sabato 15 febbraio 2014

Il disegno - e lo psicologo - allo specchio.



Il disegno allo specchio è uno di quei test che hanno segnato la storia della psicologia.
Un compito visuomotorio utilizzato per misurare l'apprendimento procedurale. Lo usò anche Brenda MIlner nel paziente H.M., per la prima volta dimostrando l'esistenza di diversi tipi di memoria e ipotizzando che non tutte le memorie fossero custodite nei lobi temporali.

La storia del disegno allo specchio aiuta a ripercorrere anche le più ricorrenti tentazioni nella storia della psicologia, l'attitudine alla smemoratezza e la seduzione del riduzionismo. 

Attribuito erroneamente a Daniel Starch (1910), fu invece sviluppato indipendentemente e quasi contemporaneamente da Victor Henri (1898) e Walter F. Dearborn (1905), come puntualizzò Carmichael in una breve nota del 1927.

Victor Henri scoprì gli effetti della dissociazione tra percezione visiva e movimenti, descrisse accuratamente l'apparato e illustrò la dinamica dell'apprendere a disegnare allo specchio una linea. Le due Figure seguenti riproducono i due fogli su cui il soggetto imparava a tracciare 'automaticamente' la linea allo specchio.


"Le sujet devait tracer des parallèles à la ligne marquée en noir, pendant qu'il la regarde par réflexion dans la glace; il trace dans les premières expériences leslignes 1, 2,... 8 de la figure 76. On voit que ces lignes sont très ondulées, elles sont très irrégulières, on n'arrive pas à faire une ligne droite malgré tous les efforts, les mouvements sont lents et quelquefois saccadés."


"Sur la première feuille tâtonne beaucoup, et n'arrive pas du tout au mouvement demandé; sur la deuxième feuille la première ligne tracée par le sujet tombe à peu près dans la direction cherchée, le sujet continue le mouvement automatiquement, sans y penser, et après quelques feuilles arrive très facilement à faire le mouvement demandé; mais le sujet dit qu'il ne pense pas au mouvement, il le fait automatiquement."

Walter Dearborn introdusse il disegno allo specchio di una stella quale semplice strumento di laboratorio per lo studio dell'apprendimento 'per prove ed errori' e ne raffigurò l'apparato, facendo riferimento agli studi dell'epoca.

This  experiment  was  first  made  use  of  by  the  writer  in  1905,  and  had,  as far  as  the  writer  was  aware,  not  been  described.  It  has  since  been  employed by  Judd,  Manual  of  Laboratory experiments, and  Burt,  British  Journal  of  Psychology,  December, 1909, and  possibly  elsewhere.
For  an  interesting  practice  experiment  with  this  apparatus  see  an  article  by Starch  in  the Psychological  Bulletin, 1910.

Proprio per la semplicità di applicazione e la flessibilità della procedura il disegno allo specchio è diventato un test molto popolare in psicologia. Waters e Sheppard, nella breve revisione del 1952 scrissero che in 50 anni erano stati creati "12 diversi disegni, sei diversi tipi di apparato per la presentazione e quattro tipi di specchi, piano, convesso, concavo e parabolico."

Eppure, un test così semplice e così specifico dell'apprendimento procedurale fu anche usato quale misura della stabilità emotiva da Brower (1948) e dell'adattamento sociale da Peters (1946), nonché come test di intelligenza da Burt (1909). Addirittura, più recentemente come indice delle differenze cerebrali di genere da Kennedy e Raz (2005).

Non ci deve sorprendere se ancora oggi molti ricercatori cedano alla tentazione di spiegare fenomeni complessi a partire da singoli esperimenti basati su singoli compiti. Oppure che nella fase di documentazione, propedeutica al disegno sperimentale, si fermino agli autori immediatamente precedenti e già citati da tutti, senza risalire ai lavori originali. Quello che cambia rispetto agli inizi del secolo scorso è la sofisticazione aggiunta dalla tecnologia. Il pensiero umano, quello dello psicologo in particolare, resta soggetto agli stessi bias di allora.


Brower, D. The relations of visuo-motor conflict to personality traits and cardio-vascular activity. Journal of General Psychology, 1948

Burt, C.  Experimental  tests  of  general  intelligencei  British Journal of  Psychology, 1909

Dearborn, W. F.Experiments in learning. Journal of Educational Psychology, Vol 1(7), 1910

Henri V. Revue générale sur le sens musculaire. L'Annee Psychologique, 5, 1898

Kennedy KM, Raz N. Age, sex and regional brain volumes predict perceptual-motor skill acquisition. Cortex, 2005
  
Peters, H. N.  The  mirror-tracing  test  as  a  measure of social  maladaptation.The Journal of Abnormal and Social Psychology, 1946

sabato 8 febbraio 2014

Buona cosa è la dimenticanza! Una reazione all'informazione scientifica che rimuove Brenda Milner.

 
 Altrimenti come farebbe
il figlio ad allontanarsi
dalla madre che lo ha allattato?
Che gli ha dato la forza delle membra
e lo trattiene per metterle alla prova?
Oppure come farebbe l’allievo
ad abbandonare il maestro
che gli ha dato il sapere?
Quando il sapere è dato
l’allievo deve mettersi in cammino...
Bertolt Brecht


Il test del disegno allo specchio “è valido non solo come dimostrazione dell'apprendimento ma anche come metodo di ricerca in una sorprendente varietà di problemi”. Così scriveva Leonard Carmichael nel 1927, che ne faceva risalire le origini alla fine del 1800 e alla prima decade del 1900 l'uso specifico nella dimostrazione dell'apprendimento per prove ed errori.

Il test consiste nel tracciare una linea all'interno del doppio contorno di una stella. Non è un compito semplice, perché va fatto osservando la propria mano che disegna, non direttamente, ma riflessa in uno specchio. I tempi di esecuzione del test si riducono con l'esercizio proprio perché man mano che apprendiamo manualmente il compito, diventiamo più veloci a completarlo. 
Puoi verificare direttamente o guardare il video Teaching Kids About the Brain: Mirror Drawing.

Il miglioramento al test del disegno allo specchio fu una delle prime dimostrazioni della preservazione di alcuni tipi di memoria nel famoso paziente amnesico HM, che ora conosciamo come Henry Gustav Molaison. HM riduceva prova dopo prova i tempi di esecuzione, anche se ogni volta non ricordava di aver già fatto lo stesso test, così come non ricordava di avere già incontrato l'esaminatrice.

È stato studiato per oltre 50 anni, a partire dal 1953, quando fu sottoposto a un intervento neurochirurgico per l'asportazione di parte di entrambi i lobi temporali per la cura di un'epilessia grave e farmacoresistente. 
Il paziente più famoso della neuropsicologia e famoso in tutto il mondo perché il suo studio ha rivoluzionato le conoscenze sulla memoria! 
Alla sua morte il New York Times gli ha dedicato l'articolo HM, un indimenticabile amnesico.

Si è letto e parlato ancora qualche giorno fa di HM, perché Jacopo Annese che lavora in California al Brain Observatory di San Diego ha completato e pubblicato i risultati dell'esame postmortem del suo cervello.

L'ironia, in questa storia di memorie, è che la maggior parte delle agenzie di stampa, dei post e degli articoli sullo studio di Annese ha dimenticato di citare Brenda Milner. 

Non è una tra gli scienziati che hanno studiato HM: è la prima.

Dr. Wiliam Feindel tries to fudge the
numbers on the birthday cake he shared
with Dr. Brenda Milner at The Neuro, McGill.
Pioniera della neuropsicologia, ha costruito il primo ponte tra psicologia e neurologia, tra osservazione clinica e neurochirurgia, tra test psicometrici e modelli cognitivi.
Studiando i pazienti con lesioni temporali e frontali ha gettato le fondamenta delle teorie sui processi cognitivi e sulla specializzazione interemisferica. Ha trasmesso, inoltre, la passione e il metodo della ricerca in psicologia.

Per il Premio Nobel Eric Kandel: lo studio di HM da parte di Brenda Milner rappresenta una delle grandi pietre miliari nella storia delle neuroscienze”.

Il primo articolo in cui è descritto il caso di HM  e di altri 9 pazienti fu pubblicato nel 1957 in collaborazione con il neurochirurgo (William B. Scoville, Brenda Milner, Loss of recent memory after bilateral hippocampal lesions, JNNP, 1957).
Nell'articolo è descritta per la prima volta la scoperta di disturbi di memoria conseguenti alla resezione chirurgica dei lobi temporali, con la correlazione tra la gravità dell'amnesia e l'estensione dell'asportazione dell'ippocampo.
Tutte le ricerche successive sulla memoria hanno fatto riferimento agli studi pioneristici su HM che, all'epoca vennero inizialmente accolti con scetticismo.

Nella bellissima intervista a Chenjie Xia, Brenda Milner racconta la sua entusiasmante avventura fin dagli inizi, dal trasferimento da Cambridge a Montreal, al lavoro prima con Hebb poi con Penfield, che le disse "Devi venire al Neuro [l'Istituto di Neurologia dell'Università McGill a Montreal], abbiamo bisogno di te!". 
Spiega che furono PB e FC - non HM - i primi pazienti amnesici che studiò. 

Parlando del test del disegno allo specchio dice: "vedere che HM aveva imparato il compito alla perfezione, ma senza alcuna consapevolezza di averlo già eseguito fu una dissociazione sorprendente...  uno dei momenti emozionanti della mia vita". 

Quale può essere stata la parte preferita delle sue numerose ricerche? " I pazienti con lesioni temporali dimenticano - sappiamo tutti cosa vuol dire dimenticare, è una terribile menomazione, ma [...] è molto più difficile comprendere i pazienti con lesioni dei lobi frontali, quindi mi hanno incuriosito molto di più. Hanno alleggerito la mia vita con le cose totalmente inaspettate che sono in grado di fare."

Quebec artist Steven Spazuk works on the
detail of a large portrait of Brenda Milner.
All'epoca dell'intervista aveva 87 anni, ora ne ha 95 e continua a seguire alcuni dottoranti e post-doc all'Istituto di Neurologia dell'Università McGill. 
La sua modalità è diversa rispetto a quella che siamo abituati a sentire e a verificare nelle università italiane: "non ho mai dato a uno studente un progetto specifico. Dico loro su che cosa stiamo lavorando [...] Poi chiedo loro di leggere e documentarsi. Possono tornare con un'idea non ben formulata e io li aiuto a formularla. Ma non dico loro quali esperimenti dovrebbero fare. So che molti supervisori trattano i propri studenti laureati come assistenti. Penso che questo non sia etico."

E allora qual è il suo messaggio per i giovani ricercatori? 
"Devono avere molta curiosità. La curiosità è ciò che mi fa andare avanti, all'età di 87 anni. E ci sono molte altre cose. Non devono farsi illusioni sulla scienza. Non devono avere una visione romantica e credere di fare ogni mese o ogni anno una grande scoperta. In qualsiasi lavoro c tanta routine. Devono essere disposti a misurare, misurare, misurare. Può essere molto noioso se non si ha il giusto atteggiamento. [...] Un'altra qualità che cerco in un dottorando è la capacità di scrivere. Non essere in grado di scrivere chiaramente è un grosso handicap, e penso che scrivere con chiarezza e pensare in modo chiaro siano strettamente collegati."

Non ha ricevuto il Nobel, pur meritandolo. C'è da augurarsi che almeno non sia dimenticata da alcuni suoi stessi allievi.





sabato 1 febbraio 2014

Chi ha scoperto il Polo Sud?* Breve storia di un lavoro sistematico sulla valutazione psicologica in età evolutiva



Tra gli anni '20 e '30 del secolo scorso, mentre le  Eterne allieve - Renata Calabresi, Silvia De Marchi e Giuseppina Pastori - raggiungevano la massima attività di ricerca e di produzione  scientifica, cresceva Maria Luisa Falorni, nata nel 1921. 
Fu allieva di Alberto Marzi a Firenze e poi docente di Psicologia dell'età evolutiva presso la Facoltà di Magistero dal 1975, di  Psicologia dal 1978 al 1993.
Autrice di diverse pubblicazioni sulle misure psicologiche in età evolutiva, esaustive nella revisione degli strumenti di valutazione disponibili all'epoca e nell'analisi critica dei metodi e delle teorie di riferimento.
Un lavoro sistematico, che introduce l'importanza della valutazione quantitativa dell'intelligenza, dei processi psico-sensoriali, percettivo-motori e psico-motori e della personalità fin dall'età evolutiva. Sottolinea, inoltre, costantemente i requisiti essenziali della formazione accurata per l'uso e l'interpretazione dei diversi strumenti e del rigore metodologico che deve guidare lo psicologo nell'esame psicometrico.

Nella presentazione a Lo studio psicologico dell'intelligenza e della motricità, Marzi scriveva molto opportunamente l'A. mette in guardia contro certi entusiasmi troppo facili per i reattivi psicologici, contro i risultati di applicazioni superficiali fatte spesso da dilettanti, contro visioni unilaterali, interpretazioni meccanicistiche e puramente quantitative di certe applicazioni.”

Quanto sono attuali queste avvertenze ancora oggi!


1968. Aspetti psicologici della personalità nell'età evolutiva - Firenze, Giunti-Barbera
sono trattate le questioni di carattere generale la cui conoscenza è indispensabile per ogni valutazione psicologica e per ogni studio di personalità”
Nella prima parte esamina brevemente le diverse teorie di personalità, da quella psicoanalitica
a quelle comportamentali; introduce la prospettiva di Allport di personalità quale unità dinamica che risulta dall'interazione di fattori biologici, psicologici e sociali.
i fattori che influiscono sulla maturazione della personalità e sulla integrazione delle sue funzioni e delle sue condotte sono di varia specie; si tratta dei seguenti: fattori ereditari, acquisiti o congeniti esogeni ambientali, acquisiti o congeniti endogeni...”
Nella seconda parte elenca le fasi di sviluppo della personalità, caratterizzate da un mutuo adattamento tra individuo e ambiente, come nella sequenza di Erikson, fasi nelle quali devono essere affrontati o risolti conflitti o crisi.


1961. Lo studio psicologico dell'intelligenza e della motricità - Firenze, Giunti-Barbera
Io ti farò vedere una bella figura e tu mi
dirai che cosa vedi su questa figura”
Scala Binet-Simon revisione Terman 1917
esposizione indicativa assai dettagliata, se non completa, di vari metodi psicologici, fra i più noti e i più adatti all'ambiente italiano, per la valutazione dell'intelligenza e per valutazioni psico-sensoriali, percettivo-motorie e psico-motorie.”
La conoscenza del livello di sviluppo dell'intelligenza “è indispensabile per comprendere le difficoltà di adattamento pedagogico, familiare o sociale di certi bambini, adolescenti e adulti, per comprendere meglio manifestazioni e variazioni patologiche.”

Oggi sappiamo bene come tale conoscenza sia indispensabile per garantire ai bambini con diversi gradi di difficoltà i piani educativi individualizzati o personalizzati e i programmi riabilitativi più efficaci.

Proprio per l'importanza delle valutazioni psicometriche e delle interpretazioni cliniche “sebbene le scale apparentemente si presentino di grande semplicità e di applicazione alquanto piacevole, è da escludere ogni dilettantismo e solo dopo mesi, talvolta qualche anno di tirocinio presso serie istituzioni a carattere psicologico, è possibile che l'assistente psicologo sia in grado di effettuare con frutto questi esami".


1954. Lo studio psicologico del carattere e delle attitudini - Firenze, Giunti-Barbera
contiene […] un'esposizione dei metodi analitici e dei metodi proiettivi per la valutazione del carattere e della personalità ed infine alcune esemplificazioni e considerazioni intorno alle attitudini, inclinazioni e vocazioni nella sintesi della personalità."
Sono elencati in dettaglio i diversi Questionari, nonché “i tipi più antichi di interrogatorio e più noti” che sono alla base del colloquio clinico preliminare ad ogni esame psicometrico.

Ho scelto un esempio per l'articolazione delle domande - un vero e proprio miniesame benché a risposte non strutturate - e per il riflesso del contesto culturale dell'epoca.
Domande di De Sanctis per indagini sul livello intellettuale e morale di alunni di I e II elementare [da De Sanctis S., Guida alla semeotica neuropsichiatrica. Ed. G. Bardi, Roma, 1934]
1. Serie
1. Come ti chiami?
2. Quanti anni hai?
3. Qual è il naso?
4. Toccati l'occhio destro.
5. Dammi la mano destra.
6. Alza la gamba sinistra
7. Che classe fai?
8. Come si chiama la tua mamma?
9. Che cosa fa il tuo babbo?
10. Quanti fratelli hai?
11. Dove abiti?
12. Quante camere hai nella tua casa?
13. Quanti letti hai?
14. Che cos'è questo? A che serve? (presentazione di oggetti)
15. Qual'è il più liscio?
16. Qual'è il più freddo?
17. Presentazione di monete di vario valore: domandarne il riconoscimento.
18. Che hai mangiato prima di venir qui?
19. Sei mai stato all'osteria? Ci vai spesso? Quanti bicchieri di vino bevi?
20. Hai litigato mai coi compagni?
21. Sei mai stato al cinematografo? Che hai visto l'ultima volta?
22. Sogni mai quando dormi? Raccontami che cosa sogni.
23. Che cosa ti hanno insegnato ieri a scuola?
24. Dov'è la tua scuola?
25. Dove ti trovi ora?
26. Che giorno è oggi? In che mese siamo?
27. Che vengono a fare qui i tuoi compagni?


*Domanda ormai in disuso tratta dalla Scala di Wechsler per fanciulli (WISC 1949).