Sarebbe salutare dubitare delle notizie scientifiche che “svelano la cura” di una qualche condizione patologica, a maggior ragione quando quella stessa condizione è descritta come “rapimenti alieni e fantasmi in camera da letto”. A quel punto, dopo le esclamazioni scettiche di rito, sarebbe conveniente andare a cercare nel testo il collegamento allo studio originale che, però, non è quasi mai inserito nella news e che, dunque, se si ha tenacia, richiederà un’ulteriore ricerca. Questo è il caso dell’articolo pubblicato dall’agenzia Adnkronos lo scorso 5 settembre con il più apprezzabile sottotitolo Meditazione e rilassamento contro la paralisi del sonno, l’approccio dei ricercatori italo-britannici.
C’è da dire che lo studio scientifico a cui faceva riferimento la notizia è altrettanto pervaso da un eccesso di ottimismo che non è stato stemperato né dai media italiani né da quelli internazionali, che l’avevano menzionato agli inizi di agosto (ad esempio. Science Daily e EurekAlert!).
Il ruolo delle testate giornalistiche (anche di quelle specializzate) troppo spesso si riduce ad agevolare la diffusione dei comunicati stampa provenienti dagli stessi centri di ricerca – il cui impegno nell’esagerazione è già stato dimostrato – senza che ad essi sia aggiunto un qualche commento che guidi una lettura critica dei lavori originali.
Lo studio di Baland Jalal (Università di Cambridge) e dei sei collaboratori italiani (Università di Parma, Università di Bologna, Azienda Unità Sanitaria Locale – IRCCS, Reggio Emilia e IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna), tra i quali Giuseppe Plazzi, si è rivolto a verificare l’efficacia di una tecnica di meditazione-rilassamento (Terapia MR) nella paralisi del sonno.
A volte vedevo delle cose, per esempio bruchi o centopiedi enormi, che strisciavano dappertutto sul mio soffitto. Una volta pensai che la gatta fosse sullo scaffale nella mia stanza. Sembrava che se ne andasse in giro per poi trasformarsi in un topo. La cosa peggiore era quando avevo l’allucinazione di un ragno sul petto. Non potevo muovermi. Cercavo di gridare. Io ho il terrore dei ragni
(Oliver Sacks, Allucinazioni, Adelphi, 2013)
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