Se pensiamo a quanti eventi collezioniamo durante le nostre vite non
possiamo non meravigliarci della capacità che abbiamo di ricordarli
vividamente in notevole quantità, anche quando sono tra loro molto
simili. La nostra memoria episodica è così dettagliata che ci permette
di distinguere tra i diversi ricordi che abbiamo registrato in una
stessa giornata o in uno stesso posto o facendo una stessa azione più
volte in momenti diversi.
La costruzione delle nostre memorie avviene nell’ippocampo, una struttura che per la sua forma ricorda il cavalluccio marino, così denominata nel 1564 dal medico e anatomista bolognese noto come Aranzio (Giulio Aranzio, 1530-1589). Ci vorranno ancora circa quattro secoli per arrivare alla scoperta del ruolo determinante che l’ippocampo ha per la nostra memoria.
L’ippocampo si trova nella regione mediale, quella più interna, del lobo temporale (citato anche in La leggenda di Pat Martino) del nostro cervello e in ciascuno dei due emisferi.
Dell’ippocampo fa parte la piccola striscia di sostanza grigia del giro dentato con i suoi tre strati: molecolare, granulare e polimorfo. Si tratta in una delle poche aree cerebrali nelle quali continuano a generarsi nuove cellule nervose anche in età adulta nella maggior parte delle specie.
Il giro dentato è la struttura dell’ippocampo che ha la maturazione più
prolungata nella fase successiva alla nascita e continua a svilupparsi
in armonia con gli altri circuiti ippocampali.
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