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lunedì 30 maggio 2022

Salta la disnotizia

 Ogni mattina ti svegli, accendi un dispositivo – la radio, la tv, il telefono cellulare, il computer – o apri il giornale e aspetti di sapere “cosa dice la scienza” di quanto una tua morigerata abitudine alimentare faccia male al tuo cervello. Se sei fortunata, ove possibile, la tua attenzione spaziale sarà attratta da fiammelle colorate giustapposte su vignette di un cervello aggiunte a corredare la notizia e a incuterti ancora più timore. Le puoi sentire scoppiettare nel cranio.

 

Ci sono anche delle giornate in cui la notizia ti provoca istintivamente una gradevole schadenfreude, quel sottile piacere per le piccole disgrazie altrui. Accade quando quell’alimento devastante, che crea “dipendenza” anche se solo lo annusi, che ti incrosta a ogni ingestione interi circuiti neuronali, in realtà, tu non lo ingoi più da tempo dopo avere faticato per accettare intolleranze da contrappasso.

È il caso del formaggio che torna di tanto in tanto a fare notizia perché è “una trappola”, è “come la cocaina” oppure per spiegarci come si fonde nel cervello e cosa non funziona in chi incredibilmente ne è disgustato, di nuovo con rappresentazioni visive più fantasiose che affidabili sul reale funzionamento del cervello.

Si possono rintracciare diversi meccanismi dietro a questa modalità di dare notizie sulla salute.

 

Continua su QUASI, la rivista che non legge nessunə

 

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