Non passa settimana che non si legga una notizia sui mirabolanti effetti dei neuroni specchio: “dimezzano i tempi per farci guarire da un incidente”, “piattaforma che aiuta i neuroni specchio a risvegliarsi”,”ci permette di capire le azioni degli altri e le intenzioni”.
I
neuroni specchio furono scoperti in alcuni macachi durante gli studi
sulla corteccia premotoria condotti all'Università di Parma intorno
gli anni 1990. Analizzando la risposta dei neuroni specializzati nel
controllo dei movimenti della mano attraverso elettrodi intracranici
collocati nella regione frontale inferiore del cervello, i
ricercatori guidati da Giacomo Rizzolatti trovarono non solo che
questi neuroni si attivavano quando la scimmia eseguiva un'azione con
l'arto superiore (ad es. afferrare un oggetto) ma anche quando la
stessa azione era svolta dallo sperimentatore e soltanto osservata.
Secondo
l'interpretazione originaria (Di Pellegrino, Fadiga, Fogassi, Gallese e Rizzolatti 1992), i neuroni
della corteccia premotoria rivelano un comune meccanismo di selezione
dell'azione, non solo in base alle caratteristiche di uno stimolo ma
anche in base allo scopo dell'azione osservata. Questa è
l'interpretazione che ha più conferme scientifiche fino ad oggi.
Si
trattò di una grande scoperta per le neuroscienze e un promettente
campo di future ricerche.
Dal
2000, dopo l'enfatica affermazione del neuroscienziato Vilayanur
Ramachandran
“I
neuroni
specchio saranno
per la psicologia quello che il DNA
è
stato per la biologia”,
gli studi in questo ambito sono aumentati in modo esponenziale. Nella
maggior parte dei casi la metodologia è stata messa in discussione e
i risultati non hanno retto alle verifiche ma non si sono fermate le
narrazioni su queste interessanti cellule motorie.
Ai neuroni specchio sono stati attribuiti i più svariati fenomeni cognitivi, clinici, sociali e artistici. Tuttavia, c'è un unico studio del 2010 che, attraverso la registrazione dell'attività da elettrodi intracranici, ha dimostrato l'esistenza nell'uomo di neuroni con le stesse proprietà di quelle osservate nel macaco. Molte ipotesi sviluppate sull'onda dell'entusiasmo non sono state confermate dagli studi sperimentali.
Si
tratta quindi di un'importante scoperta, in quanto i neuroni specchio
sembrano avere un ruolo nell'imitazione di azioni semplici e
finalizzate, ma molto deve essere ancora scandagliato sul loro
funzionamento e su cosa accade quando non funzionano, ad es. a causa
di una lesione.
Due
false credenze sui neuroni specchio.
I
neuroni specchio sono la base neurologica dell'empatia e delle
relazioni interpersonali?
Ci
vuole molta cautela a generalizzare risultati sperimentali
circoscritti a capacità umane così complesse. In primo luogo, non è
stato sufficientemente dimostrato che quello dei neuroni specchio sia
anche un sistema di comprensione dell'azione. Riprodurre a livello
neurale un'azione è molto diverso dall'immedesimarsi non solo nelle
azioni ma addirittura nelle emozioni dell'altro. In secondo luogo,
avere i neuroni specchio nei posti giusti non è sufficiente a
spiegare come funziona anche solo l'imitazione e, d'altra parte non
avere i neuroni specchio non comporta difficoltà a riconoscere e
comprendere le azioni degli altri, come accade nei pazienti con
aprassia causata da lesioni fronto-parietali che non sono in grado di
eseguire quelle stesse azioni. Ridurre la complessità delle
relazioni umane a dei piccoli neuroni può essere affascinante per la
narrazione creativa e la pubblicità commerciale ma non aiuta a far
avanzare la ricerca scientifica.
La
scoperta dei neuroni specchio apre nuove frontiere per la cura
dell'autismo e delle conseguenze motorie dell'ictus?
Non
solo non ci sono prove scientifiche che un danno ai neuroni specchio
sia la causa dell'autismo o dell'emiplegia ma tali ipotesi sono state
ampiamente smentite. I bambini e gli adulti con disturbo dello
spettro autistico sono in grado di imitare e di comprendere le azioni
svolte da altri.
Pertanto,
interventi riabilitativi che si basino su tali ipotesi non sono
efficaci e non possono rappresentare un'opzione alternativa ai
percorsi riabilitativi codificati e garantiti dal Sistema Sanitario Nazionale.
Fare
chiarezza su questa fondamentale scoperta e sulle troppo
entusiastiche attribuzioni successive è importante per la diffusione
di informazioni scientifiche valide, per ravvivare il pensiero
critico nei giovani ricercatori e per orientare e motivare con
maggiore saggezza l'assegnazione di fondi pubblici.
A
dimostrazione dell'enfasi e di un certo fanatismo che ormai ruotano
attorno ai neuroni specchio, proprio ieri ho ascoltato da una docente
universitaria di Parma questa frase:
"Rizzolatti
ce lo portiamo in giro come l'ampolla alla processione".
La
stessa docente ha poi presentato questo diagramma come si trattasse
di conoscenze acquisite e senza alcun riferimento al fatto che quelle ipotetiche relazioni indicate dalle frecce non
siano state dimostrate e alcune invece proprio smentite:
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