m/s), mentre la velocità di una persona senza difficoltà motorie e senza ausili è compresa tra 1.32 e 1.49 m/s. Altri studi sono necessari per aggiungere informazioni sui vantaggi della deambulazione con esoscheletro rispetto alla carrozzina, alla deambulazione normale e alla scelta tra i diversi modelli.
Gli autori, infine, informano che da giugno 2014 l'esoscheletro ReWalk è stato il primo ad essere approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense per uso personale a casa e nella comunità. Questo ha segnato l'inizio di studi clinici [ad oggi sono 9] che possono essere consultati sul sito ClinicalTrials.gov e che sono sempre più focalizzati sulle simulazioni dell'uso al domicilio, nella vita quotidiana.

In sintesi:
  • esistono in commercio diversi modelli di esoscheletro da applicare agli arti inferiori
  • in ambito clinico si utilizzano esoscheletri motorizzati per permettere a soggetti paraplegici di deambulare
  • gli esoscheletri possono essere indossati solo da soggetti che rientrano nei limiti di altezza e peso definiti per ciascun modello
  • gli esoscheletri sono usati esclusivamente nei centri sperimentali o riabilitativi con l'assistenza di personale specializzato
  • il costo degli esoscheletri è molto elevato ed è a carico dell'utente se usato fuori dai centri specializzati
  • gli attuali modelli di esoscheletro attivo non dimostrano un vantaggio in termini di velocità di spostamento rispetto all'uso della sedia a rotelle
  • la ricerca scientifica è ancora limitata e poco accurata nell'analizzare gli aspetti tecnici, l'efficacia sulla mobilità e i benefici secondari degli esoscheletri
  • mancano del tutto studi sull'uso dell'esoscheletro a casa e in ambienti di vita quotidiana
  • sono in corso studi clinici che forniranno nuove informazioni sull'applicabilità degli esoscheletri motorizzati nella deambulazione assistita
  • la ricerca militare sull'uso di esoscheletri per potenziare gli spostamenti di soggetti deambulanti è altra cosa e ...molto avanzata


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Lajeunesse V, Vincent C, Routhier F, Careau E, Michaud F. Exoskeletons' design 
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Technol. 2015 Sep 4:1-13.

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