Ero
interessata a scoprire le vicende di Renata Calabresi una delle prime
psicologhe sperimentali italiane e, tuttavia, quasi mai citata nelle
antologie. E così, cercando informazioni, si sono aperte una dopo
l'altra tante pagine e biografie che compongono l'altra storia - tanto
gloriosa quanto ignorata - della psicologia italiana del primo
Novecento.
Renata
Calabresi nacque a Ferrara nel 1899. Iscritta alla Facoltà di
Filosofia di Bologna nel 1917, quando la famiglia si trasferì a
Firenze, continuò gli studi e si laureò con Francesco De Sarlo, il fondatore del primo laboratorio di psicologia sperimentale italiano e nel 1923
conseguì il perfezionamento con Enzo Bonaventura. A Firenze si
dedicò allo studio della percezione del tempo e dei processi di apprendimento,
e sviluppò una serie di esperimenti per la misurazione del tempo
soggettivo, pubblicati nel 1930 nel volume La determinazione del
presente psichico, “uno studio
ancora utilmente consultabile nell’ambito della psicologia
sperimentale della percezione del tempo” (Marhaba 1981).
Tali
esperimenti furono citati e commentati da Paul Fraisse nel volume di
riferimento Psychologie
du temps
(1967): “Calabresi
(1930) a utilisé une méthode ingénieuse...”.
L'ambito
di ricerca era argomento di dscussione tra l'impostazione filosofica
kantiana e Brentano e oggetto di studi sperimentali da Wundt a
Fechner a Stern, tra gli altri (Albertazzi 2011).
I primi pioneristici esperimenti sulla percezione del tempo hanno prodotto “una ricca storia di ricerca” ma è negli ultimi 25 anni che sono fioriti i modelli teorici e i diversi metodi di studio (Grondin 2010). Gli studi più recenti hanno evidenziato le illusioni temporali di durata, ordine e simultaneità, le relazioni tra la percezione, l'attenzione e la memoria nell'elaborazione del tempo e i substrati neuroanatomci implicati (per una revisione si vedano anche Eagleman 2008; Ivry e Schlerf 2008).
A
Firenze, Calabresi fu, assieme al fratello Massimo e
alla sorella Cecilia, tra gli studenti che diffondevano il giornale clandestino “Non
Mollare”, fondato a gennaio del 1925
dai fratelli Nello e Carlo Rosselli e sostenuto anche da Gaetano
Salvemini che, per tale collaborazione fu arrestato pochi mesi dopo.
Negli
anni '30 Calabresi si trasferì a Roma dove lavorò con Mario Ponzo
all'Istituto di Psicologia Sperimentale della Reale Università allo
studio delle illusioni, della percezione tattile-cinetica, alla
psicotecnica, ai reattivi mentali e alle basi psicologiche
dell'estetica. A questo periodo risalgono alcune pubblicazioni sulla
Rivista di psicologia e sull'Archivio
italiano di psicologia.
“Le
ragioni per cui non rimase a lavorare con Bonaventura, al quale la
legava se non altro una circa decennale frequentazione di
laboratorio, saranno state di varia natura, ma evidentemente lei o
lui o entrambi pensarono non convenisse che la studiosa rimanesse
nell’Istituto di psicologia fiorentino. La posizione di Bonaventura
era troppo debole accademicamente (oltre che economicamente), per
poter aiutare qualcun altro. E nella fattispecie una donna di
trent’anni, non maritata, ricca di famiglia, per giunta ebrea,
laica e antifascista...” (Guarnieri 2012)
A
Roma, dopo avere ricevuto la nomina ad assistente volontaria su
proposta di Ferruccio Banissoni, le fu conferita la libera docenza
il 28 febbraio 1935, non confermata nonostante le sollecitazioni e le
richieste di precisazioni.
Nel
1938 con l'emanazione delle Leggi razziali “circa seicento studiosi
furono allontanati dalle
istituzioni
culturali italiane, novantasei docenti e duecentodue liberi docenti
vennero espulsi e cancellati dalle università, perché ebrei”
(Guarnieri 2012).
Bonaventura
nel 1939 emigrò in Israele, dove gli fu conferito un incarico
in psicologia alla Hebrew University di Gerusalemme.
Calabresi nel
novembre dello stesso anno raggiunse a New York il fratello Massimo, cardiologo, che avrebbe preso servizio alla Yale University.
Lavorò
inizialmente alla New School for Social Research e all'Hunter
College. Incontrò gli esuli politici intorno a Salvemini, Max
Wertheimer e altri psicologi fuggiti dal nazismo. Dal 1947 lavorò
come psicologo clinico e coordinatore di formazione al Department of
Veterans Affairs di Newark. A questo periodo risalgono alcune
pubblicazioni sui test proiettivi e sulla formazione clinica.
Non
mantenne contatti con gli psicologi italiani
ma tornò regolarmente a Firenze. Morì nel dicembre 1995: “Dr.Renata A. Calabresi, a clinical psychologist who was active in theanti-Fascist underground in Italy in the 1930's,...".
- Albertazzi L., 2011. Renata Calabresi: The Experimental Analysis of the
Present. History of Psychology 14(1):53-79.
- Fraisse
P. Psychologie du temps. Paris, Presses Universitaires de France,
1967.
- Guarnieri
P. Senza
cattedra: l’Istituto di Psicologia dell’Università di Firenze
tra idealismo e fascismo. Firenze
University Press 2012.
-
Marhaba S. Lineamenti
della psicologia italiana: 1870-1945
. Giunti Barbèra 1981.
-
Per la bibliografia di Renata Calabresi: Scienza a due voci
Nessun commento:
Posta un commento