Uno dei miti più resistenti sull’uso dei videogiochi, sfruttato periodicamente dal sensazionalismo mediatico, li vede come causa di epilessia, una condizione neurologica caratterizzata da una persistente predisposizione a sviluppare crisi epilettiche e da specifiche caratteristiche neurobiologiche, cognitive, comportamentali, psicologiche e sociali. Tuttavia, i fatti hanno dimostrato che i videogiochi non causano epilessia. Raramente, in determinate condizioni e nelle persone predisposte, alcune caratteristiche di luminosità legate ai videogiochi possono provocare l’insorgenza di una crisi epilettica.
Una crisi epilettica, secondo la definizione della Lega Italiana Contro le Epilessie (LICE), è una manifestazione improvvisa e transitoria caratterizzata da specifici segni e sintomi clinici che originano da un’anomala iperattività elettrica in alcune aree cerebrali o diffusamente. In base alle manifestazioni, si distinguono diversi tipi di crisi epilettiche: le crisi generalizzate tonico-cloniche, le più note, e le crisi focali, che originano in un emisfero o un’area circoscritta del cervello e in base alla localizzazione possono presentare caratteristiche motorie o non motorie (ad es. caratterizzate da sensazioni visive o olfattive o gastrointestinali, da riso o rabbia, da illusioni o sensazioni di già visto). Alcune epilessie, dette sintomatiche, sono dovute a malformazioni cerebrali, esiti di traumi cranici, tumori, ictus e malattie infettive del sistema nervoso centrale.
Il mito è stato generato da un elemento di realtà - l’insorgere di una crisi epilettica a seguito di particolari stimoli visivi – ma un’unica crisi provocata da uno stimolo sensoriale non è sufficiente alla diagnosi di epilessia. Inoltre, la presenza di fotosensibilità può predisporre a una crisi epilettica provocata da stimoli visivi e questo può accadere, in una piccola percentuale, sia alle persone che hanno una diagnosi di epilessia sia a chi non ha una diagnosi. Con fotosensibilità si intende una risposta parossistica misurata attraverso l’elettroencefalogramma a una stimolazione luminosa intermittente applicata con appositi foto-stimolatori. La fotosensibilità è determinata geneticamente, ha maggiore prevalenza in età evolutiva e adolescenziale e si stima sia presente in circa il 5% delle persone con una diagnosi di epilessia. Le scariche di attività cerebrale agli stimoli luminosi intermittenti possono essere presenti alla chiusura degli occhi, ad occhi chiusi o ad occhi aperti. La stimolazione monoculare diretta quindi a un solo occhio è meno attivante di quella binoculare.
Ma non è il tipo di fonte a causare una risposta parossistica, è il tipo di stimolazione luminosa intermittente.
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