Eleanor Maguire continua a pubblicare ogni anno importanti avanzamenti nella
ricerca sulla memoria intrecciando in modo elegante le dimostrazioni
cognitive con gli esiti neuropsicologici e le evidenze
neurobiologiche.
Lo
fa in un modo abbastanza tipico e peculiare, di solito con unico
coautore tra i suoi ricercatori in dottorato e post-dottorato, di
diverso genere e provenienza, e quasi sempre firmando articoli a
libero accesso.
I
suoi allievi trovano poi collocazione in altri prestigiosi laboratori
europei o statunitensi.
A
lei avevo dedicato anche La memoria, l'ippocampo e la costruzione di Maguire
e L'ippocampo e la costruzione di Maguire: le prove sperimentali
che mettono in luce altre sue doti eccezionali.
L'ultimo
articolo appena pubblicato su Trends in Cognitive Science è
uno dei pochi che richieda un abbonamento o pagamento per l'accesso.
Le
ho scritto per chiederle una copia e mi ha risposto nel giro di poche
ore con l'articolo allegato, lamentando che i fondi della Wellcome
non prevedano, in caso di articoli di Opinione, il pagamento della
quota a carico degli autori per consentirne la lettura a tutti.
In
Remote Memory and the Hippocampus: A Constructive Critique,
assieme al ricercatore post-doc Daniel Barry, Maguire approfondisce
ulteriormente la sua teoria dell'ippocampo come costruttore di scene
e porta in modo sistematico le più recenti prove sperimentali,
discutendole alla luce di altre ipotesi alternative.
Si
tratta di un accurato compendio delle ricerche che portano a
concepire l'ippocampo come costruttore di memorie e non come
archivista e catalogatore di ricordi permanenti.
Mi sono chiesta spesso se questa ricostruzione non sia un racconto che ho inventato dopo, aggiungendo quello che avevo scoperto nel pomeriggio, ovvero che mio padre se n'era andato, ma quella finta sensazione sarebbe stata comunque più vera del vero. La memoria è un atto creativo: sceglie, costruisce, decide, esclude.
Terranova
sembra descrivere in maniera precisa proprio le funzioni
dell'ippocampo: è li che avviene la ricostruzione delle memorie,
secondo la teoria di Maguire. Sarebbe l'ippocampo a ricostruire
l'esperienza passata, in assenza della traccia originaria,
riassemblando informazioni archiviate a lungo termine in altre aree
del nostro cervello.
L'ippocampo
“sceglie, costruisce, decide, esclude” sulla base delle tracce
consolidate in altre aree del nostro cervello.
Se
fosse l'ippocampo ad accumulare le tracce di memoria una dopo
l'altra, quelle che tra loro si rinforzano dovrebbero generare
ricordi più stabili e resistenti alle interferenze. Invece, il
passare del tempo ha un effetto deleterio sulla precisione dei
ricordi.
da 'Neurocomic' di Matteo Farinella e Hana Ros |
Sappiamo
da un ampio corpo di ricerche che la nostra memoria può essere
distorta dalle false informazioni, che incorporiamo nei nostri
ricordi degli eventi che appaiono plausibili pur senza averli vissuti
e che anche chi possiede un'eccezionale memoria autobiografica è
vulnerabile ai falsi ricordi. Sappiamo che in pazienti con lesioni
ippocampali una parte della memoria topografica retrograda, cioè
consolidata prima della lesione, è conservata – quindi il paziente
può spostarsi tra diversi luoghi noti, stimare le distanze tra
diversi posti pur non ricordando molti episodi della propria vita –
ma, approfondendone l'efficienza, si scoprono degli errori che
sembrano attribuibili proprio a un difetto di ricostruzione. Infine,
i risultati sperimentali sui neuroni di posizione
dell'ippocampo - le
place cells -
suggeriscono che nonostante l'esposizione ripetuta alla stessa
posizione in un determinato ambiente, le precedenti rappresentazioni
ippocampali vengano rapidamente sostituite con nuove esperienze.
L'attività di tali neuroni, che
scaricano in risposta a specifiche posizioni come dimostrato negli
animali e nell'uomo, viene portata come prova della persistenza delle
tracce mnesiche nell'ippocampo ma i risultati sperimentali sono
contrastanti e sembrano evidenziare un'instabilità della traccia in
funzione del tempo.
Le
memorie remote possono quindi essere ricche e dettagliate senza
essere vere e quindi costituire una reinvenzione del passato
piuttosto che una fedele ri-esperienza.
Sono
le interazioni tra ippocampo e specifiche aree neocorticali a
facilitare la ricostruzione delle memorie remote durante la
rievocazione.
L'input
iniziale al circuito ippocampale genera una minima attività nel giro
dentato che si presume riduca l'interferenza tra memorie simili.
Questi distinti schemi che sono
stati attivati vengono inviati a CA3, dove le connessioni
intrinseche ricorrenti si pensa formino una traccia mnesica completa.
L'output risultante produce uno schema debole in CA1 e questa
rappresentazione unica viene ritrasmessa alla neocorteccia nelle
regioni deputate a memorie specifiche.
Ma
allora quanto durano le tracce di memoria nell'ippocampo?
Per
Maguire e collaboratori l'informazione permane nell'ippocampo fino
a che non venga sovrascritta.
Uno
sguardo più attento alla morfologia e alla genesi dei neuroni
dell'ippocampo rivela un'instabilità strutturale che renderebbe
quasi inevitabile la degradazione di ogni singolo engramma – il
segno neurale del ricordo – per
lunghi periodi di tempo.
Ciò
implica che la connettività sinaptica che supporta una traccia di
memoria nell'ippocampo venga completamente cancellata in questo
periodo di tempo.
L'ipotesi
cruciale della Teoria della Costruzione della Scena è che
l'ippocampo sia in grado di ricostruire l'esperienza passata in
assenza della traccia originaria.
L'ippocampo
ha anche un ruolo come costruttore di eventi futuri. Difatti è
necessario per la costruzione de novo di scenari immaginati.
La
capacità di immaginare scene e scenari nuovi e di pensare al futuro
sono compromesse in seguito a lesioni dell'ippocampo nell'uomo e
l'attivazione dell'ippocampo si è dimostrata correlata
all'anticipazione degli stimoli.
L'ippocampo
diventa quindi un costruttore di passato e di futuro.
La
Teoria della Costruzione della Scena propone che l'ippocampo
costruisca continuamente e anticipi le rappresentazioni della scena
al di là delle nostre immediate esperienze sensoriali.
In
questo contesto, una scena è una rappresentazione naturalistica del
mondo, tipicamente popolata da oggetti e vista da una prospettiva
egocentrica. Le scene rappresentano le componenti fondamentali degli
eventi mentali in evoluzione, sia che si tratti di memorie
autobiografiche, di esplorazione di ambienti, di previsione di futuri
plausibili o di creazione di nuovi scenari.
Si
può quindi distinguere un processo di ricostruzione del
passato da un processo di costruzione del futuro sebbene
speculiamo che le dinamiche neuronali ippocampali sottostanti siano
simili.
Un'evidente
implicazione della ricostruzione in assenza della traccia ippocampale
originale è che i ricordi diventino sempre più vulnerabili a
imprecisioni e distorsioni.
Chiaramente,
molti ricordi diventano sbiaditi, impoveriti e schematici nel tempo,
piuttosto che distorti. Le teorie esistenti associano tipicamente
questo fenomeno alla decomposizione delle tracce nell'ippocampo.
Figura 1. Tre prospettive sulle interazioni tra ippocampo e aree neocorticali sottostanti al consolidamento della traccia mnesica.
A. La Teoria standard del consolidamento della traccia (Squire e coll. 2015) propone che una traccia (un evento passato o un'informazione) sia inizialmente codificata nell'ippocampo e nelle strutture corticali adiacenti (a sinistra, linee rosse e nodi) ma, nel tempo, venga stabilizzata nella memoria a lungo termine dalle interazioni tra i moduli neocorticali (al centro, linee rosse e nodi). Dopo questo periodo di consolidamento, la traccia ippocampale originale non è più necessaria per riattivare la memoria di quell'evento o informazione (centro). Questo è vero per ogni successivo recupero dello stesso ricordo (a destra).B. La Teoria della traccia multipla afferma che una traccia registrata nell'ippocampo e nelle strutture corticali (a sinistra, linee blu e nodi rossi) sia sempre necessaria per una memoria episodica dettagliata (al centro, linee blu e nodi rossi), e le ripetizioni ripetute de aumentano il numero delle tracce ippocampali permanenti (al centro e a destra, nodi rossi) (Nadel e coll. 2007). Le intrinseche connessioni cortico-corticali che emergono a lungo termine (al centro e a destra, linee verdi) supportano i ricordi di natura fattuale e semantica derivanti da rievocazioni ripetute (Moscovitch e coll. 2016).C. La Teoria della costruzione della scena (Maguire e Mullally 2013) propone che durante la rievocazione di un evento recente, l'ippocampo costruisca una serie di scene coerenti di questo episodio attraverso interazioni neocorticali-ippocampali (a sinistra, linee blu e nodi rossi). Queste scene svaniscono rapidamente dall'ippocampo mentre le rappresentazioni si consolidano nelle aree corticali adiacenti.
Tuttavia,
date le prove crescenti della transitorietà della traccia mnesica
nell'ippocampo, tutti i ricordi dovrebbero soccombere a questo
destino.
Viceversa,
se l'ippocampo costruisse una scena rilevante a partire dalle
immutabili rappresentazioni immagazzinate in altre aree neocorticali,
tutti i ricordi remoti sarebbero riccamente dettagliati.
Pertanto,
proponiamo che l'impoverimento della memoria remota sia il risultato
di un decadimento a livello corticale della traccia, tale da fornire
un contenuto insufficiente a ricostruire rappresentazioni di scene
coerenti tramite interazioni tra aree corticali e ippocampo.
Figura 3. (A) Durante il recupero di un ricordo recente, le tracce ippocampali dipendenti dall'esperienza riassemblano elementi da diverse aree corticali in una scena coerente che descrive accuratamente l'evento recente.
(B) Con il passare del tempo, il consolidamento di sistema crea forti associazioni tra questi elementi a livello corticale, mentre la rappresentazione della scena ippocampale svanisce.(C) Quando questa esperienza viene ricordata qualche mese dopo, l'ippocampo ricostruisce una versione coerente della scena originale a partire dalle tracce corticali consolidate a lungo termine.(D) Questa rappresentazione della scena persiste per un periodo limitato nell'ippocampo, mentre i suoi elementi sono riconsolidati a livello corticale, rafforzandone ulteriormente le intrinseche associazioni.(E) Le memorie remote sono particolarmente vulnerabili alla disinformazione durante il recupero. Questo può comportare l'inclusione di elementi semanticamente correlati che non erano presenti nell'esperienza originale e che sono poi erroneamente incorporati in una scena ricostruita.(F) Questa alterata rappresentazione della scena nell'ippocampo facilita il riconsolidamento della traccia mnesica e l'associazione di ricordi sia veri che falsi a livello corticale.
L'ippocampo ricostruisce i ricordi del passato in modo più o meno affidabile e dettagliato sulla base di quanto siano integre e complete le tracce conservate nelle vicine aree corticali.
Se
qualche traccia si è deteriorata con il tempo o se si intromette un
falso ricordo allora avremo una rievocazione alterata di un episodio
della nostra vita, nonostante siamo convinti della sua affidabilità
e veridicità.
Molte
domande rimangono per la verifica scientifica futura e riguardano le
modalità, le interconnessioni e i tempi attraverso i quali le tracce
mnesiche vengono elaborate in modo flessibile per generare diverse
rappresentazioni mentali e quindi per ricordare in modo più o meno
creativo il nostro passato.
La
memoria si basa su una ricostruzione più o meno affidabile di eventi
e informazioni registrati, nei prossimi anni comprenderemo meglio il
ruolo dei protagonisti di questa lunga e affascinante narrazione.
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