lunedì 18 novembre 2019

Basta disinformazione su uso dei cellulari e salute mentale dei più giovani. Ecco cosa dice la ricerca scientifica



Ancora in questo caldo autunno capita di trovare notizie in cui all’uso dei telefonini e delle nuove tecnologie da parte dei più giovani sono associate parole quali “allarme”, “malattie”, “schiavitù”, “disintossicazione”, “divieto”.
Si tratta ormai di vera e propria disinformazione che ha una rapida presa sul pubblico di famiglie, insegnanti e professionisti e ha per conseguenze l’arbitrarietà delle azioni correttive attuate, la vendita di prodotti e pacchetti che promettono cure e il deterioramento della comunicazione tra generazioni.
Il meccanismo, nella sua ripetitività, denota il mancato aggiornamento scientifico degli autori dei proclami, la pubblicizzazione di soluzioni ingannevoli con più o meno diretti conflitti d’interesse non dichiarati e la manifestazione concreta del divario digitale intergenerazionale.
Se di disinformazione si tratta, non sorprende che manchino totalmente di copertura mediatica i risultati degli studi più recenti che dimostrano gli effetti positivi delle nuove tecnologie e soprattutto affrontano l’argomento con un metodo rigoroso che rifiuta le semplificazioni e ne analizza la complessità.
Ad esempio, solo un articolo ha parlato dello studio che “smentisce la teoria che stare sui display digitali crei problemi di salute mentale ai giovani”. 
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