sabato 7 giugno 2014

Le mani di un violinista sono speciali?



La coordinazione bimanuale è alla base di attività che svolgiamo tutti i giorni: allacciare le scarpe, stappare una bottiglia di acqua o di vino, digitare su una tastiera. Si sviluppa gradualmente nel bambino entro i 10 anni. Richiede alle due mani una serie di azioni asimmetriche, coordinate nel tempo e nello spazio. 

Le due mani tendono a sincronizzarsi nel tempo, anche se stanno eseguendo movimenti diversi. Se, però, le due mani devono muoversi secondo diverse direzioni allora possono contrastarsi o aggiustare i movimenti a traiettorie intermedie. La realizzazione perfetta di movimenti spazialmente divergenti con le due mani si osserva solo dopo uno specifico addestramento oppure nelle persone che hanno subito la resezione del corpo calloso.
Sembra un'abilità banale ma se ne può verificare la complessità quando le due mani in gioco non appartengono alla stessa persona. E così si può provare a tagliare una bistecca con la propria mano destra e la mano sinistra concessa in prestito dal commensale.

Le abilità bimanuali di un violinista sono tra le più complesse e devono seguire una sequenza temporale predefinita.
A un violinista non basta il violino, serve l'archetto: meccanismo a vite, bottone, coulisse, anello, slitta, occhio decorativo del nasetto, ginocchio, fasciatura, puntina.
L'elasticità dell'arco cambia il suono dei diversi violinisti. Così l'archettaio deve scegliere “quello migliore per il loro talento”. Una breve e appassionante storia sull'arte e sulla scienza dell'archetto è raccontata nell'autobiografia del Maestro Lucchi.

La ricerca sull'esecuzione musicale con gli strumenti ad arco ha messo in evidenza la complessità già solo del movimento unimanuale di sfregamento dell'archetto, misurando ad esempio la velocità o la coordinazione di polso, gomito e spalla.
Nello studio dell'esecuzione di brevi frammenti di Brahms e Schubert è stata rilevata, in un violoncellista professionista, una maggiore variabilità dei movimenti del gomito e del polso rispetto ai colpi d'arco e una minore variabilità dei movimenti veloci (Winold, Thelen e Ulrich 1994). 
A tale studio fanno riferimento Baader, Kazennikov e Wiesendanger, che nel 2005 hanno pubblicato una ricerca rivolta invece a misurare proprio la coordinazione tra l'archetto e la diteggiatura in sei violinisti.

Hanno così analizzato i movimenti delle dita II-V della mano sinistra e i movimenti dell'archetto nella mano destra con un sistema integrato di videoregistrazione. I soggetti dovevano eseguire una sequenza di 21 toni a 4 velocità di metronomo.
I risultati hanno evidenziato che ogni soggetto ha presentato un profilo consistente di posizionamento delle dita. Ci sarebbe quindi un controllo anticipatorio, probabilmente legato al grado di competenza, a determinare la sequenza tra diteggiatura e colpi di archetto.
Gli schemi di movimento più lenti verso la corda hanno un significato funzionale.

Dall'analisi e dalla rappresentazione dei movimenti bimanuali di uno dei soggetti si scopre cosa succede nelle 10 ripetizioni di un frammento di 6 note consecutive della melodia standard re-sol-fa-la-re-la. Durante il primo intervallo, il colpo d'arco attiva la corda re 'vuota', cioè da essa sono state tolte tutte le dita. Durante l'intervallo successivo, l'anulare viene spostato rapidamente sulle corde, a toccare la nota sol. In questo caso, il dito attivo ha iniziato il tono con il suo impatto sulla corda. La durata del sol si protrae fino al rapido sollevamento del dito attivo, l'anulare. Contemporaneamente al sollevamento dell'anulare si avvia la nota successiva fa, una nota più bassa suonata sulla stessa corda. Ma il dito attivo (medio) raggiunge la corda prima del tempo, cioè, prima che il sol sia finito. 
Questo è un tipico schema di movimento anticipatorio lento, eseguito da tutti i soggetti nel corso di una scala discendente sulla stessa corda. L'azione del medio determina l'altezza della nota fa, ma non il suo inizio; quest'ultimo è innescato dal sollevamento delll'anulare.

La sincronizzazione tra le dita e i movimenti dell'archetto varia nei sei soggetti da -12 a 60 millisecondi ma questi 'errori di simultaneità' non sono percepiti uditivamente. Sono però funzionali in quanto permettono la preparazione delle dita, diversi millisecondi prima di produrre il suono.


I risultati ottenuti con le registrazioni cinematiche hanno quindi dimostrato una grande coerenza delle più piccole componenti del movimento, durante l'esecuzione ripetuta di una melodia. L'interpretazione conclusiva è che sia l'anticipazione di sequenze motorie bimanuali ben apprese a guidare l'esecuzione nei musicisti esperti, un meccanismo sviluppato con l'addestramento e attivato dallo studio delle partiture.

È l'anticipazione dei movimenti delle dita a rendere speciali le mani del violinista.

Nella foto Josef Hassid.

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