sabato 24 febbraio 2018

La neuromania melodrammatica di The Female Brain



ho guardato le mie scansioni cerebrali e ho scoperto che sono una donna




Tra incredulità e sconforto mi riprendo dalla visione di The Female Brain (2017) in cui la protagonista - regista, sceneggiatrice e produttrice - Withney Cummings impersona la psichiatra Louann Brizendine, discussa autrice dell'omonimo libro e del seguito "The Male Brain".




All'uscita del libro una recensione su Nature - 'Psychoneuroindoctrinology' di Rebecca Young e Evan Balaban, 2006 - ne parlava così: "non soddisfa neppure gli standard più basilari di accuratezza scientifica", "è fuorviante", "è pieno di 'fatti' che non hanno evidenze", "il melodramma oscura il ruolo della biologia".


Il film sarebbe una commedia - con una bravissima Beanie Feldstein (già in Lady Bird) - e mescola riduzionismo biologico (è di volta in volta amigdala/cortisolo/ghiandola pineale che ti fa fare/dire proprio questo e quello) - in piena neuromania - a stereotipi culturali e sociali (le donne fanno/dicono/sentono/reagiscono così). 



È l'amigdala che fa aggiustare a Lisa lo specchio sopra la testiera del letto proprio mentre il marito dorme. La ghiandola pineale di Lexi le fa criticare i capelli del suo partner Adam...



Dici, è una commedia, sarà ironica. 

Ho aspettato fino all'ultimo una battuta che avrebbe svoltato il film, ridicolizzando queste associazioni ma alla fine la scienziata dice quella frase sulle scansioni cerebrali, preceduta da "La verità è che queste qualità femminili stereotipate sono in realtà punti di forza" e "La scienza è desolata"... poi il 'melodramma' vuole che ceda finalmente all'amore per un "Neanderthal".

Tutti questi anni tra libro e film e nemmeno un filo di ironia in più, e che tristezza!

Cummings è un'artista che ha portato al grande pubblico una visione stereotipata della donna condita di neuroassurdità, più amara e stopposa che divertente.

Brizendine è una scienziata (!) che ha fatto fortuna con tutti gli stereotipi che ha contribuito a creare, giustificare e ingigantire attaccandosi a una biologia  e a una neuroendocrinologia che ha saputo costruire a misura sua.





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