Il
soggetto è davanti a uno schermo sul quale vengono presentate in
ordine casuale 50 immagini, ciascuna per tre secondi. Il suo compito
è decidere nei 15 secondi successivi se si tratta di un'immagine
possibile o impossibile.
Sono
immagini che raffigurano scene possibili o impossibili nella vita
reale, costituite da un elemento principale inserito in uno sfondo.
Le
scienziate hanno precedentemente suddiviso le 50 immagini in due
condizioni:
- semantica, in cui sono rappresentate azioni o situazioni concrete;
- costruttiva, in cui sono rappresentate relazioni spaziali tra elementi.
Ad
esempio, nella categoria semantica una scena 'possibile' è quella
raffigurante una donna che stende i panni,
mentre una scena
'impossibile' è quella che raffigura una persona che nuota in un
mare di lettere.
Nella
categoria costruttiva, una scena 'possibile' raffigura degli archi
che sono inseriti in un paesaggio e rispettano la prospettiva,
mentre
una scena 'impossibile' raffigura una costruzione che viola le leggi
architettoniche.
Per
svolgere bene il compito, è necessario immaginare la scena,
costruire mentalmente l'intera scena nella sua coerenza spaziale
attraverso l'interazione tra percezione e memoria e quindi rilevare
la presenza di eventuali incongruenze.
Si
tratta di un elegante esperimento ideato per mettere alla prova la
teoria della costruzione della scena, formulata da Eleanor Maguire e collaboratori e secondo la quale il nostro ippocampo
sarebbe un costruttore di scene spazialmente coerenti, tra passato e
futuro, e non un registro passivo dei nostri ricordi.
La
domanda cruciale è allora come svolgerebbe il compito delle scene
possibili e impossibili una persona con un danno all'ippocampo?
Cornelia
McCormick, Clive Rosenthal, Thomas Miller e Eleanor Maguire se la
sono posta e hanno costruito questo esperimento semplice e rigoroso
per trovare una risposta. L'articolo - Deciding What is Possible and Impossible Following Hippocampal Damage in Humans - è in
open access, consultabile nella sua integrità.
Innanzi
tutto, gli autori hanno selezionato sei persone che, a causa di
un'encefalite limbica associata ad anticorpi diretti contro i canali
del potassio voltaggio-dipendenti, avevano subito un danno
all'ippocampo di entrambi gli emisferi cerebrali.
Il
gruppo dei pazienti è omogeneo nelle variabili cliniche – questo è
un criterio fondamentale per dare validità ai risultati ma è spesso
trascurato negli studi neuropsicologici sulla memoria - ed è
composto solo da uomini. Ad essi è stato affiancato un gruppo di
controllo, composto da 12 uomini con pari età media e quoziente
intellettivo medio.
Quali
sono i risultati ottenuti?
Nella
condizione semantica, i due gruppi di soggetti sono stati ugualmente
in grado di distinguere le scene possibili da quelle impossibili con
percentuali di correttezza del 90%-95%.
Tuttavia,
le strategie riferite dai soggetti di controllo si sono rivelate più
creative e flessibili.
Nella
condizione costruttiva, invece, il gruppo di soggetti con lesione
bilaterale dell'ippocampo ha commesso molti più errori nel
discriminare tra scene possibili e impossibili (risposte corrette
inferiori all'86%) rispetto al gruppo di controllo (risposte corrette
superiori all'87%).
Tali
risultati sembrano confermare il ruolo dell'ippocampo come
costruttore di scene spazialmente coerenti più che semanticamente
congruenti.
Eppure,
come riportano gli autori, il famoso paziente amnesico HM, studiato
dalla pioniera Brenda Milner, commise molti errori rispetto ai
soggetti di controllo anche in un compito di discriminazione di
impossibilità semantiche.
HM
fu sottoposto a resezione neurochirurgica di entrambi i lobi
temporali, inclusi gli ippocampi. La spiegazione dei suoi errori meno
specifici può essere rintracciata sia nel fatto che il compito, nel
suo caso, comprendeva scene più complesse e contenenti più
incongruenze, sia nel fatto che le sue lesioni non si limitavano
all'ippocampo ma si estendevano alla corteccia temporale.
Questo
fu l'inizio della meravigliosa storia scientifica della memoria.
Oggi
sappiamo che solo gruppi omogenei di soggetti con lesioni selettive
dell'ippocampo possono fornire prove o controprove certe alla teoria
della costruzione della scena, una delle teorie più innovative
nell'ambito delle neuroscienze della memoria.
Lo
studio di McCormick, Maguire e collaboratori fornisce con chiarezza
una conferma del ruolo dell'ippocampo nella costruzione di scene
integrate in un contesto spaziale coerente.
Il
sistema di costruzione della scena funziona 'offline' quando
immaginiamo o recuperiamo informazioni dalla memoria e funziona
continuamente 'online', permettendoci di costruire e perfezionare la
rappresentazione della scena che attualmente percepiamo.
L'ippocampo
è più un artista che un archivista!
Giulio Paolini, Mnemosine (Les Charmes de la Vie/3-6), 1981-87Photo: Agostino Osio |
Nessun commento:
Posta un commento