lunedì 26 settembre 2022

La monografia che nessuno menzionò

 

Aspettando di andare a votare il prossimo 25 settembre, mi trovo a rileggere la storia delle scoperte delle funzioni e dell’anatomia dei lobi occipitali e, tra queste, una che sembrava marginale ma solo perchè sopraffatta dalla lingua imperante e dall’albagia degli uomini occidentali.

Non si trova su una rivista, trattandosi di un articolo scientifico pubblicato in forma di libro. È una monografia scritta in tedesco, la lingua nella quale per alcuni decenni del 1900 si pubblicarono le ricerche scientifiche in Occidente. Soprattutto, è una monografia che non legge nessuno oppure non lo rivela. La monografia fu una delle modalità per comunicare gli sviluppi scientifici, almeno fino a quando, durante il secolo scorso, presero il sopravvento le riviste scientifiche e fu socialmente e incautamente accettato che non pubblicarvi i propri risultati sarebbe equivalso a non esistere come ricercatori e ricercatrici.

Questa è una monografia che non solo non legge nessuno ma non riceve alcuna menzione quando la Società Oftalmica Giapponese ne onora l’autore per il suo successivo e infaticabile impegno nella prevenzione della miopia e per l’introduzione di un ottotipo adatto alla misurazione dell’acuità visiva nei bambini.

 


Immagine tratta da da Jokl e Hiyama 2007

Tra i meriti elencati, difatti, non compare quello studio sul campo visivo di 29 soldati feriti nella guerra russo-giapponese, iniziata l’8 febbraio del 1904, quando l’Impero del Giappone aprì le ostilità a Port Arthur (l’attuale città cinese di Lüshun) per contrastare l’aggressione imperialistica russa in Estremo Oriente, e conclusa il 5 settembre 1905 con il trattato di pace di Portsmouth.

La monografia aveva per titolo Die SehstSrungen bei Schussverletzungen der kortikalen Sehsphäre (I disturbi visivi nelle ferite da arma da fuoco della sfera visiva corticale) e fu pubblicata a Lipsia nel 1909 da Tatsuji Inouye (1881–1976) che, lasciato l’esercito nel 1906, si recò per motivi di studio in Europa, rimanendovi tre anni per poi fare ritorno in Giappone, dove diresse l’Ospedale Oculistico Inouye dal 1909 al 1963.

Continua su QUASI, la rivista che non legge nessunə

 

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