sabato 9 settembre 2023

Alto potenziale e accelerazione: ancora troppi pregiudizi

 

da Wikimedia Commons

Nonostante le corpose evidenze che ne dimostrano i benefici per bambine, bambini e adolescenti con alto potenziale cognitivo, l’accelerazione rimane una delle più temute strategie da adottare a scuola.

Per alto potenziale cognitivo si intende in senso estensivo un’abilità superiore alla media determinata con misure dell’intelligenza o di domini specifici (ad esempio, le abilità matematiche, le abilità visuospaziali) o rilevata nelle attitudini musicali, figurative, motorie. Più abilità e attitudini superiori alla media possono coesistere in un unico individuo. Tali abilità e attitudini si considerano naturali, derivanti da un potenziale innato, ma possono trovare espressione solo in ambienti favorevoli che riconoscono e forniscono un adeguato nutrimento a quel potenziale. Il mantenimento di un ambiente arricchito, a meno di eventi avversi, garantisce che quel potenziale elevato possa essere mantenuto lungo l’arco della vita. Pertanto, ambienti non altamente stimolanti possono non favorire la piena espressione di un alto potenziale.

Il ruolo dell’ambiente è tanto più importante durante tutto lo sviluppo e fino alla tarda adolescenza in quanto la plasticità neurale assicura lo stabilirsi di nuove connessioni nel corso della prolungata maturazione del nostro cervello attraverso l’interazione virtuosa con un ambiente stimolante. Tuttavia, un ambiente arricchito è necessario ma non è sufficiente a sviluppare abilità o attitudini elevate perché queste sono determinate dal codice genetico e dalla variabilità individuale nella traduzione dai geni all’assemblaggio del sistema nervoso centrale. In altri termini, non è possibile rendere eccezionale il livello della nostra intelligenza o quello musicale o sportivo con l’esercizio, occorre che alla base vi siano delle predisposizioni ad eccellere.

Durante lo sviluppo, l’ambiente che maggiormente fornisce le stimolazioni appropriate alla crescita cognitiva, emotivo-affettiva e sociale è la scuola, anche nelle diversità di stato socio economico e culturale delle famiglie di appartenenza. La scuola diventa il luogo in cui la personalizzazione della didattica consente da un lato di supportare le difficoltà di apprendimento e dall’altro di fornire percorsi di eccellenza. La normativa vigente definisce e garantisce gli adempimenti a supporto di difficoltà di diverso grado ma non contempla specificatamente le strategie per gestire l’alto potenziale in classe.

Al momento dell’identificazione di un’alunna o di uno studente con alto potenziale cognitivo inizia, pertanto, tutto un percorso a ostacoli che, se le interazioni tra famiglia, specialista e insegnanti sono fruttuose, porta alla stesura di un piano didattico personalizzato arricchito che restituisce benessere ma se qualcosa va storto si rischia di incrementare il disadattamento che l’alunna o lo studente vivono in classe con conseguenze negative per la salute psicologica e per la carriera scolastica. In presenza di abilità eccezionali, tuttavia, l’indicazione non si limita all’arricchimento ma all’accelerazione.

L’accelerazione consiste nell’inserimento anticipato alla scuola primaria o alla scuola secondaria, nel salto di uno o più anni oppure nell’avanzamento in una o più materie.

I pregiudizi legati all’accelerazione sono alla base degli ostacoli materiali che vengono posti alla sua realizzazione. È importante specificare che la decisione di accelerare un percorso scolastico viene ponderata in base al complesso delle caratteristiche individuali dell’alunna o dello studente, al suo parere, al parere della famiglia e alle peculiarità della classe.

Nel momento attuale, realizzare un’accelerazione è una tra le sfide più faticose e, talvolta, umilianti che una famiglia deve affrontare nei rapporti con la scuola. Si comincia con il fatto che la richiesta nella maggior parte dei casi viene semplicemente ignorata da dirigenti, se considerata ne viene poi risolutamente negata l’opportunità o l’applicabilità con le motivazioni più varie, fino ad arrivare all’accorata dissuasione ai fini di preservare lo stato emotivo affettivo e sociale dell’alunna o dello studente. Nei rari casi in cui la scuola decide di procedere con l’accelerazione, può richiedere il superamento di tutta una serie di valutazioni aggiuntive. Chi ha un alto potenziale e si annoia notevolmente in una classe di pari età ha, tuttavia, una notevole determinazione e con buona disposizione affronta tutte le complicazioni per poi fiorire nella nuova classe con compagne e compagni più grandi di un anno o più. Questo nuovo stato d’animo è ben espresso dal racconto di una madre: "ha felicemente sostenuto l'esame per saltare il quinto anno di primaria ed entrare alla scuola media. Difficilmente l'ho vista felice come il giorno dell'esame". Alla fine del primo anno di scuola media mi ha scritto: “ha passato un anno scolastico ottimo sia in termini di rendimento che di relazioni. La vedo serena, bellissima, stimolata e felice”.

La letteratura scientifica ha ormai accumulato più di un secolo di dati sull’impatto dell’accelerazione a breve e a lungo termine (per una sintesi: Bernstein, Lubinski e Benbow 2021). I benefici sono dimostrati negli apprendimenti, nella produzione creativa ed anche in indicatori di benessere psicologico e sociale.

L’ipotesi che lo spostamento in una classe di età più elevata provochi disagi nelle emozioni e nella socializzazione è invece stata smentita. Al contrario, un più efficace adattamento all’ambiente di apprendimento e alle sue richieste, genera benefici nell’espressione delle emozioni, nell’autoefficacia e nelle interazioni sociali con compagni e compagne più grandi.

Le attività extra-scolastiche permettono poi di continuare a mantenere relazioni anche con pari età, in modo da diversificare le opportunità di comunicazione e socializzazione e accrescere la consapevolezza delle proprie abilità e dei propri bisogni.

Questa complessità di esperienze preserva dal vivere l’alto potenziale come un percorso di segregazione nel contesto educativo, culturale, sociale e ludico. Incrementa invece la rete di interazioni. Diversamente da quello che accade quando un bambino con alto potenziale diventa il ‘piccolo professore’ della classe con il risultato che può beneficiare di qualche attività arricchita (ad esempio, approfondire un tema, tenere seminari) all’alto prezzo di essere ritenuto estraneo al gruppo di pari età.

Se l’indicazione di procedere con l’accelerazione è ponderata in relazione al contesto attuale e ai benefici futuri, la decisione di non consentirla è allo stesso modo una presa di responsabilità rispetto al percorso educativo e alla crescita armonica che si ritiene appropriato per un bambino o di una bambina con alto potenziale.

Liberarsi dai pregiudizi sugli infondati rischi psicologici e sociali è l’unica via per prendere decisioni in modo collaborativo sull’accelerazione senza che questa venga vissuta come una elargizione da scontare attraverso una serie di tribolazioni didattiche e morali per arrivare al benessere e alla “felicità”.

Una normativa contenente le indicazioni in tema di alto potenziale a scuola garantirebbe l’attuazione delle strategie che sono state dimostrate più efficaci per la sua gestione nella classe. Nell’attesa di tale normativa, solo le iniziative di formazione sull’alto potenziale cognitivo possono fare da antidoto alle scelte deliberate di non agire ovvero di agire in modo inappropriato sul futuro di propri alunni e alunne, studenti e studentesse.

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