lunedì 31 luglio 2017

La corsa a ostacoli e test di femminilità delle atlete



È terminata in questi giorni la sospensione delle norme introdotte dalla IAAF (Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica Leggera) nel 2011 con lo scopo di determinare l'eleggibilità delle donne alle gare di atletica.
Nell'atletica, come nel calcio e in altri sport ci sono competizioni femminili e maschili separate. Ciascun atleta deve partecipare a una gara in base al proprio genere. Nell'atletica, le donne devono essere abbastanza femminili per poter essere ammesse. Le donne sospette perché troppo 'virili', vengono ispezionate e misurate secondo dei criteri fisici ben definiti prima di poter gareggiare. Devono dimostrare di essere proprio donne, alla vista, al tatto e in laboratorio. Le atlete non conformi ai criteri sono state sottoposte a mutilazioni genitali e a terapie ormonali.

Che succede nei casi di intersessualità come l'iperandrogenismo?

Una delle cause di iperandrogenismo nella donna, condizione in cui il corpo produce un livello elevato di ormoni maschili tra cui il testosterone, è la Sindrome da insensibilità agli androgeni (AIS).
Si tratta di un Disordine dello Sviluppo Sessuale dovuto a mutazioni del gene del recettore degli androgeni (AR), che ne bloccano la funzionalità e quindi determinano livelli anomali di androgeni. Non è una malattia ma una condizione di intersessualità, una delle varianti sessuali nell'ampio continnum tra femmine con cromosomi XX e maschi con cromosomi XY.

Le storie drammatiche di María José Martínez-Patiño e Caster Semenya dimostrano il prezzo pagato dalle atlete con questa sindrome.
María José Martínez-Patiño è la campionessa spagnola dei 60 metri ostacoli alla quale fu impedito di scendere in pista ai Campionati Mondiali Universitari del 1985 in Giappone, dopo un esame genetico del cariotipo. iI cariotipo nell'AIS è 46,XY, quindi con un cromosoma sessuale maschile ma il fenotipo è femminile. Dopo la vittoria ai campionati nazionali spagnoli del 1986, la sua storia fu resa pubblica e la campionessa fu espulsa dalla Federazione di Atletica con revoca della licenza e cancellazione dei record ottenuti. La licenza le venne restituita nel 1988, troppo tardi per riprendere a correre. Come scrisse in un articolo su Lancet del 2005: “ho pagato un prezzo elevato per la mia licenza – la mia storia è stata resa pubblica, sezionata e discussa […] Ho aiutato altre donne con variante genetica a non avere paura […] Ho un senso di femminilità più forte di quello di molte donne”. 

Caster Semenya, è la campionessa sudafricana che dopo aver conquistato il titolo mondiale degli 800 metri a Berlino nel 2009, ha vissuto e continua a vivere la stessa storia di esami invasivi, aggressioni e umiliazioni pubbliche. Inoltre, è stata costretta a sottoporsi a terapie ormonali per abbassare i livelli di testosterone naturale.



Fino al 2015 bastava che un'avversaria segnalasse l'atleta 'sospetta' e partiva l'obbligo di sottoporsi ad accertamenti invasivi.
Inizialmente veniva effettuata l'analisi del cariotipo, per individuare anomalie nei cromosomi sessuali (la presenza dell'Y nelle donne). Dato che questa ricerca non portava a risultati attendibili e definitivi sul vantaggio di prestazione nelle donne in gara, si passò al dosaggio del testosterone.
L'IAAF stabilì che la 'femminilità' di un'atleta è data da una soglia di 10 nanomolecole per litro di sangue di testosterone. Le atlete che superano questa soglia – secondo il regolamento sospeso – devono sottoporsi a una terapia ormonale per abbassare i livelli di testosterone, pena l'esclusione dalle gare. Non è stata invece definita una soglia di 'mascolinità' per gli atleti.
Il testosterone naturale prodotto dal nostro corpo con altrettanta variabilità dei livelli negli uomini e nelle donne non ha dimostrato un effetto migliorativo delle prestazioni sportive come invece accade per il testosterone sintetico, che è un'accertata sostanza dopante.

Nel 2015 è stato il ricorso presentato dall'atleta indiana Dutee Chand contro la squalifica per iperandroginismo, a far sospendere dal Tribunale arbitrale dello sport (TAS) il regolamento della IAAF per due anni, allo scopo di acquisire ulteriori evidenze scientifiche. La sospensione viene riesaminata in questi giorni.

Con perfetto tempismo, sul British Journal of Sports Medicine* è appena stato pubblicato uno studio degli effetti delle concentrazioni di testosterone sulle prestazioni degli atleti ai Mondiali di atletica del 2011 a Daegu e del 2013 a Mosca.

La IAAF ha uno studio scientifico (pdf) a suo favore, hanno riportato con clamore i giornali (seguono solo due esempi).

La Gazzetta dello Sport (5/7/2017): “Atlete intersex, i vantaggi sono enormi. Uno studio dimostra come Semenya e le donne con testosterone oltre norma sono favorite”. L'articolo scritto da Andrea Buongiovanni analizza solo superficialmente la ricerca ma è definitivo sulla discriminazione di Caster Semenya.

Dello stesso tenore sono i titoli della BBC (4/7/2017), Athletics: Gender tests study shows female testosterone advantage.

Ma veniamo allo studio. Gli autori riferiscono che non vi sia conflitto d'interessi ma lo studio è stato finanziato dalla IAAF, presso cui lavora uno degli autori:

Stéphane Bermon, Université Côte d'Azur, LAMHESS Nice, France and Monaco Institute of Sports
Medicine and Surgery, Monaco
Pierre-Yves Garnier, International Association of Athletics Federations Health and Science, Monaco, Monaco

Funding: This study was supported by the International Association of Athletics Federations, the World Anti-Doping Agency.

Nell'introduzione dell'articolo non mancano vere e proprie espressioni discriminatorie nei confronti delle atlete, oltre alla confusione tra livelli di testosterone naturale e sintetico, che, come abbiamo visto, hanno effetti di grandezza completamente diversa. Inoltre, il focus è direttamente sulle donne.


Dei 296 atleti sospesi dalla IAAF per doping fino a dicembre 2016, 116/296 sono donne (180 sono uomini). Delle 116 atlete sospese, 64 presentavano un elevato livello di androgeni, ritenuto dagli autori come la scelta di doping prevalente tra le donne. Tuttavia, mancando il dato sugli uomini non possiamo sapere se sia la scelta prevalente per tutti gli atleti che vogliono gonfiare le proprie prestazioni.
Inoltre, Bermon e Garnier sottolineano che l'iperandrogenismo (l'elevata produzione di testosterone naturale) di alcune atlete e “il loro fenotipo virilizzato” (!) sono oggetto di osservazione nel mondo sportivo e di discussione nella comunità scientifica.
Lo sguardo di molti uomini resta ancorato a un prototipo ideale di donna.

Nel riferirsi al caso di Dutee Chand, gli autori selezionano solo le conclusioni favorevoli del TAS (“hanno accettato che alti livelli di testosterone … creano un vantaggio competitivo”) ma omettono il paragrafo dove è specificato che i livelli di testosterone naturale superiori a 10 nanomolecole/l nelle donne possono dare un vantaggio di prestazione al massimo del 3%, molto inferiore al 10-12% di vantaggio tipico degli uomini rispetto alle donne.


Gli autori hanno raccolto un totale di 2127 osservazioni, 1332 per le atlete e 795 per gli atleti.
I dati degli uomini si riferiscono solo ai mondiali del 2013 mentre i dati delle donne si riferiscono ai mondiali del 2011 e del 2013. A questa asimmetria si aggiunge il fatto che le osservazioni del 2011 e del 2013 per una stessa atleta sono state incluse come due valori indipendenti, mentre sono in realtà un valore ripetuto, doppio.
Al bias nella selezione del campione si aggiunge quello nella selezione degli eventi che sono poi correlati ai livelli di testosterone: gli autori considerano solo gli atleti che hanno completato le gare, mentre hanno escluso chi non ha iniziato la gara, chi non l'ha finita, chi non ha ottenuto risultati o gli squalificati. Sono state quindi selezionate solo le prestazioni andate a buon fine, creando così un database sbilanciato. Non sono stati analizzati i livelli di testosterone negli atleti esclusi dal campione.

Nelle donne non sono state raccolte informazioni sul momento in cui è stato fatto il prelievo in relazione al ciclo mestruale, né sull'uso di contraccettivi.

Tuttavia, l'aspetto più critico è che hanno incluso nelle analisi anche i dati di 9 atlete trovate positive al doping (!), mescolandoli con quelli delle atlete con livelli elevati di testosterone naturale, tra cui 9 atlete con AIS.
Among the 1332 female observations, 44 showed an fT concentration >29.4 pmol/L. Twenty-four female athletes showed a T concentration >3.08 nmol/L which has been calculated to represent the 99th percentile in a previous normative study in elite female athletes. 13 Among these 24 individuals, nine were diagnosed with a condition of hyperan-drogenic disorder of sex development (DSD), nine were later found to have been doping, and six athletes were impossible to classify.

Sono così verosimilmente state incluse Anna Bulgakova la campionessa di lancio del martello a Mosca, sospesa per doping, e Mariya Savinova, la mezzofondista russa vincitrice dell'oro mondiale negli 800 metri a Daegu e a Mosca, titoli annullati dopo la sospensione per doping. Savinova è un esempio di soggetto inserito per due volte, con alti livelli di testosterone sintetico.
Bremon e Garnier non forniscono dati sull'effetto netto del solo testosterone naturale. Inoltre, sono da tenere a mente le due specialità: 800 metri e lancio del martello.

Per gli uomini, i livelli troppo bassi di testosterone sono trattati con una certa indulgenza. Non sono specificati i casi di doping ma i valori per specialità.
Among the 795 male athletes, 101 showed an fT value <0.23 nmol/L. Fourteen of them were sprinters, 14 were middle distance runners, 21 were long distance runners, 16 were race walkers, 20 were jumpers, 13 were throwers, and two were combined events specialists. The male sprinters showed a higher fT concentration than the other male athletes. Interestingly, throwers showed significantly lower T and SHBG concentrations than the other male athletes.

I dati più bassi di testosterone osservati negli atleti delle specialità dei lanci, sono giustificati semplicemente come effetto della somministrazione di androgeni per via orale.

One explanation could be the higher prevalence of doping with exogenous androgens in this subgroup. Indeed, it has been reported that oral administration of androgens decreases both T (a well-known withdrawal phenomenon experienced when the athletes are approaching competitions and associated urinary anti-doping tests) and SHBG concentrations.

La confusione tra testosterone naturale e sintetico indebolisce i risultati successivi.

Nelle analisi statistiche, gli autori non hanno correlato le variabili dei singoli eventi con i valori individuali di testosterone ma hanno diviso questi ultimi in terzili e confrontato le differenze di prestazione. In altri termini, hanno preso i valori di testosterone e li hanno divisi in tre porzioni da più bassi a più alti, sono quindi andati a selezionare le prestazioni degli atleti con i valori del primo terzile e le hanno confrontate con quelle degli atleti del terzo terzile.
Nelle donne hanno trovato differenze significative nelle gare dei 400m, 400m ostacoli e 800m, con un vantaggio dato dal testosterone elevato del 2.73%, 2.78% e 1.78%, rispettivamente. Nel salto con l'asta e nel lancio del martello gli autori hanno trovato prestazioni migliori nelle donne con alte concentrazioni di testosterone, del 4.53% e 2.94%, rispetto alle prestazioni delle donne con livelli più bassi. Ricordo che i risultati non distinguono tra benefici da testosterone naturale e da dopanti.
Negli uomini non sono state osservate differenze significative – che però sono presenti - tra terzile più alto e più basso ma i risultati non sono ulteriormente argomentati.

Se guardiamo i dati della tabella delle donne, troviamo che nelle prove di velocità (100m, 100m ostacoli e 200m) le atlete nel terzile più alto hanno sistematicamente prestazioni peggiori (tempi più alti) di quelle nel terzile più basso ma questa differenza non risulta essere significativa per le singole specialità e non viene argomentata.




I dati dei 400m, 400m ostacoli e 800m sono i seguenti e i valori di testosterone libero (fT) evidenziano dei picchi molto elevati, probabilmente attribuibili a outlier (sarebbe cruciale sapere se derivano da atlete con elevato testosterone naturale o sintetico).




Non è da dimenticare che queste analisi mostrano come due eventi (testosterone e prestazione) possano variare proporzionalmente per diversi fattori, non ultimo il modo in cui sono stati selezionati i dati per le analisi. Inoltre, queste variazioni hanno ampiezze e direzioni diverse nelle diverse gare. 

I risultati non stabiliscono in alcun caso un nesso causale tra i due eventi.

Difatti in un paragrafo, gli autori specificano correttamente che il loro studio non può fornire prove di causalità tra i livelli di testosterone e le prestazioni delle atlete ma può mostrare un'associazione tra le due variabili:
Our study design cannot provide evidence for causality between androgen levels and athletic performance, but can indicate associations between androgen concentrations and athletic performance.

Tuttavia, le conclusioni sono meno caute.
Bermon e Garnier, nonostante le premesse, arrivano ad affermare che i risultati ottenuti dalle atlete di salto in alto e lancio del martello confermano che le donne con alti livelli di androgeni hanno un vantaggio competitivo derivante da migliori abilità visuospaziali, oltre che da maggiore massa corporea, eritropoiesi e aggressività. Nessuna di queste variabili è stata misurata nello studio ma gli autori generalizzano e fanno propri i risultati di altre ricerche scientifiche compatibili con le loro conclusioni.
In addition to the well-known performance-enhancing effects of androgens on lean body mass, erythropoiesis, mental drive and aggressiveness, the results obtained in pole vaulters and hammer throwers seem to confirm that females with high levels of androgens may also benefit from a competitive advantage through improved visuospatial abilities.

In una sequenza logica acrobatica, il messaggio finale passa direttamente dalla speculazione alla raccomandazione:


La relazione quantitativa tra livelli elevati di testosterone e miglioramento della prestazione atletica dovrebbe essere tenuta in considerazione quando si discute l'eleggibilità delle donne con iperandrogenismo alle competizioni femminili.

I dati sull'iperandrogenismo non sono però stati analizzati separatamente nello studio ma sono stati mescolati a quelli di tutte le atlete, incluse quelle dopate.


Anche non considerando tutte le pesanti debolezze metodologiche dello studio e prendendo per buoni quei vantaggi di prestazione (da circa il 2% al 4.5%) conferiti alle atlete dal testosterone - che certo possono portare a superare una qualificazione - questi sono ancora lontani da quanto richiesto dal TAS per revocare la sua decisione.

Alla BBC Bermon aveva rivelato non senza una nota di paternalismo che il loro “punto di partenza è di difendere, proteggere e promuovere la competizione femminile”.
Le atlete, sono convinta, possono cavarsela da sé.

Dal 4 agosto inizieranno i mondiali di atletica a Londra ma le nuove decisioni non avranno effetto sull'attuale partecipazione delle atlete. Lo avranno sulle competizioni successive.

Se la IAAF permetterà a Semenya, a Chand e ad altre atlete di continuare a gareggiare senza sottoporsi ai test di 'femminilità' e alle procedure invasive di accertamento e trattamento, darà un'altra spallata alla discriminazione sessista e ai suoi sostenitori. E sarà una bella notizia per lo sport.



Bermon S., Garnier P-Y. Serum androgen levels and their relation to performance in track and field: mass spectrometry results from 2127 observations in male and female elite athletes. British Journal of Sports Medicine, Jul 2017, http://dx.doi.org/10.1136/bjsports-2017-097792


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