Il caso di Leonore Welt (1888)*
Le sventure che hanno colpito le persone per incidente o per malattia sono state all'origine di tutto quello che noi sappiamo sull'organizzazione e sul funzionamento del nostro cervello.
Le sventure che hanno colpito le persone per incidente o per malattia sono state all'origine di tutto quello che noi sappiamo sull'organizzazione e sul funzionamento del nostro cervello.
Lo
sappiamo grazie alla lucidità e all'intuito dei primi pionieri che
si trovarono a curare i pazienti con manifestazioni rare e che hanno
così fondato la neuropsicologia e le neuroscienze.
Accade
però che alcuni di quei pionieri non siano affatto ricordati, che la
dimenticanza abbia lavorato nel tempo in modo selettivo.
I
casi clinici continuano ad essere un fondamento del sapere
scientifico.
Clinica di Zurigo
Osservazione I. La mattina del 9 marzo 1885, il 37enne pellicciaio Franz Binz di Bülach è stato ricoverato d'urgenza alla divisione chirurgica dell'ospedale cantonale. Era tornato a casa ubriaco e, probabilmente nel tentativo di chiudere la finestra aperta, cadde accidentalmente. Il suo appartamento era al quarto piano; l'altezza da cui è caduto, era quindi assai significativa, di circa 100 piedi.
Trovato
dai suoi vicini che avevano sentito un gemito e i lamenti, Binz era
stato portato immediatamente in ospedale
Era confuso, ma non privo di sensi. Si lamentava di forti dolori alla testa e al braccio, ha vomitato più volte. Le indagini hanno subito rivelato quanto segue: nel cuoio capelluto, approssimativamente a metà dell'osso frontale destro una ferita di 1-2 cm. estendentesi alle parti molli.
Aveva lividi sulla fronte. Le palpebre erano fortemente sporgenti.
Inoltre, nella caduta si era fratturato il braccio destro. Il
paziente presentava anche una vecchia gobba alla colonna vertebrale.
Nient'altro
di speciale.
Portato
sul tavolo operatorio, il Prof. Krönlein esaminò e medicò la
ferita. Si trattava di una frattura dell'osso frontale sopra la
glabella, con frammenti ossei nel margine sovraorbitario.
Nei
giorni successivi le condizioni del paziente si mostrarono buone, ad
eccezione della febbre. La ferita andava rimarginandosi.
Binz
era il maggiore di quattro fratelli, di cui una sorella affetta da
disturbi mentali e un fratello con una malattia polmonare. Il padre,
un alcolista, era morto a 38 anni di una patologia polmonare. La
madre era morta in tarda età per un'infiammazione. Dopo una caduta a
3 anni, che gli procurò la deformità della colonna vertebrale, ebbe
un graduale e pieno recupero. Frequentò la scuola e poi divenne
pellicciaio. Era conosciuto come “un uomo onesto, diligente, abile
e di buon carattere, con sempre qualcosa da fare”. Dopo aver
vissuto per diversi anni tra Berna, Digione e Parigi, era tornato a
Zurigo, dove viveva la sorella. A Zurigo, per la sua bravura, non gli
fu difficile trovare un posto di lavoro e tutto andò abbastanza bene
fino a che non iniziò a bere. Secondo la sorella, quando non era
ubriaco, era molto socievole, sempre allegro e pieno di storie da
raccontare.
Di
questa persona descritta dalla sua famiglia come accomodante e
bonaria, ormai in ospedale non rimaneva più nulla.
Binz
era diventato violento. Si strappava ogni notte la benda - ritardando
il suo recupero – e così la ferita doveva essere medicata ogni
giorno. Litigava di continuo con tutti, infastidiva i malati, facendo
brutti scherzi o minacciandoli di ogni possibile malfatto
Era
particolarmente cattivo con il personale e gioiva dei tormenti che
infliggeva. Quando lasciava le sue feci nel letto, poi allegramente
diceva: "Garçon, pulisci il letto".
Alla
sorella aveva raccontato di avere aggredito i sorveglianti, notizia
che si rivelò non vera e che era probabilmente frutto di
allucinazioni.
Il
suo comportamento diventava sempre più difficile da sopportare sia
da parte degli altri ammalati sia da parte del personale. Il Prof.
Krönlein, direttore del reparto di chirurgia, usò tutti i metodi,
dalla persuasione all'ammonimento, per indurlo a cambiare
atteggiamento, senza ottenere risultati.
Il
7 aprile fu spostato in un'altra stanza. Non era più Franz Binz.
Iniziò
a farsi strada l'ipotesi che fosse stato il trauma cranico a
cambiarlo.
Questa
ipotesi andò rafforzandosi quando, verso la metà di aprile, il
paziente manifestò un nuovo cambiamento: era diventato più
gestibile, di notte era tranquillo, si teneva pulito e non litigava
con chi aveva intorno. Tornò a poco a poco, ad essere ragionevole e
si rammaricava di essersi comportato così male. Se gli veniva
chiesto perché si fosse comportato così non era in grado di dare
alcuna risposta.
Il
25 aprile fu portato in sala operatoria. Negli ultimi giorni aveva
lamentato frequenti mal di testa e dalla ferita fuoriuscivano
secrezioni sempre più intense. Penetrando nel bordo sovraorbitale e
fino all'angolo interno dell'occhio, fu arrestata un'abbondante
emorragia cerebrale.
Nei
giorni seguenti Binz lamentava un lieve mal di testa, non presentò
febbre ma continuarono le secrezioni dalla ferita, per ridursi
definitivamente agli inizi di giugno. L'occhio destro era stato
preservato.
Per
il difficile recupero della frattura al braccio – fu sottoposto
prima a stimolazione elettrica e poi a riabilitazione motoria - Binz
rimase in ospedale fino al 19 ottobre.
Riprese
il suo lavoro da pellicciaio anche se era diventato più lento.
Riprese
anche a bere e si ubriacava molto più spesso di prima
dell'incidente.
Tornato
nel suo ambiente era molto più taciturno, poteva rimanere per ore
seduto in un posto, fissando avanti a sé e senza dire una parola.
Tutt'altro rispetto alla persona allegra di prima.
Si
era lamentato della sua condizione con i famigliari e minacciò il
suicidio ma non tentò di togliersi la vita.
Era
chiaro, l'incidente lo aveva cambiato e ora la sua fragilità emotiva
lo rendeva esposto a diversi rischi nella vita quotidiana.
Il
17 gennaio del 1886 fu ricoverato nel reparto di medicina
dell'ospedale cantonale dopo diverse settimane in cui era si era
ubriacato di frequente, era diventato inappetente e lamentava dolori
generali. Nei giorni seguenti presentò vomito, febbre, dolori e
inappetenza. La diagnosi probabile era di pleurite. Le condizioni si
aggravarono dalla mattina del 31 gennaio.
Il
1° febbraio Franz Binz morì.
Leonore
Welt riporta dettagliatamente i risultati dell'esame autoptico che
venne fatto in ospedale. L'autopsia confermò la pleurite e
l'infiammazione a carico di altri organi interni. Inoltre, l'esame
anatomopatologico del cervello evidenziò la lesione profonda del
lobo frontale destro, con distruzione del giro retto, nonché di una
parte del giro frontale medio inferiore destro.
Binz
è il primo caso neuropsicologico del quale si ha una completa
descrizione clinica delle modificazioni del comportamento e una
ricostruzione della lesione frontale ottenuta dall'esame
anatomopatologico del cervello, a pochi mesi dall'incidente, senza
quindi che altre condizioni potessero alterare la correlazione
osservata.
Nel
paragrafo successivo dell'articolo, Welt riesamina innanzi tutto gli
studi sperimentali condotti su animali, che avevano dimostrato una
correlazione tra lesione del lobo frontale e modificazione del
comportamento.
Tra
questi, cita gli studi di Lussana pubblicati nel 1879 con il titolo
Della funzione dei lobi anteriori de cervello humano etc.
Nel
loro insieme tali studi elencavano tra le alterazioni comportamentali
osservate la ridotta attenzione, la risposta più violenta agli
stimoli esterni e il cambiamento di carattere.
La
seconda parte più importante dell'articolo, dopo il
caso di Binz, è la descrizione dettagliata di tutti i casi clinici
pubblicati o noti fino ad allora che avessero subito lesioni più o
meno estese al lobo frontale e conseguenti modificazioni
comportamentali. Si tratta di altri 11 casi. In altri 58 casi tale
correlazione non era stata osservata.
L'Osservazione
2 riguarda proprio il paziente descritto da Harlow nel 1868 e poi
diventato famoso, Phineas Gage. Era già famoso all'epoca, come il
'Crowbar Case'. Le uniche descrizioni disponibili erano quelle
dei due medici che l'avevano curato ma non c'erano reperti
anatomopatologici, dato che, dopo la morte, avvenuta a 12 anni
dall'incidente, non fu sottoposto ad autopsia
Welt
lamenta l'inaccessibilità delle descrizioni originali dei due medici
curanti, quelle “del Dottor Bigelow (The americ. journ. of the
med. sciences 1850) e del Dottor Harlow (Record from the
passage of an iron bar trough the head, vorgetragen vor dem
Massacbus. Med. Society. 3. Juni 1868. Boston 1869)”.
Le
informazioni su Gage le trovò nelle pubblicazioni di Bruns e di
Ferrier. Con ogni probabilità, la lesione era da circoscriversi
alla zona orbitale del lobo frontale sinistro.
Welt
attribuisce a Ferrier l'aver formulato, per la prima volta, l'ipotesi
che il cambiamento di personalità di Gage fosse stato causato dalla
lesione frontale.
L'Osservazione
3, diversamente dalle altre, registrava un cambiamento
comportamentale positivo ed era stata decritta da Nobele nel 1835. Si
trattava di un ragazzo di 16 anni con un carattere chiuso e cupo che
aveva tentato il suicidio. La lesione frontale interessava la regione
orbitale probabilmente di entrambi gli emisferi ed era stata causata
dal colpo di pistola che si era inflitto. Nei giorni successivi il
paziente ebbe un graduale recupero e iniziò a mostrarsi vivace e
divertente. Alla morte, avvenuta due anni dopo non fu fatta
l'autopsia.
L'Osservazione
4, descritta da Davidson nel 1877, riguardava un uomo di 30 anni
colpito da un gancio di ferro mentre lavorava in un deposito di
cotone. Il forte colpo aveva causato un enorme foro in regione
frontale ed esponeva il cervello.
Arrivato
in ospedale, il paziente era cosciente e rispondeva alle domande ma
aveva perso ogni iniziativa e volontà. Non chiedeva nulla, non si
lamentava, mangiava meccanicamente come se non avesse appetito e
tutte le volte che gli venisse dato del cibo. La sua lesione era
molto grave e nei giorni seguenti le condizioni peggiorarono. Morì a
quattro giorni dall'intervento. Dall'autopsia fu possibile
ricostruire la lesione che coinvolgeva più pesantemente il lobo
frontale destro nei giri superiore e medio. Le altre regioni del
cervello e gli altri organi interni non erano compromessi.
Nell'Osservazione
5, del 1838 di Selwyn, è
riportato il caso di un bambino di 4 anni, caduto accidentalmente
mentre mangiava del formaggio: il coltello che stava usando penetrò
nell'occhio destro sprofondando nel lobo frontale del cervello,
probabilmente nella regione orbitale destra. Il bambino riprese
presto una buona condizione, senza mostrare deficit motori o
sensoriali ma l'occhio destro era compromesso. Non era però più in
grado di svolgere alcuna attività mentale faticosa; era irritabile e
agitato.
L'Osservazione
6, di Langlet (1843)
riguarda una lesione frontale da colpo di pistola al volto. I dati
dell'esame clinico erano minimi e non era stato fatto l'esame
autoptico.
Quella
di Leonore Welt fu davvero un'impresa difficile: doveva ricostruire
una casistica nella quale talvolta mancava la descrizione dettagliata
del cambiamento del comportamento, in molti casi le lesioni non erano
circoscritte e spesso mancavano i reperti postmortem.
L'Osservazione
7, di Eulenburg (1868), si riferiva a una ragazza di 13 anni che
lamentò forti e prolungati dolori nella parte destra del volto. Il
dolore continuò nei giorni successivi. Al 13° giorno la ragazza
divenne particolarmente loquace ma le condizioni generali
peggiorarono. Morì dopo 27 giorni. L'autopsia rivelò la presenza di
un ascesso a livello della prima circonvoluzione frontale destra.
Osservazione
8, descritta da Lépine nel 1877 e riguardante un uomo d 39 anni
che aveva presentato una lesione frontale destra in regione orbitale
e anteriore.
Osservazione
9. Henoch nel 1878 descrive una bambina di 1 anno e mezzo che,
per un forte trauma cranico subito durante un viaggio in carrozza,
presentò una lieve paresi dell'emilato sinistro del corpo. La
lesione interessava tutto il lobo frontale destro. La bambina
recuperò e la sua crescita fu abbastanza regolare ma ai 5 anni
iniziò a presentare un disturbo del linguaggio e aggressività nei
confronti degli altri bambini.
L'Osservazione
10 riguardava il caso di Baraduc
del 1876: un uomo di 73 anni ricoverato per le bizzarrie del suo
carattere. L'uomo apparì nei primi anni insolitamente allegro, non
convenzionale nei desideri, vanaglorioso, di pochissime parole. In
seguito, divenne apatico, disorientato e non parlava più, se non
alimentato non cercava il cibo, se non messo accanto alla stufa non
soffriva il forte freddo invernale. Scappava appena possibile e
raccoglieva tutto ciò che trovava sulla sua strada. La lesione
interessava entrambi i lobi frontali.
L'Osservazione
11 (Balfour 1873), descrive un uomo di 45 anni. Sposato da 16
anni, era stato nei primi 12 anni un marito affettuoso e un gran
lavoratore. Una sera fu aggredito da un ladro che lo spinse,
facendogli battere la testa. Nei mesi seguenti iniziò a lamentare
forti mal di testa, urlava alla moglie, la picchiava e aveva cercato
di ucciderla. Tentò anche più volte di dare fuoco alla casa.
L'autopsia rivelò una lesione estesa del lobo frontale destro,
corticale e sottocorticale.
L'ultima,
l'Osservazione 12, si
riferisce al caso descritto da Klebs nel 1877: un uomo
di 33 anni ricoverato in clinica psichiatrica dopo essere diventato
apatico, taciturno e lento nell'eloquio, preda di improvvisi accessi
di rabbia. In ospedale rubava agli altri vino e sigari, era
provocatorio e incitava alle controversie; non rispettava le regole.
L'autopsia rilevò la presenza di un tumore, un neuroglioma, nel lobo
frontale sinistro e sofferenza della corteccia frontale destra.
Tutti
i casi esaminati o riesaminati da Welt riportavano diverse patologie
del lobo frontale che avevano causato nel paziente un importante
cambiamento del carattere.
La
lesione interessava sempre la corteccia frontale e in quattro casi
era limitata ad essa. In quasi tutte le Osservazioni, la
lesione interessava la regione orbitale e più spesso il lobo
frontale destro.
Per
Welt era fondamentale che quei rari casi di modificazioni
comportamentali derivanti da lesioni del lobo frontale venissero
studiati approfonditamente nell'esame clinico, nell'esame
anatomopatologico e istologico.
C'erano
poi i diversi casi in cui alle lesioni frontali non avevano fatto
seguito delle modificazioni comportamentali.
Welt
poteva quindi concludere che un avanzamento diagnostico era stato
fatto: i cambiamenti di personalità erano causati da specifiche
lesioni in una regione del lobo frontale. Tuttavia, non valeva
l'inverso: non si poteva assumere che in assenza di modificazioni
comportamentali quella regione fosse intatta.
Welt
fu la prima a ipotizzare il ruolo critico della corteccia
orbitofrontale nella regolazione del comportamento.
All'epoca
attirò molte critiche tra i neurologi e qualche riconoscimento che
il suo lavoro fosse paragonabile a quello ampiamente apprezzato di
David Ferrier sulla localizzazione cerebrale.
Le
sue ricostruzioni risultano ancora adesso molto accurate.
Accanto a Phineas Gage non si può fare a meno di citare
Franz Binz, il paziente svizzero di Leonore Welt!
Leonore
Welt (1859-1944) fu tra le prime donne a studiare medicina a Zurigo,
assieme alla sorella Sarah. Fu proprio a Zurigo che portò a termine
la revisione della fondamentale raccolta di casi clinici poi
pubblicata nel 1888. Dal 1900 si trasferì a Ginevra come docente
privato e nel 1915 divenne professore di oftalmologia. A Ginevra
continuò la ricerca in campo oftalmologico con il marito David
Gourfein.
Nel 1924 fu cofondatrice, assieme a Nelly
Schreiber-Favre,
dell'Associazione Svizzera delle Laureate (ASFDU) ed ebbe parte
attiva nel promuovere i diritti delle donne all'istruzione superiore
e al lavoro.
*Welt
L. (1888) Über Charakterveränderungen des Menschen infolge von
Läsionen des Stirnhirns [Sui cambiamenti del carattere nell'uomo
causati da lesioni del lobo frontale]. Deutsches
Arch für
Klin Med, 42: 339–390.
Per
citare questo post:
Metitieri
T. (2017, April 3). Non c'è Phineas Gage senza Franz Binz. [Blog
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Mi domando quanto i cambiamenti di carattere descritti possano dipendere da una reazione psicologica negativa al trauma e quanto al trauma stesso. Trovarsi deturpato dopo un incidente puo' innescare rabbia e frustrazione comunque. Mi pare che rimanga aperto comunque il fatto che lesioni frontali non necessariamente comportino forti cambiamenti di personalità
RispondiEliminaDomanda pertinente e puntuale. Si possono distinguere diverse fasi dopo il trauma che vanno dallo stato confusionale all'assenza di deficit neuropsicologici, a un disturbo post-traumatico depressivo o fobico. Nei casi specifici con disturbi neuropsicologici vengono fatte prove e controprove, messi insieme i dati cognitivi e comportamentali (almeno dalla metà del secolo scorso), confrontati con i modelli di funzionamento cognitivo normale e analizzati assieme alla lesione specifica delineata con le neuroimmagini per determinare se c'è una corrispondenza tra l'area colpita, i disturbi attesi e i disturbi documentati. Anche quando le reazioni post-traumatiche sono superiori a quanto atteso per la storia di una determinata persona, possono essere un segno di disfunzione cerebrale in regioni specifiche. Quello che è affascinante in questi casi storici è che pur senza tutti i benefici della tecnologia, i clinici arrivavano a fare correlazioni abbastanza precise tra anatomia e comportamento, che risultano valide ancora oggi. La gestione era necessariamente più grossolana e indifferenziata e a sua volta poteva amplificare dei disturbi o rendere più complicato il recupero.
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