sabato 25 ottobre 2014

I neuromiti dalla cattedra e dallo scranno


Or tu chi se’, che vuo’ sedere a scranna,
Per giudicar di lungi mille miglia
Con la veduta corta d’una spanna?

Dante Alighieri



Paul A. Howard-Jones è uno psicologo dell'Università di Bristol che studia come sia possibile migliorare l'istruzione e l'apprendimento applicando alla pedagogia le conoscenze acquisite dalle neuroscienze.

L'aver creato una rete di informazioni e risorse per insegnanti attraverso il sito web neuroeducational.net, lo pone a pieno titolo nella schiera dei neuromaniaci, giacché “qualsiasi campo del sapere umano (l'economia, l'estetica, la pedagogia, la teologia, ecc.) dipende, si spera, dal funzionamento della mente...” (1).

Ma Howard-Jones ha il merito di avere recentemente pubblicato una revisione sulla rivista scientifica Nature Review Neuroscience (2), che dimostra, attraverso la sintesi dei risultati di diversi studi già pubblicati, la resistenza di diversi neuromiti proprio tra gli insegnanti. La rivista ha opportunamente reso l'articolo accessibile a tutti, previa registrazione ma gratuitamente.

Ancora più forte è il fiorire e consolidarsi dei neuromiti nei pedagogisti, nei giornalisti e ahimé in alcuni psicologi: è una verifica che può essere fatta agevolmente digitando su Google le parole “esercizi” e “cervello”.

Come scrive Howard-Jones, per neuromito – termine introdotto dal neurochirurgo Alan Crockard nel 1980 - s'intende una concezione sbagliata sul cervello che fiorisce quando le condizioni culturali ne impediscono la verifica ed è influenzata da una serie di pregiudizi.

I risultati delle indagini condotte in diversi Paesi dimostrano come 7 neuromiti siano resistenti ai diversi contesti culturali anche negli insegnanti più esperti.

I. Usiamo solo il 10% del nostro cervello.

II. Impariamo meglio se seguiamo il nostro stile di apprendimento (visivo, uditivo, cinestesico). Le persone con preferenza uditiva imparano meglio ascoltando; quelle con preferenza visiva verbale leggendo.

III. Possiamo migliorare l'integrazione tra l'emisfero sinistro e l'emisfero destro del nostro cervello con esercizi di coordinazione quotidiani (ad esempio premendo dei tasti immaginari sul petto).

IV. Le differenze individuali nell'apprendimento dipendono dalla differenza nella dominanza emisferica, cioè dal predominare della parte sinistra o destra del cervello.

V. Biscotti, caramelle, bibite gasate e zuccherate provocano difficoltà di attenzione e aggressività nei bambini.

VI. Se beviamo meno di 6-8 bicchieri di acqua al giorno il nostro cervello si potrà restringere per disidratazione.

VII. Non possiamo recuperare attraverso l'istruzione le difficoltà di apprendimento derivanti da differenze individuali nello sviluppo cognitivo.

Ho trasformato la tabella presentata nell'articolo in un grafico che mostra immediatamente la forza di alcuni neuromiti rispetto ad altri, la minima variabilità tra i vari Paesi (anche se la Cina va forte su I, V e VII e il Regno Unito vince su III, IV e VI) e, in più, il valore percentuale medio della credenza in ciascun neuromito. 



Nella parte successiva dell'articolo è presente un grafico ancora più interessante. Mostra l'equazione del premio Nobel per l'Economia nel 2000, James Heckman sul capitale umano. Si tratta di un modello teorico e non empirico: non si basa su dati oggettivi.




Illustra chiaramente il 'mito del 3' che non ha alcun fondamento neuroscientifico: investire nelle risorse educative delle famiglie, favorendo lo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo nelle fasi precoci di crescita del bambino equivale a un guadagno a lungo termine perché consente di avere cittadini più capaci e produttivi, che creano sviluppo economico e sociale anche per le generazioni future.

Il mito dei 3 anni appunto.
Non vi ricorda qualcosa?

Il risultato di questa previsione è una curva che si abbassa gradualmente (r indica i costi): ne deriva che il ritorno economico dell'investimento di un dollaro nell'educazione di un bambino di età inferiore a 3 anni sia di gran lunga maggiore dell'investimento di quel dollaro nella formazione di un adolescente.

Si tratta di una previsione, mitica.

Mancano nel modello e nel grafico i dati concreti dei benefici dell'istruzione oltre la scuola dell'obbligo.

Ma proprio tale modello teorico è stato il riferimento delle discussioni internazionali e delle decisioni politiche che hanno progressivamente portato alla riduzione degli investimenti pubblici nell'istruzione superiore, e alla supposizione ideologica che, sostenendo l'istruzione con le tasse sullo studio (sul diritto allo studio) si garantirebbe più uguaglianza nel raggiungimento degli traguardi educativi.

Howard-Jones scrive che nel Regno Unito, il grafico è apparso – strumentalmente - nei documenti di politica d'istruzione come una raffigurazione di dati empirici.

Segnando una profonda frattura tra prove neuroscientifiche e politiche educative.

Nel nostro piccolo, la politica renziana degli 80 euro alle neomamme del 2015 sembra basarsi ancora sul mito del 3!

Comunicazione e collaborazione sono i due antidoti all'attuale deriva culturale e politica sui temi dell'istruzione.

Comunicazione da parte dei neuroscienziati, che devono darsi molto più da fare - scendendo dalla torre - a raccontare e condividere i risultati delle ricerche più recenti in materia di sviluppo cognitivo, funzionamento del cervello e metodi di apprendimento.

Collaborazione tra neuroscienziati ed educatori - e politici poi – affinché si crei uno scambio virtuoso per la formazione degli stessi insegnanti e delle generazioni future.

C'è ancora un antidoto, valido per tutti, quello di leggere – è appena uscito in inglese e spero sia tradotto in italiano - Great Myths of the Brain di Christian Jarrett.

Prossimamente un vademecum per attrezzarsi contro neuromiti vecchi e nuovi.









1.Legrenzi P. e Umiltà C. Neuro-mania il cervello non spiega chi siamo, Ed. Il. Mulino, Bologna 2009.

2. Howard-Jones PA. Neuroscience and education: myths and messages. Nature Reviews Neuroscience, published online 15 October 2014; doi:10.1038/nrn3817.





















Nessun commento:

Posta un commento