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domenica 3 maggio 2020

Bambini e adolescenti tra i più esposti all’impatto indiretto della pandemia



Le bambine, i bambini e gli adolescenti hanno subito con minore incidenza e gravità l’impatto diretto dell’infezione da virus SARS-CoV-2 ma sono tra i più esposti all’impatto indiretto della pandemia.

Assieme alle persone anziane che hanno già sofferto le conseguenze più devastanti del contagio incontrollato, agli operatori sanitari e assistenziali e alle persone che già si trovavano in condizioni di fragilità fisica o psicologica, i più giovani dovranno affrontare le maggiori conseguenze psicosociali a lungo termine della pandemia e delle prolungate misure di contenimento dell’infezione decretate per l’intera popolazione.

Nelle prime settimane di restrizioni, nonostante le informazioni frammentarie e contraddittorie, si è osservato un graduale adattamento ai nuovi comportamenti da intraprendere per proteggersi e proteggere. La situazione è diventata più critica a partire dal 4 aprile con il prolungamento della quarantena e con le incertezze legate alla durata delle misure di contenimento e della transizione verso la ripresa delle attività produttive. Nel secondo mese di quarantena siamo diventati più consapevoli che non torneremo alla normalità pre-pandemia sia per i profondi cambiamenti già verificatisi nelle vite di tanti sia per le trasformazioni individuali e collettive che seguiranno.

La misura più drastica e di lunga durata – la chiusura delle scuole – comporterà, con l’avvicinarsi della stagione estiva, un periodo di almeno sei mesi di allontanamento di alunne/i e studenti/esse dalle proprie classi e di permanenza esclusiva nel contesto familiare.

Inoltre, la quarantena ha reso ancor più evidenti e ha accentuato le disuguaglianze nell’accesso dei più giovani alle opportunità di apprendimento e di socializzazione.

Gli effetti della deprivazione sociale sulla crescita


In generale, i bambini e le bambine presentano notevoli capacità di adattamento ai cambiamenti di contesto. Nel primo periodo di quarantena, in molte case, hanno fornito essi stessi ai genitori le motivazioni per affrontare giornate alle quali trovare nuove strutture e abitudini per mantenere un salutare equilibrio. Alcuni possono avere manifestato paura, irritabilità, scarsa iniziativa e sono riusciti ad affrontarli ricevendo dagli adulti informazioni chiare e adatte all’età, rassicurazioni sulle condizioni dei propri cari, spazi per esprimere le proprie emozioni, regolarità negli impegni della nuova quotidianità. I più fragili, che avevano già vissuto un trauma, che affrontano un disordine del neurosviluppo o una condizione di disabilità possono aver mostrato una regressione, aver richiesto molte più attenzioni o aver manifestato sintomi ansiosi rilevanti. Con il prolungamento della quarantena la situazione si è complicata. Mentre per i più piccoli, i bisogni relazionali possono essere soddisfatti almeno temporaneamente dagli adulti di riferimento, per gli adolescenti, che stabiliscono relazioni più complesse con i coetanei, la deprivazione sociale può avere effetti a lungo termine sulla salute psicologica.

L’adolescenza, oltre ai cambiamenti biologici e ormonali della pubertà, può essere considerata un periodo sensibile per lo sviluppo sociale, parzialmente dipendente dalla maturazione di quelle aree cerebrali implicate nella percezione e cognizione sociale, affermano Amy Orben, Livia Tomova e Sarah-Jane Blakemore in un articolo in corso di revisione...
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