mercoledì 6 gennaio 2021

Il concetto di intelligenze multiple: attenzione ad applicarlo alla didattica

 


Una semplice ricerca nella rete ci dimostra l’irresistibile propagazione di uno dei più floridi miti della psicologia: a digitazione compiuta ci sommergerà una colorita fiumana di informazioni sulle intelligenze multiple, dall’arte alla mediazione civile, commerciale e penale fino alla didattica.

Le intelligenze multiple sono chiamate a spiegare ogni genere di conflitto, insoddisfazione o incertezza, a riparare ogni ingiustizia, a vendicare mancanze. Tuttavia, la maggiore popolarità e il maggiore volume di vendite in libri, schede, corsi e altri materiali si registrano da più di trent’anni nel settore educativo.

Howard Gardner, che le formulò nel 1983 e le ampliò negli anni successivi sull’onda del successo, ha ormai raggiunto “lo status di rock star” secondo un altro psicologo statunitense, Steven Pfeiffer (2012).

Può sembrare paradossale ma è lo stesso Gardner l’autore della frase del titolo.

Come nasce la teoria delle intelligenze multiple

Gardner, che quest’anno ha compiuto settantasettenne anni e continua la sua attività tra scienze sociali e pedagogia, sviluppò la teoria delle intelligenze multiple nell’ambito di un progetto finanziato dalla fondazione Bernard van Leer, rivolto allo sviluppo del potenziale umano e portato avanti dalla Facoltà di Educazione dell’Università di Harvard dal 1979 al 1985. Contrario alla valutazione psicometrica dell’intelligenza, prediligeva l’osservazione del comportamento nei contesti “naturali”.

Nell’ambito del progetto pubblicò il saggio Formae Mentis (1983, tradotto in italiano nel 1987), nel quale Gardner afferma che “una competenza intellettuale umana deve comportare un insieme di abilità di soluzione di problemi, consentendo all’individuo di risolvere genuini problemi o difficoltà in cui si sia imbattuto e, nel caso, di creare un prodotto efficace”. E aggiunge “un prerequisito per una teoria delle intelligenze multiple, nel suo insieme, è che catturi una gamma ragionevolmente completa dei tipi di abilità apprezzate dalle culture umane”. Gardner elenca negli anni complessivamente da 7 a 10 intelligenze che si conformano ai suoi requisiti di rappresentatività delle abilità delle società umane: linguistica, logico-matematica, musicale, spaziale, corporeo-cinestetica, interpersonale, intrapersonale e poi naturalistica, alla quale si aggiungeranno l’esistenziale e la pedagogica.

Ad ogni scritto ne propone altre, come più recentemente per le intelligenze spirituale, sessuale e digitale. Tali intelligenze possono essere localizzate in specifiche regioni del cervello, sono autonome e tra loro indipendenti. Negli anni successivi alla prima stesura, assieme ad alcuni collaboratori, Gardner provò a creare uno strumento di valutazione delle intelligenze multiple basato su diversi compiti ma nella fase di applicazione si rese conto di quanto fosse complicata e rinunciò all’impresa. Il successo mondiale rese superflua la validazione scientifica.

Per lo stesso Gardner, “bisogna ammettere che la selezione (o il rifiuto) di una possibile candidata intelligenza ricorda più un giudizio artistico che una valutazione scientifica” e al momento dell’etichettatura confessa che avrebbe potuto scegliere tra altri sinonimi come ad esempio abilità, doni, forme di conoscenza, competenze intellettuali o capacità cognitive.

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