L'anno
scorso abbiamo visto il bel film Wonder Woman
di Petty Jenkins, con protagonista Gal Gadot.
Dopo
pochi mesi è uscito Professor Marston and the Wonder Women,
di
Angela Robinson, che celebra William Moulton Marston, il creatore di
Wonder Woman.
Racconta
la vita dello psicologo rampante che provò ad essere un avvocato,
uno scienziato, un consulente cinematografico a Hollywood, un
personaggio della pubblicità, uno scrittore, un anticonformista, un
compagno per due donne (che continuarono a vivere insieme per il
resto delle loro vite) e il padre di quattro figli.
Il film è incentrato sulla relazione a tre tra William Marston, la moglie Elizabeth Holloway e l'amante Olive Byrne, sulla macchina della verità di cui Marston si era autoproclamato scopritore e sulla creazione del primo fumetto di supereroi la cui protagonista era una donna – Wonder Woman. A dire il vero la regista indugia lungamente sulle relazioni sessuali tra i tre e su non confermate pratiche di bondage, tralasciando del tutto il contesto storico che mutò drammaticamente nel corso della vita di Marston. In più, incredibilmente, quando Marston rivela alla moglie l'idea di un fumetto con una protagonista femminile, ne ha una risposta nient'affatto entusiasta: non avrà alcun successo. Eppure, Wonder Woman nasceva proprio come omaggio a Holloway e Byrne, due donne che incarnavano le rivendicazioni femministe dell'epoca, e racchiudeva le caratteristiche di entrambe. Ancora più grave l'attribuire le catene e le corde presenti nel fumetto alle pratiche sessuali tra l'autore e le due anonime coautrici, dimenticando clamorosamente che ai primi del 1900 erano le suffragiste a incatenarsi per rivendicare il diritto delle donne al voto.
Marston
creò una Wonder Woman che lottava per i diritti delle donne e che
aveva come unico punto debole la perdita della sua forza
straordinaria quando veniva incatenata da un uomo.
Wonder Woman! Sta mettendo sottosopra il mondo degli uomini
Wonder Woman, Wonder Woman! She’s turning this man’s world topsy-turvy!”
Nel
2014 la storica Jill Lepore ha ricostruito la vita di Marston e le
molteplici storie che ad essa sono intrecciate - dal contesto
familiare più privato a quello scientifico, politico e sociale - nel
libro The Secret History of Wonder Woman.
William
Moulton Marston (1893-1947), studiò ad Harvard e ottenne il
dottorato in Psicologia nel 1921. Insegnò all'Università di
Washington e poi alla Tuft di Medford. Nel 1915 costruì un poligrafo
per misurare la pressione arteriosa sistolica, che ipotizzava fosse
un indice della variazione nelle reazioni emotive di un soggetto ad
una serie di domande. Marston si proclamava pubblicamente inventore
della macchina della verità che, però, ebbe diversi sviluppatori,
tra i quali Vittorio Benussi che nel 1914 costruì un pneumografo per
misurare le variazioni respiratorie dei testimoni in situazioni di
verità e menzogna. Il laboratorio di psicologia però a Marston non
bastava e così si impegnò ad applicare le sue ricerche a casi di
rilevanza pubblica e a collaborare con istituzioni governative.
Nel
1922 fu interpellato nel processo a carico di James
Alphonso Frye, accusato di aver ucciso un noto
medico. Fu il primo processo in cui veniva portata in tribunale la
prova scientifica ed ebbe grande risonanza sui mezzi di
comunicazione. Frye aveva inizialmente confessato il delitto ma
successivamente ritrattò. Per i due giovani avvocati difensori,
Mattingly e Wood, Frye era innocente e tentarono di tutto per
sottrarlo alla pena di morte. Allo scopo, contattarono Marston, al
quale fu consentito di portare in prigione la sua macchina della
verità. In realtà la cosa non fu difficile: Mattingly e Frye erano
studenti di Marston e partecipavano agli esperimenti nel suo
laboratorio. Secondo i risultati della macchina della verità, Frye
inizialmente aveva mentito e, quindi, la sua confessione era da
considerarsi inattendibile. Il giudice McCoy non accettò i risultati
della macchina della verità perché non c'erano ancora prove
sufficienti della sua affidabilità. Al processo d'appello del 1922,
il nuovo giudice, pur non ammettendo i risultati della macchina,
tenne conto delle argomentazioni scientifiche e Frye fu salvato dalla
pena di morte: condannato all'ergastolo, uscì di prigione dopo 18
anni. Nelle parole di Marston “il test gli ha senza dubbio
salvato la vita”.
La
macchina della verità dopo quel processo fu ammessa come prova nei
tribunali statunitensi e, usata in modo indiscriminato, vi è rimasta
fino al 2003, quando l'Accademia delle Scienze in uno specifico
rapporto definì la gran parte della ricerca sulle applicazioni del
poligrafo "inaffidabile, non scientifica e pregiudiziale".
Il
6 marzo 1923, ad alcuni giorni dalla conclusione del processo di
appello per Frye, Marston fu arrestato per truffa nel caso di
bancarotta di una società creata con due collaboratori. Non ci fu il
processo ma lo scandalo – l'inventore della macchina della verità
arrestato per falso! - gli costò i rapporti con il Dipartimento di
Psicologia e l'insegnamento universitario. Diede allora avvio a una
serie di altre avventure professionali, da solo o con collaboratori,
che ebbero alterne fortune.
Nel
1938, ad esempio, fu protagonista della pubblicità dei rasoi
Gillette, affermandone la maggiore qualità, senza sufficiente
validità scientifica: “9 uomini su 10 testati dal Dottor
Marston preferiscono i rasoi Gillette”.
Fu
poi consulente a Hollywood, dove le sue teorie furono riferimento per
i film Frankenstein (1931), Dracula (1931) e L'uomo
invisibile (1933). Alla proiezione del film Dottor Jekyll e
Mister Hyde (1931) testò la reazione del pubblico, misurando con
degli appositi polsini la pressione arteriosa sistolica degli
spettatori.
Per
Marston, "nessuna sceneggiatura di successo può avere un
contenuto emotivo universale a meno che non sia fortemente condita
con l'erotismo” - nel quale eccede proprio il film a lui
dedicato. Gli sceneggiatori dovevano quindi conoscere la psicologia
di genere e applicare le sue leggi sulle emozioni alla costruzione
delle storie, a seconda del pubblico al quale erano destinate.
Elizabeth
Holloway Marston (1893-1993) studiò psicologia e giurisprudenza.
Nel 1915 sposò Marston e collaborò in modo attivo alle ricerche con
la macchina della verità. Lavorò inizialmente in ambito
universitario, poi come segretaria, redattrice e consulente
assicurativa. Rappresentò la sicurezza economica della famiglia
allargata e andò in pensione nel 1958 quando tutti e quattro i
ragazzi Marston erano all'università.
Olive
Byrne (1904-1985), studiò psicologia alla Radcliffe, la sezione
femminile dell'Università di Harvard ed ebbe Marston come
professore. Era figlia dell'attivista femminista Ethel Byrne e nipote
di Margaret Sanger. Nel 1926 fu ammessa al dottorato in psicologia
dell'università Columbia. Quando andò a vivere con i Marston, si
occupò principalmente della crescita dei suoi due figli e dei due
figli di Elizabeth. Successivamente, collaborò con una rivista.
Il
ménage non conformista e segreto dei tre si consolidò a partire dal
1925 e ad essi spesso si univa per lunghi periodi una zia di Marston.
Per
la gente, la versione era diversa: Byrne era rimasta vedova e i
Marston si erano offerti di aiutarla in cambio dell'aiuto in casa e
con i bambini.
Olive
Byrne e Elizabeth Holloway Marston
|
Ethel Byrne (1895-1957), sorella più giovane di Margaret Sanger. Nel 1911 dopo un matrimonio fallito, lasciò i due figli alle cure dei genitori (Olive fu portata in convento) e si trasferì a New York, dove diventò infermiera, seguì le campagne femministe della sorella e convisse con lo scrittore Robert Parker. Nell'ottobre del 1916 aprì, assieme a Sanger, la prima clinica per il controllo delle nascite a Brooklyn. Le sorelle furono arrestate assieme a una collaboratrice e al processo, Byrne fu condannata a trenta giorni di reclusione nella prigione delle isole di Blackwell. Per protesta, iniziò uno sciopero della fame e della sete. Perse coscienza e i medici intervennero: fu la prima persona in un carcere degli Stati Uniti ad essere alimentata con la forza attraverso un sondino. Non accettò questa prevaricazione né la successiva liberazione ottenuta grazie all'intervento della sorella e di altre donne e da allora si allontanò dalla partecipazione attiva al movimento per il controllo delle nascite, che pure aveva ottenuto una grande pubblicità dal suo caso.
Margaret Sanger
(1879-1966), infermiera e attivista, fu pioniera nell'introduzione
dei metodi contraccettivi. Nel 1914, con l'aiuto della sorella Ethel,
iniziò la pubblicazione di un mensile femminista, nel quale coniò
il termine “birth control”
- controllo delle nascite. Nel 1921 fondò la Lega
americana di controllo delle nascite, dalla quale si dimise sei anni
dopo a seguito di conflitti interni.
Nel
1929, Sanger costituì il Comitato nazionale sulla legislazione
federale per il controllo delle nascite, nel 1937 fu nominata
presidente del nuovo Consiglio americano per il controllo delle
nascite che voleva unire le due associazioni in cui si era scisso il
movimento e nel 1948 contribuì a fondare il Comitato internazionale
di Planned
Parenthood,
che nella sua evoluzione divenne la più grande organizzazione non
governativa di salute pubblica e pianificazione familiare.
Tra i
lettori delle numerose pubblicazioni di Margaret Sanger, c'erano i
coniugi Marston, che nel 1920 studiavano psicologia alle università
di Harvard e a quella femminile di Radcliffe. Seguivano gli stessi
corsi, con gli stessi professori ma le donne non potevano laurearsi
ad Harvard.
Marston
studiava le differenze nelle reazioni emotive tra donne e uomini ma,
al contrario dei pionieri della psicologia scientifica dell'epoca,
aveva un intento non discriminatorio, valorizzando in alcuni casi la
migliore capacità decisionale delle donne.
Hugo
Münsterberg che insegnò anche all'università femminile di
Radcliffe oltre che ad Harvard, era un oppositore sia dell'istruzione
femminile sia del voto alle donne. Per quanto ci fossero delle
scienziate che avevano pubblicato studi degni di nota, si trattava di
eccezioni, perché è l'inclinazione ad apprendere più che a
produrre, la più diffusa nella grande massa femminile. Questa
capacità di apprendere giustifica l'istruzione femminile all'unico
scopo di nobilitare il matrimonio.
Lewis
Terman, oltre a contribuire allo sviluppo dei test di intelligenza,
inventò una misura che individuasse la mascolinità e la
femminilità, considerando devianti tutti i casi che si discostassero
dalla media. Per il comportamentista John B. Watson, il femminismo
stesso era una devianza: la femminista era una donna che non riusciva
ad accettare di non essere un uomo.
In
questo contesto, anche scientifico, la creazione di un fumetto con
una protagonista femminile era rivoluzionaria.
Marston
ricevette anche una lettera di raccomandazione all'ufficio del
personale di Harvard da un altro importante psicologo, Albert
Poffenberger "Ha fatto un'ottima impressione sia nel suo
insegnamento che nel rapporto con gli studenti. Oltre alle attività
nel nostro dipartimento, ha condotto una serie di ricerche minori.
[…] non abbiamo un posto adatto a lui. Le qualità del Dottor
Marston garantiscono una posizione insolitamente buona a mio parere”.
Wonder
Woman nasce nel 1941 - Superman era nato nel 1938 e Batman nel
1939 - e nel 1942 ha un intero fumetto a lei dedicato che riscuote un grande successo.
Nelle
varie strisce ci sono molti riferimenti alla biografia dei Marston e
agli eventi dell'epoca.
C'è
la vita delle studentesse nelle università femminili, la macchina
della verità e il terribile Duca della menzogna, l'auspicio di una
donna presidente, il nemico Dottor Psycho, un professore di
psicologia che vuole riportare le donne americane alla schiavitù,
alle catene e alla cattività, ecc.
Ogni
numero aveva anche una rubrica dedicata alle biografie di scienziate,
scrittrici, atlete, infermiere e altre donne che in quegli anni si
distinguevano per le loro attività.
Per
Marston, Wonder Woman rappresentava una propaganda psicologica per
un nuovo modello di donna che avrebbe governato il mondo.
Il suo intento era di combattere l'idea che le donne
fossero inferiori agli uomini e di ispirare le ragazze ad avere
fiducia in sé e nei traguardi da raggiungere nelle professioni
monopolizzate dagli uomini.
Non
gli venne però mai l'idea che potesse disegnarla una donna, come
suggerisce Jill Lepore.
Ben
presto i fumetti entrarono nel dibattito pubblico, ebbene sì, come
oggi i videogiochi e gli altri prodotti digitali.
Ci
furono i sostenitori, come Lauretta Bender e Reginald Lourie, che nel
1941 condussero uno studio – The
Effect of Comic Books on the Ideology of Children
– per capire se i fumetti determinassero un aumento di ansia e
aggressività nei bambini. In realtà, sostennero, i fumetti
portavano a vivere con la fantasia e con il gioco l'aggressività,
riducendone le sue manifestazioni nella realtà. Per loro i fumetti
rappresentavano il
folklore dell'epoca, come lo erano state la mitologia e le favole,
venivano
spontaneamente concessi e ricevuti dai bambini e
servivano
allo stesso tempo come mezzo per aiutarli a risolvere i problemi
individuali e sociali.
Ci
furono i detrattori, come lo scrittore Sterling North, che fece
partire una crociata anti-fumetti con un articolo dal titolo
Disgrazia nazionale (1940).
Seguirono
gli attacchi feroci del gesuita Walter J. Ong, secondo il quale
Superman e Wonder Woman
avevano molto in comune con il Terzo Reich, il paganesimo e il
totalitarismo.
A lui
si aggiunse lo psichiatra Fredric Wertham che organizzò un simposio
dal titolo La psicopatologia dei fumetti, durante il quale
Gershon Legman attaccò sia William Marston, per aver creato, in
Wonder Woman, una donna mezza nuda che lincia le sue vittime,
sia Lauretta Bender, per aver dato una giustificazione
psichiatrica alla produzione dei fumetti.
Ci fu
anche uno scontro diretto tra Lauretta Bender e Fredric Wertham.
Bender affermava che l'unica relazione tra fumetti e delinquenza era
positiva: per i bambini, i fumetti rappresentavano una forma di
risoluzione dei conflitti, della confusione, della frustrazione e
dell'ansia e costituivano quindi una via per canalizzare
l'aggressività. Per Bender, se c'era qualcosa nella cultura
popolare americana che influenzasse negativamente le ragazze, non
era Wonder Woman ma Walt Disney, dato che nei suoi film le madri
venivano sempre uccise o mandate in manicomio.
Wertham
era ossessionato dalle perversioni dei tre supereroi – Superman,
Batman e Wonder Woman – tanto da ritenerli una forma speciale di
fumetto criminale. In particolare, sosteneva che i fumetti
promuovessero lo sfruttamento sessuale delle donne, il razzismo, la
supremazia delle armi ma più di tutto l'omosessualità.
Poi
arrivò la guerra, le donne tornarono nelle case e i loro diritti
furono messi a tacere. Gli omosessuali furono perseguitati e per
identificarli negli uffici della FBI fu collocata una macchina della
verità.
Bisognerà
aspettare il 1970 per riscoprire tutte le Wonder Woman e i loro
sostenitori che erano stati protagonisti di un'epoca di battaglie
straordinarie contro i pregiudizi e per ricominciare a lottare.
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