Episodio 3. L'illusione "Café wall".
La
“Café wall” è un'illusione ispirata dal muro di un bar di
Bristol, in Inghilterra, che attirò l'attenzione di uno dei
collaboratori di Richard L. Gregory e Priscilla Heard, i quali poi la
descrissero nel 1979.
Le
superfici verticali sfalsate, create dal rivestimento della parte
inferiore della facciata, non appaiono parallele - come invece sono -
ma convergenti in direzioni alternate.
Dopo
averne elaborate diverse versioni, gli autori definirono un modello
generale di “Café wall”, formato dall'alternarsi di file di
'piastrelle' chiare e scure, separate orizzontalmente dalla linea di
fuga.
Dimostrarono
come l'effetto possa essere modulato dalla manipolazione della
luminanza delle piastrelle e dalla manipolazione della larghezza e
della luminanza delle linee di fuga.
L'illusione
è presente solo quando la luminanza della linea di fuga è compresa
tra le luminanze delle piastrelle chiare e scure.
È
diventata così famosa da ritrovarla su un edifico di Melbourne
completato nel 2006 e
opera degli architetti della ARM, Steve Ashton,
Howard Raggatt
e Ian McDougall.
L'effetto
della “Café wall” era però già noto da tempo. Difatti, Gregory
e Heard fanno esplicito riferimento alle figure a scacchiera di
Münsterberg.
Possiamo
ritrovare lo stesso effetto nell'illusione “Kindergarten
patterns”
di Pierce (1898), la quale è una variante della
“Schachbrettfigur
“di
Münsterberg 1897.
Kindergarten
pattern di Pierce, a sinistra; versione
di
Gregory e Heard della figura Münsterberg, a destra.
(tratta
da Vicario, 2011)
|
Nella
figura originaria di Münsterberg si vede già l’effetto di
distorsione: una linea verticale dal punto di vista geometrico, è
percepita come inclinata e non continua
Ma
qui le cose si complicano perché una figura identica fu pubblicata
sempre nel 1897 da Heymans nel numero precedente della stessa rivista
- Zeitschrift
für Psychologie und Physiologie der Sinnesorgane
– con il nome di Figura di Milton-Bradley.
La
Figura di Milton-Bradley, a sinistra;
la
scacchiera
di Münsterberg, a destra
(tratta
da Vicario, 2011)
|
Münsterberg
cita correttamente tale pubblicazione.
E
allora perché la spunta quest'ultimo nella memoria storica?
Come
osserva Vicario (2011):
La mia supposizione è che Münsterberg ne abbia indovinato il nome: Schachbrettfigur (scacchiera) descrive bene l’aspetto dell’immagine, ed aiuta a differenziarla da altre simili ed a ricordarla.
Inoltre,
l'erronea associazione può essere stata facilitata dalla
pubblicazione, da parte di Münsterberg, di un insieme di effetti
visivi per le scuole, nel quale aveva inserito la 'nostra' figura. Ah il marketing!
Ma
Vicario va ancora più indietro:
Heymans (1897, 118) dice di averla notata su un volume intitolato Pseudoptics, the science of optical illusions pubblicato negli USA dall’editore Milton Bradley, forse nel 1895. L’assenza di indicazione dell’autore lascia supporre che si trattasse di un volume di divulgazione del tipo “scienza curiosa”, redatto magari a più mani. Dal canto suo, Münsterberg dice (1897, 186) di aver visto l’illusione sul biglietto di abbonamento di un tram a cavalli, negli USA.
Ricordate
l'illusione della “giovane/vecchia” su una stampa pubblicitaria di carrozze?
In
questo episodio, partiti da un bar di Bristol e poi da Melbourne, siamo andati
indietro nella storia, fino a un secolo prima, per verificare
ancora una volta come si evolvano e per quali ragioni - casuali o
intenzionali - le false attribuzioni nella comunicazione scientifica e come queste possano essere ricostruite.
- Gregory R.L., Heard P. (1979). Border locking and the café wall illusion. Perception, 8, 365-380.
- Vicario G.B. (2011). Illusioni ottico-geometriche. Una rassegna di
problemi. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti ,Venezia.
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