domenica 26 gennaio 2014

La scienza, la libertà e il coraggio. Wolfgang Köhler e Francesco de Sarlo.




        Wolfgang Köhler - One man against the Nazis - diresse l'Istituto di Psicologia di Berlino, fondato da Carl Stumpf, dal 1922 al 1935. In quegli anni all'Istituto si trovavano anche Max Wertheimer e Kurt Lewin. Assieme a Kurt Koffka furono i massimi esponenti della Psicologia della Gestalt. Erano anni di grande fervore scientifico. E tra gli studenti vi furono Rudolf Arnheim, Werner Wolff, Wolfgang Metzger, Kurt Gottschaldt.
         Il 30 gennaio 1933 Adolf Hitler fu nominato Cancelliere del Reich. Con l'ascesa al potere del Nazismo iniziarono le espulsioni dei professori ebrei o ostili al regime dalle Università, 'anche a costo di annientare la scienza tedesca per qualche anno'. Questo avvenne nel silenzio dei colleghi accademici. 
       L'allontanamento del fisico e premio Nobel James Franck, era il 28 aprile 1933, spinse Köhler a scrivere sulla Deutsche Allgemeine Zeitung "[...] la ragione più profonda per cui tutte queste persone non aderiscono [al Partito]: è un'imposizione morale. Credono che solo la qualità di un essere umano debba determinare il suo valore, che le conquiste intellettuali, le personalità, e gli evidenti contributi alla cultura tedesca mantengano il loro significato se un persona sia ebrea oppure no."
        Consapevole della gravità della sua presa di posizione Köhler, assieme ad alcuni colleghi, passò la notte all'Istituto: aspettava l'arresto ascoltando musica. Ma i nazisti non arrivarono.
        Il 3 novembre 1933 il Governo decretò che i professori dovessero iniziare ogni lezione con il saluto nazista. Köhler disse ai suoi studenti: "se voglio essere onesto e se devo essere rispettato da voi, devo spiegare che, sebbene io sia pronto a darvi quel saluto, non condivido l'ideologia che ad esso si attribuisce."
       A dicembre e a febbraio del 1933 vi furono due ispezioni all'Istituto; un'altra seguì nell'aprile dell'anno successivo. Köhler chiese insistentemente spiegazioni al Rettore e al Ministro di Scienze, Arte e Istruzione. 
       Il 21 maggio, non avendo ricevuto le garanzie richieste, inviò al Ministro e al Decano della Facoltà di Filosofia una lettera con richiesta di dimissioni. Lo stesso giorno scrisse al filosofo americano Ralph Barton Perry: "E' probabile che le mie dimissioni siano definitive. Poiché la maggior parte dei più importanti studiosi in psicologia ha dovuto lasciare, e dato che i miei ottimi collaboratori non resterebbero senza di me, questo significa l'abolizione della psicologia tedesca per molti anni. Non mi considero responsabile. Se solo 20 professori avessero combattuto la stessa battaglia, non sarebbe accaduto tutto questo alle università tedesche."    
       Seguirono alcuni mesi di sollecitate rassicurazioni sulle ispezioni passate e future. 
     Il 7 gennaio del 1935 mentre Köhler, si trovava negli Stati Uniti per le William James Lectures ad  Harvard, ricevette una lettera in cui gli veniva richiesto di giurare fedeltà a Hitler. Solo il 2 febbraio Köhler rispose che tale richiesta non poteva applicarsi a lui, avendo presentato la richiesta di dimissioni al Ministro. Man mano il cerchio dei suoi collaboratori si restringeva, per trasferimenti o sostituzioni. Alla sua richiesta di un reintegro dei suoi assistenti seguì un diniego. Il 22 agosto 1935 presentò una nuova richiesta di dimissioni nella quale scriveva l'impossibilità di continuare il suo lavoro senza gli assistenti. 
      Si estinsero così le attività dell'Istituto di Psicologia e fu cancellata una nuova generazione di gestaltisti.

    In Italia, qualche anno prima, era stato dissolto il primo laboratorio di psicologia sperimentale italiano e la nuova scienza psicologica subì le conseguenze a lungo termine del fascismo e dell'antisemitismo. 
Era stato Francesco de Sarlo, nato a San Chirico Raparo in Basilicata, il 13 febbraio 1864 a fondare nel 1903 l'Istituto di Psicologia fiorentino, con il laboratorio e la biblioteca: “il centro in cui numerosi raggi d’attività indagatrice si devono appuntare”.   
Al VI Congresso nazionale di filosofia, tenuto a Milano dal 28 al 30 marzo 1926, De Sarlo presentò la coraggiosa relazione "L'Alta cultura e la libertà", richiamandosi al discorso di Antonio Labriola del 1896: “Non è un segreto per nessuno, che il momento storico attuale presso di noi è caratterizzato dalla sostituzione ad un regime che dalla libertà prendeva lo spirito e il nome, d’un ordinamento politico-sociale fondato sul principio d’autorità, di gerarchia, di disciplina, limitante ogni libertà individuale che non si accordi con gli interessi dello Stato quali sono concepiti e determinati dai governanti […] Ciò che voglio sostenere è che, qualunque siano le ragioni che possano essere addotte a giustificare questa dottrina e questa pratica di governo, esse non possono in alcun modo toccare quella che è l’essenza e l’anima dell’alta cultura." 
Il Congresso fu sospeso dalle autorità fasciste e il Professor Armando Carlini, divenuto poi deputato e membro dell'Accademia d'Italia, spiegò a Giovanni Gentile: "un torrente bavoso di luoghi comuni in onore della Dea Scienza, contro il fascismo, contro la tua Riforma, contro la nostra filosofia, ecc. ecc. Applausi fragorosi e grida di gioia lungamente sottolineavano i punti culminanti. Diventò una gazzarra indecente."
Seguirono ritorsioni. Dal 1926 De Sarlo non frequentò più il suo Istituto di Psicologia fiorentino e si dedicò ad altri studi.
Nel 1923 era stato estromesso dall'insegnamento di psicologia (Lo psicologo messo in croce, Corbellini, 2013) ed era stato nominato al suo posto il suo allievo Enzo Bonaventura.
Nel 1925 era stato tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce in risposta al Manifesto degli intellettuali fascisti di Giovanni Gentile.
    Si ritirò gradualmente dall'attività scientifica e accademica. Nel 1933 abbandonò l'insegnamento e fu sostituito dal genero Paolo Lamanna, che avrebbe aderito al fascismo. Nel 1934 lasciò l’Accademia dei Lincei e rifiutò, assieme a Benedetto Croce, Vito Volterra e altri quattro accademici di giurare fedeltà al regime. 
    Con l'introduzione delle leggi razziali nel 1938 l'istituto di psicologia fiorentino fu definitivamente smembrato e la nuova generazione di scienziati sperimentali fu costretta a emigrare.

Non fu vano il coraggio di Köhler e di De Sarlo. Per questo è importante ricordare: si può combattere un regime autoritario e ascientifico. 
Fu irrimediabile la loro solitudine.


"Chi crede in certe verità ha il dovere di manifestarle, qualunque possano essere gli effetti. Del resto la parola che può apparir vana in un certo momento e in certe condizioni, può essere come il seme che rimane bensì durante l’inverno sepolto sotto la neve, ma che aspetta la primavera per poter germogliare" (De Sarlo, 1926).

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