lunedì 14 marzo 2022

Invasione Ucraina: video, foto, meme e il rischio desensibilizzazione

 

Le avvertenze sull’attenzione da prestare prima di diffondere informazioni e opinioni sui social media non erano mancate fin dagli inizi dell’aggressione della Russia all’Ucraina ma, dopo essere state lette e propagate, sono state prevalentemente eluse e ne è risultato ancora una volta un enorme rumore di fondo di semplificazioni, nella migliore delle ipotesi, che conduce a una costruzione caotica della realtà e alla perpetuazione di pregiudizi negativi e di esclusione morale.

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Senza sorpresa, l’informazione dominante sui giornali, alla radio e alla televisione ha fornito un’efficace rappresentazione del metodo che pervade le redazioni nel mondo occidentale, composte per la maggior parte da uomini bianchi di mezza età, di classe media e di mezza memoria. Abbiamo assistito e continuiamo ad assistere, sullo sfondo delle notizie tragiche dall'Ucraina, alla normalizzazione dei conflitti in altre parti del mondo dove ci si aspetta che le persone siano violente, alla razzializzazione dei rifugiati, all’esposizione di foto di minorenni ucraine in prima pagina, all’appropriazione del lavoro di giornaliste e giornalisti indipendenti che lavorano sul campo, allo spaccio di falsi contenuti, alla dimenticanza per i conflitti accaduti anche in Europa dopo la II Guerra Mondiale.

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Per quanto riguarda i singoli individui, è forte l’esigenza di esprimere le preoccupazioni e i pensieri al proprio gruppo attraverso i social media. L’impulso a condividere uno stato o un meme può alleviare la propria angoscia in risposta a eventi travolgenti ma in un’epoca in cui il sensazionalismo è il motore dominante di molti media, il rischio di propagare contenuti distorti e potenzialmente dannosi è elevato. Da un lato si diventa complici dell’amplificazione di una versione parziale o romanzata delle devastazioni nelle città ucraine assediate e dall’altro si contribuisce a rinforzare pregiudizi negativi, stereotipi e stigma verso determinati gruppi di persone, moralmente distanziati dalla propria postazione privilegiata. Senza contare che i contenuti che semplificano la situazione attuale preparano memorie manipolate degli eventi per il futuro.

L’entità di propagazione degli effetti dipende dall’estensione del proprio gruppo di appartenenza.

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