Grosmaitre, Jambaqué e colleghi nel 2015 hanno descritto un caso clinico molto
particolare.
La
chiamerò Edith.
Una
bambina francese cresce in una famiglia stimolante, tra giochi,
scoperte e prescuola. A 5 anni inizia a manifestare delle crisi
epilettiche parziali (o focali, che originano in una regione
circoscritta del cervello) durante le quali il cedimento della gamba
destra la fa cadere.
Iniziano
gli accertamenti diagnostici e, ad una prima risonanza magnetica,
viene riportata un'iperintensità di segnale nella regione
centro-parietale sinistra. Le crisi parziali continuano, anche con
diverse manifestazioni cliniche. L'andatura di Edith non è più
fluida, appare sbilanciata. Un'ulteriore risonanza magnetica rivela
una moderata atrofia dell'emisfero sinistro e un'iperintensità di
segnale nell'insula. Il quadro neuroradiologico, assieme agli altri
dati clinici, porta a una diagnosi di Encefalite di Rasmussen.
Si
tratta di una malattia rara, progressiva, che colpisce un emisfero
cerebrale ed è caratterizzata da: epilessia parziale, deficit
neurologici, declino cognitivo, atrofia corticale focale progressiva
con alterazioni della sostanza bianca.
Viene
prescritta una terapia con cortisone che riduce le crisi e migliora
la deambulazione. Edith inizia la scuola primaria, impara a leggere,
a scrivere a fare le prime operazioni. Scrive con la mano sinistra,
la sua mano preferenziale.
Quando
ha 6 anni e ½ si presentano le crisi parziali continue e l'emiparesi
del lato destro del corpo si aggrava. All'elettroencefalogramma,
l'emisfero sinistro è molto attivo e mostra anomalie anche nei
periodi in cui non si manifestano le crisi, che sono molto frequenti.
I
neurologi provano diverse terapie antiepilettiche, senza successo: le
crisi sono quotidiane - almeno cinque al giorno - e il deficit
motorio peggiora. La gravità della condizione impedisce a Edith di
andare a scuola.
Lasciare
Edith in balia delle crisi farmacoresistenti troppo a lungo potrebbe
pregiudicare le sue abilità cognitive e la sua autonomia.
La
terapia dell'encefalite di Rasmussen è infatti diretta a controllare
le crisi e a contrastare il declino cognitivo e motorio.
L'opzione
terapeutica che si è dimostrata più efficace per entrambi gli scopi
è l'emisferotomia, che consiste nella disconnessione
dell'emisfero affetto.
Come
risulta dagli accertamenti prechirurgici, l'emiparesi destra e il
neglect motorio sono a un grado moderato, le crisi epilettiche
sono a un grado severo, non ci sono deficit del campo visivo, il
quoziente intellettivo è nella norma - anzi risulta superiore alla
norma nelle prove verbali (ICV=120; l'indice delle prove
visuospaziali è nella media, IRP=109, mentre sono nella media
inferiore le abilità di memoria di lavoro o registrazione, IML=85 e
la velocità di integrazione visuomotoria, IVE=81).
Una
risonanza magnetica funzionale mostra che, mentre Edith ascolta
delle frasi o produce delle parole di una categoria concordata (ad
es. verbi), le aree del linguaggio che si attivano nel suo cervello
sono tutte nell'emisfero destro, quello integro, quello che controlla
il lato sinistro del corpo.
Fa
parte di quella piccola quota di mancini che hanno una dominanza
unilaterale e non bilaterale del linguaggio.
Ci
sono tutte le indicazioni: Edith ha 6 anni e 11 mesi quando i
neurochirurghi effettuano l'emisferotomia sinistra parasagittale
verticale seguendo la tecnica di Delalande e collaboratori, che
prevede diverse fasi per la disconnessione del corpo calloso e delle
altre commissure.
L'intervento
è efficace. Nei sei mesi seguenti le crisi epilettiche non si
ripresentano. Gradualmente vengono sospesi i farmaci antiepilettici.
Edith
ora ha un'emiplegia destra e un'emianopsia destra. Il linguaggio e
tutto quello che aveva appreso a scuola non hanno subito cambiamenti.
La sua lettura è più rapida rispetto ai bambini dello stesso anno
scolastico.
A
4 anni dall'intervento, come ho riassunto nel grafico, l'indice intellettivo verbale è
incrementato: è di 155 e corrisponde a un livello di plusdotazione cognitiva. L'indice intellettivo visuospaziale ha subito una
flessione ed è di 84. Le abilità di memoria di lavoro sono
migliorate, mentre rimane lenta l'integrazione visuomotoria, scesa in
fascia limite.
Il
caso di Edith è il primo ad essere descritto con un esito nettamente
positivo sul livello cognitivo.
Tuttavia,
hanno tratto un beneficio le abilità verbali, mentre le abilità
visuospaziali, visuocostruttive e visuomotorie sono lievemente
peggiorate, pur mantenendosi entro i limiti della norma.
L'emisferotomia
ha avuto un effetto liberatorio sull'emisfero destro, che per Edith è
quello dominante: non subendo più l'interferenza devastante delle
crisi che diffondevano dall'emisfero sinistro, ha potuto sviluppare
al meglio le potenzialità neurali e cognitive.
Come
sottolineano gli autori, la tempestività dell'intervento
neurochirurgico ha fatto in modo da ridurre al minimo ogni
conseguenza per l'autonomia di Edith.
Quello
che non riportano gli autori, evidentemente non sollecitati neppure
dai referee, è il tipo di programma riabilitativo – durata,
tecniche, frequenza delle sessioni e dei cicli - seguito da Edith
nel periodo post-chirurgico.
Il
caso di Edith è particolarmente affascinante perché rappresenta
un'altra prova dell'ipotesi che, nel bambino, ciascuno dei due
emisferi abbia lo stesso potenziale per sviluppare il linguaggio.
Questa equipotenzialità ha delle implicazioni fondamentali per non
rimandare ogni terapia neurochirurgica che rispetti i criteri
scientificamente condivisi.
Edith
presentava già una lateralizzazione destra del linguaggio e abilità
verbali superiori alla media. La migliore funzionalità dell'emisfero
destro dopo l'intervento ha permesso un ulteriore importante incremento delle
competenze verbali (c'è da tener conto che in alcuni subtest Edith
raggiunge il limite massimo del punteggio, rivelando un possibile
effetto tetto o di sottostima).
Tuttavia,
le competenze visuospaziali e visuomotorie, controllate dall'emisfero
affetto dall'encefalite, si sono indebolite o hanno rallentato il
loro sviluppo dopo l'intervento neurochirurgico e a questo si sono
aggiunti il deficit di campo visivo e l'emiplegia.
Nei
bambini plusdotati le asincronie tra abilità cognitive, emotive,
adattive e sociali sono frequenti e richiedono un continuo
aggiustamento per far fronte a una crescita più armonica possibile.
Per
Edith alcune di queste asincronie sono acquisite - conseguenti
all'encefalite di Rasmussen e alla sua cura.
Tuttavia,
il livello di eccezionalità raggiunto dalle sue abilità verbali
negli anni successivi dimostra che non c'è sempre da aspettarsi un
declino cognitivo nella fase post-chirurgica: un miglioramento, in
determinate condizioni, è possibile.
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