Il calcio d'inizio ai Mondiali del
Brasile, il prossimo 12 giugno, darà una grande spettacolarizzazione
alla ricerca scientifica sull'esoscheletro, la corazza robotica che sostiene il corpo dall'esterno.
Sarà, infatti, una persona
paraplegica, che non può muovere le gambe per una lesione del
midollo spinale, a colpire per prima il pallone.
Indosserà un
esoscheletro guidato dalla mente, attraverso gli impulsi elettrici
generati dai neuroni e captati dagli elettrodi di superficie
posizionati in uno speciale casco. In queste settimane è in corso il
training delle tre persone (comprese due riserve) selezionate tra una
decina di giovani candidati, aventi un peso non superiore a 70 Kg e
una lesione mediamente recente.
Il regista dello spettacolo sarà il
neuroscienziato di origine brasiliana Miguel Nicolelis, 53 anni, professore
alla Duke University a Durham, North Carolina, negli Stati Uniti e a
capo delle pioneristiche ricerche sull'interfaccia cervello-macchina
e sulle neuroprotesi nel NicolelisLab.
Per Nicolelis, che finora ha presentato
i risultati dei suoi avanzati studi sulle scimmie (video), sarà come
“mettere un uomo sulla luna”.
La ricerca sull'esoscheletro è
straordinaria e ci sono anche gruppi italiani che se ne occupano.
Finora, nell'uomo, gli studi sperimentali hanno
dimostrato che con questa tecnologia - comandata dalla mente - è possibile muovere un cursore
sul computer o azionare una mano robotica sensibile.
Negli studi militari vengono sperimentate le capacità aumentative di vere e proprie corazze robotiche comandate da un computer, da sensori di forza e movimento o da segnali elettromiografici.
Negli studi militari vengono sperimentate le capacità aumentative di vere e proprie corazze robotiche comandate da un computer, da sensori di forza e movimento o da segnali elettromiografici.
Ma Nicolelis si spinge oltre e dichiara
l'intenzione di mettere da parte le carrozzine per disabili.
Per ora questa è un'ambizione e non un
risultato, una provocazione e non un'ipotesi razionale.
Si tratta di macchine sofisticate che
possono funzionare per tempi limitati e con costi altissimi, di certo
non quotidianamente.
Per il neuroscienziato è anche
l'occasione per tornare in Brasile da dove era partito a 27 anni per
trasferirsi negli Stati Uniti.
Il governo brasiliano ha finanziato con
20 milioni di dollari un progetto per creare nell'Ospedale di San
Paolo un centro di ricerca e un centro di riabilitazione robotica, di
cui l'evento ai mondiali rappresenta una demo.
Non sappiamo ancora come andrà il 12
giugno.
Non sappiamo se davvero i segnali
cerebrali registrati dagli elettrodi controlleranno il movimento di
una gamba, l'alternarsi delle due gambe, il momento del calcio e
l'equilibrio dell'esoscheletro. E neppure sarà possibile seguire
tutte le procedure attraverso il video in diretta mondiale.
Sarebbe un risultato scientifico
stratosferico, spaziale!
Non già un risultato clinico-riabilitativo
perché l'efficacia dell'applicazione a lungo termine e i suoi costi
dovranno essere approfonditamente verificati e non in tempi brevi.
Sarà quindi necessario tenere a bada
gli entusiasmi. In particolare, qui da noi, col nostro indomito
slancio verso gli avventurieri. Almeno conserviamo quel briciolo di
lucidità sufficiente a distinguere un'eventuale scoperta
scientifica dall'efficacia di una cura prostetica, che in ogni caso
non sarà dimostrata con una demo!
Saremmo altrimenti complici nel creare
false speranze alle persone disabili e alle loro famiglie.
Non ci dovranno essere viaggi in
Brasile a sostituire i viaggi in Romania, come quello fatto qualche
anno fa da una famiglia che ha lasciato in un sedicente istituto
riabilitativo – non robotico - tutto il denaro e tutte le speranze
di rivedere il proprio bambino camminare.
Sarà una grande festa il 12 giugno e se
l'esoscheletro si muoverà azionato dalla mente, sarà un grande balzo per la scienza, un
piccolo passo per la disabilità.
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