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domenica 18 maggio 2014

Un grande balzo per la scienza, un piccolo passo per la disabilità







Il calcio d'inizio ai Mondiali del Brasile, il prossimo 12 giugno, darà una grande spettacolarizzazione alla ricerca scientifica sull'esoscheletro, la corazza robotica che sostiene il corpo dall'esterno.



Sarà, infatti, una persona paraplegica, che non può muovere le gambe per una lesione del midollo spinale, a colpire per prima il pallone.
Indosserà un esoscheletro guidato dalla mente, attraverso gli impulsi elettrici generati dai neuroni e captati dagli elettrodi di superficie posizionati in uno speciale casco. In queste settimane è in corso il training delle tre persone (comprese due riserve) selezionate tra una decina di giovani candidati, aventi un peso non superiore a 70 Kg e una lesione mediamente recente.


Il regista dello spettacolo sarà il neuroscienziato di origine brasiliana Miguel Nicolelis, 53 anni, professore alla Duke University a Durham, North Carolina, negli Stati Uniti e a capo delle pioneristiche ricerche sull'interfaccia cervello-macchina e sulle neuroprotesi nel NicolelisLab.


Per Nicolelis, che finora ha presentato i risultati dei suoi avanzati studi sulle scimmie (video), sarà come “mettere un uomo sulla luna”. 
Per un'analisi critica si possono leggere gli articoli di Greg Miller su Wired.com, 2013 e 2014.


La ricerca sull'esoscheletro è straordinaria e ci sono anche gruppi italiani che se ne occupano.

Finora, nell'uomo, gli studi sperimentali hanno dimostrato che con questa tecnologia - comandata dalla mente - è possibile muovere un cursore sul computer o azionare una mano robotica sensibile
Negli studi militari vengono sperimentate le capacità aumentative di vere e proprie corazze robotiche comandate da un computer, da sensori di forza e movimento o da segnali elettromiografici.


Ma Nicolelis si spinge oltre e dichiara l'intenzione di mettere da parte le carrozzine per disabili.

Per ora questa è un'ambizione e non un risultato, una provocazione e non un'ipotesi razionale.

Si tratta di macchine sofisticate che possono funzionare per tempi limitati e con costi altissimi, di certo non quotidianamente. 


Per il neuroscienziato è anche l'occasione per tornare in Brasile da dove era partito a 27 anni per trasferirsi negli Stati Uniti.

Il governo brasiliano ha finanziato con 20 milioni di dollari un progetto per creare nell'Ospedale di San Paolo un centro di ricerca e un centro di riabilitazione robotica, di cui l'evento ai mondiali rappresenta una demo.


Non sappiamo ancora come andrà il 12 giugno.

Non sappiamo se davvero i segnali cerebrali registrati dagli elettrodi controlleranno il movimento di una gamba, l'alternarsi delle due gambe, il momento del calcio e l'equilibrio dell'esoscheletro. E neppure sarà possibile seguire tutte le procedure attraverso il video in diretta mondiale.

Sarebbe un risultato scientifico stratosferico, spaziale! 
Non già un risultato clinico-riabilitativo perché l'efficacia dell'applicazione a lungo termine e i suoi costi dovranno essere approfonditamente verificati e non in tempi brevi.


Sarà quindi necessario tenere a bada gli entusiasmi. In particolare, qui da noi, col nostro indomito slancio verso gli avventurieri. Almeno conserviamo quel briciolo di lucidità sufficiente a distinguere un'eventuale scoperta scientifica dall'efficacia di una cura prostetica, che in ogni caso non sarà dimostrata con una demo!

Saremmo altrimenti complici nel creare false speranze alle persone disabili e alle loro famiglie.

Non ci dovranno essere viaggi in Brasile a sostituire i viaggi in Romania, come quello fatto qualche anno fa da una famiglia che ha lasciato in un sedicente istituto riabilitativo – non robotico - tutto il denaro e tutte le speranze di rivedere il proprio bambino camminare.


Sarà una grande festa il 12 giugno e se l'esoscheletro si muoverà azionato dalla mente, sarà un grande balzo per la scienza, un piccolo passo per la disabilità.

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