domenica 23 ottobre 2016

Il talento delle scienziate e la variabilità secondo Odifreddi


 




Il matematico Piergiorgio Odifreddi nel suo ruolo di scrittore e divulgatore scientifico si è fatto portatore dei più incrostati e ormai smontati pregiudizi sulle donne scienziate con un commento pubblicato il 16 ottobre su Repubblica.


Non è la prima volta che Odifreddi si lascia andare a pettegolezzi stereotipati sulle donne.
Già nel 2014 aveva scritto un farcito articolo per celebrare la “graziosa iraniana Maryam Mirzakhani” insignita, durante il Congresso Internazionale di Matematica, della medaglia Fields, “l'onorificenza più agognata dai matematici di tutto il mondo, equivalente al premio Nobel”.


Aggiungo che nello stesso anno vince la medaglia pure il bel gnocco brasiliano Artur Avila.


A quell'articolo è seguita la risposta di Roberto Natalini e Stefano Pisani – Matematica eccellenza - pubblicata sul Sole 24 Ore.

Nell'articolo del 2014 Odifreddi sviluppa la sua teoria sulla bassa quota (intesa in quantità e qualità) delle donne nelle scienze matematiche:

In Italia, ad esempio, tra i professori associati di matematica le donne sono una maggioranza, ma diventano una netta minoranza tra i professori ordinari, lasciando sospettare che i figli finiscano per interferire con il proseguimento delle loro carriere, in una disciplina che richiede una concentrazione e una dedizione costante ed esclusiva.
Sia l’educazione che la famiglia dovrebbero però permettere abbondanti fluttuazioni statistiche, mentre invece le eccezioni costituite dalle matematiche al top mondiale tendono a far sospettare qualcosa di più profondo. D’altronde, gli stessi fattori non hanno impedito a scienziate come Marie Curie di eccellere in proporzione ben maggiore delle matematiche.

Quindi il guaio è che si distraggono facilmente, non è che alle donne la carriera sia resa difficile dal fatto che non hanno alcuna tutela istituzionale e fino a qualche anno fa scarso aiuto dai padri nella cura dei figli di entrambi – dando per scontato che tutte le donne matematiche abbiano figli.


Ma è vero che solo nella matematica abbiamo in Italia “una netta minoranza” di donne “tra i professori ordinari”?


Come ho analizzato in Donne non ordinarie, al 17 aprile 2016, le donne nelle Università italiane erano il 45,7% dei Ricercatori, il 36,5% degli Associati e il 21,3% degli Ordinari.
La percentuale più bassa di donne ordinarie era a ingegneria industriale e dell'informazione (7%), seguita da scienze fisiche (11%), da scienze mediche (13%), da scienze agrarie e veterinarie (16%) e poi da matematica (18%), seguita da scienze della terra (19%), ecc.
A quanto pare, non c'è niente di speciale nella matematica, c'è invece una forza misteriosa che attrae tutte le percentuali verso il basso.
Ma questa forza non è più invincibile!


Odifreddi continua nientemeno che ripescando e aggiustando a proprio uso la teoria della variabilità.

Una possibile spiegazione della strana situazione delle donne nella matematica è stata proposta dal più famoso scienziato vivente: James Watson, scopritore della doppia elica, e noto anticonformista. Secondo lui, il quoziente intellettivo [QI] medio delle donne è più alto di quello degli uomini, ma le donne hanno meno varianza. Cioè, le donne sono più intelligenti in media degli uomini, ma hanno meno punte di loro: nella genialità, da un lato, e nell’autismo e nella schizofrenia, dall’altro.

In un grossolano errore Odifreddi mette a un estremo il genio (= alto QI) e all'altro estremo (= basso QI) autismo e schizofrenia, dimenticando all'uopo che il genio è distribuito anche alle persone che presentano tali condizioni: il punto critico è ancora quello di avere le opportunità per poterlo mettere in pratica.


Della teoria della variabilità si era già occupata Leta Stetter Hollingworth nel 1914, come ho scritto in Toletta con chimografo
 
Cattell, Hall, Thorndike, i più famosi psicologi dell'epoca sostengono l'inferiorità delle donne e la teoria della variabilità, secondo la quale “tra le donne come specie esiste meno variabilità rispetto agli uomini; [inoltre] tutte le donne sono simili mentre gli uomini si differenziano notevolmente per i loro talenti e difetti”.
Hollingworth critica con i dati oggettivi la teoria della variabilità e sostiene il ruolo di condizionamento dell'ambiente sociale e culturale.


Lo stato attuale della teoria dimostra l'esistenza di una maggiore variabilità del QI negli uomini, che è più ampia nella fascia inferiore alla media (per la maggiore incidenza nei bambini maschi di condizioni neuropsichiatriche e genetiche) rispetto alla fascia superiore alla media. La minima variabilità osservata nei QI superiori alla media per gli uomini, rispetto alla maggiore omogeneità per le donne, in ogni caso non spiega, come ribadisce Wendy Johnson (Sex Differences in Variability in General Intelligence: A New Look at the Old Question, 2008), le differenze di genere nel talento matematico né nelle posizioni accademiche raggiunte.


Halpern e collaboratori in un corposo studio del 2007 dimostrano che le differenze tra le abilità matematiche di uomini e donne iniziano a vedersi dalla scuola superiore e variano molto da Nazione a Nazione, in relazione alla partecipazione della donna al mondo del lavoro. Non è la biologia che spiega i minori risultati raggiunti dalle donne nella matematica e nelle scienze in generale. Le esperienze precoci, le politiche educative, il contesto culturale e i fattori biologici interagiscono in modi complessi nel determinare le differenze individuali in modi imprevedibili.

There is no single factor by itself that has been shown to determine sex differences in science and math. Early experience, biological constraints, educational policy, and cultural context each have effects, and these effects add and interact in complex and sometimes unpredictable ways.


Torniamo al commento pubblicato il 16 ottobre su Repubblica, Odifreddi scrive:

Martedì scorso si è celebrato l’Ada Lovelace Day in ricordo dell’omonima figlia del poeta Byron, che non conobbe mai il padre perché egli aveva abbandonato la moglie incinta. Ma il motivo della celebrazione non è araldico, bensì scientifico: Ada Lovelace collaborò infatti con Charles Babbage, inventore del primo computer nell’Ottocento. Fu lei a stilare il primo programma della storia, e per questo oggi il linguaggio di programmazione Ada porta il suo nome. L’Ada Lovelace Day è dedicato, più in generale, a ricordare le donne scienziate e i risultati da esse ottenuti. Che sono molti, a partire da quelli legati al nome di madame Curie, vincitrice di ben due premi Nobel: una doppietta che solo altre tre persone sono riuscite a eguagliare, in più di un secolo.
Ma le donne scienziate sono comunque meno di quante ci si potrebbe aspettare. Ad esempio, quest’anno nessuna donna ha vinto un premio Nobel. E fino allo scorso anno l’hanno vinto 16 nella pace, 15 in letteratura, 12 in medicina, 4 in chimica, 2 in fisica e 1 in economia. Inoltre, 2 donne hanno vinto finora il premio Turing per l’informatica, 1 la medaglia Fields in matematica e nessuna è mai stata campionessa mondiale di scacchi.
Una progressione discendente, che sembra indicare come l’attitudine femminile sia direttamente proporzionale alla concretezza e indirettamente proporzionale all’astrazione.

Un tale ammasso di inesattezze e sterotipi non poteva non suscitare irritazione tra le donne che lavorano tutti i giorni in un ambiente scientifico non sempre adatto alla concentrazione e talvolta molesto.


Il 19 ottobre è arrivata la risposta del Gruppo di Lavoro Pari Opportunità dell'Unione Matematica Italiana, in forma di lettera inviata a Repubblica.
Nella lettera, che porta sette firme si legge:

[…] Odifreddi ne deduce che le donne non sono versate per l'astrazione (leggi matematica, fisica teorica, ecc.), mentre lo sarebbero di più per attività più ''concrete''.
[…] I dati numerici sono quello che sono, e, ad esempio, Odifreddi ne ha elencati alcuni. Però i dati vanno letti e interpretati. Quelli che lui ha fornito sono ben noti e confermano quello che la nostra pluriennale esperienza sul campo di docenti e ricercatori e i risultati di numerosissime analisi sull'argomento attestano: la scarsa presenza femminile nella ricerca scientifica non è dovuta alla mancanza di doti innate ma è fortemente condizionata da convenzioni sociali dure a morire.
Le ragazze non vengono sufficientemente indirizzate verso gli studi scientifici mentre si ritiene più naturale spingerle, ad esempio, verso studi umanistici ritenuti più consoni alle loro capacità. Per non dire che, per molte scienziate, la vita accademica e della ricerca entra spesso in conflitto con importanti scelte personali: ricerca e cura familiare sono, in mancanza di politiche adeguate e in presenza di una cultura che delega quest'ultima alle donne, ben difficili da conciliare, e ciò porta spesso promettenti giovani ricercatrici a rinunciare a brillanti carriere.
[...] noi pensiamo che sia proprio l'idea (o forse è meglio dire il pregiudizio) da lui espressa ad essere una delle cause sociali della scarsa presenza femminile in ambito scientifico. In ogni caso, per fortuna, e grazie ad impegno e attenzione continui per bilanciare idee preconcette, le cose stanno cambiando, sempre più donne accedono alle carriere scientifiche e dimostrano, coi fatti, che l'intelligenza, concreta o astratta che sia, è, per fortuna, trasversale al genere.
[…]
Vogliamo concludere ricordando un episodio ben noto nella comunità accademica: anni fa l'allora rettore di Harvard espresse pubblicamente lo stesso pregiudizio di Odifreddi sulle scarse capacità scientifiche ''innate'' delle donne, suscitando critiche che contribuirono alle sue dimissioni dalla carica. Dispiace constatare che opinioni trite, e ritenute inaccettabili in contesti dove i ruoli di genere sono meno tradizionali, vengano riproposte periodicamente, anche da chi ingenuo non è.
Cinzia Cerroni, Anna Cherubini, Ciro Ciliberto, Adriana Garroni, Barbara Nelli, Susanna Terracini, Sofia Tirabassi.


Non tarda ad arrivare la risposta piccata di Odifreddi che il 21 ottobre si rivolge all'unico uomo del gruppo, non alla prima né all'ultimo firmatario com'è consuetudine nelle comunicazioni scientifiche:
Cari Ciro et al.
la vostra lettera a "La Repubblica" mi stupisce, per l'incapacità che collettivamente e individualmente dimostrate di capire ciò che ho scritto, in quello che credevo essere italiano elementare.
[...] ne parlate senza averla capita: "una progressione discendente, che sembra indicare come l’attitudine femminile sia direttamente proporzionale alla concretezza e indirettamente proporzionale all’astrazione".
Il vostro primo commento è: "Odifreddi ne deduce che le donne non sono versate per l'astrazione (leggi matematica, fisica teorica, eccetera), mentre lo sarebbero di più per attività più concrete. quali queste attività concrete e più adatte alle donne siano non è dato sapere". Un po' di logica avrebbe dovuto far invece dedurre a voi ciò che era evidente, visto che di quello e solo di quello avevo parlato. avendo infatti citato espressamente uno "spettro discendente", stavo ovviamente parlando di concretezza e astrazione nelle discipline premiate con i premi citati: pace, letteratura, medicina, chimica, fisica, informatica, economia, matematica e scacchi.


Questo primo brano e il tono generale della lettera permettono di farsi un'idea sulla frequenza e la 'normalità' di insulti, svalutazioni e microaggressioni che subiscono quotidianamente le donne – e le minoranze - negli ambienti scientifici concreti e astratti.


Segue una gustosa acrobazia:

In particolare, non avevo scritto che le donne non sono portate per l'astrazione, come dite voi, ma che sono portate meno per le discipline più astratte (scacchi, matematica, eccetera) e più per quelle concrete (chimica, medicina, eccetera), nello spettro citato. mi sembrano cose molto diverse, non difficili da capire...

Ricordo i dati sul panorama universitario italiano: la percentuale di professori ordinari donne a medicina è del 13%, a matematica è del 18%.
Le ordinarie astratte sono di più delle ordinarie concrete!


Nell'estratto che segue Odifreddi si veste da pseudoscienziato e dà dello pseudoscientifico a tutta una letteratura consolidata sull'argomento (tra cui gli articoli sopra citati): questa sì che è uno spettro discendente!

In questo contesto le superficiali e sciocche spiegazioni sociologiche basate sulle "convenzioni sociali" non solo non fanno onore in bocca a persone di estrazione scientifica, e meno che mai in matematici e matematiche. ma, soprattutto, non possono spiegare la "progressione discendente" nei dati: al massimo, potrebbero essere invocate, volendo essere pseudoscientifici, se i dati mostrassero una costante assenza di donne in tutte le discipline, cosa che invece non fanno.

Perso nell'ebbrezza della pseudoscienza Odifreddi sembra confondere l'analisi di casi singoli con gli studi di grandi campioni rappresentativi, che seguono metodi scientifici molto diversi e portano a differenti gradi di generalizzazione.

Una spiegazione scientifica degna di questo nome dovrebbe invece spiegare perché le "convenzioni sociali" e le "cure famigliari" non hanno impedito a madame Curie, che non a caso avevo citato per evitare fraintendimenti da parte del pubblico non sofisticato, di prendere due Nobel appena il premio è stato istituito, ma impediscono ancora un secolo dopo a una donna di vincere il campionato del mondo di scacchi.

Tutto per confermare la teoria della variabilità secondo Odifreddi:
1- i premi Nobel, premi Turing e le medaglie Fields sono conferiti a scienziati eccellenti;
2- le donne hanno da sempre ricevuto pochi premi Nobel, premi Turing e medaglie Fields [non solo perché impegnate ad accudire i figli];
3- le donne sono poco scienziate eccellenti.
Le donne sono, semmai, portate per le scienze concrete [non è chiaro quali premi lo decretino] e meno per le discipline astratte, come dimostrano anche gli scacchi [qui il premio è indicato ed è il campionato mondiale].

Forse che le "convenzioni sociali" e le "cure famigliari" sono tre volte più efficaci in chimica che in medicina? due volte più efficaci in fisica che in chimica, e in matematica che in fisica? e infinitamente più efficaci negli scacchi che in matematica? e se si, perché?
No, non è accettabile che ci siano più scacchiste che matematiche! Non sta bene che le scacchiste abbiano bisogno più delle matematiche di “una concentrazione e una dedizione costante ed esclusiva”.

Gli "studi umanistici" da voi citati non c'entrano nulla con il mio discorso, che poneva invece un problema di interpretazione dei dati all'interno delle materie scientifiche. ma, a proposito di "pregiudizi", si sa che la lingua batte dove il dente duole.
I dati sono quelle quattro percentuali di donne selezionate da commissioni costituite prevalentemente da uomini che pensano e scelgono secondo il metodo Odifreddi. 
Il proverbio finale è la massima espressione della teoria.

Anche la citazione finale del caso Summers, che tra l'altro è stato una delle tante manifestazioni del becero "politically correct" americano, è rivelatoria. lungi dall'aver manifestato i suoi "stessi pregiudizi", io ho parlato di capacità diverse delle donne nelle varie discipline scientifiche, mentre Summers aveva parlato di capacità diverse degli uomini e delle donne nelle discipline scientifiche. una confusione che forse si potrebbe perdonare in qualche sociologo, o in qualche femminista arrabbiata, ma è imperdonabile in matematici (uomini e donne) quali i firmatari, dai quali ci si aspetterebbe un po' più di sofisticazione intellettuale.

A parte il disprezzo che trasuda da ogni riga, la differenza tra Odifreddi e Summers [rettore dell'Università di Harvard dal 2001 alle forzate dimissioni del 2006] per me è davvero astrattissima ma io sono psicologa e pure femminista, pacifica.


Summers disse che le scienziate non raggiungevano posizioni di prestigio perché non potevano dedicarsi completamente all'attività scientifica.
Odifreddi parla di “dedizione costante ed esclusiva” richiesta dalle scienze astratte.
Summers fece pure riferimento alla vecchia teoria della variabilità, proprio come Odifreddi, per poi ammettere che le sue interpretazioni erano andate ben oltre le evidenze scientifiche.


Ora sappiamo che ripescare la teoria della variabilità può avere un valore nello studio psicologico delle differenze individuali ma le conclusioni a cui si giunge non regalano alcuna gustificazione alle politiche accademiche discriminatorie né all'esclusione pregiudiziale (esplicita o implicita) delle donne dai riconoscimenti più prestigiosi
Diventa la pezza a colore che si tira dove e quando fa comodo.

Non è degno di commento l'ultimo brano:

Nonostante la vostra imperdonabilità, io prego comunque evangelicamente: "padre dei matematici, perdona loro, perché non capiscono quello che leggono". pg
PS: A mio rischio e pericolo, il link seguente vi rimanda all'articolo che ho scritto a suo tempo per l'assegnazione della medaglia Fields a Maryam Mirzakhani, in cui argomentavo in più spazio le stesse cose. Naturalmente, essendo molto più lungo della "tabellina" incriminata, vi provocherà problemi di attenzione e comprensione proporzionalmente maggiori.


La contro-risposta del Gruppo Gruppo di Lavoro Pari Opportunità dell'Unione Matematica Italiana è a stretto giro ed è troppo pervasa di rassegnazione e impotenza:

Il prof. Odifreddi ovviamente si è irritato e conseguentemente ci insulta dandoci sostanzialmente dello ''scemo''. Poi si dilunga in un'esegesi di quel che lui ha scritto. Potremmo rispondergli che se si sapesse spiegare meglio forse l'avremmo capito persino noi, senza bisogno di esegesi. Ma non lo facciamo. Anche perché c'era ben poco da capire. Lasciamo ai lettori il compito di farsi un'idea della validità delle nostre affermazioni rispetto alle sue, che peraltro, a nostro avviso, non negano affatto i pregiudizi contenuti nella frase finale del suo articoletto [...] il problema non sono le opinioni del prof. Odifreddi e le sue argomentazioni (di entrambe francamente ci curiamo ben poco), ma le idee sbagliate che i lettori di un grande giornale potrebbero farsi leggendo certe cose.


Alcune informazioni conclusive.


A ottobre 2006, erano 7 le donne scacchiste nella classifica delle Top 50 Women con un punteggio superiore a 2500, la soglia per diventare Gran Maestro FIDE (Federazione Internazionale degli Scacchi); a ottobre 2016 ci sono 13 donne tra le Top 100 Women; a dimostrare che più scacchiste saranno ammesse ai tornei, più aumenteranno le probabilità di avere una donna campione mondiale.
Susan Polgar nel gennaio del 1991 è stata la prima donna a diventare Gran Maestro in un campionato maschile. Nel 1986 si qualificò per il campionato mondiale maschile ma non le fu permesso di giocare: la barriera anti-donne della FIDE iniziò a scricchiolare (fino ad allora erano ammesse al campionato femminile, non a quello maschile). A dicembre del 1991 la sorella Judith Polgar è stata la più giovane in assoluto (anche tra gli uomini), a 15 anni, a diventare Gran Maestro in un campionato maschile.


Analizzando la percentuale di Premi Nobel vinti dalle donne oltre alla desolazione spunta un altro problema alla teoria Odifreddi.
L'articolo dello scorso anno di Alice Corona - More Than Half A Century Since a Woman Won a Physics Nobel Prize – analizza in dettaglio i dati fino al 2015: meno del 6% le donne premiate. Quest'anno è andata molto peggio dell'anno scorso perché nessuna donna ha ricevuto uno dei Nobel.
Ma come la mettiamo con un solo Nobel per l'economia? Non è mica una scienza astratta!





Infine, ci sono davvero delle differenze di abilità cognitive tra donne e uomini? A che risultati sono arrivati gli scienziati concreti?
Una meta-analisi di 106 meta-analisi pubblicata nel 2015 ha fornito prove a favore dell'ipotesi di somiglianze e non dell'ipotesi di differenze di genere. Ethan Zell, Zlatan Krizan e Sabrina R. Teeter hanno utilizzato i dati di 20.000 studi condotti su oltre 12 milioni di partecipanti e considerato le seguenti variabili:
  • cognitive, ad es. attenzione, memoria, soluzione dei problemi, abilità matematiche, abilità visuospaziali e verbali;
  • sociali e di personalità, ad es. temperamento, interessi, aggressività, comunicazione interpersonale, cura, sessualità e leadership;
  • salute mentale, ad es. depressione, ruminazione, autostima.
In sostanza tra uomini e donne non ci sono differenze rilevanti tra le numerose variabili considerate. Questo non vuol dire che le differenze di genere non si debbano studiare né che siano inesistenti. Difatti gli autori trovano alcune specificità per ciascun genere:



In particolare, in ambito cognitivo l'abilità di rotazione mentale in compiti di visualizzazione spaziale è superiore negli uomini rispetto alle donne. Si tratta dell'unica differenza cognitiva che è stata ampiamente replicata. Gli uomini, inoltre, rispetto alle donne tendono ad essere più aggressivi, a confidare di più nelle abilità fisiche, a mostrare di più i tratti maschili, ecc., mentre le donne, rispetto agli uomini, sono più sensibili alla stimolazione dolorosa, hanno più interesse per le persone che per gli oggetti, hanno un maggiore attaccamento, ecc.


Questi sono dati consistenti, ampi e confermati e non sostengono in alcun punto la teoria Odifreddi.


Tutto il resto sono opinioni discriminatorie e insulti non privi di conseguenze e molto pericolosi perché ripetutamente diffusi su un quotidiano nazionale.


Martedì 25 ottobre Radio3 Scienza ha dedicato al tema la puntata dal titolo 'Chi dice donna': "Le donne sono meno portate per le attività che richiedono astrazione?" Ai microfoni, Susanna Terracini, Sofia Tirabassi e Tiziana Metitieri. Conduce Pietro Greco.


4 commenti:

  1. Grazie per questo articolo completo e chiaro. Le dichiarazioni di Odifreddi lascerebbero senza parole, invece quelle parole bisogna mettercele.

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    1. Grazie a te. Sì, occorre superare lo sgomento e contrastare questi devastanti pregiudizi.
      Segnalo anche:
      - l'articolo di una matematica https://medium.com/@mmcasetti/modificare-il-genere-topologico-di-piergiorgio-o-19074704fce3#.3xl8ob1ub
      - la posizione di Donne e Scienza http://www.donnescienza.it/e-il-pregiudizio-a-tenere-lontane-le-donne-dalle-scienze-astratte/

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    2. Cooscevo quegli articoli, grazie. Anch'io quando posso contribuisco alla causa
      http://www.ludmilla.science/it/ada-lovelace-e-i-regali-di-natale/
      http://www.ludmilla.science/it/scienziate-donne-2014/
      http://www.ludmilla.science/it/animazioni-giochi-matematica/

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