La
coordinazione bimanuale è alla base di attività che svolgiamo
tutti i giorni: allacciare le scarpe, stappare una bottiglia di acqua
o di vino, digitare su una tastiera. Si sviluppa gradualmente nel
bambino entro i 10 anni. Richiede alle due mani una serie di azioni
asimmetriche, coordinate nel tempo e nello spazio.
Le due mani
tendono a sincronizzarsi nel tempo, anche se stanno eseguendo
movimenti diversi. Se, però, le due mani devono muoversi secondo
diverse direzioni allora possono contrastarsi o aggiustare i
movimenti a traiettorie intermedie. La realizzazione perfetta di
movimenti spazialmente divergenti con le due mani si osserva solo
dopo uno specifico addestramento oppure nelle persone che hanno
subito la resezione del corpo calloso.
Sembra
un'abilità banale ma se ne può verificare la complessità quando le
due mani in gioco non appartengono alla stessa persona. E così si
può provare a tagliare una bistecca con la propria mano destra e la
mano sinistra concessa in prestito dal commensale.
Le
abilità bimanuali di un violinista sono tra le più complesse e
devono seguire una sequenza temporale predefinita.
A
un violinista non basta il violino, serve l'archetto: meccanismo a
vite, bottone, coulisse, anello, slitta, occhio decorativo del
nasetto, ginocchio, fasciatura, puntina.
L'elasticità
dell'arco cambia il suono dei diversi violinisti. Così
l'archettaio deve scegliere “quello migliore per il loro talento”.
Una breve e appassionante storia sull'arte e sulla scienza
dell'archetto è raccontata nell'autobiografia del Maestro Lucchi.
La
ricerca sull'esecuzione musicale con gli strumenti ad arco ha messo
in evidenza la complessità già solo del movimento unimanuale di
sfregamento dell'archetto, misurando ad esempio la velocità o la
coordinazione di polso, gomito e spalla.
Nello
studio dell'esecuzione di brevi frammenti di Brahms e Schubert è
stata rilevata, in un violoncellista professionista, una maggiore
variabilità dei movimenti del gomito e del polso rispetto ai colpi
d'arco e una minore variabilità dei movimenti veloci (Winold, Thelen
e Ulrich 1994).
A
tale studio fanno riferimento Baader, Kazennikov e Wiesendanger, che
nel 2005 hanno pubblicato una ricerca rivolta invece a misurare
proprio la coordinazione tra l'archetto e la diteggiatura in sei
violinisti.
Hanno
così analizzato i movimenti delle dita II-V della mano sinistra e i movimenti dell'archetto nella mano destra con un sistema
integrato di videoregistrazione. I soggetti dovevano eseguire una
sequenza di 21 toni a 4 velocità di metronomo.
I
risultati hanno evidenziato che ogni soggetto ha presentato un profilo
consistente di posizionamento delle dita. Ci sarebbe quindi un
controllo anticipatorio, probabilmente legato al grado di competenza,
a determinare la sequenza tra diteggiatura e colpi di archetto.
Gli
schemi di movimento più lenti verso la corda hanno un significato
funzionale.
Dall'analisi
e dalla rappresentazione dei movimenti bimanuali di uno dei soggetti
si scopre cosa succede nelle 10 ripetizioni di un frammento di 6 note
consecutive della melodia standard re-sol-fa-la-re-la. Durante il
primo intervallo, il colpo d'arco attiva la corda re 'vuota', cioè
da essa sono state tolte tutte le dita. Durante l'intervallo
successivo, l'anulare viene spostato rapidamente sulle corde, a
toccare la nota sol. In questo caso, il dito attivo ha iniziato il
tono con il suo impatto sulla corda. La durata del sol si protrae fino al rapido sollevamento del dito attivo, l'anulare. Contemporaneamente al sollevamento dell'anulare si avvia la
nota successiva fa, una nota più bassa suonata sulla stessa corda.
Ma il dito attivo (medio) raggiunge la corda prima del tempo, cioè,
prima che il sol sia finito.
Questo è un tipico schema
di movimento anticipatorio lento, eseguito da tutti i soggetti nel
corso di una scala discendente sulla stessa corda. L'azione del
medio determina l'altezza della nota fa, ma non il suo inizio;
quest'ultimo è innescato dal sollevamento delll'anulare.
La
sincronizzazione tra le dita e i movimenti dell'archetto varia nei
sei soggetti da -12 a 60 millisecondi ma questi 'errori di
simultaneità' non sono percepiti uditivamente. Sono però funzionali
in quanto permettono la preparazione delle dita, diversi millisecondi
prima di produrre il suono.
È l'anticipazione dei
movimenti delle dita a rendere speciali le mani del violinista.
Nella foto Josef Hassid.
Nella foto Josef Hassid.
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