È
molto diffusa l'idea secondo la quale gli adulti che maltrattano
(abusando o trascurando) i propri figli siano stati maltrattati a loro
volta da bambini e che, quindi, un bambino maltrattato, crescendo,
maltratterà i propri figli.
Si
tratta di un'opinione molto diffusa anche tra gli specialisti.
L'argomento
è trattato in un libro in uscita nel 2017, curato da Lisa Schelbe e
Jennifer M. Geiger, dal titolo Intergenerational Transmission of Child Maltreatment.
La
trasmissione intergenerazionale del maltrattamento dei bambini si
verifica quando una persona che da bambina è stata maltrattata,
maltratta a sua volta i suoi bambini.
Come
espongono gli autori nelle anticipazioni, si tratta di un concetto
intuitivo che si basa su scarse evidenze scientifiche.
Una storia di
maltrattamenti subiti da piccoli non è né l'unico prerequisito né
l'unica causa dei maltrattamenti inflitti ai propri figli.
Se
è vero che molti dei genitori che maltrattano i loro figli sono
stati a loro volta maltrattati dai loro genitori, la stragrande
maggioranza di chi è stato maltrattato non lo farà coi
propri figli. Inoltre, è vero anche che la maggioranza degli adulti
che maltrattano i bambini non sono stati maltrattati da piccoli.
Cosa
si intende per maltrattamento del bambino? Quali sono quei
comportamenti ripetuti, non occasionali, che
recano danno ai minori?
Si
possono classificare in due tipologie che risultano più spesso
sovrapposte:
- negligenzaIl genitore sistematicamente non soddisfa bisogni di base come alimentare, vestire, proteggere, pulire, dare sicurezza oppure non fornisce un'adeguata supervisione per evitare che il bambino si esponga a facili rischi (uscire di casa, ingerire sostanze, ecc.).Possono essere inseriti in questa tipologia anche la sottrazione del bambino all'istruzione obbligatoria e l'abbandono sistematico e prolungato a ore di audiovisivi (nei primi anni di vita questo determina una vera e propria deprivazione sensoriale che rallenta lo sviluppo cognitivo).
- abuso, intenzionale, specifico e ripetuto.Il genitore può abusare fisicamente (con bruciature, fratture, contusioni, ferite, lesioni, ecc.), psicologicamente (con svalutazioni, umiliazioni, rifiuto, minacce, isolamento, ecc.) e sessualmente (qualsiasi contatto o attività sessuale).
Con
ciclo di violenza si intende il concetto più generale secondo
il quale il bambino maltrattato è a maggior rischio di sviluppare
comportamenti violenti nel diventare adulto.
Fig.
1.1 Cycle of violence and intergenerational
transmission
of child maltreatment (Schelbe &
Geiger,
2017).
|
Secondo
i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità del 2014, un quarto
degli adulti ha riferito di aver subito violenza fisica da bambino,
una su cinque donne e uno su 13 uomini hanno riferito di avere subito
violenza sessuale da bambini.
In
Italia, secondo i dati del 2015 della prima indagine nazionale
dell’Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, condotta con
Terre
des Hommes
e CISMAI
(Coordinamento
italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso
dell’infanzia), erano 91.272 i minori in carico ai servizi sociali
perché maltrattati.
Si tratta di 9,5 bambini e adolescenti ogni 1000 minori residenti, una prevalenza inferiore a quella di altri
Paesi come il Canada (9,7), il Regno Unito (11,2) e gli Stati Uniti
(12,1).
Le
bambine sono più esposte, con 212.6 casi su 1000, rispetto ai 193.5
casi ogni mille di bambini.
Negli
stranieri l'indice di prevalenza raddopia, con 20 bambini maltrattati
su 1000, rispetto agli 8.3 su 1000 degli italiani.
Al
Sud e al Centro i minori presi in carico per
maltrattamenti dai servizi sono più numerosi: 273,7 e 259,9 ogni mille, rispetto
ai 155,7 casi al Nord.
Le
tipologie di maltrattamento più diffuse sono: 1) la negligenza
(47,1% dei casi seguiti), la violenza assistita (19%) e il
maltrattamento psicologico (14%). Il maltrattamento psicologico ha
un’incidenza superiore rispetto a quello fisico (13,7% contro il
6,9%) ma altrettanto gravi conseguenze.
I
bambini che subiscono negligenza e abuso sono a maggior rischio di
effetti negativi sulla crescita, sulla salute fisica e mentale, sulle
relazioni sociali. La negligenza estrema porta a un impatto negativo
sullo sviluppo cognitivo, all'insorgere di condizioni patologiche
croniche nella salute fisica e psicologica, a difficoltà scolastiche
fino all'abbandono.
Oltre
a condizionare la vita del bambino, i maltrattamenti rappresentano un
costo per la società in termini di spese sanitarie, assistenziali e
giudiziarie.
Per
i nuovi casi di maltrattamento sia fatale che non fatale, verificatisi
nel 2008 negli Stati Uniti, l'onere economico è stato di circa 124
miliardi di dollari.
Un
modo efficace per ridurre le sofferenze per l'individuo e i costi per
la società è la prevenzione.
Per
sviluppare e valutare le diverse strategie di prevenzione e di
intervento, è necessario comprendere tutti i fattori coinvolti nel
maltrattamento dei bambini.
Figure
1.2 Ecological model describing the risk factors for child
maltreatment
|
In
tal modo sarà possibile anche identificare i fattori protettivi
(istruzione, supporto sociale, risorse individuali) e i fattori di
rischio (individuali, familiari e contestuali) che possono guidare la
messa in atto delle strategie più efficaci ad affrontare l'impatto
a lungo termine dei maltrattamenti sui bambini.
Fattori
di rischio
- bambino: avere da 0 a 4 anni oppure essere adolescente, essere indesiderato, avere una condizione di disabilità, ecc.;
- genitore: abuso di sostanze, povertà, disordini mentali o disabilità intellettiva, impreparazione, ecc.;
- famiglia: difficoltà emergenti di un altro famigliare, violenza nel nucleo famigliare, isolamento sociale, ecc.;
- società: disuguaglianze sociali ed economiche, alti livelli di disoccupazione e povertà, carenza di servizi per le famiglie, assenza di politiche di informazione e prevenzione, ecc.
La
ricerca scientifica fornisce nuove evidenze empiriche e nuovi
riferimenti teorici per affrontare il maltrattamento di bambini e
adolescenti.
Ciascun
Paese dovrebbe dotarsi di sistemi d'indagine e di linee guida
condivise sul maltrattamento dei minori affinché molte delle
situazioni di rischio siano rese modificabili attraverso diverse e
specifiche strategie di prevenzione e di intervento.
In
gioco c'è il suo stesso futuro.
“Un
bambino non protetto costa molto di più allo Stato
di
un bambino protetto”.
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