mercoledì 24 agosto 2022

Il mito dell’epilessia da videogiochi

 

Uno dei miti più resistenti sull’uso dei videogiochi, sfruttato periodicamente dal sensazionalismo mediatico, li vede come causa di epilessia, una condizione neurologica caratterizzata da una persistente predisposizione a sviluppare crisi epilettiche e da specifiche caratteristiche neurobiologiche, cognitive, comportamentali, psicologiche e sociali. Tuttavia, i fatti hanno dimostrato che i videogiochi non causano epilessia. Raramente, in determinate condizioni e nelle persone predisposte, alcune caratteristiche di luminosità legate ai videogiochi possono provocare l’insorgenza di una crisi epilettica.


 

Una crisi epilettica, secondo la definizione della Lega Italiana Contro le Epilessie (LICE), è una manifestazione improvvisa e transitoria caratterizzata da specifici segni e sintomi clinici che originano da un’anomala iperattività elettrica in alcune aree cerebrali o diffusamente. In base alle manifestazioni, si distinguono diversi tipi di crisi epilettiche: le crisi generalizzate tonico-cloniche, le più note, e le crisi focali, che originano in un emisfero o un’area circoscritta del cervello e in base alla localizzazione possono presentare caratteristiche motorie o non motorie (ad es. caratterizzate da sensazioni visive o olfattive o gastrointestinali, da riso o rabbia, da illusioni o sensazioni di già visto). Alcune epilessie, dette sintomatiche, sono dovute a malformazioni cerebrali, esiti di traumi cranici, tumori, ictus e malattie infettive del sistema nervoso centrale.

Il mito è stato generato da un elemento di realtà - l’insorgere di una crisi epilettica a seguito di particolari stimoli visivi – ma un’unica crisi provocata da uno stimolo sensoriale non è sufficiente alla diagnosi di epilessia. Inoltre, la presenza di fotosensibilità può predisporre a una crisi epilettica provocata da stimoli visivi e questo può accadere, in una piccola percentuale, sia alle persone che hanno una diagnosi di epilessia sia a chi non ha una diagnosi. Con fotosensibilità si intende una risposta parossistica misurata attraverso l’elettroencefalogramma a una stimolazione luminosa intermittente applicata con appositi foto-stimolatori. La fotosensibilità è determinata geneticamente, ha maggiore prevalenza in età evolutiva e adolescenziale e si stima sia presente in circa il 5% delle persone con una diagnosi di epilessia. Le scariche di attività cerebrale agli stimoli luminosi intermittenti possono essere presenti alla chiusura degli occhi, ad occhi chiusi o ad occhi aperti. La stimolazione monoculare diretta quindi a un solo occhio è meno attivante di quella binoculare.

Ma non è il tipo di fonte a causare una risposta parossistica, è il tipo di stimolazione luminosa intermittente.

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