Prima parte
Questo
vuole essere l'inizio di un'esplorazione dei sentieri
dell'intelligenza.
Passerà
attraverso la lunga storia della sua misurazione e della sua
definizione, le accese contestazioni, i falsi miti, i devastanti
pregiudizi, la mole di prove scientifiche, la conoscenza che se ne
ha, l'insegnamento che se ne dà.
Cos'è
l'intelligenza?
In psicologia, con il termine intelligenza si intende un insieme di abilità mentali che permettono di trovare soluzioni ai problemi, di pensare in modo astratto, di utilizzare e adattare le conoscenze apprese.
L'intelligenza
così definita può essere misurata attraverso test appropriati.
Nel
grafico sono riassunti i fattori che determinano
l'intelligenza e l'impatto che l'intelligenza ha a sua volta sulle
nostre vite.
Si
tratta di uno schema molto chiaro che sintetizza decenni di studi e
di risultati scientifici confermati.
Il
QI (quoziente intellettivo), difatti, può dire molto su quali siano
le prospettive di ciascuno di noi in termini di istruzione e
professione, di salute fisica e mentale, di sopravvivenza.
Proprio
come l'Indice di massa corporea o altri parametri biomedici che
dipendono allo stesso modo da un insieme di fattori genetici e
ambientali e che possono fornire indicazioni sullo stato di salute e
sulla sopravvivenza.
Il
QI è un punteggio composito ottenuto dai risultati a un determinato
numero di prove psicometriche.
La
valutazione dell'intelligenza e quindi la determinazione del QI viene
effettuata in modo rigoroso.
Richiede
che un esperto somministri una batteria predeterminata di test che
esaminano diverse abilità (verbali, visuospaziali, ecc.), in
condizioni appropriate (ad es. in assenza di febbre) e in tempi
definiti (40-90 minuti in una o al massimo due sessioni separate da
non più di una settimana).
Circa
il 70% della popolazione ha un livello di intelligenza media, un altro 25% circa si colloca entro i limiti superiore e inferiore della media, il 2.5%
ha un livello statisticamente inferiore alla media e il 2.5% ha un livello statisticamente superiore.
La
determinazione del QI è molto importante nelle parti estreme della
curva. Per i bambini con un QI inferiore alla media è cruciale
attivare il più precocemente possibile i percorsi educativi
(insegnante di sostegno) e assistenziali (certificazione)
appropriati. Così come per i bambini con un QI superiore alla media
è fondamentale attivare dei percorsi scolastici potenziati.
Ogni
intervento attuato per abilitare, riabilitare o potenziare non
porterà ad aumentare il QI ma a far esprimere al meglio le
predisposizioni individuali in tutti gli aspetti della vita
(adattivo, affettivo, sociale, ecc.).
Quante
intelligenze abbiamo?
Una.
Quella appena descritta.
Le
ipotesi di 3, 7 o più intelligenze non hanno ottenuto alcuna
conferma scientifica.
Spesso
tali costrutti non sono distinguibili da tratti di personalità
meglio definiti.
Ne
deriva che per misurare questi incerti costrutti siano utilizzati
strumenti altrettanto confusi e poco rigorosi.
Non
è necessario appellarsi a un quoziente emotivo o a un quoziente
creativo per identificare caratteristiche psicologiche individuali
già ben definite.
La
curiosità interessante è che il falso mito delle intelligenze
multiple si trovi nei manuali di psicologia assieme ad altri errori o
imprecisioni riguardanti il QI.
Un
recente studio di Warne, Astle e Hill (2018) ha messo in evidenza che
nella maggior parte dei manuali utilizzati per i corsi introduttivi
di psicologia la descrizione dell'intelligenza sia spesso inaccurata.
Si
tratta dei manuali di base per insegnamenti di psicologia generale
o istituzioni di psicologia che sono nel piano di studi di
diversi corsi di laurea anche nelle nostre università (da scienze
politiche a economia a scienze della formazione, ecc.).
Tra
gli errori comuni che si ritrovano anche nei manuali italiani vi sono
le imprecisioni con cui sono riportate le teorie sull'intelligenza e
le definizioni stesse di intelligenza, l'identico peso dato a quelle
teorie che hanno ricevuto scarso fondamento scientifico, la
sproporzione attribuita di volta in volta più a fattori genetici o
ambientali, ecc..
In
alcuni altri manuali l'intelligenza non viene proprio trattata.
Dato
questo stato dell'insegnamento dell'intelligenza nelle università,
ne deriva che le conoscenze dei futuri insegnanti, economisti,
architetti, medici, giornalisti, ecc. siano confuse quando non
sbagliate del tutto.
Eppure
non sarebbe affatto complicato fare chiarezza, perché
sull'intelligenza abbiamo oggi molte certezze, prove documentate del
suo impatto e efficacia della sua misurazione.
Sappiamo
anche che non è un'esclusiva di noi umani: la condividiamo con
diverse specie animali come insieme di capacità che si sono
evolute in risposta a problemi specifici (Vallortigara 2004).
Bibliografia
Gottfredson
L.S. (1997).
Mainstream
science
on intelligence: An editorial with 52 signatories, history and
bibliography. Intelligence,
24(1), 13-23.
Ritchie,S. (2015). Intelligence: All that matters. John Murray Learning, London.
Vallortigara
G. (2004).
Intelligenza animale. In Manuale
di Psicologia Generale
(a cura di M. Zorzi
e
V. Girotto), pp. 303-317, Il Mulino, Bologna.
Warne
R.T., Astle M.C., Hill J.C. (2018). What do undergraduates learn
about human intelligence? An analysis of introductory psychology
textbooks. Archives
of Scientific Psychology, 6(1),
32-50.
Grazie Dott.sa T.Metitieri, una lezione chiara e utile. Buona giornata.
RispondiElimina