I
mezzi di informazione di tutto il mondo hanno riportato alcune
settimane fa, con la solita enfasi, la notizia di una donna di 24
anni senza cervelletto.
“Dopo
24 anni scopre di vivere senza cervelletto”
“Vivere
senza cervelletto, si può”
“Donna
accusa problemi di nausea, ma scopre di essere senza cervelletto”
La
descrizione si deve a un neurochirurgo cinese dell'ospedale militare
di Jinan, nella provincia di Shandong in Cina ed è stata pubblicata
sulla rivista Brain.
Nell'articolo
vengono anche elencati tutti i nove casi, bambini e adulti, studiati
finora da diversi autori, con agenesia isolata del cervelletto. Le
notizie cliniche sono spesso frammentarie e comprendono: un ritardo
motorio dalla prima infanzia, difficoltà di articolazione del
linguaggio, disturbi del movimento e in alcuni soggetti una
disabilità intellettiva.
Della
donna di 24 anni, giunta all'osservazione degli specialisti cinesi per
episodi di nausea e vomito comparsi nell'ultimo mese, si hanno poche
informazioni. Sposata, con una figlia, presenta disartria, atassia e
difficoltà di equilibrio. Da bambina aveva avuto un importante
ritardo evolutivo che la portò a camminare in autonomia a 7 anni e a
parlare a 6 anni. Purtroppo, non fu inserita in nessuna scuola.
Noi
siamo fortunati, nelle nostre scuole pubbliche avrebbe frequentato la
primaria e la secondaria, non in una sezione speciale ma integrata
nella classe con l'insegnante di sostegno, una tradizione unica ed
esemplare, non risparmiata dai tagli lineari all'istruzione.
Non
contenendo l'articolo di Brain altre informazioni, le ho
chieste direttamente al Dottor Yu per posta elettronica.
Mi
ha risposto, rapidamente e con molta cortesia, che non sono ancora
riusciti ad esaminare la paziente con test neuropsicologici e che le
notizie finora raccolte sono state ottenute dal colloquio con i
familiari. Convocherà la signora appena il carico di lavoro lo
renderà possibile e così potremo seguire il caso.
In particolare,
avevo chiesto informazioni sul livello intellettivo, sul grado di
autonomia nella vita quotidiana e nella cura della figlia, su altri
disturbi cognitivi e comportamentali.
Sono tutte informazioni che
permettono di sapere chi è la persona in esame e come funziona la
sua mente, in assenza di una struttura così importante del nostro
sistema nervoso centrale.
I
primi casi di agenesia del cervelletto furono descritti a partire dal
1831, con lo studio di Combettes. Si trattò inizialmente di rilievi
post-mortem.
Negli
studi successivi, in cui l'agenesia è stata rilevata con esami
neuroradiologici in persone ricoverate in ospedale per cause diverse,
la descrizione clinica delle caratteristiche motorie e verbali non
risultava molto più ricca di quegli studi pioneristici...
Sorse così la leggenda che nascere senza cervelletto non portasse ad alcun tipo di difficoltà nel corso dello sviluppo cognitivo e nella vita quotidiana adulta. Questa leggenda fu smontata da Glickstein nel 1994, riferendosi anche al caso di HC, descritto da Boyd nel 1940, che enfatizzava l'assenza di segni e sintomi clinici.
Per
Glickstein, un importante deficit nello sviluppo dei movimenti è
sempre presente e questo smentisce il mito basato sulla tradizione
orale che chi è senza cervelletto non ha sintomi.
Nel
2010, il figlio di Boyd ha ritrovato gli appunti e le descrizioni
cliniche di HC, che testimoniano da un lato la possibilità di una
vita autonoma fino alla vecchiaia e dall'altra la presenza di
difficoltà motorie e di disturbi del comportamento.
Al
di là dell'aneddotica, un unico caso vivente è stato sottoposto ad
un insieme approfondito di esami neuropsicologici: una donna tedesca,
studiata da Timmann e collaboratori nel 2003 e nel 2005.
Ricostruendone
la storia fin da bambina, HK aveva presentato un ritardo nelle prime
acquisizioni evolutive: aveva camminato in autonomia a 3 anni, aveva
tardato a dire le prime parole e poi le pronunciava lentamente, aveva
difficoltà di coordinazione. A 7 anni iniziò la scuola in un
villaggio della Germania post-bellica, ma riuscì solo ad imparare a
scrivere il proprio nome. Abbandonò la scuola secondaria al I anno
per andare a lavorare nella fattoria dei genitori. Imparò anche ad
andare in bicicletta. Nel 1982 un incidente stradale le causò la
frattura dell'anca. Da allora, per camminare dovette usare due
bastoni e non potendo più lavorare in campagna, le fu assegnato un
lavoro per disabili nel reparto di elettronica di un'officina.
Collegava cavi, avvitava senza difficoltà, a meno di non dovere
infilare nei tasselli viti molto piccole: le richiedeva più tempo.
Non coniugata, viveva in un alloggio vicino a quello di un fratello,
prendendosi cura della casa e delle finanze.
Arrivò
all'osservazione dei neurologi a 59 anni, dopo due episodi di acufeni
seguiti ad improvvisa ipoacusia. La risonanza magnetica evidenziò
l'assenza del cervelletto.
L'esame
neurologico rivelò la presenza di disartria - difficoltà ad
articolare le parole - e atassia - difficoltà a eseguire i movimenti
volontari.
Gli
autori hanno messo a disposizione un video che mostra: 1) la
disartria nella pronuncia di alcune parole e di una frase; 2) i
deficit oculomotori, con il nistagmo e le nomalie delle saccadi; 3)
la dismetria dell'arto superiore; 4) l'atassia statica, con le
difficoltà a mantenere una posizione e l'equilibrio, condizionato
anche dalla precedente frattura dell'anca.
Il
quoziente intellettivo di HK, valutato con subtest visuospaziali è
di 88, nei limiti della norma. Le conoscenze verbali sono inferiori
alla norma, con un QI verbale di 55. Inoltre, agli approfondimenti
neuropsicologici risultano compromessi alcuni tipi di attenzione e di
memoria, la pianificazione e la motricità fine.
I
casi insoliti e rari di anomalie cerebrali osservate in bambini e
adulti con una vita quotidiana pressoché autonoma dimostrano, da un
lato, l'enorme plasticità del sistema nervoso nel corso del suo
sviluppo e dall'altro, come i meccanismi di compensazione non siano
del tutto perfetti.
Ricercare
più informazioni possibili, non solo con la definizione delle
caratteristiche anatomiche ma con l'osservazione minuziosa delle
diverse manifestazioni cliniche, invariabilmente presenti, ci farà
conoscere come si attiva la compensazione funzionale e come possa
essere favorita da interventi riabilitativi motori ed extra-motori.
Si
può vivere con circa 80 miliardi di neuroni in meno, meglio con un
poco di supporto!
Buongiorno..ho letto con molto interesse questo articolo è credo sarebbe utile per molti poter scambiare le varie esperienze.
RispondiEliminaMio figlio ora 17enne è nato con agenesia cerebellare totale.
Se posso essere di aiuto nel raccontare la nostra storia sono a disposizione.
Intanto chiedo...è possibile oggi sapere se è genetica?
La ringrazio molto. Mi può contattare a t.metitieri @gmail.com?
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