domenica 21 aprile 2019

Piccola guida sulla plusdotazione cognitiva



Questa piccola guida è una sintesi di alcuni dei temi degli incontri di formazione con genitori, insegnanti e specialisti clinici che svolgo assieme all'associazione Step-net, con lo scopo di diffondere attraverso ogni mezzo le conoscenze sulla plusdotazione cognitiva e sulle implicazioni per il percorso scolastico.

Suhaani Lohia, 6 anni, India


Per cominciare, tra i tanti miti sugli alunni e studenti plusdotati, ne ho selezionati 7.

Mito 1. I bambini plusdotati avranno successo nella vita e non hanno bisogno di particolari aiuti a scuola o altrove perché se la cavano da soli.
Fatti. I bambini plusdotati hanno bisogno di riconoscimento e incoraggiamento per sviluppare il loro potenziale. Circa il 25% di alunni e studenti plusdotati va incontro a sottorendimento scolastico e rinuncia a studiare perché demotivato dal programma didattico e dalle valutazioni del comportamento e del profitto.

Mito 2. I bambini plusdotati amano la scuola e ottengono voti alti.
Fatti. La plusdotazione cognitiva non equivale a un alto rendimento scolastico o in generale a una brillante prestazione. I programmi didattici sono orientati ad alunni e studenti con abilità nella media: chi si trovi al di sotto o al di sopra della media deve beneficiare di programmi personalizzati o individualizzati per esprimere al meglio il potenziale individuale. Quindi i bisogni speciali devono essere riconosciuti sia a chi ha diritto a una semplificazione del programma sia a chi ha diritto a un suo arricchimento.

Mito 3. Gli insegnanti adorano avere studenti plusdotati nelle loro classi.
Fatti. Al momento sono pochi gli insegnanti pronti alle sfide poste da alunni e studenti plusdotati; molti si sentono a disagio e altri non riconoscono le loro conoscenze superiori e più approfondite.

Mito 4. gli alunni e studenti plusdotati non sanno di essere “diversi”.
Fatti. La maggior parte dei bambini e ragazzi plusdotati percepisce alle prime esperienze scolastiche di avere qualcosa di diverso dai coetanei, di avere “qualcosa che non va”. L'identificazione della plusdotazione cognitiva è quindi fondamentale per dare significato alle peculiarità percepite e per sviluppare una completa consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza.

Mito 5. Gli alunni e studenti plusdotati devono essere costantemente sfidati e tenuti occupati.
Fatti. La maggior parte degli alunni e studenti plusdotati tende ad annoiarsi con attività ripetitive oppure finisce prima di tutti le prove di valutazione. Alcuni di essi si organizzano nei tempi vuoti creando racconti, fumetti o leggendo un libro; altri devono essere guidati a svolgere non un numero maggiore di prove ma prove più complesse, a creare oppure a diversificare le attività.

Mito 6. La plusdotazione è innata e rimane stabile per tutta la vita.
Fatti. Il potenziale cognitivo è determinato geneticamente ma per svilupparsi è necessaria una virtuosa interazione con l'ambiente. Eventi avversi oppure fattori ambientali sfavorevoli (tra questi i percorsi scolastici non personalizzati) possono alterare una traiettoria di plusdotazione e, pertanto, l'osservazione di abilità eccezionali potrebbe essere limitata a un determinato periodo dello sviluppo.

Mito 7. I bambini plusdotati sono pressati dai genitori che li espongono fin dall'infanzia a libri e numeri.
Fatti. La maggior parte dei bambini plusdotati mostra uno sviluppo psicomotorio precoce e ricerca spontaneamente stimoli interessanti. Molti di essi, dai 2-3 anni di età, iniziano a identificare le lettere dell'alfabeto e i numeri e a elaborarli in parole e operazioni. Il ruolo di interventi educativi informati e personalizzati e di attività extrascolastiche arricchite è fondamentale per contribuire a mantenere la traiettoria di plusdotazione e a nutrire il potenziale determinato geneticamente.



L'identificazione della plusdotazione riguarda circa il 5% degli alunni/studenti con un profilo cognitivo superiore alla norma (usando un criterio più ampio molti esperti considerano un quoziente intellettivo superiore a 120) e risponde a obiettivi educativi e pedagogici.
Essa rappresenta il primo passo per dare significato alle peculiarità osservate dalla famiglia, per accrescere la consapevolezza del/la bambino/a, adolescente, adulto/a, per attivare percorsi educativi personalizzati, per pianificare attività di arricchimento e per prendersi cura eventualmente del disagio psicologico.

La valutazione della plusdotazione cognitiva:
- deve basarsi sull'interpretazione clinica di esperti, non solo sul solo punteggio a un test in un dato momento;
- si estende a interessi, motivazione, comportamento, affettività, relazioni sociali;
- va ripetuta periodicamente fino all'età adulta.


La plusdotazione non è un insieme omogeneo di caratteristiche cognitive, emotive, comportamentali, sociali e adattive.

Betts e Neihart (1998 e 2010) hanno identificato 6 profili di plusdotazione cognitiva che non rappresentano delle categorie fisse e classificatorie ma costituiscono degli indizi per intercettare l'alto potenziale in tutta l'eterogeneità dell'espressione individuale.

Per ciascun profilo i bisogni e gli interventi da attuare possono essere diversi e molteplici, come emerge da questa breve sintesi:

1. Di successo
Ascolta e segue insegnanti e genitori, mostra un comportamento adeguato nei vari contesti; apprende facilmente e ha un alto rendimento scolastico; ha buone relazioni con i coetanei; spesso si annoia a scuola. Ha una bassa tolleranza agli errori e ai fallimenti e deve essere guidato nel perseguire le sfide.

2. Sfidante
Possiede elevata creatività, talvolta manifesta comportamenti sfidanti e atteggiamenti provocatori nei confronti di genitori e insegnanti; tende ad essere anticonformista; manifesta insicurezza e frustrazione perché la scuola non riconosce le proprie abilità; è più o meno integrato con i coetanei a seconda di come rispondono alle sue sfide. È a rischio di abbandono scolastico.

3. Sommerso
Cerca di nascondere il proprio talento per farsi accettare nel gruppo dei pari; mostra ansia e insicurezza; i suoi bisogni sono in conflitto con le aspettative di insegnanti e genitori; manifesta bassa tolleranza alla frustrazione e disagio a scuola. È prevalente nelle bambine, che tendono a nascondere le proprie abilità e a non essere identificate.

4. A rischio
Mostra rabbia nei confronti degli adulti perchè si sente non riconosciuto; la rabbia è espressa attraverso comportamenti depressivi o devianti; manifesta scarso interesse per la scuola, avvertita come inutile o ostile. È a rischio di abbandono scolastico, bullismo, comportamenti devianti, uso di sostanze.

5. Doppiamente eccezionale
Ha contemporaneamente un disturbo in altre aree (ad esempio un Disturbo Specifico di Apprendimento, un disturbo dello spettro autistico, un disturbo da deficit di attenzione/iperattività, ecc.); non manifesta i comportamenti solitamente attribuiti ai bambini plusdotati per l'impatto delle difficoltà associate; è disorientato dal non riuscire a raggiungere un buon rendimento scolastico; manifesta bassi livelli di autostima, sintomi di stress (frustrazione, rifiuto, isolamento). È tra i profili meno prevalenti e richiede programmi personalizzati di arricchimento e di compensazione.

6. Autonomo
Ha imparato precocemente a soddisfare le proprie curiosità e a lavorare in maniera efficace a scuola; ha un buon concetto di sé e si sente riconosciuto; ottiene successi e riceve gratificazioni; è accettato nel gruppo di coetanei; mostra capacità di leadership a scuola o in altri contesti; è indipendente, sicuro di sé e delle proprie aspirazioni; si assume dei rischi; crea cambiamenti. È tra i profili meno prevalenti e richiede un piano di studi integrato e a lungo termine.


Per far fronte ai bisogni dei bambini con plusdotazione cognitiva, la scuola deve adottare piani didattici personalizzati di potenziamento o arricchimento e attivare le strategie educative che si sono dimostrate più efficaci e che rappresentano dei fattori protettivi per la continuità del percorso scolastico.

La scelta delle strategie più adeguate è individuale e dev'essere formulata in base alle caratteristiche di ciascun bambino e in relazione ai suoi contesti di vita.


L'applicazione delle strategie è invece collettiva e richiede la partecipazione e la collaborazione di tutte le persone coinvolte (genitori, insegnanti, psicologi, associazione,...).


Gifted – Il dono del talento (2017)

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