domenica 20 aprile 2014

Lo psicologo che ha pianificato gli 'interrogatori aumentati' della CIA



Il Guardian ha pubblicato un'intervista esclusiva a James Elmer Mitchell, lo psicologo che ha progettato le tecniche di “interrogatorio aumentato” per la CIA.
Mitchell, ora è in pensione e vive in Florida. Ha una carriera di psicologo clinico e istruttore alla scuola di sopravvivenza dell'Aeronautica Militare.
Nella sua attività applicava un programma di addestramento noto come Sere (survival evasion resistance escape), acronimo di sopravvivenza evasione resistenza fuga.

In un rapporto della Commissione d'inchiesta del Senato degli Stati Uniti vengono attribuite a Mitchell e a un altro psicologo, Bruce Jessen, le responsabilità del programma di tortura della CIA.
Il rapporto ne mette in discussione il fondamento giuridico per l'utilizzo negli interrogatori dei sospettati di terrorismo. Tale programma fu autorizzato all'indomani dell'11 settembre 2001 dall'amministrazione Bush e i metodi in esso contenuti sono stati usati sui prigionieri detenuti dalla Cia nelle carceri segrete fuori dagli Stati Uniti e a Guantanamo. Nel 2004 la Cia ha sospeso il programma, che è stato poi abolito da Obama nel 2009.
Le più di 6000 pagine del rapporto, costato 40 milioni di dollari e 4 anni di lavoro investigativo, sono state oggetto di diverse revisioni, fino ad arrivare lo scorso 3 aprile all'approvazione di una versione di sintesi da inviare alla sezione competente per la desecretazione, prima di renderla pubblica.
Come riferito dal Guardian, la Presidente della Commissione, la Democratica Dianne Feinstein, ha affermato che il rapporto racconta “una macchia della nostra storia che non si dovrà mai più permettere che accada."
In sostanza, le tecniche di interrogatorio non autorizzate erano dei veri e propri sistemi di tortura e non hanno portato ad alcuna utile informazione contro il terrorismo islamico.

Mitchell nell'intervista al Guardian difende le torture applicate ai sospettati di essere membri di al-Qaeda.
Non solo, si dice scettico sul rapporto della Commissione e si scaglia contro chi sostiene che il suo programma abbia portato a scarsi risultati contro il terrorismo.
Spiega che il programma era nato nel contesto dell'11 settembre 2011 e “non era illegale”.

Le tecniche usate comprendevano l'annegamento controllato, la deprivazione di sonno fino a 11 giorni di seguito, l'angusta camera di tortura, lo sbattimento ripetuto contro un muro, la costrizione in posizioni fisiche scomode.

Mitchell a
pplicò personalmente l'annegamento controllato a Khalid Sheikh Mohammed, che non fornì alcuna informazione dopo le 183 volte a cui vi fu sottoposto. Solo successivamente, Mohammed fornì le informazioni frammentarie che portarono alla cattura e all'uccisione di Osama Bin Laden, quando le tecniche di “interrogatorio aumentato” erano ormai state sospese.

Mitchell nega il suo coinvolgimento a Guantanamo ma in un rapporto del Senato del 2009 si fa riferimento al fatto che gli interrogatori derivassero dalle tecniche sviluppate dagli psicologi.

In un articolo del New Yorker del 2005 di Jane Mayer, viene rivelato per la prima volta il nome di Mitchell, assieme al ruolo avuto dagli psicologi nel programma di tortura. Mitchell era presente all'interrogatorio di un detenuto sospettato di essere membro di al-Qaeda e propose di passare a metodi più duri. L'uomo avrebbe dovuto essere trattato come i cani nel tristemente famoso esperimento di Seligman del 1965, riconosciuto tra i 10 esperimenti antietici della storia della psicologia. L'esperimento consisteva nell'indurre un senso di impotenza appreso, attraverso la ripetuta somministrazione di scosse elettriche all'animale.
Seligman è poi diventato il guru della psicologia positiva e nel 1998 è stato eletto presidente dell'Associazione Americana di Psicologia.

Nell'articolo si fa riferimento a un esperto di anti-terrorismo che si sarebbe opposto a Mitchell, facendogli notare che aveva a che fare con esseri umani e che non si dovevano usare i mezzi dei nemici, come la tortura. La replica di Mitchell fu che si trattava di buona scienza e, inoltre, ammirava le ricerche di Seligman.

Era nel 2002 che da Guantanamo partì la richiesta al Pentagono affinché si potessero usare tecniche di interrogatorio più rigide con quei detenuti che opponevano maggiore resistenza. Si trattava di introdurre l'isolamento, la deprivazione sensoriale, la rimozione dei vestiti, l'incappucciamento, lo sfruttamento delle fobie del detenuto e l'annegamento controllato.

Come riporta l'articolo del New Yorker, sempre nel 2005 sul Time furono pubblicati i verbali dell'interrogatorio a Mohammed al-Qahtani: fu costretto a spogliarsi, ad abbaiare come un cane, a non usare il bagno dopo la somministrazione forzata di liquidi per via endovenosa, a ballare con una maschera sul volto, a rimanere seduto su un investigatore donna che lo interrogava, all'esposizione a rumori forti, a limitazioni del sonno, a raccogliere cumuli di spazzatura con le mani ammanettate mentre veniva chiamato "maiale".
Dai verbali emerge inequivocabilmente la partecipazione di uno psicologo agli interrogatori e che, dopo tre giorni di privazione di sonno, Qahtani si ammalò, fino ad essere ricoverato in gravi condizioni cliniche.

L'esperienza clinica ha un posto limitato nella pianificazione e nella supervisione degli interrogatori condotti legalmente. Gli psicologi hanno quei ruoli nelle indagini penali, e i controlli medici dei detenuti sono regolati dagli strumenti giuridici internazionali. Così metteva in guardia il New England Journal of Medicine nel 2005 nell'articolo Doctors and Interrogators at Guantanamo Bay.
E nel 2013 la stessa rivista ha preso duramente posizione sulle pratiche cliniche a Guantanamo, sostenendo che per la professione medica è giunto il momento di intraprendere un'azione politica costruttiva per cercare di riparare i danni e di garantire che i medici civili e militari seguano gli stessi principi di etica medica.

Nell'intervista del Guardian Mitchell, senza alcun pentimento o ravvedimento, dice "sono solo uno a cui è stato chiesto di fare qualcosa per il suo paese da persone al più alto livello di governo, e ho fatto il meglio che potevo".

Aggiunge di essere un sostenitore di Amnesty International e di essere impegnato a raccogliere fondi contro gli abusi sui minori

"Sono in pensione. Faccio un sacco di cose avventurose ora. Ho servito il mio paese e ora ho finito. Ho fatto quello che ho fatto per chi l'ho fatto, e ora con quello ho finito."

In attesa che anche gli psicologi prendano una posizione ferma contro gli interrogatori illegali...

Per il momento l'Associazione Americana di Psicologia (APA) non ha inserito in agenda una risoluzione presentata da Scott Churchill e approvata dal 53% dei membri delegati, affinché si prenda in considerazione il divieto ai propri membri di fornire supporto negli interrogatori militari.
Come riportato anche dal British Medical Journal del 5 marzo, l'APA aveva invece approvato la decisione del suo comitato etico di chiudere il procedimento contro un altro psicologo - John Leso - incaricato di sovrintendere agli interrogatori coercitivi dei detenuti a Guantanamo Bay. 

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