Il
Guardian ha pubblicato un'intervista esclusiva a James Elmer
Mitchell, lo psicologo che ha progettato le tecniche di
“interrogatorio aumentato” per la CIA.
Mitchell,
ora è in pensione e vive in Florida. Ha una carriera di psicologo
clinico e istruttore alla scuola di sopravvivenza dell'Aeronautica
Militare.
Nella
sua attività applicava un
programma di addestramento noto come Sere
(survival
evasion resistance escape),
acronimo di sopravvivenza
evasione resistenza fuga.
In
un rapporto della Commissione d'inchiesta del Senato degli Stati
Uniti vengono attribuite a Mitchell e a un altro psicologo, Bruce
Jessen, le responsabilità del programma di tortura della CIA.
Il
rapporto ne mette in discussione il fondamento
giuridico per l'utilizzo negli interrogatori dei sospettati di
terrorismo. Tale programma fu autorizzato all'indomani dell'11
settembre 2001 dall'amministrazione Bush e i metodi in esso contenuti
sono stati usati sui prigionieri detenuti dalla Cia nelle carceri
segrete fuori dagli Stati Uniti e a Guantanamo. Nel 2004 la Cia ha
sospeso il programma, che è stato poi abolito da Obama nel 2009.
Le
più di 6000 pagine del rapporto, costato 40 milioni di dollari e 4
anni di lavoro investigativo, sono state oggetto di diverse
revisioni, fino ad arrivare lo scorso 3 aprile all'approvazione di
una versione di sintesi da inviare alla sezione competente per la
desecretazione, prima di renderla pubblica.
Come riferito dal Guardian, la
Presidente della Commissione, la Democratica Dianne Feinstein, ha
affermato che il rapporto racconta “una macchia
della nostra storia che non si dovrà mai più permettere che
accada."
In
sostanza, le tecniche di interrogatorio non autorizzate erano dei
veri e propri sistemi di tortura e non hanno portato ad alcuna utile
informazione contro il terrorismo islamico.
Mitchell
nell'intervista al Guardian difende le torture applicate ai
sospettati di essere membri di al-Qaeda.
Non
solo, si dice scettico sul rapporto della Commissione e si scaglia
contro chi sostiene che il suo programma abbia portato a scarsi
risultati contro il terrorismo.
Spiega
che il programma era nato nel contesto dell'11 settembre 2011 e “non
era illegale”.
Le
tecniche usate comprendevano l'annegamento controllato, la
deprivazione di sonno fino a 11 giorni di seguito, l'angusta camera
di tortura, lo sbattimento ripetuto contro un muro, la costrizione in
posizioni fisiche scomode.
Mitchell applicò personalmente l'annegamento controllato a Khalid Sheikh Mohammed, che non fornì alcuna informazione dopo le 183 volte a cui vi fu sottoposto. Solo successivamente, Mohammed fornì le informazioni frammentarie che portarono alla cattura e all'uccisione di Osama Bin Laden, quando le tecniche di “interrogatorio aumentato” erano ormai state sospese.
Mitchell nega il suo
coinvolgimento a Guantanamo ma in un rapporto del Senato del 2009 si
fa riferimento al fatto che gli interrogatori derivassero dalle
tecniche sviluppate dagli psicologi.
In
un articolo del New Yorker del 2005 di Jane Mayer, viene rivelato per la prima volta
il nome di Mitchell, assieme al ruolo avuto dagli psicologi nel programma
di tortura. Mitchell era presente all'interrogatorio di un detenuto
sospettato di essere membro di al-Qaeda e propose di passare a metodi
più duri. L'uomo avrebbe dovuto essere trattato come i cani nel
tristemente famoso esperimento di Seligman del 1965, riconosciuto tra
i 10 esperimenti antietici della storia della psicologia.
L'esperimento consisteva nell'indurre un senso di impotenza appreso,
attraverso la ripetuta somministrazione di scosse elettriche
all'animale.
Seligman
è poi diventato il guru della psicologia positiva e nel 1998 è
stato eletto presidente dell'Associazione Americana di Psicologia.
Nell'articolo
si fa riferimento a un esperto di anti-terrorismo che
si sarebbe opposto a Mitchell, facendogli notare che aveva a che fare
con esseri umani e che non si dovevano usare i mezzi dei nemici, come
la tortura. La replica di Mitchell fu che si trattava di buona
scienza e, inoltre, ammirava le ricerche di Seligman.
Era
nel 2002 che da Guantanamo partì la richiesta al Pentagono affinché
si potessero usare tecniche di interrogatorio più rigide con quei
detenuti che opponevano maggiore resistenza. Si trattava di
introdurre l'isolamento, la deprivazione sensoriale, la rimozione
dei vestiti, l'incappucciamento, lo sfruttamento delle fobie del
detenuto e l'annegamento controllato.
Come
riporta l'articolo del New Yorker, sempre nel 2005 sul Time furono
pubblicati i verbali dell'interrogatorio a Mohammed al-Qahtani: fu
costretto a spogliarsi, ad abbaiare come un cane, a non usare il
bagno dopo la somministrazione forzata di liquidi per via endovenosa,
a ballare con una maschera sul volto, a rimanere seduto su un
investigatore donna che lo interrogava, all'esposizione a rumori forti, a limitazioni
del sonno, a raccogliere cumuli di spazzatura con le mani ammanettate
mentre veniva chiamato "maiale".
Dai
verbali emerge inequivocabilmente la partecipazione di uno psicologo
agli interrogatori e che, dopo tre giorni di privazione di sonno,
Qahtani si ammalò, fino ad essere ricoverato in gravi condizioni
cliniche.
L'esperienza clinica ha un posto limitato nella pianificazione e nella supervisione degli interrogatori condotti legalmente. Gli psicologi hanno quei ruoli nelle indagini penali, e i controlli medici dei detenuti sono regolati dagli strumenti giuridici internazionali. Così metteva in guardia il New England Journal of Medicine nel 2005 nell'articolo Doctors and Interrogators at Guantanamo Bay.
E nel 2013 la stessa rivista ha preso duramente posizione sulle pratiche cliniche a Guantanamo, sostenendo che per la professione medica è giunto il momento di intraprendere un'azione politica costruttiva per cercare di riparare i danni e di garantire che i medici civili e militari seguano gli stessi principi di etica medica.
Nell'intervista
del Guardian Mitchell, senza
alcun pentimento o ravvedimento, dice "sono solo uno a cui è
stato chiesto di fare qualcosa per il suo paese da persone al più
alto livello di governo, e ho fatto il meglio che potevo".
Aggiunge
di essere un sostenitore di Amnesty International e di essere
impegnato a raccogliere fondi contro gli abusi sui minori
"Sono
in pensione. Faccio un sacco di cose avventurose ora. Ho servito il
mio paese e ora ho finito. Ho fatto quello che ho fatto per chi l'ho
fatto, e ora con quello ho finito."
In attesa che anche gli psicologi prendano una posizione ferma contro gli interrogatori illegali...
Per il momento l'Associazione Americana di Psicologia (APA) non ha inserito in agenda una risoluzione presentata da Scott Churchill e approvata dal 53% dei membri delegati, affinché si prenda in considerazione il divieto ai propri membri di fornire supporto negli interrogatori militari.
Come riportato anche dal British Medical Journal del 5 marzo, l'APA aveva invece approvato la decisione del suo comitato etico di chiudere il procedimento contro un altro psicologo - John Leso - incaricato di sovrintendere agli interrogatori coercitivi dei detenuti a Guantanamo Bay.
Per il momento l'Associazione Americana di Psicologia (APA) non ha inserito in agenda una risoluzione presentata da Scott Churchill e approvata dal 53% dei membri delegati, affinché si prenda in considerazione il divieto ai propri membri di fornire supporto negli interrogatori militari.
Come riportato anche dal British Medical Journal del 5 marzo, l'APA aveva invece approvato la decisione del suo comitato etico di chiudere il procedimento contro un altro psicologo - John Leso - incaricato di sovrintendere agli interrogatori coercitivi dei detenuti a Guantanamo Bay.
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