Questa
piccola guida è una sintesi di alcuni dei temi degli incontri di
formazione con genitori, insegnanti e specialisti clinici che svolgo
assieme all'associazione Step-net, con lo scopo di diffondere
attraverso ogni mezzo le conoscenze sulla plusdotazione cognitiva e
sulle implicazioni per il percorso scolastico.
Suhaani Lohia, 6 anni, India |
Per cominciare, tra i tanti miti sugli alunni e studenti plusdotati, ne ho
selezionati 7.
Mito
1. I bambini plusdotati avranno successo nella vita e non hanno
bisogno di particolari aiuti a scuola o altrove perché se la cavano
da soli.
Fatti.
I bambini plusdotati hanno bisogno di riconoscimento e
incoraggiamento per sviluppare il loro potenziale. Circa il 25% di
alunni e studenti plusdotati va incontro a sottorendimento scolastico
e rinuncia a studiare perché demotivato dal programma didattico e
dalle valutazioni del comportamento e del profitto.
Mito
2. I bambini plusdotati amano la scuola e ottengono voti alti.
Fatti.
La plusdotazione cognitiva non equivale a un alto rendimento
scolastico o in generale a una brillante prestazione. I programmi
didattici sono orientati ad alunni e studenti con abilità nella
media: chi si trovi al di sotto o al di sopra della media deve
beneficiare di programmi personalizzati o individualizzati per
esprimere al meglio il potenziale individuale. Quindi i bisogni
speciali devono essere riconosciuti sia a chi ha diritto a una
semplificazione del programma sia a chi ha diritto a un suo
arricchimento.
Mito
3. Gli insegnanti adorano avere studenti plusdotati nelle loro
classi.
Fatti.
Al momento sono pochi gli insegnanti pronti alle sfide poste da
alunni e studenti plusdotati; molti si sentono a disagio e altri non
riconoscono le loro conoscenze superiori e più approfondite.
Mito
4. gli alunni e studenti plusdotati non sanno di essere “diversi”.
Fatti.
La maggior parte dei bambini e ragazzi plusdotati percepisce alle
prime esperienze scolastiche di avere qualcosa di diverso dai
coetanei, di avere “qualcosa che non va”. L'identificazione della
plusdotazione cognitiva è quindi fondamentale per dare significato
alle peculiarità percepite e per sviluppare una completa
consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza.
Mito
5. Gli alunni e studenti plusdotati devono essere costantemente
sfidati e tenuti occupati.
Fatti.
La maggior parte degli alunni e studenti plusdotati tende ad
annoiarsi con attività ripetitive oppure finisce prima di tutti le
prove di valutazione. Alcuni di essi si organizzano nei tempi vuoti
creando racconti, fumetti o leggendo un libro; altri devono essere
guidati a svolgere non un numero maggiore di prove ma prove più
complesse, a creare oppure a diversificare le attività.
Mito
6. La plusdotazione è innata e rimane stabile per tutta la vita.
Fatti.
Il potenziale cognitivo è determinato geneticamente ma per
svilupparsi è necessaria una virtuosa interazione con l'ambiente.
Eventi
avversi oppure fattori ambientali sfavorevoli (tra questi i percorsi
scolastici non personalizzati) possono alterare una traiettoria di
plusdotazione
e, pertanto, l'osservazione di abilità eccezionali potrebbe essere
limitata a
un determinato periodo dello sviluppo.
Mito
7. I bambini plusdotati sono pressati dai genitori che li espongono
fin dall'infanzia a libri e numeri.
Fatti.
La maggior parte dei bambini plusdotati mostra uno sviluppo
psicomotorio precoce e ricerca spontaneamente stimoli interessanti.
Molti di essi, dai 2-3 anni di età, iniziano a identificare le
lettere dell'alfabeto e i numeri e a elaborarli in parole e
operazioni. Il ruolo di interventi educativi informati e
personalizzati e di attività extrascolastiche arricchite è
fondamentale per contribuire a mantenere la traiettoria di
plusdotazione e a nutrire il potenziale determinato geneticamente.
L'identificazione
della plusdotazione riguarda circa il 5% degli alunni/studenti con un
profilo cognitivo superiore alla norma (usando un criterio più ampio molti esperti considerano un quoziente
intellettivo superiore a 120) e risponde a obiettivi educativi e
pedagogici.
Essa
rappresenta il primo passo per dare significato alle
peculiarità osservate dalla famiglia, per accrescere la
consapevolezza del/la bambino/a, adolescente, adulto/a, per
attivare percorsi educativi personalizzati, per pianificare
attività di arricchimento e per prendersi cura eventualmente
del disagio psicologico.
La
valutazione della plusdotazione
cognitiva:
-
deve basarsi sull'interpretazione clinica di esperti, non solo sul
solo punteggio a un test in un dato momento;
-
si estende a interessi, motivazione, comportamento, affettività,
relazioni sociali;
-
va ripetuta periodicamente fino all'età adulta.
La
plusdotazione non è un insieme omogeneo di caratteristiche
cognitive, emotive, comportamentali, sociali e adattive.
Betts
e Neihart (1998 e 2010) hanno identificato 6 profili di plusdotazione
cognitiva che non rappresentano delle categorie fisse e
classificatorie ma costituiscono degli indizi per intercettare l'alto
potenziale in tutta l'eterogeneità dell'espressione individuale.
Per
ciascun profilo i bisogni e gli interventi da attuare possono essere
diversi e molteplici, come emerge da questa breve sintesi:
1.
Di successo
Ascolta
e segue insegnanti e genitori, mostra un comportamento adeguato nei
vari contesti; apprende facilmente e ha un alto rendimento
scolastico; ha buone relazioni con i coetanei; spesso si annoia a
scuola. Ha una bassa tolleranza agli errori e ai fallimenti e deve
essere guidato nel perseguire le sfide.
2.
Sfidante
Possiede
elevata creatività, talvolta manifesta comportamenti sfidanti e
atteggiamenti provocatori nei confronti di genitori e insegnanti;
tende ad essere anticonformista; manifesta insicurezza e frustrazione
perché la scuola non riconosce le proprie abilità; è più o meno
integrato con i coetanei a seconda di come rispondono alle sue sfide.
È a rischio di abbandono
scolastico.
3.
Sommerso
Cerca
di nascondere il proprio talento per farsi accettare nel gruppo dei
pari; mostra ansia e insicurezza; i suoi bisogni sono in conflitto
con le aspettative di insegnanti e genitori; manifesta bassa
tolleranza alla frustrazione e disagio a scuola. È
prevalente nelle bambine, che tendono a nascondere le proprie abilità
e a non essere identificate.
4.
A rischio
Mostra
rabbia nei confronti degli adulti perchè si sente non riconosciuto;
la rabbia è espressa attraverso comportamenti depressivi o devianti;
manifesta scarso interesse per la scuola, avvertita come inutile o
ostile. È a rischio di
abbandono scolastico, bullismo, comportamenti devianti, uso di
sostanze.
5.
Doppiamente eccezionale
Ha
contemporaneamente un disturbo in altre aree (ad esempio un Disturbo
Specifico di Apprendimento, un disturbo dello spettro autistico, un
disturbo da deficit di attenzione/iperattività, ecc.); non manifesta
i comportamenti solitamente attribuiti ai bambini plusdotati per
l'impatto delle difficoltà associate; è disorientato dal non
riuscire a raggiungere un buon rendimento scolastico; manifesta bassi
livelli di autostima, sintomi di stress (frustrazione, rifiuto,
isolamento). È tra i profili meno
prevalenti e richiede programmi personalizzati di arricchimento e di
compensazione.
6.
Autonomo
Ha
imparato precocemente a soddisfare le proprie curiosità e a
lavorare in maniera efficace a scuola; ha un buon concetto di sé e
si sente riconosciuto; ottiene successi e riceve gratificazioni; è
accettato nel gruppo di coetanei; mostra capacità di leadership a
scuola o in altri contesti; è indipendente, sicuro di sé e delle
proprie aspirazioni; si assume dei rischi; crea cambiamenti. È
tra i profili meno prevalenti e richiede un piano di studi integrato
e a lungo termine.
Per
far fronte ai bisogni dei bambini con plusdotazione cognitiva, la
scuola deve adottare piani didattici personalizzati di
potenziamento o arricchimento e attivare le strategie
educative che si sono dimostrate più efficaci e che
rappresentano dei fattori protettivi per la continuità del percorso
scolastico.
La
scelta delle strategie più adeguate è individuale e
dev'essere formulata in base alle caratteristiche di ciascun bambino
e in relazione ai suoi contesti di vita.
L'applicazione
delle strategie è invece collettiva e richiede la
partecipazione e la collaborazione di tutte le persone coinvolte
(genitori, insegnanti, psicologi, associazione,...).
Gifted – Il dono del talento (2017) |
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