Un bellissimo caso clinico per osservazione psicopatologica e interpretazione teorica descritto da Tommaso Campanella nel 1635 (1) e citato per esteso da Alessandro Dini (2).
"Io stesso ho fatto l'esperienza di un
ragazzo che, consumandosi per il calore dell'estate, alla vista di
meloni putrefatti immaginò di andare anche lui in putrefazione e di
sudare per questo, e subito credette di essere un melone in
decomposizione e così affermava.
Era di bell'aspetto, ma di
temperamento melanconico: nel suo spirito, non appena credette di
essere un melone, le fuliggini volatili impedirono l'avvertenza e il
discorso, e poiché l'affezione non cessava, perseverò nell'idea di
essere un melone, e quanto più ci pensava tanto più era affetto
dalla specie del melone, e si credette tale per alcuni giorni, finché
non cessò la calura.
Pertanto, l'umore melanconico non procura
l'inganno a colui che immagina, ma offre l'occasione di immaginare e
pone l'impedimento per non avvertire. Allo stesso modo, coloro che
credono di essere dei galli o dei vasi di coccio o altre cose,
sbagliano per il giudizio e la credenza: infatti, qualunque cosa si
dà loro a vedere quando si trovano in qualche affezione, subito
ripongono in essa la loro credenza."
E più sopra scriveva:
"Infatti, non è l'immaginazione a
sbagliare quando immagina un centauro o un ircocervo, in quanto essa
produce davvero in sé l'immagine del centauro, ma sbaglia la
credenza o il giudizio, se crede che in realtà ci sia ciò che
l'anima immagina."
Nella concezione della filosofia naturale di Campanella:
"Il senso è la percezione di un oggetto
presente; la memoria è senso anticipato [qui è interessante citare quanto formulerà tre secoli più tardi Tulving sulla memoria episodica, intesa come proiezione sia nel passato sia nel futuro]; la fede è consenso, ossia
sentire per mezzo di altro; l'immaginazione non è sentire la cosa,
ma l'immagine che rappresenta la cosa; la ragione è sentire in
altro, cioè nel noto l'ignoto e discorrere da quello a questo;
l'intelletto è penetrazione fino a pervenire a una cosa che non è
sentita; il giudizio è discernimento di tutte le cose notate. Se,
dunque, sentiamo o riteniamo di sentire qualcosa, sentiamo
necessariamente o una cosa o l'immagine che rappresenta una cosa
data; ciò che non è, infatti, non può muovere il senso, né la
ragione né l'intelletto."
Il disegno, non me ne volere, è uscito dalla mia matita.
1. Campanella Tommaso. Medicinalium iuxta prorpia pincipia
libri septem, Lugduni, Ex Officina Ioannis Pillehotte, 1635, 340-342.
2. Dini Alessandro (a cura di). Il medico
e la follia. Cinquanta casi di malattia mentale nella letteratura
medica italiana del Seicento. Firenze, Casa Editrice Le Lettere,
1997, 67-70.
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