lunedì 22 gennaio 2024

“Grazie ai videogame ho imparato a risolvere problemi complessi”. La storia di Rokhaya Diagne che lavora per sconfiggere la malaria con l’intelligenza artificiale

 Come frantumare quantità di stereotipi e pregiudizi con una foto e poche risposte a una intervista. Alcuni giorni fa sul New York Times è stato pubblicato un profilo di Rokhaya Diagne a firma della giornalista e autrice Dionne Searcey. Diagne, 25 anni, senegalese, è stata premiata per i suoi progetti che applicano l'Intelligenza Artificiale a problemi di salute pubblica, come la malaria.

 


L'immagine di copertina dell'articolo la ritrae mentre videogioca al computer. La sua storia e questa foto sono tanto essenziali quanto potenti da demolire solidi stereotipi e pregiudizi sui supposti mali del gioco digitale per il neurosviluppo e sulla rappresentazione dominante del videogiocatore come giovane maschio bianco.

Nell'intervista al New York Times, la venticinquenne senegalese ha raccontato di come sia cresciuta videogiocando online sul computer del fratello, di come abbia cambiato il suo percorso di studio passando da biologia a bioinformatica, di come si sia formata seguendo i corsi online gratuiti di università statunitensi per approfondire le conoscenze tecniche, e di come anche sia arrivata a ideare e sviluppare i suoi progetti di applicazione dell'intelligenza artificiale alla salute.

Un po' riservata, Rokhaya Diagne ha manifestato sin da bambina una grande passione per la scienza, alimentata dal padre, professore di letteratura e scrittore in pensione, che non forniva risposte predefinite alle sue domande ma ne stimolava il pensiero critico: “Di fronte alle domande di sua figlia su come funzionava il mondo o sulla sua fede musulmana, provava a farle trovare la risposta da sola. La ricompensava con le mele, che sono tuttora il suo frutto preferito”.

Poi grazie ai videogame, Diagne ha ulteriormente allenato il suo ragionare per problemi. Da piccola andava nella stanza del fratello per videogiocare online ore e ore. Tanto che sua madre le diceva: "'Hai una dipendenza, se non smetti ti porto da uno psichiatra". Ma lei, imperterrita, ha continuato e videogiocando ha migliorato le sue capacità di risoluzione dei problemi.

“Ho iniziato da quando avevo forse 8 o 10 anni, forse anche prima degli 8 anni”, racconta Rokhaya Diagne a Valigia Blu. “Penso che giocare mi abbia aiutato a sviluppare la resilienza perché, come si sa, quando videogiochi tendi a perdere spesso e tante volte. Non importa quanto perdi, continuerai comunque a giocare perché vuoi sapere come andrà a finire a volte. E sei sempre felice di vincere. E giocando continuamente potrai scoprire i tuoi limiti, imparare dai tuoi errori, diventare una stratega perché sai che per vincere è necessario trovare delle strategie. È così che diventi resiliente, non ti arrendi, non importa quanto sia difficile. Diventi una risolutrice di problemi perché nei giochi trovi problemi e il tuo obiettivo finale è risolverli. Questo ti dà anche la possibilità di risolvere compiti complessi. ... ho sviluppato molte abilità grazie a questo”. 

Continua su Valigia Blu

 

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