C'è
aria di tempesta, il cielo è scuro e il vento soffia fortissimo.
Dalla spiaggia all'improvviso si vede avvicinarsi un'onda gigantesca.
Un momento, c'è qualcuno a cavalcarla. Si distinguono appena la
sagoma e la sua scia. È Amy. Amy è lassù, sulla Big Convolution,
con la sua inconfondibile tavola dalla grande poppa interamente
circolare.
Amy
lancia un urlo e distende bruscamente le gambe che vanno a battere
contro la pediera del letto. Quell'onda era in un sogno. Un altro
urlo soffocato. Ieri sera ha dimenticato di bere il consueto
bicchiere di neurosonno.
Si
gira su un fianco, sfiora la guancia liscia come seta da quando usa
la crema neuromiracolo e toglie con un gesto rapido la
mascherina neurosognatrice. Sul comodino, accanto alla sveglia
che trillerà spensierata tra cinque minuti, manca la bottiglia di
neuroacqua.
Si
mette a sedere, osserva le gambe chiare e toniche, senza piegarsi
infila le sue adrenaline e con agilità raggiunge il bagno.
Uno
sbadiglio sonoro e si guarda al neurospecchio, stentando a
distinguere quella che è da quella che fu e che sarà, tutte lì ad
osservarla dai tre pannelli imperturbati. Inarca un sopracciglio,
hanno tutte in comune il caschetto corto rosso.
Si
gira e aziona l'acqua della doccia che comincia a scorrere assieme
alla lista di brani preferiti.
After
his brain was scrambled his friends and family said
"Oh,
this is no longer Phineas. There's a new man here instead."
(cont.)
Si
avvolge nella schiuma lieve del nettare neuroaroma.
I've
got the brains
You've
got the looks
Let's
make lots of money
You've
got the brawn
I've
got the brains
Let's
make lots of...
(cont.)
Fa
scendere nell'incavo della mano una sfera di shampo neurocura.
We
are each other’s hemispheres
I
am fine tuning my soul
To
the universal wavelength
No
one is a lover alone
I
propose an atom dance
(cont.)
Afferra
l'accappatoio a due falde e torna allo specchio fissandosi al
presente prima di andare in cucina.
Riempie
d'acqua fino al segno a metà della vite, infila il filtro di
alluminio e, una cucchiaiata di precisione dopo l'altra, crea la
montagna di neurocaffè, avvita stretta la caffettiera e la
poggia sul fornello acceso.
Aspettando
che salga il caffè, ingoia una capsula di risveglio e ascolta
il neuroroscopo del giorno, divertita dalle costellazioni
neuronali.
Al
gorgoglio aromatico spegne il fornello e seduta sullo sgabello giallo
sorseggia il neurocaffè bollente masticando lentamente un
memodonut.
Dal
frigorifero afferra il succo di papaya,
lo versa nel bicchiere e lo beve mandando giù le due pastiglie di
neurovitamina e neuropesce.
Si
veste senza fretta e allaccia le comode neurotre rispondendo
ai messaggi che si avvicendano da
qualche minuto a mano mano che le sveglie raggiungono i loro inermi
obiettivi.
Un
filo di rossetto emotion, un filo di mascara
occhi magnetici, un filo di astrociti
al collo ed è pronta a uscire.
Nel
chiudere la porta dietro di sé, mette con gesto sicuro gli occhiali
da sole potenziati per le abilità cognitive sale con agilità
sulla neurobici e pedala veloce verso il laboratorio.
Le
scale, i saluti e percorre il lungo corridoio fino all'ultima stanza
a sinistra. Alla sua postazione, senza badare a spese, ha portato una
sedia limbica che le stimola il cervello con continue
vibrazioni molto posteriori.
Deve
preparare una lezione agli studenti del primo anno e, per essere
sicura di mantenere la loro attenzione, ha seguito un corso online di
neuropresentazione che è stato il primo passo per arrivare a
ottenere l'ambito certificato di insegnamento neuropotenziato.
Apre
il file di power point e beve un bicchiere di neuroacqua alla
quale aggiunge un pizzico di neuropolvere a base di supererbe
e superfunghi.
Sfila
dalla tasca esterna della borsa il pacchetto di neurogomme e
inizia a masticarne una lentamente assaporandone il gusto alla menta
e digitando sicura il titolo della lezione sui metodi della ricerca
in corso.
Per
oggi non ha sessioni di stimolazione elettrica transcranica. Ha
ottenuto un grosso finanziamento da una fondazione bancaria per
sperimentare un promettente trattamento della paura di ricordare le
proprie memorie autobiografiche. Le persone che partecipano allo
studio sono centinaia e di diverse età e sono state selezionate con
i social network. Alla metà di esse viene applicato un protocollo di
stimolazione transcranica che prevede l'invio di scossette elettriche
attraverso una bobina posizionata sul lobo parietale, con l'altra
metà viene usata una bobina finta.
Mentre
incolla sulla seconda pagina della presentazione la foto della bobina
o coil collegata al condensatore, le torna in mente il sogno e
sgrana gli occhi: lei surfava la Big Convolution coi piedi sul suo
coil!
Manda
giù più sorsi di neuroacqua e riprende a digitare.
A
pranzo si trova sempre con gli altri professori o con i suoi
ricercatori. Alla mensa dell'università arrivano le verdure del
neuro-orto dell'ospedale adiacente e il neurovino
prodotto da un collega del suo stesso dipartimento che, dopo anni di
esperimenti sull'attenzione uditiva, ha impiantato un vigneto,
costruito una cantina negli scantinati dell'edificio universitario e
ora sta facendo una ricerca finanziata da un consorzio di vini doc
sugli effetti neurali della degustazione del vino nei centenari.
A
metà pomeriggio riprende la bici, posiziona la neurocamera
ben fissa sull'orecchio destro e sulla fronte e torna a casa, dove
potrà scaricare e visualizzare le emozioni provate sulla via più
lunga di rientro, quella che lambisce il Parco della Meditazione,
affianca il parco giochi della scuola dell'infanzia e attraversa il
centro nell'orario di apertura dei negozi.
Può
concedersi una pausa per prepararsi un neurotè e, mentre lo
lascia raffreddare, dà uno sguardo alla biblioteca con gli ultimi
arrivi di neuroteologia, neuroretorica, neuroeducazione
e neuroeconomia. Le mancano ancora quei due manuali di
neurogastronomia e neuropolitica e l'ultimo numero
della rivista di neuroquantologia.
Ripone
la tazza nella lavastoviglie e accende il computer per la lezione di
tennis. Un allenatore cinque volte campione italiano assoluto la
aiuta a migliorare il suo diritto con una tecnica speciale fondata
sul funzionamento del cervello. Insomma Amy già confida nel suo
diritto perfetto, aumentato dal neurotennis.
Ha
il tempo di cambiarsi e scendere al bar sotto casa dove la raggiunge
un'amica di ritorno da un corso di neuromarketing,
entusiasta per le nuove esperienze di vendita che le renderanno
possibili i suoi neoaddestrati neuroni specchio.
Amy
prende uno spritz e ci aggiunge il flaconcino quotidiano di
neurocervello.
Tra
un'ora passerà a prenderla Ippo e andranno a cena al neuroristorante
sul mare. Impiegheranno poco meno di due ore per arrivarci ma le
hanno detto che l'esperienza gustativa e olfattiva ripagherà il
viaggio. Ippo fa l'architetto e lavora a un progetto di
neurourbanizzazione che ha coinvolto tutte le istituzioni
della città. Si frequentano da un anno, dopo essere risultati
compatibili al genetest. Hanno condiviso fin da subito
emozioni, esperienze soggettive aumentate e l'amore per il cervello e
il suo benessere. Solo qualcuno della loro cerchia si azzarda qualche
volta a parlare di ossessione a due. A un mese dal loro primo
incontro, la loro affinità è stata confermata dai profili
cerebrali personalizzati.
L'auto
è comoda e dotata di una neuroconfigurazione ormai di serie
per la categoria.
Non
c'è spazio per la musica perché ci sono tanti episodi, emozioni,
pensieri, ricordi e impressioni da scambiarsi attraverso le parole e
con la mente.
Ippo
gioca a golf e ha migliorato notevolmente le sue traiettorie da
quando ha inserito nella canna del ferro una neuroinfusione
che gli aveva fatto provare una sua amica ingegnere. È ancora
elettrizzato per i lanci del pomeriggio.
Amy
domani avrà una nuova lezione di braindance e dal prossimo
mese potranno partecipare alle lezioni per coppie.
Chilometro
dopo chilometro si trasmettono segnali, sorseggiando il neuronade
mentre fuori dai finestrini si accendono le luci del tramonto.
La
cena è un tripudio di sensazioni, percezioni, associazioni che
rendono più breve il viaggio di ritorno.
Arrivati
a casa di Amy, controllano rapidamente la posta arrivata sulle varie
caselle personali e comuni e prenotano per la fine settimana al Brain
Rooms.
Ippo
riempie i bicchieri di neurosonno e legge ad alta voce
l'ultima delle neurofiabe della
raccolta, mentre Amy sj toglie il trucco e massaggia il viso
applicando piccole gocce di reneura. La voce baritonale di
Ippo si diffonde in tutte le stanze mentre ricostruisce la storia,
accompagnandosi con movimenti lievi della mano destra. Le
sopracciglia alzate sugli occhi castani, la pelle olivastra del viso
dal naso prominente, inclina la testa all'indietro in un andamento
ritmico.
È
quasi giunto il momento di poggiare le loro laboriose teste sugli
accoglienti cuscini dreampad. Senza bisogno di cenni né
parole, Amy attiva l'applicazione sleepgenio sul suo telefono
e contemporaneamente Ippo avvia la sua sleepuomo.
Per
due giorni a settimana, se non sono insieme, registrano anche il
proprio elettroencefalogramma casalingo notturno, posizionando
i tre elettrodi con una identica sequenza di movimenti leggeri e
precisi.
È
tardi, la giornata è finita. Con i gesti che l'intimità rende
simultanei, Amy e Ippo si sistemano reciprocamente le mascherine
neurosognatori, continuando a trasmettersi vividi segnali.
No
matter what I do, I'm no good without you
And
I can't get enough
Must
be love on the brain
(cont.)
...
Quelli
in grassetto sono solo una parte di tutti i prodotti disponibili in
commercio. Spesso sono molto costosi e non hanno alcun particolare
effetto sulle nostre prestazioni: non le peggiorano e non le
migliorano, se non per l'entusiasmo dell'inizio e per giustificare
l'ingente spesa... Alcuni sfruttano semplicemente la tendenza ma
molti sono dei veri e propri inganni.
Quelli
riportati in corsivo sono normali alimenti per i quali sono stati
elencati prodigiosi e irrealistici effetti cognitivi.
Molti
neuroprodotti non hanno superato la prova del tempo, altri
incredibilmente resistono e molti altri ancora spunteranno di anno in
anno.
Basta
che sia neuromania!
Avvertenze:
1-
questo post non ha scopi pubblicitari
2-
questo post è un racconto paradossale
3-
questo post invita a non fidarsi delle promesse di ultrapotenziamenti
cognitivi e neurali pagati a caro prezzo
4-
questo post invita a non fidarsi di chi propone prodotti e
trattamenti 'neuro' per la cura non dimostrata scientificamente di
malattie neurologiche, neuropsichiatriche e neuropsicologiche.
Talvolta esagerano anche i professionisti esperti per esigenze di
mercato e ad esempio propongono una tecnica validata come il
neurofeedback per la cura dell'epilessia, dell'autismo o dell'adhd (disturbo d'attenzione e iperattività).
Si tratta di pubblicità ingannevole e pericolosa.
Se
invece il prefisso 'neuro' è usato per un prodotto commerciale con
ironia e senza esagerarne benefici sul cervello allora si può
goderne con divertimento e sollievo.
Grazie
per le preziose neurosegnalazioni a: Fabrizio Berton, Chiara Della
Libera, Andres Reyes, Silvia Savazzi.
Alcune
ispirazioni le ho tratte dai tweet di Neuroskeptic e Neurobollocks.
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