Stephen
Hupp e Jeremy Jewell hanno raccolto 50 miti sull'età evolutiva nel
libro Great
Myths of Child Development,
pubblicato a febbraio per Wiley-Blackwell.
I
sottotitoli ideali per gli autori sarebbero:
Quello
che ogni genitore ha bisogno di NON sapere.
Quello
che ogni studente ha bisogno di NON studiare.
Hupp
e Jewell si inseriscono nella serie già iniziata da Lilienfeld e
colleghi (2011) e definiscono come 'miti' tutte quelle fiduciose
affermazioni che i professionisti fanno, senza avere alcuna prova
scientifica. Il riferimento è al pediatra Benjamin Spock
- che tranquillizzava i genitori con il suo mantra “Sai più di
quello che pensi” (tradotto in: 'Sai più miti di quello che
pensi') – ma anche a Freud, Sears e altri.
Lilienfeld
e colleghi spiegano i miti come sforzi tesi ad afferrare alcuni dei
misteri della vita e citano il sociologo e filosofo della scienza
tedesco Klaus Manhart (2005) per il quale, anche in una prospettiva
storica, il mito rappresenta il tentativo di spiegare l'altrimenti
inspiegabile.
Elencano
tre motivi fondamentali per i quali è necessario smontare i miti
psicologici:
1.
possono essere dannosi;
2.
possono provocare danni indiretti;
3.
possono intralciare il pensiero critico anche in altri ambiti.
In
questa prima parte ho selezionato e rielaborato due 'grandi miti' dall'elenco di
Hupp e Jewell. Di altri scriverò in seguito.
Mito
#21
La caratteristica distintiva della dislessia è l'inversione delle
lettere.
Il
segnale più precoce della dislessia – fin dall'ultimo anno della
scuola dell'infanzia al primo della scuola primaria – è
rappresentato dalla lettura o scrittura di alcune lettere in modo
speculare.
Si
tratta di una credenza diffusa anche tra gli insegnanti delle scuole
dell'obbligo e tra i docenti universitari, convalidata da personaggi dei
film e articoli di stampa.
Origini
Come
ricostruiscono Lilinfeld e colleghi (2011), il mito risale al 1925,
quando il neurologo americano Samuel Orton introdusse il termine
strefosimbolia per
indicare l'inversione delle
lettere, osservata in alcuni suoi piccoli pazienti. Orton la ipotizzò
come causa della dislessia, che, a sua volta, riteneva dipendesse da
un insufficiente sviluppo della dominanza cerebrale dell'emisfero
destro. Come trattamento, propose la lettura allo specchio.
Realtà
La
dislessia è un disturbo neuropsicologico degli apprendimenti
scolastici, che interessa in modo specifico la traduzione dei
caratteri scritti delle lettere e delle parole nei suoni di una
lingua. La dislessia evolutiva si manifesta durante lo sviluppo
normale del bambino e dopo la scolarizzazione. Ci sono poi altri
disturbi di lettura 'acquisiti', che sono causati da specifici danni
cerebrali.
La
dislessia evolutiva non dipende da disturbi alla vista o da
difficoltà cognitive globali. La diagnosi viene formulata da uno
specialista solo quando la prestazione di un bambino alle prove di
lettura è sistematicamente inferiore a quella dei bambini della sua
età e si differenzia da una prestazione nella media a tutte le altre
prove neuropsicologiche.
L'inversione
delle lettere è un tipo di errore che si osserva frequentemente nel primo anno di scuola primaria nella maggioranza dei bambini e non è tra
i più frequenti nella dislessia. Lo specialista deve misurare i
tempi di lettura, la correttezza di lettura (per parole, non-parole,
brani) e altri processi cognitivi correlati.
La
dislessia evolutiva interessa una percentuale compresa tra il 3% e il
3.5% di bambini e ragazzi in età scolare. I dati del MIUR del 2013,
relativi all'anno scolastico 2011/2012, indicano un'incidenza
percentuale totale dell'1.2% nella scuola primaria e secondaria (di I
e II grado), con ampie variazioni tra le regioni, ad indicare che si
tratta di una condizione ancora sottodiagnosticata - a smentire così un
altro mito che vorrebbe un'alta percenutale di dislessici
nelle classi.
Lilienfeld
SO, Lynn SJ, Ruscio J, Beyerstein BL. I
grandi miti della psicologia popolare.
Raffaello Cortina Editore, 2011.
Mito
#44
L'ordine
di nascita è un importante fattore nella formazione della
personalità.
Una credenza tipica vuole
che i primogeniti siano più responsabili, assertivi e prepotenti,
che i mediani siano più concilianti e diplomatici mentre gli
ultimogeniti più ribelli e irresponsabili.
Origini.
Libri,
rassegne e articoli scientifici hanno messo in relazione
l'intelligenza, il conformismo, il narcisismo, la coscienza morale,
ecc. con l'ordine di nascita all'interno di una famiglia.
Critica
La
maggior parte di queste ricerche si è limitata a studiare i rapporti
all'interno delle famiglie, senza considerare le attitudini e i
comportamenti con altri coetanei e altri adulti nei diversi contesti
extrafamiliari (la scuola, la piscina, la palestra,...), che
s'incontrano durante lo sviluppo cognitivo e affettivo.
Molti
psicologi continuano a sostenere tale mito, nonostante gli errori
commessi dai precedenti studi e le prove contrarie.
Realtà
Come
chiarisce Judith Rich Harris (2002), l'ordine di nascita ha effetti
osservabili all'interno del contesto familiare, ad es. nei diversi
rapporti con i primogeniti o con gli ultimogeniti.
Ma
le differenze con cui i genitori crescono i figli – aumentando
l'esperienza e riducendo l'incertezza nascita dopo nascita – hanno
uno scarso effetto sulle attitudini e i comportamenti dei figli al di
fuori della famiglia.
Una
ricerca attendibile e valida deve quindi tenere conto del ruolo di
tutti i contesti di vita nella formazione di personalità.
Finora
gli studi condotti seguendo questo metodo hanno fornito controprove
al mito.
E
prestando attenzione a tutti gli esempi – non solo a quelli che
confermano la credenza – tra le persone che conosciamo o tra le
persone famose - possiamo vedere come il mito lentamente si sgretola.
Prendiamo
a esempio Rita Levi-Montalcini: non aveva certo le caratteristiche
'mitiche' di un'ultimogenita! E aveva anche una gemella. La sua
determinazione, la sua passione e responsabilità la portarono –
attraverso le difficoltà, l'emigrazione forzata per le leggi
razziali, la costruzione di un ambulatorio domestico – fino al
Nobel per la Medicina nel 1986 e a tanti riconoscimenti. È
stata anche senatore a vita e un modello di donna libera e impegnata
per i diritti civili.
Ci
sono altrettanti esempi a prova e controprova del mito e questo
significa che l'ordine di nascita non è un fattore sufficiente a
prevedere la personalità di una persona.
Harris,
J. R. (2002, January 17). Why do people believe that birth order has
important effects on personality? Retrieved [april 11th,
2015] from the World Wide Web:
http://judithrichharris/tna/birth-order/index.htm
Prossimi
miti sotto la lente...
Mito
#16
Mito
#26
La pipì a letto è un
segnali di gravi problemi psicologici.
Mito
#28
I
disegni contengono specifici segnali che permettono di identificare i
problemi inconsci
Mito
#33
Nessun commento:
Posta un commento