domenica 10 gennaio 2016

Il riso nell'infanzia di Zoraide Delestré-Casaltoli


Le rire n'est qu'une expression,
un symptome, un diagnostic”
Baudelaire

Gli psicologi hanno descritto diverse tappe nello sviluppo del sorriso. 
Nel neonato, il sorriso ha un'origine riflessa endogena derivante da eventi fisiologici e coinvolge solo gli angoli della bocca, che si contraggono.
A 2-3 settimane il sorriso riflesso diventa esogeno, in risposta a stimolazioni esterne uditive e tattili, come determinati suoni o dei massaggi sulla pancia.
Nelle settimane successive il sorriso è un segnale di attenzione che il bambino produce quando è ben sveglio e in risposta a stimoli visivi, uditivi o tattili.

Valentina
Foto di Ivana Metitieri
Tra le 6-8 settimane emerge il sorriso sociale, in risposta al volto o al suono della voce della mamma e del papà. Il sorriso sociale coinvolge tutto il viso del bambino: la bocca, le guance, gli occhi.
Dalle 10 settimane il sorriso diventa strumentale ed è prodotto dal bambino con uno scopo, ad esempio ottenere il sorriso della mamma o del papà e comincia a stabilirsi come rinforzo sociale.
Intorno ai 4 mesi si osserva la risata del bambino in risposta alla stimolazione tattile, ad esempio il solletico e dai 6 mesi in risposta alla stimolazione visiva, uditiva e sociale.
Il neonato non ha ancora i gran zigomatici sufficientemente sviluppati onde contraendosi produrre il riso. […] Uno dei primi segni coi quali si manifesta il riso è generalmente il piegamento della palpebra inferiore, ciò che è in rapporto colla prevalenza della zona orbitaria e frontale, accompagnata a volte dalla contrazione del labbro; in alcuni casi questi movimenti sono preceduti da un piccolo fremito alle orecchie.

Ma il bambino va soggetto ad un notevole sviluppo di tutte le sue attività, e, se fino a due mesi noi non vediamo in lui che un piccolo essere che ride solo incoscientemente, per lo stato di benessere in cui si trova o perché lo si eccita, a quattro e cinque mesi egli ride effettivamente.

Proviamo infatti a solleticarlo come quando aveva due mesi; allora egli sorrideva, adesso egli ride poiché la contrazione della bocca è accompagnata da quei suoni che caratterizzano il riso.

Riconoscendo che il sorriso è quasi sempre prodotto nel bambino da delle sensazioni gradevoli, ho voluto vedere se anche per l'olfatto esso poteva ricevere un'impressione atta ad eccitare la sua gioia, ma da questo punto di vista le mie ricerche sono riuscite infruttuose, poiché ho trovato molti bambini insensibili ai buoni e ai cattivi odori.


Sono alcuni brani tratti dal libro di Zoraide Delestré-Casaltoli, Il riso nell'infanzia. Studio anatomico e fisio-psicologico corredato di fotografie originali, pubblicato da Bemporad nel 1915.

Si tratta del primo libro italiano sull'argomento, un altro contributo alla psicologia, che, scritto da una donna, è rimasto sconosciuto.

Il libro ha la preziosa prefazione di Francesco De Sarlo, il fondatore del primo Laboratorio di Psicologia Sperimentale in Italia
De Sarlo evidenzia i meriti e le debolezze di un lavoro coraggioso:
Permetta che io mi rallegri vivamente con Lei non solo per il coraggio che ha avuto nell'affrontare uno dei problemi più interessanti e difficili della Psicofisiologia, ma anche per l'amore, la diligenza e lo zelo con cui l'ha trattato. Certo Ella, intelligente ed acuta com'è, non ha la pretesa di avere esaurito l'argomento; è Suo merito però quello di avere mostrato che vi è un campo molto promettente da dissodare, una lacuna nelle ricerche psicologiche da colmare, e di aver recato un contributo, modesto ma preciso, alla conoscenza di un determinato fenomeno psichico, facendone la descrizione e l'analisi con metodo esatto e sicuro.

Nell'introduzione, l'autrice richiama all'importanza dello studio scientifico dello sviluppo psicologico del bambino:

Fino dai tempi più remoti l'uomo ha tenuto il fanciullo presso di sé, gli ha dedicato la parte migliore della sua energia e ne ha subito il fascino potente. Anche se ci riportiamo agli antichi tempi dei greci e dei romani, se diamo una scorsa alla letteratura antica, dobbiamo riconoscere che il culto dell'infanzia non è un'invenzione moderna.


Ma non è la sola ammirazione che noi dovremmo avere per l'infanzia, non un solo interesse sentimentale e poetico. Lo scienziato inglese Sully dimostra che il bambino dovrebbe essere oggetto di studio speciale dal punto di vista scientifico, poiché abbiamo bisogno di sapere ciò che si compie nei primi anni della vita umana, anni assolutamente decisivi.

I tempi non erano ancora maturi per uno studio sistematico dello sviluppo cognitivo fin dalle prime settimane di vita, a causa dei limiti di un'osservazione ancora grossolana:

Ma per quanto si riconosca l'importanza di tale studio, il bambino è ancora conosciuto parzialmente poiché, per penetrare la sua vita interna, i suoi pensieri divertenti, le sue gravi meditazioni sul mistero delle cose, la sua attitudine in faccia al cangiante spettacolo del mondo, è necessario perfezionare molto il metodo d'osservazione e d'interpretazione.

Certi fenomeni della vita intellettuale del bambino, anche dal punto di vista puramente fisico e visibile, sono così sottili e fuggitivi che occorre un talento d'osservazione delicatissimo per poterli cogliere a volo. Difficoltà enormi vi sono per dare una giusta interpretazione alle prime manifestazioni relativamente semplici dell'intelligenza.

La tecnologia, attraverso l'analisi delle registrazioni video, la presentazione controllata di stimoli sensoriali, la misurazione oggettiva delle risposte fisiologiche e comportamentali, ha fornito nel corso di un secolo quelle procedure che hanno facilitato la verifica sperimentale di idee pionieristiche. Molti risultati straordinari sono stati raggiunti anche in Italia ma ancora c'è molto da fare per conoscere cosa avviene settimana dopo settimana nello sviluppo del bambino e sono sorti a questo scopo in alcune Università i baby-laboratori dedicati.

Delestré-Casaltoli spiega i molteplici motivi dell'interesse per un argomento ancora poco esplorato dagli scienziati dell'epoca:

Fenomeno importante, ma difficile a conoscere, è quello che mi accingo a studiare: il riso nel bambino; fenomeno importante, perché può essere un indice assai sicuro dello stato della sua psiche e perché è il prodotto delle sue condizioni fisiche, intellettuali e morali; difficile, perché non può essere spiegato basandosi solo sulle apparenze.

Il riso è un atto molto complesso, che, può dirsi, nasce quasi colla nascita del fanciullo; atto completamente naturale, non volontario, dovuto a cause molteplici che variano da individuo a individuo.
Di tutti i gesti delicati del viso, il riso è uno dei meno conosciuti, per quanto venga comunemente considerato come la manifestazione della gioia e del piacere.

Soprattutto, gli studi fino ad allora disponibili (Delestré-Casaltoli cita Darwin, Charcot, Pierret e altri autori) analizzavano il riso negli adulti e solo un lavoro riguardava i bambini:
Va osservato però che questi scienziati studiarono il riso negli adulti, non considerandolo nei bambini; per ciò che riguarda il riso nell'infanzia posso citare solo l'eccellente inchiesta di Stanley Hall e Arthur Allin, studio di data recente.

Stanley Hall and Arthur Allin avevano infatti pubblicato nel 1897, sull'American Journal of Psychology, un articolo dal titolo The psychology of tickling, laughing and the comic che presentava i risultati di una corposa indagine condotta attraverso un questionario su circa 3000 soggetti. Attraverso 11 domande gli autori indagarono gli aspetti fisici, i fattori scatenanti come il solletico, i versi degli animali, gli scherzi e altre caratteristiche della risata del bambino e dell'adulto in diverse situazioni.
Una delle conclusioni a cui giunsero è che ridere dovrebbe essere uno dei diritti fondamentali per un bambino:
Certain, it seems, although this paper is so preliminary and tentative, that hearty laughing is a good thing for children, and might be listed among their inalienable rights.

Come espresso nel titolo del libro, lo studio del riso deve necessariamente rivolgersi alla complessità dei suoi aspetti psicologici, fisiologici e anatomici ed assume in certe condizioni un valore diagnostico:

Il riso è un fenomeno affettivo. Come tutte le emozioni è connesso ad un numero grandissimo di movimenti e può essere definito, dal punto di vista fisiologico, un processo motore. Fra tutti i movimenti, i più importanti si rapportano alla respirazione; ogni emozione ha il suo ritmo respiratorio; come nella meraviglia e nell'attesa la respirazione è sospesa o rallentata, nella gioia, al contrario, essa si compie molto più ampiamente. Il riso è, come la tosse, un singulto, una crisi respiratoria a forma esplosiva, spasmodica, con espirazioni ed inspirazioni rapide, violente, brusche e intermittenti.
Considerato come processo motore, il riso è un fenomeno complesso che traversa due fasi: l'una premonitrice, che è l'arresto o la sospensione della funzione respiratoria; l'altra essenziale, caratteristica, che è la ripresa violenta di questa funzione.

Quanto alle condizioni che producono il riso sono quelle che producono la rottura dell'equilibrio emozionale o mentale; vi sono condizioni oggettive e soggettive, ma le prime sono in un senso le più importanti, come apportatrici del maggior numero di circostanze impreviste.
Il riso è sempre impulsivo: da ciò ha la sua importanza come mezzo diagnostico morale. Tutto è naturale nel riso, perché tutto è spontaneo, tutto di è significativo e parlante. Il riso è una marca affettiva, una risonanza d'anima che rivela la diversità dei temperamenti, la loro originalità, esprime la natura della coscienza impulsiva, l'adesione istintiva che lo spirito dà alle idee o immagini e la selezione che stabilisce tra queste idee.

Nelle conclusioni, Delestré-Casaltoli fa riferimento anche degli scopi educativi del riso, sia nella facilitazione degli apprendimenti sia nei contesti sociali e sia proprio come ginnastica:
Non voglio lasciare l'argomento del riso senza accennare alla sua importanza come mezzo educativo. […] Il riso è anzitutto un buon mezzo di educazione fisica, e per comprendere questo basta pensare al lavoro muscolare che avviene durante l'accesso, alle larghe inspirazioni che si compiono, alla maggiore vivacità della circolazione e di tutte le altre funzioni.
Il riso, quando non sia stupido e volgare, è anche un mezzo di educazione morale, è un grande serenatore ed eccitatore delle più nobili energie dell'anima. 

Quanto alle applicazioni pedagogiche del riso è un po' prematuro il parlarne, poiché esse richiedono una conoscenza profonda degli effetti del riso che per ora manca.
S'interessino quindi gli studiosi all'osservazione degli effetti speciali del riso e li volgano a scopi educativi; grande sarà il vantaggio che la pedagogia e l'educazione ritrarranno da tale genere di studi.

Il libro nella parte centrale esamina lo sviluppo del riso nei primi tre anni di vita ed è corredato dalle foto scattate dall'autrice ai soggetti osservati.

Si tratta di un riferimento sistematico sulla letteratura dell'epoca relativa al riso e della presentazione di una serie di osservazioni di casi. Pur non essendo basato su esperimenti sistematici rappresenta il primo lavoro italiano sull'argomento, nell'ambito della psicologia scientifica.

Il riso aiuta, pure la memoria!


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