Si
deve esercitare per leggere meglio, vero dottoressa?
Si
tratta di una domanda frequente da parte dei genitori di bambini che
hanno anche una lieve dislessia.
La
risposta è sempre la stessa: se la/il bambina/o non ha voglia di
leggere molto è proprio perché fa fatica e allora è più utile che
continui a leggere un poco e regolarmente ma senza costrizioni. Se
un/a bambino/a è dislessico e lo si sottopone a pagine e pagine di
lettura al giorno, presto svilupperà un'avversione per quelle righe
scritte e, crescendo, cercherà di tenersi il più lontano possibile
dallo studio.
immagine da: segui link |
Finora
questa indicazione derivava da un insieme di scienza e coscienza
clinica: metteva insieme le conoscenze acquisite sui disturbi di
apprendimento e le diverse attitudini alla lettura nei bambini.
Tuttavia,
una credenza piuttosto radicata è quella che sia l'esposizione ai
libri a condizionare le abilità di lettura e non viceversa. Secondo
tale credenza, più libri hai fin da piccolo e un miglior lettore
diventerai.
A
dire il vero questa credenza è stata alimentata anche da alcune
ricerche scientifiche che hanno considerato l'esposizione ai libri
come un fattore determinante per diventare grandi lettori.
L'esposizione
ai libri è intesa come fruizione, quindi qualcosa che viene
ricercato attivamente e non malamente sopportato.
Chiarisco
subito che l'apprendimento della lettura si basa sulle capacità
linguistiche, si raggiunge attraverso una serie di istruzioni e
difatti richiede una pratica regolare.
Tuttavia,
ci sono enormi differenze individuali nelle abitudini di lettura dei
bambini.
Uno
studio appena pubblicato - Why do children read more? The influence of reading ability on voluntary reading practices
- ha dimostrato una relazione causale tra le abilità di lettura e la
quantità di libri letti. Al contrario della credenza diffusa, sono
proprio le attitudini alla lettura a determinare il numero di libri
letti.
Si
tratta di uno studio cruciale perché dimostra su ampia scala che
leggere di più non fa leggere meglio, piuttosto è il contrario: i
bambini che leggono meglio tendono a leggere di più.
I
bambini studiati sono 11.559 e avevano 7 ½ anni all'epoca
dell'indagine: un'età in cui la lettura è appresa e automatizzata
oppure, in presenza di difficoltà, è possibile identificare la
dislessia.
Tutti
i partecipanti sono gemelli provenienti da 6.072 coppie: 2.175
monozigoti (1.034 maschi, 1.141 femmine) e 3.897 dizigoti (1.021
maschi, 939 femmine, 1.937 di sesso diverso).
Le
domande che si sono posti Elsje van Bergen e collaboratori sono le
seguenti:
-
i bambini che leggono di più diventano migliori lettori forti e i
lettori più deboli evitano di leggere oppure esiste una relazione
tra lettura e esposizione ai libri?
-
la relazione tra abilità di lettura e esposizione ai libri riflette
influenze genetiche?
L'influenza
di un ambiente circostante ricco o povero di libri e nel quale siano
presenti dei modelli di riferimento che leggono è tenuta nella
dovuta considerazione dagli autori.
Proprio
il tipo di studio su gemelli e l'applicazione ai dati raccolti di un
modello statistico di genetica comportamentale ha permesso agli
autori di determinare il peso dei diversi fattori – genetici e
ambientali – sull'attitudine alla lettura.
La
raccolta dei dati si è basata su questionari compilati dalle madri e
dalle insegnanti, sulle pagelle scolastiche e sui test per la
dislessia.
Sono
stati individuati cinque indicatori di abilità di lettura: uno dal
questionario compilato dalla madre, due dal questionario per
l'insegnante e altri due dai punteggi ai test di lettura.
Gli
insegnanti hanno anche fornito i punteggi alle prove di lettura di
262 sorelle o fratelli dei gemelli: con questi dati aggiuntivi gli
autori hanno avuto l'opportunità di verificare se il gruppo di
gemelli fosse rappresentativo anche di bambini non gemelli. In altri,
termini, tenendo controllati sia i fattori genetici, sia i fattori
ambientali si sarebbero potuti generalizzare i risultati a una
popolazione più estesa di bambini, aumentando la potenza dello
studio.
Nel
loro modello statistico Elsje van Bergen e collaboratori hanno
scomposto la varianza totale in una componente di varianza genetica
additiva (A), una componente di varianza ambientale comune, che
riflette l'effetto delle influenze ambientali condivise dai due
gemelli (ambiente condiviso: C) e una componente di varianza
ambientale non condivisa, che riflette le influenze ambientali non
condivise (ambiente non condiviso: E).
Nel
modello, le influenze genetiche sul fenotipo (abilità di lettura)
sono dimostrate dall'osservazione nei gemelli monozigoti di
correlazioni superiori a quelle osservate tra i vari fattori nei
gemelli dizigoti.
I
risultati dello studio hanno dimostrato che se i bambini scelgono di
leggere più libri per propria iniziativa questo dipende, in parte,
dalla loro abilità o attitudine alla lettura. È proprio questa
attitudine a spiegare le differenze nel numero di libri letti tra i
diversi bambini, anche tra quelli che condividono uno stesso ambiente
più o meno ricco di libri.
Difatti,
i gemelli monozigoti o identici si differenziavano sistematicamente
di più tra loro nell'abilità di lettura che non nella quantità di
libri letti.
È
chiaro che se un bambino con elevata attitudine alla lettura cresce
in un ambiente privo di opportunità per leggere difficilmente potrà
diventare un lettore forte, come non potrà diventarlo un bambino con
difficoltà di lettura che cresca in un ambiente ricco solo di libri
e circondato da persone che leggono.
Si
dimostra così un'importante interazione tra il livello di
stimolazione ambientale e i fattori innati nell'emergere della
passione per la lettura.
A
parità di libri presenti in casa, leggi bene e di più perché hai
una naturale predisposizione a farlo.
D'altra
parte i bambini con dislessia tendono ad evitare di leggere o a
leggere di meno per svago.
Tuttavia,
la diagnosi precoce può ridurre l'impatto delle difficoltà così
come un intervento logopedico tempestivo. Non è poi da dimenticare
che chi ha difficoltà di lettura può usufruire degli audiolibri e
di una serie di ausili per bypassare il testo scritto, almeno
parzialmente.
immagine da: segui link |
Quindi,
parlare di attitudine, predisposizione e fattori genetici non vuol
dire che la situazione sia immutabile.
Tutti
i bambini vanno incoraggiati, seguiti e stimolati nelle fasi di
apprendimento della lettura e negli anni successivi.
Questo
incoraggiamento deve arrivare anche dalla disponibilità di libri
nelle biblioteche delle scuole o dalle biblioteche comunali. Deve
arrivare dall'effettiva presenza di biblioteche nelle scuole e nei
comuni di residenza...
Se
riguardiamo questa drammatica immagine sulle quote di lettori
italiani in relazione al territorio nazionale abbiamo due opzioni:
-
possiamo urlare “al sud son tutti dislessici! No ga voglia de
lavorare no ga gnanca voglia de leggere”, facendo i leghisti,
ubriachi di discriminazioni e fingendo di non aver capito il concetto
di interazione tra fattori genetici e ambientali, che hanno entrambi
un peso fondamentale;
-
possiamo chiederci “quante opportunità di lettura hanno i
bambini del sud?”, preoccupandoci per il fatto che tutti quei
bambini che hanno un'elevata attitudine alla lettura non possono
alimentarla solo per il fatto di essere nati nella regione con meno
biblioteche.
La provenienza geografica. Nel Nord-Est la frequenza delle biblioteche è più alta (il 22,1%), seguita dal Nord-ovest con il 20% mentre il Centro si attesta al 13,3%. Inferiori il Sud con il 7,6% delle frequenze e le Isole con il 10,4%. In particolare il risultato delle Isole è dato da due situazioni diverse: in Sicilia la quota è dell’8%, mentre in Sardegna è più del doppio, ovvero il 18,1%.
Dove si trovano? A Bolzano il 35% dei cittadini frequenta le biblioteche che sono anche molto diffuse: 43,5 ogni 100.000 abitanti. Al contrario in Campania dove c’è una più bassa percentuale di frequentatori (ovvero il 6,6%) ci sono meno biblioteche (sono 16,6 ogni 100.000 abitanti). (Redazione Il Libraio, 10 dicembre 2017)
In
questi tempi però noi siamo fortunati, abbiamo la possibilità di
accedere a tanti contenuti digitali gratuiti, al prestito di libri
digitali, all'acquisto dei classici per pochi euro.
Siamo
noi adulti, sono i genitori ma soprattutto quando loro non hanno le
possibilità, devono essere gli insegnanti, gli operatori
socio-culturali, i volontari, le associazioni ad arricchire gli
scaffali virtuali dei bambini a guidarli nella scelta e nelle tante
opzioni, ad accompagnarli in biblioteca.
Ci
sono gli eroi che portano in giro le piccole biblioteche viaggianti,
resistono i piccoli librai coraggiosi e ciascuno di noi può donarli.
Tutto
questo incide poco, come si può vedere dal grafico (dati ISTAT), sulla fruizione
di lettura nei bambini, di anno in anno.
Ci
vogliono campagne più ampie e politiche sociali che investano sulla
conoscenza, altrimenti continueremo a perdere per strada sia i
bambini con un'alta predisposizione alla lettura privi di libri sia i
bambini con difficoltà di lettura privi di ausili e interventi
specialistici.
Intanto,
contro gli sprechi, leggiamo e regaliamo libri/audiolibri!
immagine da: segui link |
Nessun commento:
Posta un commento