FG:
Bene. Mi può dire adesso quante mani vede sul tavolino?
DP:
Tre. Vedo tre mani, due mie e poi… vedo qui (Guardando verso la sua mano più a
sinistra) un’altra mano che non è mia.
Trovandosi
di fronte a una tale risposta si potrebbe essere facilmente indotti a esclamare
“è pazzo!”, come i più tendono a fare oggigiorno davanti ad ogni stranezza
percepita dal proprio confortevole piccolo mondo di esperienze.
Invece,
a una neuropsicologa si accendono fior di ipotesi perché le incongruenze nei
racconti soggettivi delle persone, e delle persone con condizioni neurologiche
specifiche in particolare, possono essere la partenza di uno straordinario
viaggio nel cervello per conoscerne il funzionamento. Un viaggio che è adatto a
chi arriva intriso di pregiudizi sulla non normalità e a chi ha uno sguardo
puro sui fenomeni che hanno origine nel nostro cervello, a chi ha una peculiare
percezione del proprio corpo e a chi vuole metterla alla prova.
Un
libro da poco pubblicato ci offre una guida per questo viaggio.
Nella
Premessa di L’uomo con tre mani c’è l’avvertenza che servirà tenere a
mente per tutto il libro: “Ebbene gli studi sui casi clinici servono a non
dare nulla per scontato. Nulla”.
Le
autrici, parafrasando una citazione di Gianrico Carofiglio, si propongono la
“condivisione di situazioni di disagio, con la speranza di creare interesse ed
empatia per le persone colpite dai disturbi che racconteremo”.
Quindi,
conoscere per capire che ci possono essere situazioni insolite nelle vite delle
persone.
Dal
Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, Anna Berti - docente e
scienziata nell’ambito della neuropsicologia - e l’ex allieva Francesca Garbarini - docente e scienziata nelle neuroscienze cognitive -, ci conducono
nell’affascinante viaggio attraverso la percezione del nostro corpo. Ci
spiegano che abbiamo uno schema corporeo e un’immagine corporea, che sappiamo
adattare l’estensione di un braccio al movimento nello spazio, ad es. per
afferrare un oggetto che d’improvviso cade e sappiamo localizzare perfettamente
il prurito sul mignolo della mano sinistra.
Ci sono poi delle alterazioni della percezione del corpo che possono consistere in
incorporamenti di arti altrui o nel discorporamento di un proprio arto.
Si
tratta di condizioni con basi neuroanatomiche definite che si possono osservare
in persone senza condizioni neurologiche e/o psichiatriche oppure in persone
che hanno subito un ictus con danno in circoscritte aree del cervello o anche
nelle illusioni create in laboratorio.
I
fenomeni descritti nel libro avrebbero potuto essere raccontati creando
suggestioni e stupore nel lettore, con compiacimento per le proprie scoperte e
senza particolare approfondimento. Invece, Berti e Garbarini insegnano, sullo
sfondo, come usare il metodo scientifico. L’osservazione di un fenomeno non lo
rende mai attendibile e vero se non passa l’esame di prove e controprove. La
descrizione, minuziosa e scorrevole, fornisce anche gli strumenti su come
possiamo adottare questo metodo nella vita quotidiana per analizzare con
giudizio critico i fenomeni o le notizie di cui veniamo a conoscenza.
“Cercando
di acquisire ulteriori elementi per capire meglio il comportamento di DP, ci
sforzammo di pensare delle condizioni alternative”.
Un
altro pregio, oltre alla chiarezza e alla didattica del metodo, è il ricorso a
terminologie tradotte in italiano per descrivere i vari disturbi,
contrariamente a quanto viene fatto usualmente dagli specialisti.
Un
unico neo, che si trova in una nota, riguarda i neuroni specchio, che “sono
stati considerati la base neurale della comprensione delle azioni e delle
sensazioni altrui e quindi la base neurale dell’empatia”. Ecco, questa è
una descrizione affrettata, non conforme alle evidenze scientifiche e avrebbe
richiesto quanto meno l’aggiunta “ma sono ipotesi ancora dibattute”.
Nel
libro ci sono anche dei racconti della vita di laboratorio e di come in qualche
modo ingegnandosi a risolvere problemi ordinari si incontrino soluzioni
virtuose.
“Cosi
decidemmo di utilizzare mani non di gomma ma mani umane!”.
Le
autrici descrivono i piccoli accorgimenti che hanno impiegato per indagare
effetti di notevole rilevanza teorica.
“Quindi,
seppure lontane dall’avere coperto il vasto panorama della letteratura dedicata
alle illusioni corporee, speriamo di avervi convinto che, tramite delle
procedure relativamente semplici, alcuni aspetti importanti della
consapevolezza di sé, come il senso di appartenenza corporea e il senso dell’agentività,
possono essere manipolati sperimentalmente nei soggetti sani mettendo in crisi
la percezione soggettiva di unitarietà”.
Insomma,
è un libro per tutti, curiosi ed esperti, studenti e pazienti (dove per
pazienti si intende chi sia temporaneamente sottoposto a una sperimentazione
neuropsicologica), scienziati e clinici, scettici e neuromaniaci!
“Ci auguriamo,
inoltre che la conoscenza della complessità dei meccanismi che abbiamo
illustrato, da un lato, induca un atteggiamento empatico nell’avvicinarsi a
individui che riferiscono sensazioni, credenze e desideri apparentemente in
contrasto con le certezze abituali e le convenzioni sociali e, dall’altro,
contribuisca a tenere in conto, per riflessioni teoriche sulla natura delle
rappresentazioni corporee, i racconti soggettivi delle persone”.
I
casi clinici neuropsicologici, al pari delle ricerche sperimentali su gruppi di
soggetti, sono stati e continueranno ad essere una delle fonti fondamentali di acquisizione
delle conoscenze sul cervello e sul suo funzionamento.
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