mercoledì 5 maggio 2021

Come i media dovrebbero riportare le notizie sulla salute mentale

 

Non si è mai parlato così tanto di salute mentale nelle interazioni sociali e nel dibattito pubblico come in questi primi mesi del 2021 ma non ci sono ancora i presupposti per una efficace e duratura sensibilizzazione.

Se teniamo conto solo della copertura delle notizie sulla salute mentale da parte dei media tradizionali possiamo notare alcuni elementi ricorrenti: il linguaggio sensazionalistico, la presentazione di dati tanto clamorosi quanto privi di affidabilità, la scelta di immagini impressionanti, la mancata distinzione tra disagio associato alla pandemia e disturbi mentali, la noncuranza per la riservatezza e per la tutela delle persone intervistate, il coinvolgimento di esperti che convalidano i messaggi allarmistici, la semplificazione e la strumentalizzazione a fini politici, l’assenza di riferimenti ai servizi di aiuto.

Tutti questi elementi tendono a essere presenti contemporaneamente in una notizia, portando chi legge o ascolta a immediato turbamento e panico che possono minare ulteriormente il proprio stato se ci si trova in un periodo di crisi.

Questo non accadrebbe se i media e i produttori di notizie si attenessero alle raccomandazioni della comunità clinica e scientifica sulla copertura dei temi di salute mentale. L’adesione a tali raccomandazioni è ancora più rilevante nell’attuale situazione di disagio generalizzato derivante dalla prolungata pandemia, dato che una comunicazione approssimativa può portare ad assimilare appropriate paure, preoccupazioni e rabbia a malattie mentali non accertate.

Un’informazione irresponsabile consolida gli stereotipi sulle persone che affrontano condizioni psichiatriche, accresce lo stigma e l’isolamento, crea un clima ostile all’ascolto e alle richieste di aiuto.


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