In
realtà il titolo dell'articolo è Your misery is no longer my pleasure: reduced schadenfreude in Huntington's disease ma non
riguarda il confronto tra due periodi di tempo al quale farebbe
pensare quel 'non è più', come se una volta i soggetti avessero
provato più piacere per le sfortune altrui...
L'ipotesi
degli autori - Sandra
Baez, Hernando
Santamaría-García, Janni Orozco, Sol Fittipaldi, Adolfo M. García,
Mariana Pino, Agustín Ibáñez - è che nella malattia di Huntington sia alterata
l'esperienza di schadenfreude (piacere per le disgrazie che capitano
al prossimo).
Quali
sono i loro presupposti?
1-
l'esperienza di schadenfreude è stata correlata a livello
neuroanatomico con l'attività dello striato ventrale (Cikara e Fiske, 2013; Takahashi e coll., 2009)
2-
nelle persone con diagnosi di Huntington – sintomatici o
presintomatici – lo striato ventrale risulta danneggiato
=> allora
appare ragionevole andare ad esaminare proprio in questa patologia le
alterazioni di schadenfreude.
Pertanto,
per verificare l'ipotesi, sarebbero essenziali: un gruppo di pazienti con malattia di Huntington e relativi dati clinici e neuroradiologici (per dimostrare
l'alterazione dello striato ventrale), un gruppo di controllo con
relativi dati neuroradiologici (per dimostrare una non alterazione
dello striato ventrale).
Nuclei della base |
Come
chiarito dagli autori, nessun altro studio ha esaminato prima questa
ipotesi.
This study aims to bridge the gap.
E
aggiungono:
we conducted an unprecedented study on schadenfreude in manifest HD patients and their asymptomatic first-degree relatives
Tre anni prima, Cikara
e Fiske (2013) definiscono la schadenfreude come una risposta
contro-empatica al dolore altrui e analizzano il ruolo determinante
del gruppo di appartenenza e degli stereotipi.
La
pietà o l'empatia sono risposte comuni ma non universali, affermano,
una risposta alternativa è il piacere o il godimento per le
disgrazie altrui.
Specificano
anche che la letteratura scientifica dimostra che i soggetti
difficilmente tendono a dare un punteggio di piacere superiore a
quello intermedio su una scala di valori, probabilmente per effetto
della desiderabilità sociale (per questo molti studi usano oltre
alle risposte dirette anche misure indirette elettrofisiologiche).
I
soggetti tenderebbero, quindi, a minimizzare il piacere derivante dai mali del prossimo per non essere giudicati male dall'esaminatore.
L'innesco
è dato da un'altra emozione sociale: l'invidia. Cikara e Fiske dimostrano
che lo status e la competitività delle persone descritte in appositi
scenari sono sufficienti a prevedere l'intensità di schadenfreude
percepita. Quindi, basta accentuare i fattori che scatenano l'invidia
per aumentare l'intensità del piacere per le disgrazie altrui.
Proprio per questa suscettibilità alle variazioni del contesto di
valutazione è necessario usare più metodi per la presentazione
degli scenari e per la misura della schadenfreude.
Takahashi
e colleghi (2009) affermano che la schadenfreude è strettamente
collegata all'invidia ed è più probabile che la sperimentiamo verso
persone in posizioni vantaggiose o rilevanti. L'invidia è modulata
dalle caratteristiche del soggetto osservato.
I dati comportamentali
del loro studio dimostrano che una più intensa schadenfreude è
collegata a una più intensa invidia e che la schadenfreude è
scatenata dalle disgrazie di una persona invidiata (in posizione
vantaggiosa o rilevante rispetto a sé) ma non dalle persone non
invidiate. Con i dati neuroradiologici di risonanza magnetica
funzionale, Takahashi e colleghi hanno dimostrato una modulazione
dell'attività dello striato ventrale al variare dell'intensità di schadenfreude, mentre la corteccia cingolata anteriore
si attiva in proporzione all'invidia percepita.
L'invidia è
considerata come una condizione in cui si percepisce un contrasto tra
sé e l'informazione emergente in un confronto sociale.
Quindi,
invidia e schadenfreude sono strettamente collegate e per scatenarle
si può manipolare il contesto sociale con cui ci confrontiamo.
Tuttavia, per poterle esprimere con sincerità dobbiamo non essere
condizionati dalle aspettative di chi ci osserva o dal nostro bisogno
di approvazione (desiderabilità sociale).
Torno
allo studio in questione.
Baez
e colleghi per sottoporre a verifica sperimentale la loro ipotesi
utilizzano tre gruppi di soggetti:
- 21 soggeti affetti da malattia di Huntington con diagnosi clinica e genetica;
- 19 familiari (figli o fratelli/sorelle, non è specificato il numero per ciascuna categoria) senza sintomi neurologici e senza diagnosi genetica;
- 23 soggetti senza sintomi neurologici, né storia di malattie.
Il
primo punto debole riguarda i soggetti:
1)
per i pazienti, non sono descritte le caratteristiche cliniche
dettagliate e non sono fornite informazioni sulle alterazioni
neuroanatomiche né sulla gravità di malattia. Dal momento che per
gli autori l'alterazione dello striato ventrale è il fattore
fondamentale che causa le alterazioni nelle emozioni sociali
specifiche dell'Huntington, la mancanza del dato anatomico basa i
risultati su una supposizione e li rende deboli;
2)
i familiari dei pazienti possono non essere affatto presintomatici:
solo l'analisi genetica avrebbe potuto dimostrarlo. Quindi nel gruppo scelto
dagli autori possono essere presenti sia familiari sani, sia
familiari affetti che ancora non presentano i sintomi di malattia;
3)
i controlli sono persone sane ma dai dati del MOCA (Montreal
Cognitive Assessment) risultano ai limiti del cut-off per il declino
cognitivo lieve (gli autori non forniscono i dati di validazione per
la propria popolazione).
I dati del MOCA (15.7 per i pazienti, 23.6
per i familiari e 22.2 per i controlli) e la bassa scolarità (7.0
anni per i pazienti, 6.5 per i familiari e 6.1 per i controlli) sono
due importanti variabili che possono condizionare i risultati. Gli
autori riferiscono di aver controllato le analisi statistiche per gli
effetti dei punteggi al MOCA ma non è specificato quando e dove.
Infine,
i controlli non hanno un'esperienza di assistenza (non è specificato
che ce l'abbiano) e questo può differenziare molto la loro percezione del prossimo rispetto a quella di pazienti e familiari,
forzatamente condizionata fin dalla diagnosi di una malattia che cambia le storie di vita e la visione del mondo.
Diventa allora difficile discernere i fattori
causali neurologici e neuroanatomici dai fattori causali psicologici
e contestuali.
In altri termini, non è possibile capire se le eventuali diverse intensità nelle emozioni sociali provate dipendano dal vivere in un contesto di malattia e non in altri o dall'avere proprio quella malattia e non altre.
In altri termini, non è possibile capire se le eventuali diverse intensità nelle emozioni sociali provate dipendano dal vivere in un contesto di malattia e non in altri o dall'avere proprio quella malattia e non altre.
Gli
autori sottopongono i tre gruppi di soggetti alla lettura di frasi
che descrivono diverse situazioni.
In
una prima condizione – situazioni fortunate o neutre -, dopo la
lettura di ciascuna frase, ciascun soggetto deve quantificare
l'invidia provata su una scala da 1 (nessuna invidia) a 9 (estrema
invidia).
Nella seconda condizione – situazioni sfortunate o neutre
-, dopo la lettura di ciascuna frase, ciascun soggetto deve
quantificare il piacere provato in una scala da 1 (nessun piacere) a
9 (estremo piacere).
Ad
esempio, tra le 8 frasi per le situazioni fortunate ci sono:
Lei/lui
ha vinto la lotteria (non è specificato il genere usato)
Lei/lui
ha ottenuto un lavoro migliore perché conosce il capo
Sebbene
lei/lui sia anziana/o sembra giovanissima/o
Esempi
delle situazioni sfortunate:
Lui/lei
è stato denunciato/a per corruzione
Il
suo ragazzo/la sua ragazza ha una relazione con un'altra donna/un
altro uomo
Il
suo account di Facebook è stato chiuso dopo la pubblicazione di foto
inappropriate
Le
situazioni neutre erano solo 4 (2 in ogni condizione):
Oggi
lei/lui ha lavato i suoi vestiti
Lui/lei
è venuto/a in banca per pagare una bolletta
Lui/lei
ha preparato una torta di compleanno
Lui/lei
ha spento la luce prima di uscire
Tutte
le frasi sono state prima sottoposte a un gruppo di 109 soggetti (63
donne, 46 uomini; età media: 35.62 anni; istruzione 18.5 anni) che
hanno completato la stessa procedura in due condizioni.
Per tali soggetti, appena più giovani e molto più istruiti dei
soggetti dei tre gruppi dello studio, il valore medio di invidia è
stato di 3.72 (ds=1.81) e il valore medio di schadenfreude è
stato 4.4 (ds=2.18), 1.29 (ds=0.68) per le prove neutre.
Se
confrontate con gli scenari utilizzati nello studio di Takahashi e
colleghi (2009), le frasi-situazioni di Baez e collaboratori sono piuttosto semplici e delineano
solo superficialmente il contesto e il protagonista.
Nello studio di
Takahashi e colleghi gli scenari erano diversi per i soggetti donne e
uomini e diverse erano le combinazioni di caratteristiche del protagonista
in termini di abilità e rilevanza. Ad esempio, per le donne uno
scenario con caratteristiche di elevata abilità e bassa
rilevanza era il seguente:
Si
è iscritta a un corso di letteratura e i voti dei suoi esami sono
eccellenti. Fa parte della squadra di pallavolo ed è forte come
attaccante. Vorrebbe lavorare alla banca locale. Il suo colloquio è
andato bene. Preferisce la campagna e lo stile di vita tradizionale
giapponese. È popolare tra gli studenti maschi.
Un altro scenario con media abilità e bassa
rilevanza era:
Si
è iscritta a un corso di letteratura e i voti dei suoi esami sono mediocri. Fa parte della squadra di pallavolo e sta in panchina. Vorrebbe lavorare alla banca locale. Il suo colloquio non è
andato bene. Non è popolare tra gli studenti maschi.
Cambiare
le condizioni dello scenario è fondamentale per far variare le
intensità di invidia e di schadenfreude, perché entrambe non hanno
valori assoluti. Pertanto, solo il confronto tra più scenari può
dare validità alla misura delle loro percezioni.
Tornando
a Baez e colleghi, ecco i risultati per i tre gruppi di soggetti:
-
pazienti, invidia=3.8 (DS=2.0) e schadenfreude=3.3
(sd=1.2);
-
familiari, invidia=3.6 (DS=2.1) e schadenfreude=3.1
(sd=1.9);
-
controlli, invidia=3.0 (DS=2.9) e schadenfreude=5.4
(sd=2.0).
Alle
analisi statistiche, i punteggi dei pazienti e dei familiari per la
schadenfreude sono significativamente più bassi di quelli dei
controlli, mentre i tre gruppi non sono diversi per i valori
dell'invidia.
Gli autori affermano con soddisfazione che la loro ipotesi è confermata:
Gli autori affermano con soddisfazione che la loro ipotesi è confermata:
This is the first study investigating schadenfreude and envy in HD patients and their first-degree relatives. As expected, we found that schadenfreude was selectively reduced in both HD patients and relatives, while envy remained unimpaired. Our results illuminate social emotion impairments in HD and may have important clinical implications.
Non
è chiaro (e non è discusso dagli autori) perché non vi siano
differenze tra i tre gruppi nell'invidia, data la sua stretta
relazione con la schadenfreude. Il gruppo di controllo ha anche un
valore superiore di schadenfreude rispetto a quello ottenuto dai 109
soggetti dello studio preliminare (5.4 versus 4.4) ma neppure questo
viene discusso.
Manca
almeno un altro tipo di scenario oppure un metodo indiretto di esame
(ad es. psicofisiologico) per poter verificare se la direzione delle
differenze osservate sia sistematica. Solo la presenza di più
situazioni può far comprendere l'intensità della schadenfreude,
altrimenti non abbiamo dati sufficienti per dire quale sia il punto
critico, in una scala da 1 a 9, per poter parlare di franca
schadenfraude.
Infine,
gli autori non chiariscono l'avvenuta comprensione delle situazioni
(fortunate, sfortunate e neutre) da parte dei diversi gruppi di
soggetti nella fase preliminare e nella fase sperimentale,
informazione importante, viste le eterogeneità nel livello cognitivo
e nel grado di scolarizzazione.
In
base ai loro risultati gli autori concludono che:
- si tratta di risultati senza precedenti (non discussi, nelle conclusioni non sono neppure descritte le limitazioni dello studio, come di consueto)Future studies should confirm and extend these unprecedented findings.
- i risultati riflettono (con un salto concettuale) i disturbi ben consolidati nel sistema della ricompensaThis could reflect well-established impairments in reward processing shared by individuals with manifest and premanifest HD (Enzi e coll., 2012)
- i dati sui familiari sono attendibili e anche altri studi hanno reclutato soggetti vulnerabili per l'Huntington (familiari) ai quali non sono state fatte analisi genetiche. A questo proposito citano due studi ...della stessa autrice:Baez S, Herrera E, Gershanik O, Garcia AM, Bocanegra Y, Kargieman L, Manes F, Ibanez A. Impairments in negative emotion recognition and empathy for pain in Huntington's disease families. Neuropsychologia. 2015 Feb;68:158-67Kargieman, L., Herrera, E., Baez, S., Garcia, A.M., Dottori, M., Gelormini, C., Manes, F., Gershanik, O., Ibanez, A., 2014. Motor–language coupling in Huntington's disease families. Front. Aging Neurosci. 6, 122.
- l'elaborazione delle emozioni sociali costituisce un indicatore potenziale dell'esordio o della vulnerabilità dell'HuntingtonGli autori avevano affermato qualcosa del genere anche nel precedente studio del 2015 su un altro indicatore:our results suggest that emotion recognition impairment may be considered as a potential biomarker of HD onset and progression
La smania di voler scoprire il marker (un indicatore precoce) porta a qualche leggerezza metodologica.
Lo studio della schadenfreude è di grande interesse per la psicologia sociale e può aggiungere informazioni all'indagine delle popolazioni cliniche. Tuttavia, come tutti gli studi di psicologia sociale richiede un impianto metodologico molto rigoroso per controllare la varietà di tutte le variabili implicate.
Lo studio della schadenfreude è di grande interesse per la psicologia sociale e può aggiungere informazioni all'indagine delle popolazioni cliniche. Tuttavia, come tutti gli studi di psicologia sociale richiede un impianto metodologico molto rigoroso per controllare la varietà di tutte le variabili implicate.
Bisognerà
aspettare altri dati per superare queste debolezze del metodo
sperimentale e dell'indagine clinica: al momento, le insufficienti
conclusioni si basano su supposizioni enfatizzate.
Un titolo così suggestivo relativo a una malattia come l'Huntington sarebbe stato giustificato solo da un solido impianto sperimentale e da risultati forti, altrimenti suona come beffa.
Su Schadenfreude e Glückschmerz invito a leggere anche: Se tu perdi io rido, se tu vinci io piango.
Un titolo così suggestivo relativo a una malattia come l'Huntington sarebbe stato giustificato solo da un solido impianto sperimentale e da risultati forti, altrimenti suona come beffa.
Su Schadenfreude e Glückschmerz invito a leggere anche: Se tu perdi io rido, se tu vinci io piango.
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