Una conversazione con Cecilia Guariglia
Una
delle sindromi più affascinanti della neuropsicologia è il neglect
o eminegligenza spaziale unilaterale. Si tratta di un disturbo
tipicamente causato da lesioni dell'emisfero destro del nostro
cervello (per ictus, traumi, tumori, malformazioni), che includono il
lobo parietale.
Nel
neglect il paziente usualmente trascura la parte controlesionale
dello spazio (dato che la lesione tipica è nell'emisfero destro, lo
spazio negletto è alla sinistra del paziente). Quindi tutto quello
che si trova a sinistra non viene percepito, rappresentato,
afferrato.
Il
neglect è diagnosticato dal neuropsicologo dopo un accurato esame
clinico e psicometrico.
Esistono
diversi tipi di neglect che possono presentarsi associati in uno
stesso paziente oppure dissociati l'uno dall'altro, a seconda della
localizzazione e dell'estensione della lesione:
- percettivo-attentivo, manca la consapevolezza per gli oggetti e gli stimolivisivi o uditivi presenti nell'emispazio sinistro raggiungibile (spazio peripersonale). Le prove classiche per individuarlo sono i giudizi percettivi e le descrizioni di scene (non richiedono risposte motorie) oppure i test di bisezione o cancellazione, la copia di disegni, l'osservazione quotidiana - ad es. quando il paziente mangia, prende solo il cibo nella metà destra del piatto - (non richiedono risposte motorie)
- rappresentazionale, manca la consapevolezza per tutti i dettagli presenti nella metà sinistra di una scena (o figura o mappa) immaginata (spazio immaginativo). Le prove per identificarlo sono l'evocazione di un ambiente ad es. una stanza o una piazza (non richiedono risposte motorie), il disegno spontaneo o a memoria (richiedono risposte motorie) oppure l'osservazione del paziente durante gli spostamenti lungo un percorso.
- coproreo, manca la consapevolezza per l'emilato sinistro del proprio corpo (spazio personale) e così il paziente può arrivare a trascurare e non usare il suo stesso braccio sinistro, che non ha nessuna difficoltà di movimento.
Il
neglect non dipende da un deficit visivo o uditivo, motorio o di
memoria, ma dal fatto che i contenuti dell'emispazio sinistro non
raggiungono la consapevolezza (ad es. nel descrivere i negozi di
Corso Italia ad Arezzo, se ho alle spalle via Roma ignoro Luisa
Spagnoli e via dicendo ma elenco Banca Etruria ecc., mentre se mi
metto di fronte a via Roma trascuro Banca Etruria con i manifestanti
di questi giorni e via dicendo ma elenco Luisa Spagnoli).
Un
processo che ha a che fare non con la dimensione spaziale ma con
quella temporale è la memoria
prospettica,
il ricordarsi
di ricordare.
Sappiamo
bene che la memoria
retrospettiva
riguarda tutti i nostri ricordi del passato, è il nostro archivio
personale.
La
memoria prospettica riguarda invece i ricordi del futuro, cioè tutte
quelle azioni o intenzioni che abbiamo pianificato e che dovremo
svolgere in un dato momento (ora, giorno, mese, anno), è la nostra
agenda personale.
È
ancora poco studiata, anche per le difficoltà metodologiche che
comporta, e sarà, quindi, importante comprenderne meglio il
funzionamento.
Ho
parlato di neglect e memoria prospettica – di spazio e tempo - con
Cecilia Guariglia,
riferimento internazionale per gli studi sulla rappresentazione
spaziale e sulla navigazione ambientale.
Guariglia
è Professore Ordinario di Psicologia all'Università La Sapienza di
Roma, Responsabile del Laboratorio di Neuropsicologia dei Disturbi
VIsuo-spaziali e della Navigazione – Di.Vi.Na. - presso la
Fondazione Santa Lucia IRCCS e Direttore della Scuola di
Specializzazione in Neuropsicologia della Sapienza.
Inoltre,
tengo ad aggiungere che Cecilia è nata a Salerno, è una cittadina
attiva e social.
Ed
è
stata davvero generosa e rapidissima nei nostri scambi di messaggi
per vari mezzi.
1.
A 37 anni dalla prima descrizione del neglect rappresentazionale
(Bisiach e Luzzatti 1978), assieme a Giorgia Committeri, Laura Piccardi e Gaspare Galati, hai esaminato in un ampio gruppo di
persone colpite da ictus nell'emisfero destro le caratteristiche
differenziali del neglect: percettivo e rappresentazionale. Quali
sono gli aspetti innovativi che avete dimostrato e che legame c'è
tra Piazza del Popolo e la giunzione temporo-parietale destra?
Lo
studio dei correlati neurali del neglect rappresentazionale è il
punto di arrivo di una serie di studi sul neglect rappresentazionale
iniziata negli anni ‘90. Dopo che con una serie di studi su casi
casi singoli e di gruppo avevamo dimostrato la doppia dissociazione
tra sintomi, questo studio dimostra che aree cerebrali distinte sono
alla base delle due forme di neglect. In particolare, dimostra che il
neglect rappresentazionale deriva da una lesione della giunzione
temporo-parietale, un’area che negli ultimi anni è stata
dimostrata essere coinvolta nella rappresentazione egocentrica dello
spazio. La rappresentazione egocentrica è la rappresentazione
dell’ambiente che utilizziamo per eseguire spostamenti
nell’ambiente e seguire percorsi.
Fig.
1 A) Behavioural assessment of representational neglect for places.
|
2.
Per quali ragioni è importante distinguere tra neglect percettivo e
rappresentazionale, per lo spazio e per gli oggetti? L'accesso alla
consapevolezza degli stimoli disposti lungo un asse orizzontale è
determinato da diversi schemi di riferimento. Ci sono diverse aree
del cervello che elaborano queste informazioni e che, se
selettivamente danneggiate, danno origine a diversi tipi di neglect?
Domanda
complessa che richiede una risposta in più punti. Cercherò di
essere sintetica, a patto che mi si perdoni l’eccessiva
semplificazione e il trascurare alcune informazioni.
Innanzitutto,
io credo che la distinzione non vada fatta tra spazio ed oggetti, ma
tra tipi diversi di spazio. La distinzione a cui mi riferisco era già
stata descritta da Peterson e Zangwill e da Halligan e Marshall ed è
essenzialmente una distinzione “funzionale” basata sull’ “uso”
che facciamo dello spazio. C’è uno spazio “navigazionale” che
è l’ambiente in cui viviamo e ci muoviamo, l’ambiente dello
studio in cui mi trovo ora, ma anche quello dell’edificio che
contiene lo studio, della città in cui si trova l’edificio, etc.
etc. E’ uno spazio la cui rappresentazione è finalizzata a
permettere all’individuo di raggiungere le proprie mete seguendo il
percorso ottimale.
C’è
poi uno spazio di reaching o peripersonale che è costituito da tutto
ciò che si trova ad una distanza raggiungibile dall’individuo
senza che questi modifichi la sua posizione nell’ambiente (per
intenderci la scrivania a cui sono seduta, la libreria alla sua
destra e il classificatore posto sotto la scrivania). E’ questo uno
spazio la cui rappresentazione è finalizzata a permettere
all’individuo il raggiungimento e la manipolazione di oggetti.
Questi
due tipi di rappresentazione non sono diversi solo dal punto di vista
funzionale (in uno ci spostiamo/navighiamo, nell’altro prendiamo e
manipoliamo oggetti), ma richiedono anche elaborazioni in parte
diverse. Oltre alle informazioni visive ed acustiche, la
rappresentazione dello spazio navigazionale elabora anche
informazioni vestibolari, optic flow, informazioni metriche e
temporali sulle distanze percorse, ed informazioni propriocettive
relative agli spostamenti dell’individuo nell’ambiente, mentre la
rappresentazione dello spazio di reaching elabora informazioni sui
movimenti degli arti superiori e i movimenti fini delle mani, nonché
informazioni tattili su tessitura e temperatura degli oggetti.
Una
lesione cerebrale può danneggiare in modo selettivo la
rappresentazione dello spazio navigazionale ed in questo caso
l’individuo ha difficoltà ad immaginare i luoghi familiari, come
Piazza del Duomo o la propria casa, ma non gli oggetti. Se invece la
lesione danneggia la rappresentazione dello spazio di reaching,
l’individuo avrà difficoltà ad immaginare oggetti ma non luoghi.
Per
quanto riguarda gli schemi di riferimento, io credo che alla base di
ogni tipo di rappresentazione dello spazio, inclusa quella dello
spazio corporeo, ci sia sempre un frame di riferimento egocentrico
basato sulla midline soggettiva; la rappresentazione dello spazio
navigazionale, però, integra questo frame di riferimento con le
mappe cognitive (rappresentazioni allocentriche dell’ambiente).
I
diversi tipi di rappresentazione dello spazio, richiedendo
l’elaborazione di tipi diversi di informazioni, sono elaborate da
sistemi diversi ed in gran parte segregati anche a livello neurale,
la cui lesione corrisponde a forme distinte di neglect.
3.
Dal punto di vista cognitivo, se esiste un neglect per lo spazio
percepito e un neglect per lo spazio immaginato allora il meccanismo
sottostante non è unico oppure c'è un rapporto più complesso tra
percezione, immaginazione e attenzione?
A
mio avviso c’è un rapporto complesso e non una dicotomia
percezione/immaginazione. Attenzione, percezione ed immaginazione
sono processi modulati dalle intenzioni dell’individuo: pensa ad
esempio alla capacità che abbiamo di ignorare stimoli quando siamo
concentrati in un compito o a quante volte non “vediamo” un
particolare di una scena perché attratti da qualcos’altro. La
dicotomia, casomai, è tra navigazione ed azione. Infatti, un
paziente con neglect rappresentazionale può descrivere correttamente
ciò che c’è sulla destra e sulla sinistra di una piazza se il
compito è contare quante panchine ci sono, ma negligere quelle alla
sua sinistra quando gli si chiede di sedersi su quella più vicina.
Viceversa, un paziente con neglect per lo spazio di reaching (quello
che nei nostri articoli chiamiamo neglect percettivo) ignora le
panchine a sinistra quando gli si chiede di contare quante ce ne sono
in una piazza, ma potrebbe andare a sedersi su quella a sinistra se è
la più vicina.
4.
Una persona che ha un'immagine a metà di Piazza del Popolo, può
spostarsi in autonomia?
Sia
le osservazioni cliniche che gli studi sperimentali (Guariglia e coll, 2005; Nico e coll., 2008; Palermo e coll., 2012) ci hanno
dimostrato che i pazienti con neglect rappresentazionale commettono
molti errori quando si spostano (ad es., ignorano le svolte a
sinistra) e possono “perdersi” anche in ambienti familiari perché
non elaborano correttamente le mappe cognitive. Invece, i pazienti
che non hanno neglect per lo spazio rappresentazionale, ma solo per
lo spazio di reaching di solito non si perdono.
5.
Esistono percorsi riabilitativi specifici per il neglect
rappresentazionale?
Purtroppo
non solo non esistono ancora percorsi riabilitativi specifici, ma
anche la valutazione di questo deficit è oggi “negletta”.
Infatti, la maggior parte dei protocolli di valutazione
neuropsicologica non prevede prove per la valutazione del neglect
rappresentazionale o prevede solo prove di rappresentazione di
oggetti (O’Clock Test o Disegno a memoria di oggetti).
6.
Passando a un altro studio che hai condotto assieme a Liana Palermo, Maria Cristina Cinelli, Laura Piccardi, Paola Ciurli, Chiara Incoccia e Laura Zompanti, avete studiato se esiste il cosiddetto 'vantaggio
femminile' anche nella memoria prospettica. Dai vostri risultati è
emerso che le donne sono più brave degli uomini a 'ricordarsi di
ricordare'?
Effettivamente
nel nostro studio le donne hanno una memoria prospettica
“event-based” migliore degli uomini, ma non differiscono dagli
uomini nelle capcità di memoria prospettica “time-based”. Con un
esempio, uomini e donne sono altrettanto bravi a ricordare di fare
una telefonata dopo 5 minuti, ma le donne sono più brave a ricordare
di fare una telefonata quando vedono un telefono.
7.
Quali sono le ipotesi interpretative possibili: biologiche,
esperenziali?
Domanda
da Nobel! Posso non rispondere, così evito di dire “cappellate”?
Scherzi a parte, la differenza potrebbe essere nella tendenza delle
donne ad essere “verbalizzatori”, cioè ad utilizzare processi
verbali più che processi di visualizzazione e tendono ad avere una
migliore working memory verbale. Queste tendenze potrebbero
facilitare il ricordo delle istruzioni dei test di memoria
event-based. In ogni caso, al momento qualunque ipotesi è puramente
speculativa.
8.
A guardare le date, l'articolo ha avuto un lungo processo prima della
pubblicazione. Ci sono stati dei punti contestati dai revisori?
Discussioni
sulla statistica psicometrica adoperata e problemi di madre lingua,
che sono la prassi quando gli autori sono evidentemente di madre
lingua diversa dall’inglese.
9.
Il filone di ricerche sulle differenze di genere in ambito cognitivo
è molto importante per smontare gli stereotipi che hanno finora
prosperato. Stai continuando questi studi con i tuoi collaboratori?
Occupandomi
principalmente di rappresentazione dello spazio è inevitabile per me
occuparmi anche di differenze di genere, visto che è credenza
popolare che le donne siano negate! In alcuni degli studi condotti in
collaborazione con l’Aeronautica Militare e l’Università
dell’Aquila abbiamo trovato donne più brave degli uomini con lo
spazio! Io penso che non ci siano delle vere e proprie differenze di
genere, ma differenze di stili cognitivi diversamente distribuiti nei
due generi.
10.
Puoi descrivere il tuo laboratorio e gli strumenti di lavoro?
Il
laboratorio di Neuropsicologia Di.Vi.Na.
(Disturbi Visuo-spaziali e della Navigaione) ha due sedi:
Dipartimento di Psicologia ell’Università La Sapienza e IRCCS
Fondazione Santa Lucia. Del laboratorio fanno parte alcuni cari e
vecchi amici, tra cui Laura Piccardi dell’Università dell’Aquila,
Liana Palermo dell’Università Magna Graecia, Filippo Bianchini,
Maddalena Boccia, Antonella Di Vita. Abbiamo in ognuna delle due sedi
una stanza molto grande le cui pareti possono essere completamente
coperte da tende per nascondere porte, finestre, interruttori, etc.
che possono fungere da punti di riferimento non controllati nelle
prove di navigazione. Gli strumenti consistono in una serie di test
neuropsicologici classici (Test di Raven, WAIS, test di Corsi, vari
test di memoria e di attenzione, etc.), il WalCT che è un test di
Corsi camminato sviluppato dal nostro laboratorio per la valutazione
della memoria navigazionale, un computer dedicato alle analisi dei
dati fMRI, un computer portatile per la somministrazione di test
sperimentali.
11.
Quanti fondi di ricerca hai a disposizione ogni anno?
Dolenti
note! In virtù di una convenzione tra il Dipartimento di Psicologia
e la IRCCS Santa Lucia ho la fortuna di collaborare con la IRCCS e di
accedere ad alcuni fondi della ricerca corrente che mi permettono di
eseguire gli studi di neuroimaging, ma la penuria di fondi pesa
davvero tanto! Poi ci sono i fondi di Ateneo a cui si concorre
annualmente e l’anno scorso in gruppo con due colleghi del mio
Dipartimento abbiamo ricevuto 10000€ (poco più di 3000€ a
cranio).
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