martedì 27 giugno 2023

Riflessioni dal treno a partire da un articolo de Il Post


Chissà quante critiche ricevette Alfred Binet per aver sottratto la valutazione dell'intelligenza al soggettivismo dell'epoca. Siamo ai primissimi anni del 1900. Allora, i bambini e le bambine con problematiche comportamentali venivano mandati in istituti manicomiali e sottratti all'istruzione pubblica. Poteva essere per iperattività, per atti provocatori, perché colti mentre rubavano del pane, perché si intrufolavano in qualche casa dove potevano toccare un libro. In istituto, insomma, ci andavamo i figli dei poveri e delle minoranze e medici e insegnanti di allora aiutavano a fare selezione (soggettiva) nella comunità. 

Con il primo test di intelligenza incominciava a delinearsi una misura oggettiva per includere anche i bambini ritenuti problematici nella scuola pubblica. Su queste basi nacquero i test di intelligenza che poi importati negli Stati Uniti furono semplificati (ad es., per distinguere gli immigrati accettabili da quelli indesiderati a Ellis Island, oggi si usa il criterio della ricchezza o al più del titolo di studio) o revisionati, resi multidimensionali e validati su grandi campioni di soggetti.

Alcuni psicologi ben presto usarono le misure di intelligenza per giustificare la segregazione razziale. Questo succede tutte le volte in cui la scienza si assoggetta alla politica, come avviene in questi anni in cui alcuni esperti contribuiscono vivacemente con indagini e percentuali a far pensare che la politica si stia occupando di 'questi giovani disagiati' mentre di fatto nelle sedi governative continua a togliergli diritti e futuro, segregando chi ha meno accesso a risorse.

Continuarono ad esserci psicologi e psicologhe che seguirono la missione di Binet e contribuirono sempre più a un'equa istruzione dal lato educativo e a un perfezionamento diagnostico dal lato clinico. Si sviluppavano le complesse batterie che usiamo ancora oggi per nelle loro periodiche revisioni per determinare Indici e QI. I parametri oggettivi continuavano ad essere perfezionati e validati come accade alle misure biomediche. 

Altri psicologi, sponsorizzati da rappresentanti e movimenti fascisti e segregazionisti, usarono degli indici indiretti - che chiamarono pure QI, come usa fare la pseudoscienza che si appropria di alcuni costrutti scientifici validati e li corrompe - per diffondere convinzioni discriminatorie basate sull'eugenetica. Addirittura hanno creato una geografia dell'intelligenza - distillato di pseudoscienza - che continua a circolare come fosse verità. Questi psicologi, Lynn, Rushton, Jensen, Eysenck e molti altri continuano ad essere citati nei manuali universitari e nelle pubblicazioni. Compaiono anche nella bibliografia degli articoli a cui rinvia (tramite link) questo articolo de Il Post. Sono un danno alla conoscenza scientifica, alla psicologia e alla civiltà. Questa pagina nera passa come 'controversia' o 'bassa qualità' negli studi su QI, dando di fatto legittimazione alla pseudoscienza.

Un altro aspetto di questo articolo è che si sofferma sull'associazione tra QI e Nobel quando sappiamo molto bene che quest'ultimo viene assegnato, a presunta parità di intelligenza, a maschi bianchi occidentali di mezza età. Il problema non sta nella misura dell'intelligenza ma proprio nelle discriminazioni ancora persistenti nel mondo scientifico e accademico che escludono altre tipologie di ricercatori e ricercatrici dal Nobel.

Tralascio il fatto che l'articolo quando parla di "genii" (è un linguaggio non accurato e serve a diffondere stereotipi e pregiudizi quando si parla di intelligenza eccezionale) e di chi li ha studiati cita solo uomini.

Quello che rivela questo articolo è proprio un implicito determinismo genetico. Perché assume che se i risultati di un test di intelligenza variano nell'arco della vita allora vuol dire che il test non è valido. In questo, l'articolo trascura impropriamente le interazioni tra genetica e ambiente nello sviluppo dell'intelligenza e nel funzionamento cognitivo generale. Se l'ambiente non modificasse le nostre funzioni cognitive e il nostro comportamento attraverso la plasticità neurale, a cosa servirebbero l'istruzione, le attività culturali, e la stessa riabilitazione di funzioni lese?
Intendo che chi si occupa di misura dell'intelligenza sa che i risultati possono cambiare per: a) effetto pratica e questa è una minaccia a cui occorre prestare attenzione attenendosi strettamente ai metodi di somministrazione; b) potenziamento e arricchimento dell'ambiente in modo che tutto il potenziale codificato geneticamente possa essere espresso.
Quindi negare una variazione individuale delle misure di intelligenza e cognitive vuol dire avallare implicitamente il determinismo genetico.
Così come screditare le misure di intelligenza vale a resuscitare l'antico soggettivismo. Quante volte capita di sentire 'valgo più io a capire se uno è intelligente che un test". Persistono tra intellettuali ed élite queste spinte al determinismo genetico e al soggettivismo.

C'è da dire che, dato che i test di intelligenza sono necessari alle diagnosi di disturbi di apprendimento, disturbi del linguaggio, altri disordini del neurosviluppo e dell'età adulta, molte cittadini e cittadine ne hanno familiarità come di altri dati clinici. La misura dell'intelligenza è anche parte - non esclusiva - dell'identificazione della plusdotazione che è un processo essenziale per ridurre le problematiche comportamentali da disadattamento scolastico (anche queste sono un fatto oggettivo) e per favorire il nutrimento e l'espressione dell'alto potenziale. Quindi la conoscenza delle sue applicazioni e delle sue implicazioni per le tutele assistenziali e per le indicazioni educative e pedagogiche è diffusa. Altra cosa è l'applicazione delle misure di intelligenza per fare parte di gruppi elitari. I fatti raccontano che il QI e le misure intellettive cognitive non rappresentano la totalità della persona in nessun caso, sono una sua parziale manifestazione (derivante da natura e ambiente) che viene ingrandita in un dato momento per perseguire gli scopi della ricerca, della clinica e della personalizzazione didattica.

Da qui dovrebbe essere chiaro che poi ricavare strani e stratosferici QI da supposizioni o da ricostruzioni storiche è fantascienza, su questo convergo con l'articolo.

#pendolarezen





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