Si è celebrata lo scorso 8 novembre al Teatro alla Scala di Milano la cerimonia di assegnazione del Premio Lombardia, nella sua quarta edizione dedicata alla sostenibilità ambientale. Le procedure di assegnazione del premio - definito inizialmente “Nobel lombardo” e successivamente ridimensionato a “nobelino lombardo” - da parte della Regione Lombardia sarebbero tutt’altro che meritevoli di celebrazione.
Partiamo dalle comunicazioni ufficiali.
Il premio 2020-2021 (nel 2020 l’assegnazione era stata rinviata a causa della pandemia) è andato a Pierre Joliot, Marcella Bonchio, Markus Antonietti con la seguente motivazione da parte della Giuria: “il Premio è dedicato al processo vitale della Fotosintesi, che permette di immagazzinare l’energia rinnovabile della luce solare sotto forma di energia chimica in molecole organiche e biologiche, fornendo nutrimento e combustibili indispensabili al nostro sviluppo. […] Il Premio pone in evidenza la necessità di un approccio interdisciplinare, che in questo caso mette assieme biologia molecolare, chimica e scienza dei materiali, per affrontare sfide urgenti e complesse nel contesto delle energie rinnovabili e dello sviluppo sostenibile”.
L’evento milanese è stato allietato da “la voce e le note di Giuliano Sangiorgi e Andrea Mariano per l’apertura musicale, la conduzione di Alessia Ventura, e la presenza dell’Ambasciatore della Ricerca di Regione Lombardia Gerry Scotti hanno accompagnato il pubblico nella presentazione dei tre vincitori del Premio, intervistati dall’editorialista del Corriere della Sera e responsabile editoriale del Corriere Innovazione, Massimo Sideri.
Il rapporto tra ambiente e innovazione è stato al centro della Giornata, con l’intervento dell’esploratrice antartica Chiara Montanari, l’incontro con start up, imprese e progetti di ricerca destinati a migliorarci la vita, ma anche l’ispirazione offerta dall’esperienza di atleti e sportivi. Tra le autorità presenti, il Ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, il Presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’Assessore all’Istruzione, Università, Ricerca, Innovazione e Semplificazione, Fabrizio Sala, insieme al Presidente della Fondazione Veronesi, Paolo Veronesi, al direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, e al Presidente della Giuria del Premio, Andrea Ferrari”.
Alla cerimonia hanno assistito anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e, in collegamento, il Nobel per la Fisica 2021 Giorgio Parisi.
Insomma, tre vincitori e una platea di ospiti di prestigio per un premio che si caratterizza per opache procedure di nomina e che ha fatto discutere anche per qualcuno degli insigniti.
Il 29 novembre un servizio di Luca Chianca di Report ricostruiva le polemiche che avevano accompagnato l’assegnazione del Premio nell’edizione del 2019 a Guido Kroemer, evidenziando come i soldi pubblici lombardi vengano poi usati per finanziare progetti di ricerca in istituti privati. Del conferimento del 2019 aveva scritto soltanto la giornalista scientifica Sylvie Coyaud nel suo blog Ocasapiens, allora su Repubblica (l'archivio di Oca Sapiens), ricordando che Kroemer aveva già collezionato 37 pubblicazioni contestate su PubPeer, una piattaforma che permette agli scienziati di commentare le ricerche pubblicate, fornendo critiche documentate. Il giornalista scientifico indipendente Leonid Schneider, nel suo articolo Opera buffa, aveva ricostruito sia le improvvise defezioni alla cerimonia di conferimento del premio sia la peculiare attività scientifica di Kroemer.
Ma facciamo qualche passo indietro e iniziamo dalla prima edizione del 2017 che non aveva brillato per trasparenza e rigore scientifico.
Il 21 giugno 2017, con apposita delibera, la Giunta Regionale lombarda ha istituito il Premio Internazionale 'Lombardia è Ricerca', del valore di 1 milione di euro, che ha “lo scopo di riconoscere pubblicamente l'impegno e il talento di un ricercatore di fama internazionale che ha contribuito con le sue scoperte all'avanzamento della conoscenza scientifica e tecnologica con importanti ricadute sulla vita delle persone”.
Secondo il regolamento approvato dalla Giunta, che vedrà varie modifiche negli anni successivi, la “partecipazione al premio è possibile solo se il ricercatore è candidato da uno (o più) dei primi 10 top scientists sulla base dell’H-Index della lista “top italian scientist” individuati per ciascuna area. Ogni top scientists può presentare al massimo 3 candidature (quindi un totale, al massimo, di 210 ricercatori). I dieci ricercatori che avranno ottenuto il maggior numero di preferenze parteciperanno alla selezione di una giuria esterna, anch’essa composta da top scientists, che decreterà il vincitore finale”.
Secondo la Regione, la Giuria viene selezionata con lo stesso criterio, difatti nel 2017 risulta “composta dai migliori 14 scienziati italiani (con priorità per quelli appartenenti ad enti di ricerca lombardi o, in assenza, italiani) nelle discipline che afferiscono alle Scienze della vita (2 per ogni area: scienze biomediche, chimica, scienze cliniche, computer science, nanoscienze e materiali, scienze naturali e ambientali, neuroscienze e psicologia) individuati sulla base della lista ufficiale 'Top Italian Scientists'”.
Quindi, i giurati sono scelti dalla Regione sulla base dell'H-index delle loro pubblicazioni determinato su Google Scholar e decidono chi sarà il vincitore tra quelli sulla stessa lista. Google Scholar non è però lo strumento più affidabile per la misurazione bibliometrica sia per la modalità viziata di aggregazione delle pubblicazioni sia perché vi compaiono solo gli scienziati che decidono di aprire il loro profilo, come avviene con gli altri social media.
Come ad oggi riporta il sito Top Italian Scientist:
"Piu' che una classifica, si tratta di un censimento degli scienziati e scholars di maggior impatto, misurato con il valore di h-index, che rappresenta un numero che racchiude sia la produttivita' che l'impatto della produzione culturale o scientifica di una persona basato sulle citazioni ricevute. Ma ha dei limiti poiche', in particolare, la frequenza di citazioni varia nei vari campi del sapere, e risulta massima nella fisica delle particelle e certe aree biomediche come l'immunologia. La lista che presentiamo non deve essere quindi interpretata come comparazione assoluta del valore dei vari scienziati e studiosi, soprattutto fra le materie diverse riportate come 'area' nella tabella”.
Gli scienziati selezionati per far parte della Giuria del 2017 erano: Alberto Mantovani (Humanitas), Peter J Schwartz (Auxologico), Maurizio Prato (Trieste), Gianfranco Pacchioni (Bicocca), Giuseppe Remuzzi (Mario Negri), Carlo La Vecchia (Statale), Federico Calzolari (Normale), Maurizio Lenzerini (Roma), Roberto Cingolani (IIT), Giorgio Sberveglieri (Brescia), Filippo Giorgi (ICTP Trieste), Giorgio Bernardi (Roma Tre), Paolo Maria Rossini (Cattolica), Daniela Perani (San Raffaele).
Il 5 settembre veniva pubblicata con una certa enfasi la notizia del conferimento del “Nobel della Lombardia” a Giacomo Rizzolatti, tra gli scopritori dei neuroni specchio.
Alberto Mantovani, immunologo e scienziato Presidente della Giuria, che avevo contattato per posta elettronica mi aveva confermato che avevano lavorato “in tempi strettissimi” dalla fine di luglio ai primi di settembre e che la scelta non era stata all'unanimità.
La Giuria aveva anche deciso di destinare il 30% dell'importo (dunque 300.000 euro) alla persona e il 70% ad attività di ricerca da svolgersi in Regione Lombardia.
Questa ripartizione resterà immodificata nelle edizioni successive.
Essendo una procedura di assegnazione di fondi pubblici, avevo richiesto copia degli atti all'ufficio apposito della Regione Lombardia, con particolare interesse per i verbali con i pareri scientifici sulle candidature. Dagli atti apprendevo che, contrariamente a quanto dichiarato, non erano presenti valutazioni documentate di altre candidature e che la "nomina" era avvenuta all'unanimità. Allora, perché crearlo questo scricchiolante scenario di candidature?
Inoltre, venivo a conoscenza che: “Il Professor Rizzolatti è il coordinatore del gruppo di scienziati che 1992 ha scoperto l’esistenza dei neuroni specchio, cellule del cervello che si attivano sia durante l’esecuzione di movimenti finalizzati, sia osservando simili movimenti eseguiti da altri individui. Tale scoperta pone una base fisiologica di importanti aspetti comportamentali dall’imitazione all’empatia e getta le basi per la comprensione di una vasta serie di disturbi del comportamento che permettono anche di ipotizzare ed attuare dei trattamenti innovativi in un grande numero di patologie del Sistema Nervoso Centrale che si manifestano sia nell’età dello sviluppo (come nell’autismo) o nel corso dell’invecchiamento cerebrale patologico (es. demenze).[…] La scoperta di questi circuiti neurologici ha aperto e aprirà sempre di più la strada alla cura delle patologie del comportamento, come le malattie dello spettro autistico. Ci si attende pertanto da questa scoperta lo sviluppo di ulteriori approcci innovativi a gravi problemi di benessere e salute dell'uomo”.
Queste motivazioni restano sorprendenti perché, pur essendo replicate le dimostrazioni della loro attivazione durante l’imitazione motoria di un’azione, è ancora dibattuto il ruolo dei neuroni specchio nella comprensione delle azioni altrui ed è stato del tutto smentito da tempo il loro ruolo nell’autismo.
Ho approfondito negli anni scorsi le incongruenze della prima edizione, delle successive e la fine del mito dei neuroni specchio.
Nella mail in cui chiedevo chiarimenti, alle mie critiche sulle motivazioni del premio il Professor Mantovani rispondeva “al di là degli obblighi di riservatezza, non potrei entrare nel merito di una discussione specifica in ambito neuroscienze. Prendo solo atto del fatto che Rizzolatti è membro della National Academy of Sciences USA e ha ricevuto premi internazionali”.
La prima assegnazione del Premio, pertanto, non era stata né trasparente né rigorosa e neppure erano mancati i conflitti d’interesse, se si tiene conto che il Presidente Mantovani era il direttore scientifico dell’Istituto Humanitas e Giacomo Rizzolatti in un’intervista a Il Giornale dell’11 novembre 2017 (dopo aver ricevuto il Premio nella cerimonia dell’8 novembre) affermava: “all' Humanitas siamo di casa grazie alla collaborazione con Michela Matteoli e il Cnr. Loro hanno competenza sulle cellule, noi a livello di sistemi: come a dire che loro studiano la grammatica, noi l'analisi logica e del periodo”.
L’edizione del Premio Lombardia 2018 ha visto una giuria composta da 16 membri - tra i quali 5 membri e il vincitore dell’edizione 2017 - e presieduta da Giuseppe Remuzzi.
"Così ha deciso la giunta regionale lombarda, nella seduta straordinaria di venerdì 12 gennaio, con la delibera 7689/2018 che conferma la dotazione ‘da Nobel’ del riconoscimento – 1 milione di euro – e dà via libera anche al nuovo regolamento".
Il tema strategico era la medicina di precisione e veniva specificato che: "è causa di incompatibilità per il ruolo di componente della giuria la situazione di conflitto di interesse rispetto ai partecipanti alla selezione".
Rispetto all'Edizione 2017, nella delibera non era menzionato il criterio di svolgimento dell'attività di ricerca in Lombardia. Tuttavia, anche per il 2018 (e gli anni seguenti) il criterio di selezione non era propriamente di livello internazionale ma a misura italiana:
“La scoperta scientifica a cui assegnare il Premio può essere indicata da tutti gli scienziati compresi nella lista “top italian scientists”, se presentano un H-index pari o superiore a 50. Le scoperte candidate verranno sottoposte a una giuria di 15 top scientists, indicati da Regione Lombardia sempre sulla base della classifica della VIA Academy: a loro il compito di selezionare la scoperta e dunque il vincitore dell’assegno da 1 milione”. [fonte Regione Lombardia]
Nella Giuria rimanevano cinque membri rispetto alla precedente edizione e tra questi il vincitore Giacomo Rizzolatti. Nel 2018 la Giuria presieduta da Giuseppe Remuzzi assegnava il Premio di un milione di euro a Michele De Luca, Tobias Hirsch e Graziella Pellegrini per “la migliore scoperta scientifica nell'ambito delle Scienze della Vita”, relativa alla terapia genica dell'Epidermolisi Bollosa, conosciuta anche come Sindrome dei Bambini Farfalla.
Pochi giorni dopo la nomina la professoressa e senatrice a vita Elena Cattaneo scriveva su Repubblica (15 luglio2018) che “le modalità con cui la Regione Lombardia impegna risorse pubbliche meritano una riflessione”. Per Cattaneo, "la discussione è ben diversa quando un premio ricchissimo è finanziato con risorse pubbliche su iniziativa di una istituzione eletta dai cittadini. In questo caso si assiste a una "munificenza di Stato" che attribuisce risorse pubbliche ad una persona o gruppo per quel che ha fatto in passato. Un giovane che volesse candidarsi con la sua scoperta non può farlo né è prevista la sottomissione di una "application". […] Il Premio prevede che 300 mila euro (pubblici) siano "regalati" al vincente. Altri 700 mila sono destinati ad indefinite "attività di ricerca" che il vincitore dovrà svolgere nel territorio lombardo. Sono erogati, cioè, senza sapere su quale ricerca saranno investiti e senza vagliare in modo comparativo alcuna progettualità”. Inoltre, aggiungeva che "avendone i requisiti, sono stata invitata a proporre una candidatura. Invito a cui [...] non ho dato seguito in assenza dell'unico modo che, da scienziata, conosco per scegliere cosa premiare con soldi pubblici...: la competizione pubblica, aperta a tutti, trasparente".
L’edizione del 2019 ha offerto il debutto della piattaforma blockchain per assicurare trasparenza e tracciabilità in tutti i passaggi del processo di nomina. "Si tratta di una svolta epocale” aveva affermato il vicepresidente della Regione Lombardia Fabrizio Sala a gennaio, sottolineando che “per la prima volta al mondo un premio scientifico, e il relativo impegno economico di risorse pubbliche, viene assegnato tramite un sistema in grado di certificare, in modo sicuro e immutabile, la correttezza e la validità della procedura”.
Da allora la sequenza temporale del sito web è stata campo di continui aggiustamenti di date e scomparse di documenti da non riuscire più a raccapezzarsi.
La giuria, presieduta da Silvia Priori cardiologa dell’IRCCS Maugeri e Università di Pavia, era composta da 15 membri dei quali Adriano Aguzzi, Giorgio Bernardi, Federico Calzolari, Carlo La Vecchia, Michele Parrinello, Giuseppe Remuzzi, Paolo Maria Rossini, Giacomo Rizzolatti, Peter J. Schwartz e il discusso Carlo Croce erano presenti in una o più delle precedenti edizioni, mentre, Claudiu Supuran. Andrea C. Ferrari, Luigi Ferrucci e Paolo Calabresi erano nuove entrate.
Quella è stata l’unica edizione in cui l’elenco dei candidati nominati poteva essere consultato sul sito web e al 15 maggio ne risultavano 179. Rispetto agli anni precedenti e seguenti, nel 2019 è stato più agevole anche l’accesso agli atti, ferme restando tutte le anomalie della modalità di candidatura, della selezione dei giurati, dei conflitti d’interesse e della non rendicontazione della spesa pubblica.
Il 5 settembre arrivava la notizia che il vincitore del Premio Lombardia è Ricerca 2019 era Guido Kroemer, biologo molecolare e professore all'Università Paris Descartes per "una scoperta che ha un impatto diretto sul prolungamento della vita in salute dei cittadini, attraverso una ricerca che dimostra come la restrizione calorica attiva dei meccanismi che degradano le proteine alterate e quindi mantengono l'organismo più in salute". Attenendosi alla classifica delle nomination, Kroemer ne aveva ricevuta soltanto una assieme a Francesco [Frank] Madeo per la "scoperta: "Estensione della longevità mediante induzione dell'autofagia mediata dalla restrizione calorica".
A pochi giorni dalla cerimonia di assegnazione si apprendeva che 4 membri avevano lasciato la Giuria dopo aver assegnato il premio e si trattava di Paolo Calabresi, Luigi Ferrucci, Paolo Maria Rossini e Claudiu T. Supuran. A Report, nel servizio sopra riportato, viene riferito che il premio si è basato su una motivazione falsa. I nuovi membri, presenti solo alla cerimonia di consegna del Premio (8 novembre), erano: Paolo Boffetta, Carlo Caltagirone, Giovanni B. Frisoni e Rino Rappuoli.
Siamo al 2020 e a febbraio venne presentata la IV edizione con la sequenza temporale che poi è stata sospesa dalla pandemia. Proprio sospesa perché nell’estate dell’anno scorso, contattando l’incaricato all’aggiornamento della procedura, ancora non si sapeva se l’assegnazione sarebbe stata annullata o rinviata. La Giuria nominata dalla Regione presentava diversi cambiamenti introdotti dall’avvertenza: "PRECISATO che sono intervenute ulteriori successive comunicazioni a seguito della non accettazione di alcuni candidati a giurati secondo quanto stabilito dal Regolamento".
Rispetto agli anni precedenti, non erano più presenti lo storico giurato Carlo Croce, né Giacomo Rizzolatti, vincitore della prima edizione. Il Presidente Andrea Ferrari, Carlo La Vecchia e Giuseppe Remuzzi erano gli unici confermati in tutte le edizioni, dal 2017; altri giurati come Roberto Cingolani e Roberto Bassi erano presenti in qualcuna delle edizioni precedenti. Tra i membri della giuria della IV edizione c’era inizialmente Pier Paolo Pandolfi, la cui nomina a direttore scientifico del Vimm (Veneto Institute of Molecular Medicine) era stata revocata a fine giugno a seguito di qualche coraggiosa voce di protesta seguita ai numerosi tentativi di minimizzazione delle molestie perpetrate da Pandolfi ai danni di una ricercatrice ad Harvard.
Dopo l’estate 2020 arrivava la notizia del rinvio al 2021 della IV edizione del premio.
E veniamo all’inizio del 2021 dove sul sito web compaiono 16 anziché 15 membri della giuria e tra essi Cingolani, nominato a febbraio 2021 ministro del Governo Draghi, e ancora Pandolfi. Solo a maggio Cingolani scompare dalla lista e Pandolfi risulta sostituito così che il numero dei giurati torna a 15. La scadenza di invio delle candidature viene spostata di continuo ma non è possibile consultarle, non ve n’è traccia. Non resta che aspettare la comunicazione ufficiale del vincitore e le celebrazioni di rito alla Scala.
L’integrità dei premiati non cambia il fatto che il Premio Lombardia resta un premio all’italiana, dove 1 milione di soldi dei contribuenti lombardi viene immesso in un percorso che non ha nulla di trasparente perché arrivi in parte nelle tasche di chi riceve il premio e in parte nelle casse di istituti prevalentemente privati e per il quale non è richiesta una rendicontazione delle spese né una comunicazione delle ricerche svolte.
L’atto finale va in scena in un teatro e tra gli applausi anche di parte della comunità scientifica che convalida la rappresentazione.
21 dicembre 2021, ocasapiens: Il (PSII)? di Sylvie Coyaud
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