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lunedì 13 giugno 2016

Le molestie nella Vita da scienziate. I risultati dell'indagine.




L'indagine Vita da scienziate ha avuto inizio quasi per caso, dopo aver letto e discusso l'articolo di Hope Jahren dal titolo She Wanted to Do Her Research. He Wanted to Talk ‘Feelings’, pubblicato sul New York Times il 4 marzo scorso.
L'articolo ha avuto una grande risonanza e ha contribuito a riportare l'attenzione su un argomento tremendo che condiziona le carriere e le vite delle donne che vogliono intraprendere o che hanno intrapreso l'attività scientifica universitaria. Si tratta delle molestie sul lavoro, dagli apprezzamenti verbali inappropriati, ai messaggi, alle microaggressioni, fino alla violenza sessuale.

Le donne rappresentano soltanto una tra le categorie che subiscono prevaricazioni nell'ambiente lavorativo, dal momento che questo tipo di discriminazione sottomette gruppi etnici, gruppi con diverso orientamento sessuale, disabili, persone con varianti sessuali.

Non sono neppure soltanto le donne che lavorano nelle università ad essere esposte ai rischi di molestie: è una minaccia presente in diversi contesti lavorativi. Lo racconta la giornalista Olga Ricci - è il suo purtroppo necessario pseudonimo - nel libro  Toglimi la mani di dosso. Si parla poco degli ospedali, ad esempio.

I risultati di un'indagine di Jagsi e collaboratori, pubblicati a maggio sulla rivista JAMA, hanno dimostrato che il 30% delle donne medico (che lavora in dipartimenti universitari) riferisce di aver subito molestie sessuali, per gli uomini medico la percentuale scende al 4%. Le percentuali raggiungono il 66% e circa il 10%, rispettivamente, se si considerano 'solo' le discriminazioni di genere (trattamenti sfavorevoli in quanto donna o in quanto uomo) subite durante l'attività professionale.

La situazione non cambia per le donne che lavorano nel settore dell'innovazione tecnologica più avanzata, come nella Silicon Valley. I risultati dell'indagine Elephant in the Valley hanno mostrato che il 60% delle partecipanti ha subito molestie sessuali, mentre oltre l'80% è stata vittima di microaggressioni o discriminazioni durante le riunioni di lavoro.

Il primo studio sistematico sulle molestie nell'ambiente di lavoro universitario è stato pubblicato su PlosONE nel 2014 da Kathryn B.H. Clancy, Robin G. Nelson, Julienne N. Rutherford e Katie Hinde. La ricerca ha coinvolto un totale di 666 soggetti, reclutati attraverso i social network o la posta elettronica, che hanno compilato, attraverso internet, un questionario di 45 domande. Nella prima fase i soggetti reclutati sono stati 124, in una seconda fase 542. L'indagine era rivolta a donne e uomini.
I risultati hanno dimostrato che il 71% delle donne e il 41% degli uomini ha ricevuto commenti molesti e che il 26% delle donne e il 6% degli uomini ha subito comportamenti inappropriati. Le donne sono, quindi, sistematicamente le maggiori vittime di molestie nell'ambiente di lavoro. Secondo gli autori queste esperienze negative condizionano fortemente le carriere lavorative delle donne. Essi concludono con un richiamo: i supervisori e i direttori hanno il dovere e la responsabilità di garantire un adeguato ambiente di lavoro che, da un lato favorisca uguali opportunità di benessere, creatività e produttività e, dall'altro, permetta di denunciare le molestie, senza correre il rischio di ritorsioni.

Table 2. Distribution of survey respondents who experienced inappropriate comments (harassment) or unwanted physical contact (assault) by genderand professional status at the time of the event.

Un'indagine condotta da Fulvia Mecatti ed elaborata da Silvia Calligaris all'Università di Milano Bicocca nel 2012 – Indagine sulle molestie sessuali all'interno dell'Università – e rivolta a studenti, ricercatori, docenti e personale amministrativo (4047 questionari compilati) ha mostrato che l'1.4% dei partecipanti (donne e uomini) ha subito molestie, attuate nel 90% dei casi da un uomo, che, per l'80%, è un pari grado o un superiore. Le autrici rilevano che nell'80% dei casi di molestie il responsabile di struttura non ne è a conoscenza. “Se a conoscenza della molestia, ha preso provvedimenti (azione disciplinare, allontanamento, richiamo, segnalazione etc.) nel 70% dei casi”.  
Probabilmente, il dato sottostima la realtà per due aspetti: nel 2012 l'attenzione sulle molestie era scarsa e spesso le vittime ne erano inconsapevoli; un'indagine all'interno di un'Università può indurre a sotto-riportare gli episodi di molestie per il timore di identificazioni e ritorsioni.
Inoltre, le molestie sugli studenti richiedono analisi a parte, così come quelle sul personale amministrativo.

Prendendo come riferimento l'articolo di Clancy e collaboratori, ho selezionato e adattato alcune delle domande originarie, per costruire il questionario che è poi diventato la base dell'indagine Vita da scienziate. I soggetti di riferimento sono state in questo caso solo le ricercatrici e le docenti che lavorano nelle università italiane, con l'obiettivo di conoscere quanto il fenomeno delle molestie sia diffuso tra le donne in carriera accademica.

Attraverso l'apposito form di Google, il questionario è stato facilmente completato via internet. La compilazione del questionario in forma strettamente anonima ha garantito la riservatezza alle partecipanti.
Lo scopo del questionario è di fare una breve indagine in forma anonima sulla frequenza di commenti e comportamenti molesti subiti dalle donne ricercatrici e docenti nelle sedi universitarie italiane, durante l'attività lavorativa.
La richiesta è di rispondere nella maniera più sincera possibile.
Per ogni altra segnalazione o ulteriori considerazioni l'indirizzo è: vitadascienziate@gmail.com
Grazie della preziosa collaborazione.
Pagina Facebook https://www.facebook.com/vitadascienziate/
 
Fin dall'inizio lo scopo è stato esplorativo: sondare il tipo di risposte che potevano arrivare da una consultazione esclusivamente online e indipendente, condotta al di fuori del contesto universitario. 
La pagina facebook [che continua a raccogliere le ultime notizie sul tema] è servita a favorire la diffusione del questionario attraverso i vari social network e a creare una specie di punto di raccolta di informazioni e articoli sull'argomento.

L'indagine è iniziata il 7 marzo. La condivisone è stata globalmente modesta.  Giorno dopo giorno sono arrivati incitamenti e commenti in varie forme: commenti pubblici, messaggi privati, messaggi di posta elettronica.

A tre mesi di distanza presento i risultati dell'indagine: uno studio pilota sulla situazione italiana delle molestie subite dalle donne durante l'attività lavorativa universitaria.

Hanno compilato il questionario 116 donne di età media pari a 35.8 anni (da 24 a 66 anni).

La distribuzione regionale del campione è raffigurata sulla cartina:



Come si può vedere nella distribuzione delle partecipanti in base al ruolo accademico, prevalgono le figure in formazione rispetto alle docenti:

Nel campione sono rappresentate diverse aree disciplinari:


Le domande del questionario esplorano nella Prima parte le caratteristiche generali dell'ambiente di lavoro, nella Seconda parte le esperienze dirette di molestie (commenti sull'aspetto esteriore, sulle proprie abilità, allusioni sessuali) e di approcci sessuali indesiderati, nella Terza parte le esperienze riferite da colleghe.
Nei casi di molestie e approcci, alcune domande indagano i provvedimenti presi e la loro efficacia percepita.

Tra le domande della prima parte riporto solo i dati della sede attuale di lavoro (nel questionario vi erano analoghe domande rivolte alle sedi lavorative precedenti).

Prima parte: Ambiente di lavoro e genere.

Inclusa quella attuale, in quante sedi universitarie hai fatto ricerca dopo la Laurea?



Inclusa quella attuale, in quante sedi universitarie il direttore di Dipartimento era un uomo?


Inclusa quella attuale, in quante sedi universitarie il direttore di Dipartimento era una donna?


Qual è il rapporto donne/uomini tra tutti i ricercatori e i docenti presenti nella sede attuale (italiana)?


Il tetto di cristallo resiste: per quanto aumenti la presenza delle donne nei diversi gradi della carriera accademica, le posizioni apicali sono a quasi esclusivo appannaggio degli uomini.
Questo è un aspetto critico, se si pensa che i Direttori di Dipartimento dovrebbero essere le persone a cui rivolgersi per segnalare le molestie e in grado di garantire un ambiente di lavoro con pari opportunità per i diversi membri.
Ho descritto la progressiva flessione nella presenza delle donne lungo la carriera accademica in Donne non Ordinarie. 
 

Seconda parte: esperienze dirette di molestie.

Hai mai ricevuto personalmente commenti o battute sulla bellezza fisica?



Da chi provenivano?
Nel 68.7% dei casi da Un uomo con un grado superiore, nel 41.7% dei casi da Un uomo con un pari grado, da un Un uomo con un grado inferiore nell'11.3%, da un Collaboratore esterno nel 7.8%. Nel 17.4% dei casi i commenti sull'aspetto esteriore provenivano da una donna.
Il 19.1% del campione ha considerato la domanda non adatta alla propria situazione e quindi Non pertinente.

Hai mai ricevuto personalmente commenti o battute sulle tue capacità cognitive e affettive in quanto donna?



Da chi provenivano?
Da Un uomo con un grado superiore per il 53% del campione, da un Un uomo con un pari grado per il 27%, da un Uomo con un grado inferiore nel 6.1%, da Un collaboratore esterno nel 2.6%.
Nel 7.8% i commenti sulle abilità provenivano da una donna.
La domanda è stata considerata Non pertinente dal 36.5% delle partecipanti.

Hai mai sperimentato personalmente commenti inappropriati o allusioni sessuali?



Da chi provenivano?
Nel 53.9% dei casi da Un uomo con un grado superiore, nel 22.6% da Un uomo con un pari grado, nel 4.3% da Un uomo con un grado inferiore, da Un collaboratore esterno nel 2.6% dei casi.
Commenti e allusioni sessuali provenivano da una donna per il 4.3%.
Per il 39.1% delle partecipanti la domanda è stata Non pertinente.

Hai mai sperimentato personalmente comportamenti inappropriati o approcci a sfondo sessuale?



Da chi provenivano?
Gli approcci sessuali inappropriati provenivano per il 31.3% delle partecipanti da Un uomo con un grado superiore, nel 6.1% da Un uomo con un pari grado, nell'1.7% da Un uomo con un grado inferiore, nel 2.6% da Un collaboratore esterno.
In nessun caso il comportamento indesiderato era perpetrato da una donna (0%).
Per il 66.1% delle partecipanti la domanda era Non pertinente.

In sintesi, l'80% delle partecipanti riferisce di avere ricevuto commenti sul proprio aspetto esteriore durante l'attività lavorativa, il 64% riferisce di avere ricevuto commenti sulle proprie abilità cognitive e affettive, il 62% ha ricevuto commenti e allusioni sessuali, il 30% è stata vittima di approcci e comportamenti indesiderati a sfondo sessuale.

Nelle domande che seguono, con denuncia s'intende l'aver riferito a un superiore o a un ente interno universitario quanto subito, non un procedimento giudiziario.

Hai avuto la possibilità di denunciare le molestie?
Escludendo il 58,3% per le quali la domanda era Non pertinente, il 7% delle partecipanti ha avuto la possibilità di denunciare le molestie, a fronte di un 34.8% che non ha avuto tale possibilità.

Le hai denunciate?
Solo il 3.5% ha denunciato le molestie, la metà delle partecipanti che ne ha avuto la possibilità, mentre il 36.5% non le ha denunciate.
Per il 60% la domanda è Non Pertinente.

Sei soddisfatta dell'esito di avere denunciato le molestie?
Solo lo 0.9% mostra un minimo grado di soddisfazione dall'aver denunciato le molestie; un altro 0.9% non ne ha avuto alcun effetto (Neutrale), mentre il 3.5% si è considerata non soddisfatta e nell'1.7% molto insoddisfatta di aver fatto denuncia.
Domanda Non pertinente per il 93%.

Molto spesso le donne che ricevono molestie nell'ambiente universitario non hanno la possibilità di segnalarle. Nei pochi casi nei quali questa possibilità esiste, tende ad essere sfruttata solo a metà, probabilmente per il timore di effetti negativi. Questo timore non sembra infondato se si osserva che chi ha denunciato la molestia ritiene di non essere soddisfatta dell'esito.

Al termine di questa Seconda parte del questionario, le partecipanti avevano la possibilità di aggiungere un commento. Tra i tanti, ho selezionato alcuni estratti:
non ho fatto una denuncia formale ma l'ho reso pubblico a tutti nell'ambiente di lavoro, scoprendo che tutte le altre donne avevano subito le stesse cose ma non avevano detto niente... per vergogna e perché le cose vanno così. Dopo, che io sappia, non è più successo.

Non l'ho denunciato, ma mi dispiace di non averlo fatto

Infastidito dal mio rifiuto è diventato aggressivo, si è indignato perchè io non sapevo chi era lui!

Ho sottovalutato la situazione

Spesso definiva le donne come 'emotive' isteriche e acide... "Sì perché voi donne si sa come siete!"

...la mia risposta e' stata sufficiente.

Attualmente le avrei denunciate, credo mi abbiano bloccato la carriera

ho cambiato sede

non ho ritenuto opportuno denunciarle, perché credo che la denuncia avrebbe portato solo ad un escalation del conflitto, piuttosto che a una risoluzione della cosa.

Terza parte: esperienze riferite di molestie.

Altre colleghe ti hanno riferito commenti, battute o approcci ricevuti in quanto donne?


Di cosa si trattava?
Di commenti o battute sulla bellezza fisica nel 51.3% dei casi, di commenti o battute sulle capacità cognitive e affettive nel 42.6%, di comportamenti inappropriati o approcci a sfondo sessuale nel 34.8% e per il 4.3% Altro.
La domanda era Non pertinente per il 27% delle partecipanti.

Da chi provenivano?
Nel 64.3% da Un uomo con un grado superiore, da Un uomo con un pari grado nel 32.2%, per il 7.8% da un Uomo con un grado inferiore, da Un collaboratore esterno per il 9.6%.
Si trattava di una donna nel 2.6% dei casi.
Domanda Non pertinente per il 30.4%.

Nel 70% dei casi le molestie sono state riferite da colleghe e ancora una volta per oltre il 30% dei casi si tratta di approcci indesiderati.
Il principale responsabile è un uomo, più frequentemente con un grado superiore alla vittima e che approfitta della sua posizione dominante. Seguono via via uomini negli altri ruoli.
In alcuni rari casi le molestie sono perpetrate da donne e questo testimonia la diffusione di una cultura sessista, più o meno consapevole, dalla quale scaturiscono condotte di prevaricazione anche tra persone dello stesso genere.


Tra i commenti lasciati al termine del questionario ho selezionato questi estratti:
nel mio settore ci sono molte più donne tra dottorandi e post-doc ma poche ricercatrici e pochissime donne ricoprono un ruolo da docente.

ancora oggi quando ci penso mi viene pelle d'oca ...non avevo magari neanche tanto coraggio a spargere la voce, ma ora so che se avessi un'altra possibilità, lo farei.

Il mobbing e le molestie sessuali dirette o indirette sono ancora troppo largamente sottovalutate e non riconosciute. Sarebbe necessario educare studenti di tutti i livelli e personale docente al fine di eliminare o almeno contrastare questo fenomeno.

in Francia e Germania e' uguale, in Giappone le donne sono trattate ancora peggio!

se il danno è della vittima, quasi sempre però il problema è dall'altra parte.

ci sono indagini fatte da varie università su questo tema.

ho ricevuto delle avances non corrisposte da persone di grado superiore al mio e credo di averne pagato le conseguenze.

La ridotta numerosità del campione non permette di generalizzare i risultati dell'indagine Vita da scienziate. Inoltre, possono essere state spinte a compilare il questionario le donne che hanno ricevuto molestie, rispetto a quelle che non le hanno ricevute. Tuttavia, i dati, per quanto modesti sono in linea con le altre indagini pubblicate sia per la frequenza di commenti molesti (sempre oltre il 60%) sia per la proporzione di approcci indesiderati (sempre intorno al 30%).
 
Resta uno studio pilota, il primo sulla situazione italiana nelle università, che porta alle seguenti conclusioni:

- le molestie contro le donne che lavorano in ambito universitario assumono diverse forme, dai commenti sessisti agli approcci sessuali indesiderati;

- i responsabili sono nella maggior parte dei casi uomini che approfittano del proprio grado superiore;

- solo in pochi casi ci sono le condizioni per segnalare le molestie ma se segnalate possono dare uno svantaggio alla vittima.

Uno degli aspetti che più mi hanno colpito in questi tre mesi sono state le voci sommerse, i numerosi commenti e messaggi strettamente privati (che qui non ho riportato) che rivelano una situazione tanto diffusa quanto bloccata dall'impotenza e dalla paura.
Il timore di ritorsioni rende rischiosa ogni intenzione di segnalazione.

Questo aspetto, assieme all'ancora diffusa non consapevolezza di essere vittima di molestia, rappresentano gli ostacoli più forti a un cambiamento.

Come molti studi stanno dimostrando, l'unico modo per ridurre le molestie nell'ambiente universitario - ma vale come indicazione generale - è di segnalarle, senza vergogna timori. Tuttavia, per garantire l'efficacia di questa azione bisogna costruire un contesto sicuro con pari opportunità per tutti.  

Ci sono due modi per arrivare a questo obiettivo: in primo luogo, diffondere la consapevolezza delle molestie e delle risposte possibili, fin dagli anni degli studi universitari; in secondo luogo, incrementare la presenza delle donne (e anche di stranieri e di altre minoranze) in tutti i gradi della carriera accademica.

Si può fare. 

Un grande ringraziamento a tutte le persone che hanno partecipato.


Aggiornamenti:

- 22 novembre 2017: l'indagine è citata nell'articolo di Irene Soave su 7 del Corriere della Sera: Cos’è una molestia sul lavoro? 10 domande e 10 risposte

- 13 settembre 2018: l'indagine è citata nell'articolo di Federica Ginesu su Grazia
13 settembre 2018


- 23 novembre 2018: l'indagine e la pagina facebook Vita da Scienziate sono state citate nella puntata di Radio3 Scienza dal titolo "#MeToo in laboratorio" con Elisabetta Tola e Roberta Fulci, che mi hanno intervistato, assieme a Sveva Avveduto.

1 commento:

  1. Che i baroni ci provino con le dottorande è noto. Ed è una cosa che fa francamente vomitare. Da uomo, io non comprendo davvero (lo dico senza retorica) come un uomo che abusa del proprio potere e sottopone una donna ad un ricatto possa ancora guardarsi allo specchio; né che piacere possa dare un contatto sessuale estorto con tali mezzi, e in cosa differisca, nella sostanza, da uno stupro; né che valore, sul piano intellettuale ed etico, al di là della sua efficacia e delle sue ricadute sul piano pratico, possa avere la ricerca compiuta in tali condizioni; né con quale spirito, con quale serenità, in quale clima, con quale ipocrisia, con quale stomaco, essa possa essere condotta.
    Va detto, nondimeno, che alcune donne (forse molte) accettano compromessi di natura sessuale per fare carriera. In tutti i dipartimenti, o quasi, ci sono esempi noti. In quel caso la donna è sfruttata o sfruttatrice? Una vittima o un'opportunista? Forse è entrambe le cose: da un lato avvantaggia se stessa in modo scorretto, e contribuisce a perpetuare una mentalità basata sul compromesso e sul ricatto; dall'altro, è essa stessa vittima di logiche e gerarchie di stampo sessista. Esiste, insomma, come in ogni sistema perverso, come in ogni forma di iniquità e di oppressione, una zona grigia in cui le vittime si confondono con i complici.
    C'è, però, un punto che non mi è del tutto chiaro. Un complimento galante, non volgare, per un'acconciatura, un vestito, o per la semplice innata bellezza, rientra nella categoria "commenti o battute sulla bellezza fisica"? Un semplice sguardo è una molestia, come hanno stabilito alcune sentenze? "Sguardo reificante", dicono le femministe. Di fronte ad una minigonna o ad una scollatura vistose, gli uomini, per essre sicuri di non commettere molestie, devono girarsi dall'altra parte o guardare per aria?

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